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L'epos della destra nazionale tra storia e cronaca

A proposito della CISNAL/UGL ... e del MSI

 

Giuseppe Biamonte  (19 settembre 2015) 

 

 

Igitur ex fructibus eorum cognoscetis eos

Mt. 7, 20.

 

Il magazine on line di cultura e politica "Totalità" ha recentemente ospitato un articolo di Stefano Cetica, ex segretario generale UGL ed ex assessore (esterno) al bilancio della Regione Lazio al tempo della giunta Polverini1.
Alcuni accenni fatti dall'autore riguardanti la «vita certo non facile» (testuali parole del Cetica) della CISNAL/UGL e del suo partito di riferimento, il defunto (vivaddìo!) MSI (con o senza l'appendice DN la sostanza non cambia), ci hanno richiamato alla mente -a parte qualche sorriso per alcuni luoghi comuni e frasi fatte che abbiamo riscontrato- frammenti di quell'epos passato e presente (taluni osano definirlo persino "glorioso") delle due organizzazioni destriste succitate, che -ci auguriamo- possano contribuire a integrare talune "sviste" storiche e d'attualità del nostro redattore.
Sorrisi -dicevamo- non risa, e vale la pena precisarlo, perché sulla disdicevole vicenda che ha portato questo sindacato alla ribalta della stampa, dei blog, dei media televisivi e perfino dei rotocalchi scandalistici, non c'è proprio nulla da ridere. E, soprattutto, certamente non ridono oggi i dipendenti dell'UGL e dei suoi satelliti, gli enti di assistenza fiscale e sociale, rimasti senza stipendio da mesi e con prospettive future molto incerte.
Il Cetica ha ricordato, giustamente, le "vite rischiate" e talvolta "anche perse" di tanti militanti politici e sindacali di quell'area. Ma ha dimenticato di aggiungere che quelle vite, appartenute, nella maggior parte dei casi, a militanti di base, idealisti e in buona fede, sindacali o politici poco importa; (qui vogliamo ricordare in particolare Sergio Ramelli, i fratelli Mattei e Ugo Venturini), furono risucchiate nel buco nero degli opposti estremismi - la famigerata strategia criminale varata in quegli anni dal Sistema e avallata da MSI e PCI (quest'ultimo riuscì anche a manovrare, da dietro le quinte, parecchi dei movimenti extra parlamentari di sinistra che furono il vivaio delle future brigate rosse e di tutto l'universo del terrorismo colla falce e martello, compresi gli assassini di Soccorso Rosso sponsorizzati da Dario Fo e Franca Rame), partiti che di quel Sistema erano parte integrante e dal quale dipendevano le loro stesse esistenze politiche nello sporco gioco delle parti al tempo degli accordi di Yalta.
Gli uni, ascari dell'alleanza atlantica e attivisti della NATO, gli altri, partigiani del Patto di Varsavia e della sua casa madre: l'URSS.
Cinghia di trasmissione del MSI sul fronte sindacale -il partito cd. neofascista fondato nel dicembre 19462 e tristemente divenuto, poco tempo dopo, l'emblema del destrismo italiano, reazionario e conservatore, filo atlantico (la sua scelta atlantista del 1952 provocò la fuoriuscita dal partito di tutta l'area sociale del fascismo repubblicano che si richiamava al socialismo nazionale3), filo sionista, filo macelleria cilena al tempo del golpe di Pinochet creatura degli USA, quello dei berretti verdi e del blocco d'ordine, del "vogliamo i colonnelli" e dell'almirantiana "soluzione greca", delle "mani rosse sulle forze armate", "ruota di scorta per i momenti di difficoltà della politica parlamentare della Democrazia Cristiana"4- la CISNAL portò avanti, nel bene e nel male, le sue strategie e la sua politica sindacale e sociale in stretta e reciproca corrispondenza con l'operato politico e ideale missista.
E proprio riguardo alla messa in pratica della succitata strategia degli opposti estremismi, che mieté vittime innocenti soprattutto tra gli ingenui militanti di destra (sia nel sindacato che nel partito) che sognavano la partecipazione e la socializzazione, un binomio sociale fascista repubblicano che veniva furbescamente millantato e propagandato per fini di bottega elettorale dai mistificatori al vertice del MSI, rimane a perenne infamia del soggetto che la inventò (il massone Caradonna5) e del partito d'appartenenza la vergognosa tesi che si esprimeva pressappoco in questi termini: «è bene che ci siano sempre scontri tra giovani di destra e di sinistra per far sì che chi nel mondo di destra non accetta la logica che il nemico è a sinistra, e non nel blocco occidentale guidato dagli USA, possa così ricredersi e divenire un anticomunista viscerale»6. In tal modo più scorreva il sangue, più si giustificava l'esistenza politica delle due estreme di regime, l'una in chiave anticomunista l'altra d'impronta antifascista, che fornivano la loro obbediente collaborazione al Sistema nella massima osservanza della ferrea logica di Yalta, secondo i dettami dei vincitori della IIª guerra mondiale, loro burattinai. Di conseguenza il servizio prestato agli interessi stranieri era remunerato con democratiche carriere politiche e altrettante poltrone parlamentari.
