Italia - Repubblica - Socializzazione

 

da "Rinascita"  

 

11 Settembre 2001

Menzogne, depistaggi e propagande mediatiche

 

Maurizio Barozzi  (sabato 11 settembre 2010) 

 

 

Con notevole ritardo sulla sua uscita abbiamo letto il libro “Zero Perché la versione sull’11 Settembre è un falso” Ed. Piemme 2007 (pag. 434 Euro 23,90) e visionato l’allegato video con il film “Zero Inchiesta sull’11 settembre”, due lavori nati da una inchiesta di Giulietto Chiesa eurodeputato e giornalista dell’area della sinistra “dissidente”.

In  effetti trovavamo superfluo approfondire i retroscena di quella strage, circa 3000 morti, la cui esecrazione nel 2001 ha consentito agli Stati Uniti di strappare il consenso ad una opinione pubblica sbalordita e ingannata per intraprendere guerre di aggressione e rapina a Stati sovrani, presentandole come una lotta al “terrorismo internazionale”.

E questo perché ci appariva evidente che quegli attentati erano stati pianificati quali false flag, ovvero un massacro da attribuire al fondamentalismo islamico, senza restrizioni geografiche o limiti di tempo, cioè motivazioni utili per aggressioni all’infinito e a qualsiasi nazione.

Vi erano, infatti, tutta una serie di osservazioni e considerazioni di carattere scientifico, soprattutto fisico, chimico, ingegneristico e aereo dinamico, che dimostravano che il crollo verticale, con effetto domino a velocità di caduta libera e simmetrico di due “Torri gemelle” e quello simile  per una Torre di diversa costituzione e diversamente incidentata, al Word Trade Center, erano eventi inspiegabili se non come una “demolizione controllata” e non l’esito di un impatto con gli aerei e incendi che non potevano distruggere strutture in acciaio. Inspiegabile era anche il presunto Boeing che avrebbe colpito la fiancata del Pentagono dopo una serie di traiettorie e virate, estremamente improbabili se non impossibili, il quale oltretutto non poteva letteralmente sparire nel nulla causando i minimi effetti che si vedevano nel punto d’impatto e senza lasciare alcun relitto sul prato antistante. Altre assurdità e incongruenze, infine, si riscontravano  per il volo dicesi “precipitato” in Pennsylvania dove anche qui si notava una buca priva di relitti di un aereo di linea con passeggeri.

E tutto questo dietro il mancato intervento della Difesa e dell’aviazione da caccia americana a contrastare i 4 aerei dirottati che svolazzavano indisturbati nei super controllati cieli americani.

Era tutto irreale e comunque non poteva essere opera di scalcinati terroristi arabi, ma si capiva che si era in presenza di attentati pianificati ed eseguiti da Servizi altamente specializzati, con la copertura di autorevoli direttive segrete che ne avevano reso possibile la realizzazione.

Al colmo del ridicolo, invece, le fonti governative americane, amplificate da una stampa compiacente, ci venivano a proporre come responsabili di quel massacro 19 mussulmani, alcuni dei quali dediti all’alcool, alle orge e alla cocaina, altri fantomatici o che non c’entravano nulla, piloti da baraccone e in ogni caso da tempo sotto sorveglianza della CIA e dell’ FBI o addirittura già utilizzati dalla CIA per operazioni nel Kosovo. Erano degli evidenti capri espiatori.

Insomma, confortati da svariate testimonianze (pur con la riserva che andrebbero sempre verificate, soprattutto quando, come in questo caso, provengono dall’estero), dal parere di ingegneri, fisici, piloti aeronautici, ecc. (anche se gli aspetti tecnico – scientifici necessitano sempre di più una verifica)  e convinti da quanto si presentava ai nostri occhi, non vedevamo la necessità di approfondire oltre gli aspetti tecnici e operativi degli attentati dell’11 Settembre.

Il libro “Zero Perché la versione sull’11 settembre è un falso”, al quale abbiamo aggiunto altri testi, anche con tesi contrarie ovvero “anticospirazioniste”, hanno confermato le nostre prime impressioni, pur con i limiti che una indagine, “per letteratura in argomento”, comporta.

