Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Antonio Gramsci
Un articolo di Kiriosomega e una importante nota di Giorgio Vitali

 

Kiriosomega          

http://it.groups.yahoo.com/group/fiamma/message/30362

 

A proposito di un 22 gennaio...

Non volli a suo tempo inviare lo scritto che segue perché, tutto sommato, come partecipanti d'area politica ben definita mi sembrava d'ingigantire un problema che, pur essendo importante, non straziava i nostri sonni. Oggi, invece, per un ben preciso concetto in esso contenuto, ho diversamente deciso perché, per CCN, chiamato in causa attraverso una lettera, inviatami da "EreticaMente", che non di Gramsci tratta, ma del concetto di "Totalitarismo Fascista" in chiusura d'essa ben compendiato dal suo stesore F. Calabrese. In pratica, anch'io concordo che tra due corrispondenti era inopinatamente sorta solo una mancanza di univocità di significato su parole che avevano creato un possibile equivoco pur ambedue gli interlocutori, che però ho la presunzione d'affermare partecipano ad un identico alveo politico. In pratica s'era accesa un sorta di "animata" dissertazione tra l'arcinoto Rutilio Sermonti, e il non meno valente, a mio giudizio, F. Calabrese.

Tutto il trafiletto che segue è parte di una più vasta scrittura che non riporto per evitare lungaggini.

 

     ... È stato scritto che nasceva ad Ales Antonio Gramsci, politico, filosofo e giornalista italiano. Gramsci fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia (1921), e fu incarcerato fra il 1926 e il 1937 dal regime fascista di Mussolini e rilasciato, così in tanti asseriscono, poco prima della morte avvenuta durante gli anni di prigionia per il grave deterioramento delle sue condizioni di salute . I suoi scritti – certo assai interessanti ed in cui esaminò quelli che secondo lui potevano essere i sistemi di guida culturale e politica della società – sono intellettualmente considerati fra quelli più originali della tradizione filosofica marxista, a proposito, non tutti sanno che il signore C. Marx era imparentato con la famiglia Meyer/Rotschild da cui fu sostenuto finanziariamente. Uno dei gramsciani propagandati principali credo fu il concetto di "egemonia culturale" delle masse dominanti. Egemonia attraverso cui tali censi, dal comunismo sempre e solo intese come capitaliste, quando diverse dalla propria concezione socio politica, forzano la classe lavoratrice a soggiacere a valori artefatti e vincolanti che la conducono, contro il proprio interesse, a rinsaldare lo Stato intorno a un “senso comune” imposto dal Regime. Purtroppo, molti ancora inclini alla "Falce e Martello" per poca cultura confondono, o dolosamente utilizzano gli strali gramsciani contro il Fascismo come se questo fosse stato un sistema capitalistico di Destra, per capirci del tipo materialista consumista alla stregua dell'egoismo americano, quando, invece, il "Totalitarismo Fascista" fu solamente la credenza gerarchica in un popolo che nella sua unione nazionale, simboleggiata nei Fasci Littori, ricercava attraverso la socializzazione la propria capacità di crescita! Certo, errori di valutazione politica furono commessi anche nel PNF, pare che ciò sia comune nelle umane cose, ma che sì asserisca quella forma di Governo sia da indicare anche come omicida del sig Gramsci, come troppo spesso si legge, è un'atrocità storica a cui qui voglio offrire alcuni spunti di riflessione dal punto di vista medico.