Tornando all'analisi dell'articolo in questione, singolare come l'ex segretario generale abbia poi liquidato la faida intestina nel suo sindacato e la stessa vicenda giudiziaria ancora da definire (inchiesta Centrella & C.) con un solo aggettivo: "marginale", quasi fosse un naturale incidente di percorso, «in un arco di vita di sessantacinque anni come quello che abbraccia ormai la nostra Organizzazione».
Quindi, a difesa del sindacato dalle accuse storiche -e non solo dell'estrema sinistra aggiungiamo noi- di essere stato un sindacato filo padronale, il nostro articolista porta l'esempio degli scioperi ai quali l'UGL aderì per ben quattro volte, al tempo della sua segreteria, contro il governo Berlusconi/Tremonti e contro i tentativi dell'allora ministro del lavoro (sic!) Sacconi di abolire l'art. 18. Peccato però che una rondine non faccia primavera e che nel suo "profilo biografico" come segretario UGL (ottobre 1999/febbraio 2006) all'interno del volume edito dallo stesso sindacato nel marzo 2010, in occasione del 60° della sua fondazione, non vi sia traccia di tale encomiabile impresa da lui voluta e portata caparbiamente a compimento con successo.
Un lapsus calami nel corpo del testo che lo cita? Per l'esattezza quattro di numero sono le righe dedicate dal curatore del volume alla sua carriera sindacale in UGL7. O più semplicemente troppo imbarazzante per un sindacato di destra tornare a evocare il ricordo di momenti conflittuali "eretici" diretti contro la sua stessa area politica di riferimento?
La risposta pensiamo di averla trovata nel cursus honorum politico del successore di Cetica alla segreteria generale dell'UGL.
Ci riferiamo alla sig.ra Renata Polverini, segretaria generale UGL dal 2006 al 2010. Scesa in campo nell'agone politico nel marzo 2010 (coincidenza ha voluto che in quella stessa data venisse dato alle stampe anche il volume celebrativo dell'UGL) e dismessi ufficialmente i panni da segretaria generale, la sig.ra Polverini, candidata del centro-destra, riuscirà a essere brillantemente eletta, prima, come presidente della Regione Lazio e, successivamente alla caduta della sua giunta, come parlamentare in quota FI.
Dunque, l'area politica di riferimento dell'on. Polverini è la stessa che a suo tempo aveva varato le finanziarie "lacrime e sangue", contro le quali lo "sfortunato" Cetica aveva schierato a battaglia le truppe ugielline.
Ed è il medesimo "laboratorio" politico guidato dal partito/azienda berlusconiano, che, dopo aver consegnato l'Italia e gli italiani nelle mani di Monti, proconsole della Goldman & Sachs, e del suo clan di eurocrati (primo governo non eletto dai cittadini e comandato al quirinalizio re Giorgio dagli usurai UE), per salvaguardare gli interessi delle proprie aziende sotto attacco, ha poi puntellato il successivo governo Letta e tenuto a battesimo il figlioccio fiorentino, che sta ora portando a termine il lavoro "ammazza Italia" dei suoi predecessori. Anch'essi, Letta e Renzi -è bene rammentarlo agli smemorati- sono governi "golpisti", non eletti cioè dai cittadini come il loro predecessore Monti, ma più semplicemente imposti al nostro Paese dai poteri forti.
Come siano andate poi a finire le cose in fatto di diritti dei lavoratori, di stato sociale, di contratti collettivi di lavoro, di stritolamento dei piccoli imprenditori, di abbandono al proprio destino dei precari e dei disoccupati, con relativo contorno di suicidi di Stato, di tutela dei salari e delle pensioni, di fiscalità vampiresca, di Jobs Act8, con l'aggiramento e la resa dello stesso statuto dei lavoratori, di precarizzazione selvaggia del lavoro, ecc. ecc., è tutto tristemente arcinoto e non ha bisogno di commento.
Di contro, quali siano state le reazioni dei vari parolai sindacali, nessuno escluso, incapaci di risposte forti e conflittuali ma solo anelanti a "concertare" e attenti a non disturbare più di tanto il manovratore, è cronaca fallimentare che si ripete tutti i giorni. Anche in questo caso non c'è bisogno di alcun commento.