Il libro in questione, con una quindicina di interventi di firme autorevoli e la visione di un documentario inchiesta di buona fattura, costituisce sicuramente un valido apporto, seppur non esaustivo e in parte da verificare, per chi vuole ampliare la sua conoscenza sull’11 Settembre.

Raccomandiamo in particolare il meticoloso e professionale saggio di Steven E. Jones, fisico già professore all’Università dell’Utath, che smonta scientificamente la tesi dei crolli al WTC causati da un impatto degli aerei e da incendi. Oppure l’articolo del noto David Ray Griffin che evidenzia gli errori, le omissioni e le mistificazioni del Rapporto della Commissione sull’11 Settembre.

Ottimi anche gli articoli dello storico Webster Griffin Tarpley che individua nelle esercitazioni militari il paravento dietro cui si attuarono gli attentati e quello di Thierry Meyssan  giornalista francese autore di  “L’incredibile menzogna” (una delle prime inchieste che smontarono le bugie sull’11 Settembre) il quale evidenzia le implicazioni “internazionale” di quegli attentati.

Da parte nostra esprimiamo solo una larvata riserva in merito ad alcuni “pregiudizi” tipici dell’area politica che, in parte, ha realizzato questo lavoro e che a nostro avviso potrebbero far deviare dalla individuazione delle vere responsabilità e finalità degli attentati.

Si ha infatti l’impressione che alcuni co-autori del libro tendano a rifugiarsi nella solita ed errata generalizzazione, per la quale certi “attentati”, siano più che altro il frutto di apparati deviati, di gruppi reazionari e razzisti e simili sciocchezze.

La portata dei fatti dell’11 Settembre e la loro realizzazione, invece, con il vasto coinvolgimento di ambienti eterogenei, non possono essere solo il frutto di “golpisti”, “guerrafondai” o “apparati deviati”. Sarebbe questa una analisi minimizzante e non veritiera, che già in Italia ha impedito di cogliere la verità sulla “Strategia della tensione”, rifugiandosi dietro presunti “Servizi deviati o infedeli”, una “Massoneria deviata”, pseudo “terroristi neri “ (che poi erano tutti al servizio delle Intelligence occidentali) e così via.

Ma si sa, la sinistra, anche antagonista, non individua mai le vere “forze occulte” che stanno dietro le quinte della storia, né le linee geopolitiche che la dirigono.  Superficiale, per esempio, era sempre stata  l’analisi “da sinistra” delle Amministrazioni governative americane, ritenute divise tra i “falchi” (i cosiddetti repubblicani) e le “colombe” (i cosiddetti democratici).

La storia ci insegna invece, che democratici e repubblicani sono le due facce di una stessa medaglia, da sempre nelle mani della cosmopolita International Banking Confraternity e comunque era semmai vero che in genere, almeno fino a qualche decennio addietro, le guerre venivano intraprese da Presidenti “democratici”, perfetti per nobilitarle, mentre i periodi post bellici venivano gestiti dai “repubblicani”, adeguati per la gestione della vittoria.

L’11 Settembre, in ogni caso, a parte l’ampia portata dell’evento e le sue difficoltà realizzative, non è un fatto “straordinario”, ma rientra nel campo della “migliore” tradizione americana, ovvero quella di una grande nazione che per fare le sue guerre di dominio e di rapina, deve spacciarle come “Crociate” contro il “male e le barbarie. Un espediente questo reso necessario dalla struttura pseudo democratica delle Istituzioni, dalla necessità di attivare a fini militari ogni componente eterogenea della società americana e dal carattere dell’americano medio notoriamente restio a partire lancia in resta in avventure belliche.

Quella delle “provocazioni belliche” è una triste e infame storia, che giova riassumerla nelle sue linee essenziali e che inizia dalle guerre di sterminio contro i nativi amerindi i quali, dopo averli battuti militarmente, sterminati, spogliati di ogni avere e relegati in riserve, quando necessario, venivano opportunamente manipolati ovvero indotti a compiere gesti disperati che consentissero alla stampa americana di montare una “campagna indiana” contro i “selvaggi” e alla Cavalleria di intervenire militarmente procedendo al repulisti etnico e ad una ulteriore rapina di diritti e territori.

