da "il corriere della
collera"
L'Africa in prima linea
dall'Atlantico all'Oceano Indiano
e nascono quattro quesiti politico-filosofici:
meritavano di essere eliminati? Ne valeva la pena? I dittatori cacciati da chi
saranno sostituiti? Che differenze tra Afganistan e Mediterraneo?
Antonio De Martini. (6
marzo2011)
Premessa: con
piacere pubblichiamo queste acute quanto molto moderate
considerazioni dell'amico Antonio De Martini sulla situazione in
corso in area mediterranea.
Le considerazioni non necessitano di
risposte, essendo molto chiare di per sè.
Giorgio Vitali |
L'agenda politica africana (in realtà dell'area MENA: middle east and North
Africa) è carica: il 7 marzo la Tunisia vedrà il nuovo governo che per adesso
annunzia l'incriminazione di Ben Ali per alto tradimento; il 13 marzo ci sono le
elezioni presidenziali in Benin, che erano state rinviate. Il 19 marzo c'è il
referendum in Egitto sugli emendamenti apportati alla costituzione; entro fine
marzo ci sarà il confronto finale in Costa d'Avorio tra i due presidenti eletti;
in Aprile gli egiziani vanno al voto per le nuove elezioni legislative e il 24
luglio toccherà ai tunisini eleggere l'assemblea costituente. Il governo
egiziano "finalmente democratico" dovrebbe insediarsi a ottobre e nel frattempo
la folla sarà intrattenuta col processo all'ex ministro dell'interno El Adli;
per i tunisini non è ancora chiaro se il nuovo primo ministro verrà sostituito
dopo le elezioni.
Da questo profluvio di promesse elettorali e date è chiara una sola cosa. Poche
date saranno rispettate.
Da parte sua, Gheddafi non aspetta: Ali Treki, ex ministro degli esteri libico è
nominato ambasciatore presso le Nazioni Unite al posto dell'ambasciatore che ha
defezionato.
Al jazira comunica che le truppe del dittatore libico hanno sfondato la linea
ribelle a Al Zawia e puntano a "liberare" le comunicazioni con la Tunisia ed
evitare di avere nemici a ovest e ad est contemporaneamente.
Il bombardamento, nei pressi di Benghazi, del grande deposito di armi che poteva
alimentare i ribelli, creando loro un ulteriore problema di logistica e gli
scontri di Ras Lanouf, a est, decideranno se proseguirà l'avanzata dei lealisti
o se ci sarà lo stallo che richiederà un mediatore autorevole.
L'Italia ha stupidamente annunziato che non ci saranno negoziati col reprobo. A
negoziare ci penseranno altri in caso di stallo e noi saremo «a Dio spiacenti e
a li inimici sui». Complimenti a Frattini che fa così -ancora una volta- la
figura dello scemo del villaggio. Nemmeno Diliberto sarebbe riuscito a fare
tante pessime figure in così poco tempo.
Un ignoto attentatore in Germania ha ucciso due americani della US Air Force. La
TV francese annunzia che la frontiera Libia-Tunisia è nuovamente presidiata da
truppe lealiste di Gheddafi armate.
Per decidere la "No Fly Zone" che potrebbe infliggere una battuta di arresto
alle truppe lealiste libiche, ci vuole un voto unanime del consiglio di
sicurezza ONU e non è chiara affatto quale sarà la posizione di Russia e Cina.
Ricordo a tutti che nel Consiglio di Sicurezza basta il veto di un solo membro.
Inoltre la Libia, con la nomina del nuovo rappresentante all'ONU (che come ex
ministro degli esteri ha certo buone relazioni con molti diplomatici presso il
Palazzo di vetro) si è assicurata il diritto di replica in sede di assemblea. In
caso di dibattito i libici possono disporre di almeno l'appoggio di Cuba e
Venezuela nell'area dell'America Latina, della Bielorussia in Europa, nonché di
almeno qualcuno dei paesi arabi che ritiene di essere il prossimo bersaglio
(Algeria, Yemen, Bahrain, Oman - il cui sceicco oggi ha raggiunto l'elenco dei
contestati).
Ci sono poi altri tradizionali avversari degli USA che vedo con difficoltà
votare sanzioni: l'Iran, la Corea del Nord, la Serbia, il Sudan: non hanno il
nobel per la pace come Obama, ma è comunque un nucleo non trascurabile di paesi
che potrebbe costituire un nucleo attorno al quale si coagulerà una opposizione,
oltre a provocare la nascita di un gruppo di "non allineati" animati da Turchia
e Pakistan.
Ma rispondiamo ai nostri quesiti.
* Meritavano di essere cacciati? La risposta è senz'altro si. Magari
andavano cacciati prima non sono diventati dittatori durante le vacanze di
Natale. La Francia sapeva tutto da anni circa Ben Ali (un bel libro sul tema è "Notre
ami Ben Ali" che potete trovare alla libreria francese di Largo Toniolo a Roma e
forse anche su Amazon) compresi nomi e cognomi di tutti gli arrestati, torturati
ecc. Inoltre sia Ben Ali che Mubarak provenivano dalle Forze Armate e dai
servizi segreti: erano stati scelti per questo dagli americani che frequentano
principalmente quel tipo di persone. (vedi su questo blog l'articolo del
"Washington post" sull'attività della CIA in Egitto). Per trenta anni nessuno
gli ha chiesto di farsi da parte.
* Ne valeva la pena? La risposta è no. Verranno sostituiti da altri
dittatori più gentili verso gli alleati, ma non verso i sudditi. Hanno
sostituito le api sazie con api fameliche di potere, denari e vendette.
* Da chi saranno sostituiti? Vedi risposta precedente.
* Che differenze tra Afganistan e Mediterraneo? Qui la nausea si fa
greve. Leggo che Gheddafi bombarda "la sua popolazione" in nome della sicurezza
e dell'ordine e che viene segnalato dall'Interpool e al Tribunale Penale
Internazionale per crimini contro l'Umanità, anche in assenza di documentazione
idonea (niente foto, niente films, niente TV). Ma non è esattamente la stessa
cosa che Bush ha fatto in Irak e Obama sta facendo in Afganistan? I morti
ammazzati dalle bombe USA non contano? E come mai noi Italiani in Libia mandiamo
ridicoli "aiuti umanitari" (occasioni di ruberie infinite: dagli acquisti, alla
distribuzione, all'assunzione degli "esperti"), mentre in Afganistan mandiamo
truppe armate a sparare? Lontani dagli occhi, lontan dal cuore?
Perché continuiamo a dire a tutti che gli USA sono nella merda in Afganistan,
come se non ci fossimo anche noi e per soprammercato in funzione subalterna?
Prima o poi qualcuno dovrà rispondere a queste domande, sennò seguiremo il
consiglio di Marzullo.
Buona domenica.
Antonio De Martini.
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