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27 aprile 2011

 

A proposito di eroi ed eroismo

Maurizio Barozzi         

 

L'eccellente articolo "Maschera e volto dell'eroismo contemporaneo", di Fabrizio Fiorini, pubblicato su queste pagine sabato 23 aprile c.a., in cui l'autore esprime una serie di acute osservazioni su avvenimenti, eroismi e contraddizioni dei nostri tempi, ci stimola ad ampliare il discorso in relazione al recente assassinio di Vittorio Arrigoni avvenuto in quel di Gaza tramite una evidente false flag.
In questi giorni abbiamo visto con quanto fastidio nell'ambito Istituzionale e nei mass media del "politicamente corretto", si è affrontato l'omicidio del nostro connazionale, palesando di aver ben capito chi in realtà ci fosse dietro la sua eliminazione, viste le posizioni anti israeliane della vittima.
Atteggiamento questo, da parte di governanti, porta borse, pennivendoli e mezzi busti, del resto prevedibile, considerando la nostra collocazione internazionale e la nostra atavica deferenza verso i potenti della terra.
Ma noi qui vogliamo parlare dell'atteggiamento di quelle candide anime che si riconoscono negli schieramenti di destra, qualsiasi ne sia la sfumatura di colore.
Un atteggiamento il loro che non ci meraviglia, ma ci provoca una sacrosanta indignazione, sia quando un quotidiano di destra come "il Tempo" di Roma, subdolamente titola "Pacifisti che sbagliano: Vittorio Arrigoni combatteva una guerra sbagliata", ma ancor più quando dobbiamo sentire farneticazioni di chi, non sapendo come svalutare la figura di Arrigoni, si è andato ad inventare che costui, in pratica, non faceva altro che «aizzare due popoli tra loro». Come se il sostegno alla inerme popolazione palestinese potesse essere messo sullo stesso piano dei suoi aguzzini che, dotati dei più moderni e micidiali mezzi bellici stanno, giorno dopo giorno, procedendo ad un vile genocidio di un intero popolo.
A questo proposito giova ricordare la sferzante risposta di Arrigoni alle critiche che gli aveva sollevato quel tal Roberto Saviano (non ha caso ha rivendicato la sua ebraicità da parte di madre) laddove gli ha chiesto dove sia la differenza tra il mafioso Brusca, che scioglie nell'acido un bambino e il suo amico Peres che di bambini a Gaza, con le bombe al fosforo ne ha sciolti a centinaia.
Ma per l'uomo di destra, si sa, l'eroismo lo si apprezza solo sul piano militare, quando lo si può ammantare con le parole di Patria, bandiera e tutta la retorica che ben conosciamo.
Per carità, il valore militare è sicuramente una delle massime virtù dell'uomo e come tale ci inchiniamo senz'altro di fronte a tutti i nostri caduti (la tradizione di gioire per le nostre disfatte e per la morte dei nostri soldati, la lasciamo a quegli ignobili italiani che gioivano a queste nefaste notizie durante il secondo conflitto mondiale).
Ma provatevi ad andare in Palestina, come ha fatto Arrigoni, a sostenere, rischiando di essere colpiti da una onnipotente ferocia assassina, le ragioni del popolo palestinese e ditemi se questo non è eroismo. Sicuramente molto più concreto e reale di tanti "guerrieri" nostrani, "figli del sole", che si trascinano "eroicamente" in questa deprecata, ma comoda e sicura, società del confort.
Noi non condividiamo le idee pacifiste di Arrigoni o una sua presunta ideologia di "sinistra", né ci fidiamo di tante organizzazioni del volontariato, delle Organizzazioni Non Governative ed altre strutture del genere, dove dietro l'assistenza umanitaria o la difesa dei diritti umani, si annidano spesso le teste di ponte del mondialismo e le intelligence d'occidente.
Ma ciò non toglie che tra coloro che fanno la scelta di recarsi sul posto, a volte anche dietro queste organizzazioni che puzzano di marcio, non vi sia chi è sicuramente animato da sincere intenzioni, dal leale desiderio di lottare in qualche modo contro palesi e inaudite ingiustizie, contro l'Occidente assassino. E Arrigoni, crediamo, era tra costoro.
Ma per certi destristi, gli "altri", sono tutti comunisti. È un vecchio e penoso discorso questo, le cui origini risalgono alla lenta, ma inesorabile trasformazione a destra del neofascismo avvenuta a partire dal dopoguerra.
Oggi, finalmente, stanno venendo fuori ampie documentazioni che provano come, nella scelta di destra, operata nel dopoguerra da certi personaggi già fascisti, atta a trasbordare su quella sponda i reduci della RSI e del fascismo repubblicano -che di destra non erano di certo!- ci furono precise strategie e collusioni con l'OSS americano (il predecessore della CIA).
Il risultato è stato il trasbordo a destra di buona parte di quell'ambiente e la conseguente ignobile collocazione dei gruppi e dei partiti di destra a difesa della scelta atlantica.
Un avallo alla colonizzazione americana del nostro paese e un vero e proprio tradimento degli interessi nazionali (alla faccia di chi, a parole, si dichiarava per la difesa della Patria e della Nazione). Quando mai l'hanno difesa questa Nazione, forse a parole contro un paranoico e ipotetico pericolo Sovietico? Ma non facciamo ridere! quando oltretutto il confronto Est-Ovest era solo di ordine tattico, ovvero per gli americani contenere i sovietici nei limiti e nei confini loro assegnati a Jalta, ma quelli accordi di Jalta erano di portata strategica e quindi russi e americani, più o meno sottobanco lavoravano di comune accordo nella spartizione del mondo (coesistenza pacifica).