Scartando gli episodi minori, che pur sono numerosi, possiamo iniziare la nostra rievocazione con il famoso “attentato” all’Avana sul Maine del 1898, una improvvisa esplosione a bordo dell’incrociatore USS Maine  (oggi sappiamo determinata da una combustione accidentale nel settore di stoccaggio del carbone della nave) che affondando uccise circa 200 marinai americani.

Senza alcuna prova gli Stati Uniti indicarono quali responsabili dell’accaduto gli ispanici accusandoli di aver collocato una mina a bordo. Nonostante il diniego della Spagna, venne rifiutata la proposta di una commissione mista per indagare sull’accaduto. Fu così che gli americani, grazie a questo provvidenziale “attentato”, poterono forzare il Congresso a mettere in atto il piano di invasione navale dell’isola di Cuba predisposto da tempo da Theodore Roosevelt all’epoca Ministro della Marina.

Detto fatto: dietro una entusiastica campagna inscenata dalla grande stampa, nella quale si distinsero i giornali del magnate William R. Hearst, il presidente McKinley approvò la risoluzione del Congresso che intimava l’immediato ritiro degli spagnoli da Cuba e dopo il prevedibile rifiuto spagnolo, il 24 aprile 1898 gli Stati Uniti dichiararono guerra, spazzando via, in poco tempo, l’intera flotta nemica e costrinsero la Spagna a firmare una resa incondizionata sottoscritta a Parigi.

Gli USA ampliarono così il loro controllo su Cuba e Portorico nell’Atlantico e su Guam e le Filippine nel Pacifico, divenendo di fatto i padroni assoluti del Sud America, il loro “giardino di casa”, ponendo le basi per divenire anche una grande potenza asiatica.

Circa una quindicina di anni dopo, sfruttando il siluramento del transatlantico Lusitania, in qualche modo favorito a verificarsi da una confusione di notizie distorte e omissioni che portarono incoscientemente  la nave a entrare nelle acque attorno alle isole britanniche sottoposte al blocco dai tedeschi (e già dichiarate dal 14 febbraio 1915 zona di guerra anche per le navi mercantili), le correnti belliciste in USA, infiammarono una opinione pubblica che era sempre stata isolazionista e prepararono per tempo la “Crociata” in Europa del 1917 contro il “militarismo teutonico”.

Era accaduto che il 7 maggio del 1915 il Lusitania, una veloce nave da crociera, ma attrezzata anche per eventuali trasporti di truppa e materiale bellico  (nel 2005 gli Stati Uniti hanno ammesso che la nave trasportava segretamente anche armi e munizioni), appartenente ad una compagnia navale britannica di cui batteva bandiera, in viaggio da New York a Liverpool con oltre 1900 passeggeri a bordo (di cui molti cittadini americani anche di alto ceto sociale) venne affondata a largo delle coste irlandesi da un UBoot tedesco, determinando la morte di circa 1200 passeggeri.

Più famoso di tutti, tra gli espedienti sfruttati per entrare in guerra, era comunque sempre stato Pearl Harbour laddove, come noto, si ritardarono le informazioni che avrebbero potuto contrastare le tragiche conseguenze militari dell’attacco giapponese, si sabotarono in qualche modo le normali trasmissioni radiotelegrafiche impedendo, quel 7 dicembre 1941, alla base americana nelle Hawaii di ricevere per tempo avvertimenti mentre, al contempo,  si erano esasperate le trattative in corso con i giapponesi al fine di spingerli ad una guerra che assolutamente non volevano.

Quello di Pearl Harbor fu un “giochetto” favorito da una subdola regia occulta dell’amministrazione di Franklin D. Roosevelt che finì per determinare, senza fare nulla per evitarlo, l’attacco aereo navale contro la propria nazione, visto che i suoi effetti avrebbero letteralmente spinto l’opinione pubblica americana, a chiedere a gran voce l’intervento militare.

Una guerra che ovviamente si estese alle potenze dell’Asse in Europa contro le quali gli americani conducevano oramai da tempo una sporca guerra non dichiarata fatta di provocazioni, ricatti, aiuti di ogni tipo a favore dei britannici e quant’altro.

A Pearl Harbour i danni per gli americani furono ingenti (5 corazzate affondate o arenate, altro naviglio affondato o danneggiato, oltre 350 velivoli distrutti o danneggiati, ecc.) e soprattutto ci furono 2403 morti e 1178 feriti.