Per inciso, quando, in varie circostanze, ci imbattiamo nelle rievocazioni da parte dei rappresentanti del mondo destrista (politicanti, giornalisti, intellettuali, opinionisti, sindacalisti) della figura di Filippo Corridoni, soprattutto in previsione della prossima ricorrenza del centenario della morte, e del suo movimento sindacale nazional-rivoluzionario, ci sbellichiamo dalle risate nell'ascoltare i discorsi commemorativi o nel leggere i panegirici pronunciati per l'occasione dai vari impostori e/o storici improvvisati. "Ragionamenti" che tendono tutti a una "appropriazione indebita" della figura del rivoluzionario marchigiano per rivendicare al destrismo nazionale un'improbabile eredità ideale e ideologica.
Ma questa è un'altra storia e, se Dio vorrà, dedicheremo un articolo specifico a tale argomento, ripercorrendo le tappe storiche del sindacalismo destrista.
Non poteva mancare, infine, sempre nell'alveo del politicamente corretto e del compassionevole, l'accenno alla questione immigrazione. Qui l'ex segretario generale ed ex assessore favella di fantomatiche «campagne xenofobe alimentate dalla scarsa conoscenza dei fenomeni migratori». Chi sarebbero questi biechi xenofobi e dove si svolgerebbero queste campagne d'odio razzista non è dato però saperlo9.
Per la verità abbiamo cercato invano nel sito del SEI (l'appendice sindacale dell'UGL che si occupa degli immigrati nel nostro Paese) uno straccio d'accenno alla questione immigrazione che fosse incentrata sulle cause e sui rimedi occorrenti per arrestare l'invasione dell'Italia e dell'Europa. Niente di niente. Abbiamo solo trovato notizie, comunicati, bollettini, avvisi, informazioni, link, ecc. ecc., tutti strettamente collegati all'universo terzomondista della "industria dell'immigrazione" (anche il filantropico e caritatevole gruppo Rothschild sembra essere della partita10), in primis clericale e radical chic, che si sta battendo per "l'accoglienza" indiscriminata dei nuovi schiavi nei paesi "ricchi" e che ha fatto di tale tematica il proprio cavallo di battaglia e la propria crociata esistenziale. Il conto da pagare è, naturaliter, rigorosamente a carico della massa degli iloti italioti, che vedono ogni giorno di più il peggioramento, se non addirittura la cancellazione, dei servizi sociali e assistenziali e l'aumento vertiginoso di tasse e balzelli. Ma su questo scottante dettaglio i dogmatici dell'accoglienza tacciono.
E tacciono soprattutto sulle cause reali del fenomeno migratorio: la destabilizzazione e la distruzione d'intere nazioni a suon di bombe occidentali, tutte rigorosamente democratiche, umanitarie e intelligenti.
«L’Iraq, l’Afghanistan, la Siria, la Libia eccetera producono valanghe di gente in fuga per il semplice motivo che le “grandi democrazie” hanno reso impossibile la vita laggiù destabilizzando e sovvertendo sotto ogni aspetto, le loro società ed i loro sistemi politici. [...] Quale titolo “morale” possa avere chi da sempre non trova nulla da eccepire quando i “liberatori” ammazzano e distruggono ai quattro angoli del globo terrestre e poi provocano immani migrazioni di persone da essi stessi strumentalizzate oltre ogni decenza è davvero un mistero che non troverà mai soluzione11».
Anche il SEI/UGL aderirà alla manifestazione degli "scalzi" stando a quanto pubblicato "in primo piano" sul sito della stessa organizzazione12. Una partecipazione, quella dell'UGL, politicamente ipercorretta e in linea perfetta col radicalismo massmediatico e col pensiero unico globale. «Nel delirio dell'elite mondialista e dei suoi figli che si tolgono per un paio d'ore le Tods per marciare a piedi scalzi contro Orban e tutti coloro che si oppongono all'immigrazione (o deportazione che sarebbe più corretto) in Europa di milioni di persone, il nemico principe è quello che ancora resta degli stati sovrani. Le identità, le tradizioni, le peculiarità dei singoli popoli, sono mostri che vanno espiantati, all'insegna di un mondo nuovo, senza frontiere, ma anche senza diritti. Il mondo McDonald's, una distesa appiattita di "sopravviventi" apolidi, deprivati di qualsiasi identità e costretti a lavorare e consumare come ossessi per riuscire a tirare avanti la propria esistenza»13.
Di tutto questo -dunque, non proprio quisquiglie e pinzillacchere come avrebbe detto il grande Totò- non v'è naturalmente traccia o menzione né nel sito dell'UGL né nell'articolo del Cetica.
Con tutto il rispetto per gli «”avvocati’ [sindacalisti UGL, n.d.r.] di soggetti deboli che si aspettano da noi cose molto concrete» (ipse dixit).

