un libro da leggere e da correggere
Aldo Giannuli
"Bombe a
inchiostro"
Ed. BUR 2008
Maurizio Barozzi (10 gennaio
2010)
Aldo Giannuli, valente ricercatore di "Storia Contemporanea", già consulente di
varie Procure per le stragi di Piazza Fontana e di Brescia e collaboratore della
Commissione Stragi, ha pubblicato un eccellente lavoro inerente la storia della
"controinformazione" relativa al periodo della strategia della tensione: "Bombe
a inchiostro" , Ed. BUR 2008.
La ricerca del Giannuli merita di essere letta e a noi interessa soprattutto
sottolineare due particolari del suo lavoro: uno di grande incidenza storica ed
uno, da precisare e correggere, riguardante la Federazione Nazionale Combattenti
della RSI.
Per il primo dobbiamo piacevolmente rilevare che, parlando del contributo dato
da Vincenzo Vinciguerra alla chiarificazione delle trame e collusioni inerenti
il periodo stragista, il Giannuli ricorda nel suo "Bombe a inchiostro" che la
tesi centrale di Vinciguerra è che non si possa parlare di un coinvolgimento di
"fascisti" nelle vicende della strategia della tensione, perche quanti hanno
posto mano ad essa NON erano fascisti, ma agenti dei servizi segreti della
democrazia. La responsabilità della stragi, quindi, ricade totalmente e per
intero sullo Stato e non tocca i fascisti, quelli veri per i quali però,
sostiene il Giannulli, dovendo così elidere i gruppi di Ordine Nuovo,
Avanguardia Nazionale, ecc., si ridurrebbero a pochissime persone.
Il ragionamento di Vinciguerra in ogni caso, prosegue il Giannuli, ha una sua
fondatezza perché in effetti è risultato che i gruppi neofascisti di estrema
destra agivano in stretto contatto con i vari servizi segreti italiani e di area
Nato ed inoltre il MSI ha fatto da stampella alla DC.
Che un importante ricercatore e scrittore, della valenza e del prestigio di
Giannuli, condivida, come noi del resto, questa interpretazione del periodo
stragista è un fatto veramente importante e spazza via, una volta per tutte,
quella riduttiva interpretazione di comodo dello stragismo fatta dalla sinistra
e da certa Magistratura che non hanno voluto, o potuto, rompere la "continuità
di potere" del Sistema e si sono rifugiati nella comoda versione circa la
responsabilità delle stragi di certi "Servizi deviati", di una "Massoneria
deviata" ed appunto delle cosiddette "cellule nere". Risultato: mandanti e buona
parte degli esecutori delle stragi, che per lungo tempo hanno insanguinato
l'Italia, sono rimasti ignoti.
Vi è però una certa perplessità del ricercatore storico il quale, lo si intuisce
palesemente, ha presente più che altro una immagine del neofascismo che risponde
a quella del destrismo filo atlantico e reazionario. Scrive infatti il Giannuli:
«Ma questo [di Vinciguerra, n.d.r.] è un ragionamento astratto: il fascismo fu
sconfitto definitivamente nel 1945 e i fascisti che scamparono si
riorganizzarono sviluppando strategie di sopravvivenza che scontavano una
qualche intesa con uno dei vincitori. La soluzione più comune fu quella di
entrare nello schieramento anticomunista, cercando di esserne l'ala più radicale
e militante nella speranza di tempi migliori. Questo scontava una subalternità
strategica ai "poteri forti", politici, finanziari, militari e di intelligence
"occidentali": vero, ma era anche l'unica realistica possibilità di
sopravvivenza che si offriva… D'altra parte il fascismo non ha mai dato prova di
grande spirito anticapitalistico: l'ambiguo anticapitalismo di San Sepolcro si
dissolse ben presto dopo la marcia su Roma», pagg. 221 e segg.
In questo caso, però, con il suo excursus storico il Giannuli non è stato molto
attento, sia perché ha dimenticato il fascismo repubblicano della RSI con le sue
rivoluzionarie riforme sociali, che ristrutturarono su basi socialiste tutta
l'economia nazionale, posero sotto controllo dello Stato il mercato azionario,
socializzarono su basi cooperativistiche il settore immobiliare e quello del
grande commercio alimentare e del vestiario e proposero una forma istituzionale
repubblicana, su basi presidenziali e nazionalpopolari, nella quale si cercò di
conciliare il principio della necessaria differenziazione delle capacità
gerarchiche con meccanismi elettivi che riducessero i guasti derivanti dalle
cosiddette "nomine dall'alto".