Ma attenzione: danni gravi, ma sopportabili e non decisivi, sia perché alcune delle migliori unità navali, tra le quali le portaerei, erano state preventivamente allontanate da quella base e sia perché era atto il gigantesco e indisturbato riarmo aereo navale sui “due oceani” che, ancora pochi mesi,  avrebbe consentito agli USA di mettere in campo una spaventosa flotta aereonavale, dotata di infiniti mezzi di ricambio, in grado di spadroneggiare nell’atlantico e nel pacifico.

Nel dopoguerra, il lupo yankee aveva perso il pelo, ma non il vizio.

Famoso infatti resterà il cosiddetto “attacco” alla nave dei marines, la USS Maddox nel Golfo del Tonchino.  Si fece credere che il 4 agosto del 1964 un paio di cacciartopediniere americane erano state attaccate da forze aeronavali nord vietnamite, ma non era assolutamente vero.

Un “incidente”, con tutto il corollario di false informazioni, depistaggi ed altro e con tanto di “prove” che mostravano come le navi si erano eroicamente difese, sparando per due ore...  a dei fantasmi. Fu così che il 7 agosto 1964, la democratica America del presidente Lyndon B. Johnson ottenne i voti dal Congresso per scatenare apertamente la guerra al Vietnam del Nord.

Nel giugno del 1971, nel pieno di una contestazione all’Amministrazione americana, condotta da opportune lobby di carattere politico e finanziario, la “provocazione” del Tonchino venne parzialmente svelata dal "New York Times" che iniziò la pubblicazione dei documenti che rivelavano la preordinazione americana al falso incidente. Ai giorni nostri infine, altre ammissioni hanno finito per svelare del tutto quella sporca faccenda che costò agli americani e ai vietnamiti una lunga guerra cruenta e crudele.

Pur se poi non realizzata, merita un cenno anche la famosa operazione false flag “Northwood” progettata nel 1962 da alti dirigenti del ministero della Difesa statunitense e poi lasciata cadere; una operazione che doveva creare pretesti per attaccare Cuba.

Interessante notare, proprio in relazione agli attentati dell’11 Settembre, è il fatto che questa operazione includeva il dirottamento di un aereo passeggeri facendo cadere la colpa sulla Cuba di Castro e Guevara, oltre atti terroristici contro immigrati cubani anticastristi in America. Sembra che questa operazione non convinse il presidente John F. Kennedy, oramai lanciato verso una strategia da “coesistenza pacifica” e quindi venne abbandonata.

A proposito di Kennedy non è male ricordare come il suo assassinio a Dallas il 22 novembre 1963,  eseguito da killers addestratissimi rimasti ignoti, venne poi accollato, grazie ad una inattendibile Commissione d’inchiesta, al comunista Lee H. Oswald, un povero mentecatto all’uopo messo in mezzo il quale avrebbe dovuto sparare, tutto da solo e sfidando le leggi della dinamica balistica e della natura umana, con un fucile Carcano 91/38 (un residuato bellico non adatto al tiro veloce), in rapida e impossibile successione, dei colpi messi a segno con una mira formidabile.

Rievocato questo, vogliamo far notare come per arrivare a scoprire i retroscena che erano dietro tutte queste sporche provocazioni, era sempre occorso un certo tempo e nel frattempo ci si era dovuti arrangiare più che altro per via deduttiva, come nei casi del Maine e del Lusitania, o anche grazie a qualche documento col tempo emerso alla superficie o mezze ammissioni come nel caso di Pearl Harbour e del Golfo del Tonchino.

In ogni caso l’escussione delle poche documentazioni filtrate e diluite nel tempo, non aveva mai consentito di mettere in piedi un vero e proprio “processo” o particolari reazioni contro l’Amministrazione americana, mentre sull’affaire Kennedy tanta era stata la confusione, la opportuna e cruenta sparizione di testimoni, la profusione a iosa di informazioni false e testimonianze incontrollate, che furono inibite da subito le ripercussioni dirompenti che potevano determinarsi dal venire alla luce di una diversa e sconvolgente verità.

Ma qualora venisse prima o poi dimostrata una matrice “interna” (inside jobs) degli attentati dell’11 Settembre, verrebbero battute per ampiezza dell’evento, perfidia, cinismo e mancanza di scrupoli, tutte le “provocazioni”, le false flag  sfruttate in passato per intervenire militarmente.