 

Note:

 

1 http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=7518&categoria=6&sezione=1

 

2 Sulle origini di tale partito e sui suoi fondatori si veda l'insuperabile articolo di F. Morini, Nome: MSI - Paternità: SIM, in "Aurora" n. 44 (Novembre - Dicembre 1997). Reperibile in aurora.altervista.org/ mensile "Aurora", n° 44, FRA STORIA E CRONACA.

 

3 Si veda in particolare l'eccellente saggio di G. Parlato, La sinistra fascista. Storia di un progetto mancato, Bologna, Il Mulino, 2008.

4 V. Vinciguerra, Camerati, addio, Ed. di Avanguardia, Trapani, 2000; M. Barozzi, Storia della Federazione Nazionale Combattenti RSI, Roma 2010, p. 109; Id., Fascisti sempre, neofascisti mai, in http://fncrsi.altervista.org/Fascisti_sempre_neofascisti_mai.htm

5 http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1994/04/18/Politica/MSI-CARADONNA-ACCETTATE-I-MASSONI_171500.php

6 Barozzi, Storia, cit., pp. 109-110.

 

7 Sindacalismo. Dalla Cisnal alla Ugl, 60 anni di storia (a cura di G. Mancini), 2010, p. 73.

8 Incredibile ma vero: Una nota del segretario generale n. 2 (o forse n. 1, boh!), Taddeo Albanese, dell'attuale UGL (non sappiamo però nemmeno se trattasi della Ugl ufficiale o ufficiosa), riguardante proprio l'aborto renziano del Jobs Act, ha fatto sapere che "la posizione dell'UGL nei confronti del Jobs Act debba essere non di pregiudiziale chiusura ma di vigilante speranza se è vero che i dati Istat danno una crescita dei contratti di lavoro a tempo indeterminato". Anche in questo caso ogni commento è del tutto superfluo, salvo un interrogativo spontaneo e naturale: E questi sarebbero gli eredi di Filippo Corridoni? Mah! Cfr. http://www.lultimaribattuta.it/32006_taddeo-albanese-ugl-ripartiamo-da-legalita-trasparenza-e-democrazia

9 Invitiamo i cortesi lettori a visionare questo filmato, che non è stato girato da truci segregazionisti: https://www.youtube.com/watch?v=ZV315xqbRK8&feature=youtube.

10 http://www.info-direkt.at/rothschild-und-die-asyl-industrie/

11 http://www.ildiscrimine.com/il-moralismo-dei-dogmatici-dellaccoglienza-serve-a-sviare-lattenzione-dalla-loro-natura-di-servi-dei-liberatori/

12 http://www.seiugl.it/it/page.asp?VisImg=S&Art=2885&Cat=1&I=20531&IdTipo=0&TitoloBlocco=In Primo Piano

13 M. Cedolin, Il paese dell'incontrario, in http://www.italiasociale.net/alzozero15/az15-09-14.html

    Giuseppe Biamonte

 

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