  1. Se vogliamo scrivere un po’ di Storia, vera e non fantastica, dobbiamo asserire che Gramsci, detenuto per giusti o ingiusti motivi, non voglio adesso occuparmi nel discuterli, fu arrestato l’8 novembre 1926 e condotto al Regina Coeli, da dove fu rilasciato prima della decorrenza completata della pena, e la sua morte avvenne dopo tre anni dal rilascio carcerario. In quel frattempo ogni spesa medica per la sua cura fu sostenuta dal regime fascista, mentre i “Compagni” di allora in alcun modo intervennero per aiutarlo.
  2. Da Roma, Gramsci fu tradotto al confino di Ustica, per poi trapassare, il 7 febbraio 1927, a San Vittore dove ricevette anche la visita di suo fratello “che era il Federale di Varese”.
  3. Al processo, certo anche con impronta politica, il Gramsci fu condannato a 20 anni, quattro mesi e 5 giorni di detenzione, e il 19 luglio dello stesso anno il prigioniero politico fu tradotto nel carcere di Turi (Bari).
  4. Le condizioni di salute del detenuto, cagionevole di natura, non erano “buone” perché era portatore di un processo tubercolare che aveva creato il morbo di Pott, la spondilite piogenica versus tubercolare anche detta carie ossea che colpisce in particolare le vertebre, ma anche articolazioni. La malattia, è bene specificare era gravissima allora, ed è ancora assai grave modernamente, anche se qualche presidio medico può tenere a freno il dolore lancinante e terapie mirate riescono a lenirne i tormenti.
  5. Il morbo di Pott è una patologia grave e ingravescente, con ricadute pericolose quoad valitudinem sed vitam sul sistema neurologico, sul tono dell'umore e sulla regolazione pressoria. Essendola malattia ingravescente, per cause naturali le condizioni di salute di Gramsci peggiorano naturalmente, dunque, non fu fenomeno imputabile alla detenzione od a maltrattamenti come molti sostengono, anche perché Gramsci,. ci sono in proposito testimonianze, non era trattato peggio di altri detenuti. Bisogna anche però testimoniare che il luogo migliore dove far vivere un carcerato affetto dal morbo di Pott non è il carcere.
  6. Lo stato di salute del Gramsci peggiorò per la naturale evoluzione della malattia di base che cominciò a mostrare segni d'interessamento a carico del circolo cerebrale con comparsa d’ictus cerebri, ma il Gramsci dal primo episodio si riprese abbastanza bene ed in fretta.
  7. Fu nel marzo del 1933 che subì un secondo evolutivo infarto ischemico da cui con più fatica si risollevò, perciò, dopo un periodo di alternanza, per il suo stato patologico fu trasferito nell’infermeria del carcere di Civitavecchia.
  8. Da qui raggiunse, per decisione del Sig Mussolini, il carcere di Civitavecchia, dove fu inviato in infermeria per essere curato.
  9. Nel 1934 al prigioniero Gramsci, per ragioni umanitarie e di salute, fu concessa la libertà condizionata, ciò avvenne 12 anni prima della fine della detenzione cui era stato condannato, mentre tra le nevi dei campi di prigionia dell’URSS non è mai avvenuto un caso simile.
  10. Così nel 1935, a spese del Partito Fascista che si accollò ogni costo clinico e terapeutico sino alla sua morte, Gramsci fu trasferito presso la clinica medica “Quisisana” di Roma.
  11. Sempre per l’evoluzione del morbo di Pott (se chi leggerà non è medico, prima di contestare è meglio che si informi) gli fu poi diagnosticata un’insufficienza renale che, in epoca pre dialisi e pressoché pre antibiotica, quando degenerativa era sempre una condizione assai sfavorevole. Anche questa è patologia che rientra per derivazione dal quadro generale primitivo. Poi, per l’insufficienza renale gli si sviluppò l’antica malattia che era detta dagli eminenti semeiologi “sub galli cantum”, ma che già era nota come gotta che spesso è caratterizzata da deposizione di urati amorfi perifericamente, specie nel primo dito dei piedi con creazione di tofi per aumento dell’acido urico derivante dal metabolismo delle purine, sostanze azotate, che rientrano nel meccanismo di formazione dell’ADN.
  12. Qualsiasi medico può testimoniare che la storia clinica del paziente in questione, e la sua morte sono da addebitarsi al primitivo e congenito morbo di Pott, e non al regime carcerario che certo non ammanniva carni rosse in abbondanza.
  13. Gramsci morì il 27 aprile del 1937. Dunque, non poco dopo che fu scarcerato, ma tre anni dopo che il Fascismo lo aveva rilasciato anticipando di 12 anni, come già asserito, i tempi previsti dalla condanna che aveva subito.
  14. Non così umanitaria era la sorte degli arrestati nel “paradiso sovietico”. Lì, i condannati sparivano, e le cure, poche o tante, non esistevano.
  15. kiriosomega, un po’ più che semplice avventizio della medicina.
  16. Ma ancora desidero ricordare, a chi si lascia corrompere dalla storia voluta e dettata dai “liberatori atlantici”, CHE IL FASCISMO NON È DI DESTRA. Anzi, esso è una costola diretta e biunivoca del socialismo.
  17. Il Fascismo si schierò contro il libertarismo plutocratico guerrafondaio anglo-anericano, e contro, sul versante filosofico, le tesi ULTRA LIBERTARIE CAPITALISTICHE che conducono dal XVII secolo alla moderna globalizzazione. Mi riferisco, per chi non la conosce, alla mai sufficientemente deprecata “teoria della mano divina” degli ebrei Hadam Smith e David Ricardo, ma anche alle loro contemporanee idee sostenute da Thomas Hobbes. Idee che avviarono un processo di disgregamento filosofico della vita umana stravolgendola dal mondo degli eventi naturali delle cose, perché definirono la vita: “…meschina, brutale, breve -”.
  18. Hobbes, nella sua vita di ricercatore fu ottimo per le scienze matematiche, geometriche, storiche… ma, forse non del tutto consciamente, si rivelò molto “gravoso” per la filosofia politica (le attuali scienze politiche). Infatti, le sue idee furono foriere di grandi mutamenti che condussero l’uomo ad allontanarsi dai fenomeni naturali del tipo “LAVORA E PRODUCI”, e finì per indirizzare l’umanità verso il mondo della natura vinta, espugnata dal suo e per il suo egoistico interesse!
  19. Dunque, dopo i tre “pensatori” appena accennati, l’uomo si orientò verso la conquista del forse mai superato uomo delle caverne o del lupus homini lupus (Giovenale), mentre invece egli è nella natura, è della natura e non è suo artefice e arbitro.
  20. Oggi il pianeta si sta ribellando al capitalismo libertario sfruttatore per il suo massimo profitto a discapito dei giovani della prossima e future generazioni.
  21. Saluti filosofici, kiriosomega