Insomma il Fascismo Repubblicano rappresentò una vera e propria rivoluzione
epocale che purtroppo non vide la sua piena attuazione solo per le contingenze
belliche. Non a caso tutte le riforme e le innovazioni della RSI vennero
immediatamente abrogate dal governo ciellenista post 25 aprile 1945 il quale,
dietro l'input degli Alleati e consenzienti i partiti di sinistra, riconsegnò lo
Stato, le Istituzioni e gli assetti sociali del paese al capitalismo liberista
di marca occidentale.
Vero però che con la morte di Mussolini, la fine delle Brigate Nere, della
Legione Muti e del fascismo di Pavolini, buona parte dei neofascisti si
indirizzò verso destra ed entrò subito in collusione con l'OSS americano nella
speranza di una rottura tra USA e URSS che consentisse a questi pseudo
neofascisti di essere utilizzati in funzione anticomunista e antisovietica.
Vi sono a questo proposito molti libri che illustrano come avvenne questo vero e
proprio "tradimento" dell'Idea e degli interessi nazionali (mettersi a
disposizione degli occupanti americani che avevano colonizzato l'Italia ed
avevano imposto trattati e condizioni che subordinavano il nostro paese agli
interessi occidentali era un vero e proprio tradimento della patria!), basta
citare due testi elaborati sulla scorta di evidenti documentazioni: G. Parlato
"Fascisti senza Mussolini" Il Mulino 1996 e M. Cereghinno, G. Casarubbea "Lupara
Nera", Bompiani 2009).
Ma se una manica di furbastri, attraverso una larga disponibilità di mezzi e
dietro evidenti manovre dei servizi americani, del ministero degli interni
democristiano, della massoneria e con la benedizione del Vaticano, riuscirono a
poco a poco a traghettare su sponde conservatrici e ultra atlantiche buona parte
dei reduci della RSI, dando poi vita al partito più bigotto, qualunquista e
reazionario della storia italiana (il MSI al quale seguirono gruppuscoli che non
erano altro che il MSI fuori dal MSI), non tutti i fascisti repubblicani
intrapresero la stessa strada.
Molti si ritirano in se stessi, altri entrarono a far parte di strutture
sindacali o in partiti di sinistra, altri ancora diedero vita a qualche giornale
(come "il Pensiero Nazionale"), o qualche gruppo minoritario, ma soprattutto
sorse la Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana
(FNCRSI). Certamente in via puramente teorica, c'è materia per discutere e
analizzare se certi personaggi, pur squalificati dal loro operato, possano o
meno definirsi "fascisti", visto che il fascismo nella sua storia passata e il
neofascismo in quella più recente, ha presentato vari aspetti eterogenei e di
diversa interpretazione ideologica che possono creare confusione ed anche in
questo campo, prima o poi occorrerà stabilire dei punti fermi e definire una
volta per tutte cosa si intende per Fascismo. Resta il fatto che quanto abbiamo
riscontrato nel MSI e nei gruppi alla sua destra, cosiddetti extraparlamentari,
anche sul piano ideologico nulla hanno a che spartire con il fascismo
repubblicano.
La storia della FNCRSI, presente in questo sito, è purtroppo poco conosciuta per
il semplice fatto che la Federazione per mantenersi fedele ai dettami e agli
ideali del fascismo repubblicano, per dover testimoniare con la presenza e
intransigenza la realtà di fascisti che nulla avevano a che spartire con il
putrido ambiente del destrismo neofascista, fu costretta a compiere la dolorosa
scelta di ridurre al minimo la pratica e l'agibilità politica. Del resto gli
anni '60 e '70 non consentivano certo una attività politica schiva di equivoci e
pericolose collusioni.
E veniamo così al secondo punto del libro del Giannuli che ci interessa
sottolineare per correggere una grave inesattezza, laddove nel suo "Bombe a
inchiostro" cita per l'unica volta la Federazione incorrendo nell'equivoco di
scambiarla con altre associazioni dal nome quasi uguale.
A pagina 143, infatti, riporta quanto segue: «Il 15 gennaio 1971 sul bollettino
della Federazione Nazionale Combattenti della RSI (presieduta da Borghese)
comparì un racconto di fantapolitica "Fantasmi a Roma" nel quale si parlava di
un preteso complotto contro lo stato».