In questo caso infatti non si sarebbe trattato solo dello sfruttamento propagandistico di eventi in qualche modo determinatesi, anche se magari, si era fatto in modo che accadessero.

Per realizzare gli attentati dell’11 Settembre sarebbe stato  necessario mettere in campo un numero, non elevato, ma sensibile, di persone specializzate che dovevano piazzare le cariche di demolizione al WTC, altre per seguire e controllare i presunti dirottatori arabi da coinvolgere negli attentati e altri ancora che hanno pianificato e in qualche modo attuato il cosiddetto “attacco aereo” al Pentagono. Mettiamoci inoltre coloro che hanno interferito affinché l’aviazione da caccia americana non potesse immediatamente intervenire ed altri che hanno insabbiato, depistato e così via e capiremo che questi attentati dell’11 Settembre esulano per loro natura, per dimensioni, gravità e scientifica progettazione, da tutti gli altri.

Essi avrebbero potuto essere realizzati soltanto da un “Potere” omnicomprensivo e omnipervadente, che tenesse sotto controllo quasi tutti i centri politici, culturali e sociali della nazione, che avesse ramificazioni in tutto il pianeta e soprattutto potesse contare sull’apporto di tutti i mass media a sostenerlo nelle sue menzogne.

Non è quindi cosa da “servizi deviati” e “gruppi di potere”, ma qualcosa di ben più ampia portata.

E’ significativo che nessuno dei responsabili delle agenzie governative, delle strutture di sicurezza o dell’Aviazione civile e militare, sia mai stato incriminato per negligenza o peggio e, guarda caso, invece, sono stati tutti promossi, come se si sia voluto comprarne il silenzio.

Del resto coloro che furono utilizzati per realizzare gli attentati, diciamo forse un centinaio di persone in tutto (parcellizzati in gruppi con funzioni diverse e senza che conoscano il quadro generale), costretti all’obbligo del silenzio per legge e “per ufficio”, si possono dividere tra coloro che neppure sanno bene cosa stanno facendo o magari pensano ad esercitazioni, altri lo sanno, ma da coscienti e implicati criminali non parleranno mai, ed altri ancora, pur conoscendo una parte di verità resteranno zitti, perché sanno i rischi che corrono.

Si spiega così il silenzio degli eventuali esecutori materiali che poi, in definitiva, senza i mass media che dovrebbero amplificare le loro denunce, senza organi di polizia o di giustizia disposti ad ascoltarli seriamente, cosa andrebbero a dire?

Ma se dimostrare le incongruenze e omissioni della Versione ufficiale e della Commissione 11/9, nonché la impossibilità “fisica” e scientifica che quegli attentati si siano svolti come ce li hanno raccontati, non è neppure troppo difficile, ben più complicato, invece, è descrivere nei suoi dettagli e con prove inoppugnabili tutto questo “inganno globale”, soprattutto perchè negli USA non sarebbe possibile condurre liberamente e con ampi mezzi una controinchiesta particolareggiata senza essere frenati, inquinati, boicottati se non arrestati per favoreggiamento al terrorismo o altro.

Comunque sia, a prescindere dalle dimostrazioni concrete della natura fraudolenta di quegli attentati, già le tante “tracce” di qualcosa di anomalo sparse per strada, le palesi omissioni e mistificazioni della Commissione d’Inchiesta governativa e le evidenze che si mostravano a chiunque osservasse foto, filmati e testimonianza della tragedia, avrebbero dovuto quanto meno scatenare veementi manifestazioni di protesta e richieste a gran voce di indagini libere ed approfondite. Ed invece, quelle poche manifestazioni che ci sono state, pur significative, sono passate sotto il silenzio della stampa e lascia quindi sgomenti il fatto che fino ad oggi l’opinione pubblica americana e anche mondiale sia rimasta sostanzialmente passiva.

Solo grazie ai canali underground, i Siti internet della controinformazione (molti purtroppo appositamente inquinati), qualche coraggioso scrittore controcorrente e con l’ausilio di una parte dei familiari delle vittime, si è contestato questo grande inganno.