Nei decenni del secolo scorso, di gradino in gradino, gli aderenti al neofascismo di destra scesero sempre più verso l'abiezione morale arrivando persino ad osannare, i famigerati «berretti verdi» americani in Vietnam che, secondo loro, potevano essere i nuovi Legionari dei nostri tempi.
Del pari si bearono anche delle gesta dei mercenari, in genere delinquenti al soldo di chi meglio paga, così come la famigerata Legione Straniera nostra irriducibile nemica nell'ultima guerra, ritenendoli in qualche modo gli ultimi difensori dei "bianchi", quando invece non erano altro che i difensori dell'occidente capitalista.
E non regge neppure il discorso filosofico-esistenziale per il quale, comunque, il mercenario è pur sempre un "guerriero" in confronto al "vil borghese". E non regge perché questo discorso può tutto al più valere per singole eccezionali personalità che hanno inteso, attraverso una scelta del genere, realizzare sé stessi. Non di certo per i mercenari in quanto tali e comunque restano sempre le conseguenze storiche e politiche del loro operato e ovviamente la totale imbecillità politica di coloro che non comprendono gli avvenimenti storici.
Eppure il fascismo era stato un movimento genuinamente di popolo, finalizzato alla grandezza della Nazione e al raggiungimento di una possibile giustizia sociale.
Certo, negli anni '20, il fascismo sorse anche in reazione ad una velleitaria e presunta, ma ugualmente violenta, rivoluzione bolscevica in Italia e attuò la sua conquista del potere, facendo leva anche sulle forze della destra dell'epoca.
Ma era stato quello un periodo contingente, come transitorio era stato il Ventennio fascista, pur attuatosi dietro una politica di conservazione, necessaria al tempo per portare avanti il progresso di una nazione estremamente arretrata in tutti i campi (non a caso proprio negli ambienti di destra si annidarono i principali traditori del fascismo palesatisi poi il 25 luglio '43).
Ma anche dietro questi aspetti, per così dire, "reazionari", il fascismo e soprattutto Mussolini, non mancarono mai, attraverso le grandi opere del regime, e le tante avanzate riforme sociali, anche nel campo del lavoro, di tutelare il popolo e le classi lavoratrici.
Con la RSI, infine, Mussolini, finalmente libero dai legami con cui la grande Industria e i Savoia (e mettiamoci anche il Vaticano) avevano sempre strangolato la nazione, non si lasciò sfuggire l'irripetibile occasione storica di portare a compimento il percorso ideologico del fascismo e riformare in senso socialista l'economia e la società italiana.
Quindi, anche se il fascismo non può essere semplicisticamente inquadrato attraverso i vecchi schemi hegeliani destra-sinistra, da lui superati, tanto meno può essere considerato di destra.
In ogni caso, fino agli inizi del '900 destra e sinistra potevano anche rivendicare una loro "dignità" politica, laddove alla destra si poteva imputare l'eccessiva verve reazionaria e i legami con gli strati borghesi e industriali o con vecchie aristocrazie oramai in decadenza, mentre alla sinistra si poteva imputare la subordinazione alla retorica marxista e l'essere spesso preda di trame e speculazioni massoniche.
Ma dall'ultimo dopoguerra ad oggi, la destra, vendutasi cervello, anima e cuore al colonialismo americano, tradendo i più sacrosanti interessi della nazione e del popolo italiano, ha perso ogni dignità politica.
Nei cosiddetti "neofascisti" del destrismo dei nostri tempi, dove sono finiti quegli aspetti di solidarietà e difesa del popolo? Quell'andare "verso il popolo"?
Un esempio storico per tutti: si prenda la triste realtà della criminalità al Sud: mafia, 'ndrangheta, camorra, ecc.
Non è avventato sostenere che in quei luoghi, tra tutte le forze politiche, di fatto vigeva un stato di spartizione di potere, in proporzioni diverse, ma che comunque, sostanzialmente, non danneggiava queste organizzazioni (vivi e lascia vivere).
E anche quando certi partiti di sinistra manifestavano contro quella criminalità, "chi di dovere" sapeva benissimo che quello era un atteggiamento del tutto esteriore e fine a se stesso.
Eppure a sinistra, al di fuori di questo andazzo partitico e sindacale, ci sono sicuramente stati uomini e sindacalisti che hanno veramente lottato contro la criminalità ponendosi a difesa del popolo. E molti hanno fatto una brutta fine: uno per tutti vogliamo ricordare Peppino Impastato.
Ma a destra, dove sono questi uomini, che si sono schierati seriamente e apertamente, sul posto, giorno dopo giorno, contro quella criminalità?
Forse le nostre osservazioni possono sembrare superficiali, ma invece riteniamo che colgano in pieno la piccineria, la grettezza, la retorica e quant'altro di quel mondo che non a caso ha finito avvolgersi attorno la bandiera a stelle strisce e la stella di David.
Detto questo, concludiamo dicendo che se Arrigoni è un eroe dei nostri giorni, a tale eroe rivolgiamo un sincero omaggio.
Onore a Vittorio Arrigoni.

Maurizio Barozzi