Il Giannuli prosegue quindi ipotizzando che forse fu lo stesso Borghese,
attraverso la sua associazione, a lanciare un "avvertimento" a un misterioso
"chi di dovere" prima di fuggire dall'Italia.
Ora il Giannuli è comprensibile che non sapesse che il Borghese fin dal 1959 era
stato cacciato dalla Federazione e quindi non ne era affatto il presidente, che
la FNCRSI in un suo bollettino dell'ottobre 1970, precedente alla "notte
dell'Immacolata", quella del presunto Golpe, aveva chiaramente denunciato la
politica del Fronte Nazionale di Borghese, definendolo «… un Fronte di
cartapesta, che si regge (non si sa fino a quando) a suon di ottima carta
moneta. Portatore di nessuna idea, né vecchia né nuova, esso vorrebbe riesumare
uomini ed ambienti logori e squalificati, nel tentativo di allestire un
contraltare all'attuale classe dirigente. Siffatto coacervo di interessi, di
velleitarismi e di mal sopite libidini di potere raccoglierebbe adesioni nei più
disparati ambienti: da certo social-pussismo, a certi ambienti curialeschi, al
solito comandante, ai residui circoli monarchici, al MSI ed alle sue
organizzazioni parallele, alle varie avanguardie, gli ordini nuovi, le vere
italie, certi militari a riposo, una certa loggia; sarebbe nelle grazie di non
poche cosche mafiose e della destra DC» e rispetto agli intenti che questo
Fronte Nazionale si prefiggeva la FNCRSI era stata chiara e spietata,
affermando: «… L'iniziativa -che non può ovviamente avere nulla a che fare con
il Fascismo- ha galvanizzato numerosi ex-fascisti da tempo abbandonati a se
stessi in quanto ormai idealmente logori e sfiduciati e pronti quindi ad
abbracciare l'ignobile professione dei lazzari. Sarà certamente l'ultima loro
lazzaronata; l'iniziativa infatti è destinata ad abortire per intrinseca
incapacità politica degli eterogenei ispiratori e propugnatori. Ove però, per
una eccezionale quanto improbabile concomitanza di interessi interni ed esterni,
il "Fronte" riuscisse a dare qualche frutto, questo risulterebbe più
antifascista del sistema attuale. Starsene lontani quindi, oltre che ad una
imprescindibile opportunità politica, risponderebbe ad un preciso imperativo
morale».
Tutto questo probabilmente il Giannuli lo ignorava, però gli sarebbe bastato
leggere attentamente il racconto di fantapolitica da lui citato, "Fantasmi a
Roma", per rendersi conto che quell'articolo era una dissacrante denuncia di
quella che poteva considerarsi una pagliacciata, irridendo con nomi buffi e
fittizi, ma facilmente identificabili, quanti l'avevano organizzata e non era
perciò pensabile che il Borghese, a quanto si diceva, dopo aver rifilato ai suoi
seguaci la fregatura di smontare e far rientrare il Golpe all'ultimo momento, si
mettesse poi anche a irriderli e sputtanarli attraverso quel raccontino di
fantapolitica.
In effetti la FNCRSI negli anni '50, quando contava decine di migliaia di
iscritti soprattutto ex combattenti, era usa eleggere alla carica, puramente
rappresentativa di Presidente onorario, personalità di un certo carisma del
passato periodo repubblicano. Lo fu pertanto il maresciallo Rodolfo Graziani,
come lo fu il principe Valerio Borghese, personalità che, in ogni caso, non
potevano di certo definirsi "fascisti". Alla prova dei fatti accadde ovviamente
che prima o poi certe "magagne" sarebbero venute al pettine. Orbene, durante la
campagna elettorale del maggio 1958 il Borghese, il cui nefasto operare
politico, lo si sarebbe poi riscontrato negli anni successivi, attraverso il
quotidiano "Il Secolo d'Italia", invitò a votare per un candidato missista.
Venne ovviamente cacciato via dalla FNCRSI ed andò a costituire un altra
associazione dal nome similare, molto più adatta e consona per essere utilizzata
nel panorama politico del destrismo e per i ludi elettorali. Da qui l'equivoco
di Borghese presidente della Federazione.
Per il resto il libro del Giannuli merita di essere letto anche perché fonte di
aneddoti, notizie e analisi di grandissimo interesse storico.
Maurizio Barozzi
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