La mancata reazione della gente non è scusabile con la pur evidente constatazione che tutte le fonti mondiali di informazione sono nelle mani di ben precise Lobby finanziarie o che  venne varata negli Stati Uniti una già predisposta Legge detta Patriot Act finalizzata a imbavagliare ogni forma di contestazione alla verità ufficiale. C’è ben altro.

C’è, intanto, che il Nuovo Ordine Mondiale post “muro di Berlino”, ha fatto sì che nessun Stato o Nazione estera abbia voluto alimentare una contestazione all’11 Settembre, perche tutti sanno bene che quegli attentati, al di là degli interessi statunitensi, rientravano nelle strategie mondialiste a cui tutti sono, chi per un verso, chi per un altro, trasversalmente coinvolti.

Secondo poi le “forze” che in questo momento stanno dominando il mondo e in particolare gli Usa, hanno il controllo e la proprietà di tutti i mass media e l’influenza sui circoli politici, culturali e sociali del pianeta, ma anche su quelli antagonisti: Social forum e No Global compresi.

Tra gli anni ’60 e la metà di quelli ’70 gli Stati Uniti, in quanto era confacente ai progetti di certe Consorterie tese ad occupare ogni spazio della società americana, vennero sconvolti da contestazioni e rivolte di enorme portata. Dalle rivolte violente dei negri, dalla contestazione giovanile in ogni campo della vita sociale e culturale, dalla rivolta contro la guerra nel Vietnam, dalla profusione di film che rinnegavano e contestavano la vecchia società americana, non c’era giorno che non si avessero conferenze, dibattiti, volantinaggi e soprattutto grandi cortei e manifestazioni, spesso sfociate in prolungate e sanguinose violenze.

Poi, quando nell’agosto del 1974, si chiuse il caso Watergate,  oramai scalzate le vecchie strutture dell’Amministrazione americana, “rifatti” i Servizi, e impresso un definitivo e assoluto dominio, soprattutto da parte delle Lobby finanziarie, sulla vita del paese, tutto ebbe a stemperarsi. Addio grandi manifestazioni, dibatti e rivolte. A poco a poco fu tutto un rifluire di iniziative, come se fosse stata rescissa la fonte dalla quale segretamente si alimentavano: sparirono i film sulla contestazione, contro la guerra, la rivalutazione dei pellirosse, la critica ai “Servizi”, ai Golpe sponsorizzati dagli USA, ecc., e apparvero quelli su Rambo (la riscossa dell’americano medio), poi quelli contro il terrorismo internazionale, ecc.

Caso emblematico: Bob Dylan alias l’israelita Robert A. Zimmerman, l’idolo dei giovani contestatori, smise di cantare contro i guerrafondai i”Masters of war”, e iniziò a dedicare amorevoli strofe ad Israele, cioè allo stato teocratico, imperialista, razzista e con armamento nucleare! 

Insomma un riflusso epocale sospetto, che non si può spiegare solo come “riflusso generazionale”, che ha portato alla nascita della nuova America dei neocons, nella quale sembra sparita quasi del tutto (ma guarda un pò!) anche la figura dell’ebreo laico, contestatore e di sinistra.

E’ la dimostrazione che dietro i grandi eventi epocali che fanno la storia c’è sempre una “forza” che, per i suoi interessi, si impegna, spinge e finanzia in un certo senso, mentre quando questo interesse viene meno, le contestazioni e le forze antagoniste spesso vegetano in passiva pigrizia.

Senza una mobilitazione generale, che oggi come oggi non si vede come possa concretizzarsi, anche ogni seria inchiesta sugli attentati dell11 Settembre resta fine a se stessa.

Non è un caso, infatti, che da quando venne presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2007 il film “Zero Inchiesta sull’11 Settembre”, per la regia di Franco Fracassi e Francesco Trento, sembra essere scomparso dall’attualità e dalle cronache del cinema.

Vogliamo sperare e ritenere che tutto ciò accade in quanto l’ostracismo a questa controinformazione è assoluto e la controinformazione estremamente debole, perché se così non fosse, dovremmo pensare che la “sinistra” antagonista, conscia che un argomento del genere non poteva essere ignorato, ha inteso metterci mano, ma in definitiva non per farlo definitivamente esplodere, ma per lasciarlo nel limbo.

Maurizio Barozzi     

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