 

la NOTA di Giorgio Vitali

 

Siamo d'accordo con Kiriosomega e con le sue valutazioni. Soprattutto quelle di carattere medico.
Non siamo d'accordo con Kiriosomega nello spirito dell'articolo, che vorrebbe giustificare qualcosa secondo una logica post-bellica, di tipo, chiaramente, missista, che oggi non è più significativa.
Innanzitutto esiste un'esegesi gramsciana che ha fatto notevoli progressi. Chi ha letto le opere di Gramsci e soprattutto chi ha letto le opere degli studiosi di Gramsci che questo, per noi, grande pensatore, deve essere inserito a pieno titolo nella storia del pensiero nazionale, non solo come esponente di spicco di una autentica continuità ideale, che semmai, se deve avere un completamente in quest'epoca, può completarsi con Nicola Bombacci, fondatore anch'egli del Partito Comunista d'Italia, ma che deve essere considerato a pieno titolo un esponente dell'Idealismo italiano. Ovviamente non quello piccolo borghese di Croce, ma quello onnicomprensivo di Gentile, come hanno dimostrato proprio negli ultimi tempi del PCI, prima della totale CORRUZIONE ad opera di post-bolscevichi, gli esponenti di questo partito che provenivano dalla Normale di Pisa. È solo nell'ambito di questo "mondo culturale" che Gramsci elabora alcuni "concetti" poi enfatizzati dal suo commentatore, l'italo-bolscevico Togliatti, maestro del compromesso (con la Chiesa e con gli USA/GB/Israel), che ha "commentato" (diciamo così...) le "Lettere dal carcere".
I concetti di totalitarismo e di egemonia sono strettamente legati alla visione del mondo dell'idealismo gentiliano. Si tratta di concetti che in tanto si prestarono ad essere trasformati in pratiche criticabili in quanto fallimentari, a causa dell'uso improprio che se ne fece. Il primo a travisare il senso della parola "totalitario" fu Mussolini, il quale la utilizzò impropriamente in alcuni suoi comizi, dando la stura alle critiche di parte, vedi caso, "liberale", come se il liberalismo NON fosse un regime totalitario e globalista (nel senso di VOLER piegare le menti e le coscienze all'idolatria del dio denaro). Anzi: un autore Andrea Zhok, ha cercato di isolare lo "spirito del denaro" ed ha dimostrato come la sua logica costituisca le radici del "pensiero loberale".
Per quanto riguarda il concetto di "egemonia" l'applicazione che ne fece il PCI negli anni in cui era di moda essere comunista fra gli "intelletuali organici" è semplicemente grottesco. Non a caso la Chiesa, con fare sornione, li lasciava fare. ne conosciamo tutti gli aspetti.
In conclusione, Gramsci non era e non poteva essere un comunista come noi oggi pensiamo il comunismo. Era tutt'altra cosa, ed i vertici del Bolscevismo lo sapevano molto bene. Egli fu emarginato anche in Italia come fu emarginato, facendo credere anche che fosse morto, Bordiga. (Che fu riscoperto, a suo tempo, da Sofri).
NOTA finale: per sapere come intendiamo il bolscevismo seguire le videointerviste pubblicate su YOUTUBE-Accademia della libertà-Albamed e relative a questo problema. Interviste del sottoscritto a G. P. Pucciarelli.
 

G.V.

   

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