Dossier
N.A.T.O.
LA STORIA
L'ORGANIZZAZIONE
IL FINE POLITICO |
Premessa
Il discorso che intendiamo svolgere sulla NATO guardandola come uno strumento,
come un meccanismo, non può prescindere da un'introduzione chiarificatrice.
Svolgere un discorso tecnico sull'Alleanza, non è possibile e non è fruttuoso.
Non si può avere un'idea se essa sia un bene o un male semplicemente
esaminandone i caratteri e la struttura.
Le scelte sono politiche, non tecniche. La nostra opposizione alla NATO non è
motivata dall'analisi che abbiamo fatto, e che reca naturalmente, senza falsi
pudori di pretesa obiettività, ma anche, speriamo, senza partigianeria,
l'impronta delle nostre idee. La nostra opposizione si impernia nella concezione
opposta, inconciliabile, implacabilmente nemica di quella democratica, radicale,
americana. Contro il mito del progresso e della tecnologia, noi crediamo nella
forza eternamente risorgente dello spirito, contro l'obiettivo della
programmazione capitalistica noi crediamo nella libertà, contro l'appiattimento
delle coscienze nella narcosi consumistica, noi crediamo nella dignità e nella
responsabilità individuale; contro la massa, noi crediamo nel popolo. E, contro
l'apparente corso della storia, noi crediamo nell'Europa unita, spiritualmente
prima ancora che politicamente.
Quel che verremo sviluppando nelle pagine seguenti, quindi, è solo una serie di
constatazioni, di riflessioni, che aiutino noi e coloro che vivono la nostra
stessa problematica, a conoscere il proprio nemico, per imparare a combatterlo
vedendo come agisce e come ha agito e misurandone tutta la forza e la volontà di
combattere. Questo perchè l'arma psicologica di questo nemico nei nostri
confronti consiste nel seminare confusione, nel fare appello ai sentimenti che
ci sono comuni e che più apprezziamo, di modo che ad ogni attacco contro di lui
ci si possa accusare di averli lesi.
È inoltre necessario che siano ben chiari i limiti di questo lavoro.
Non pretende di abbracciare l'intero campo delle relazioni euro-americane, ma
vuol limitarsi ad introdurre un discorso sulla NATO, esaminando sotto questa
particolare prospettiva alcuni problemi economici, militari e politici che vi
attengono.
ANALISI DI UNA STRUTTURA
Preliminare ad ogni discorso sul valore e le conseguenze politiche della NATO è
un esame, sia pure sommario e affrettato, della struttura organizzativa
dell'Alleanza.
Dopo la vittoria alleata sulla Germania, nel clima internazionalistico che aveva
portato alla costituzione delle Nazioni Unite, si moltiplicarono in tutto il
mondo le iniziative tendenti a superare lo spinoso problema sollevato
dall'articolo 26 della Carta delle NU, che prevedeva l'istituzione di una forza
armata sopranazionale ed il controllo degli armamenti; tali iniziative avevano
il compito di evitare pericolose ingerenze e di eludere l'invito al disarmo,
sostituendo all'esercito mondiale sistemi regionali di alleanze. Nel marzo 1947
veniva parafato a Dunkerque il trattato anglo-francese «di alleanza e di
reciproca assistenza», mentre il Patto di Rio del 17 marzo 1948 rivelava
chiaramente il ruolo che gli Stati Uniti erano ormai decisi a sostenere nel
mondo, uscendo dal loro splendido isolamento dell'anteguerra. Lo stesso giorno,
a Bruxelles, veniva concluso il Trattato dell'Unione Europea Occidentale tra
Francia, Inghilterra e paesi del Benelux, che all'art. 4 prevedeva la mutua
difesa in caso di aggressione. Le prime riunioni dell'Organizzazione dell'UEO si
svolsero alla presenza di osservatori canadesi e americani, che fornirono
ingenti aiuti militari e finanziari Dopo meno di tre mesi il senatore Vanderberg
faceva approvare dal Congresso una risoluzione in cui il governo americano
decideva di compiere gli opportuni passi per la conclusione di un accordo coi
cinque dell'UEO. Il colpo di stato a Praga e il blocco di Berlino, di fresca
data, sconvolsero la mente dei dirigenti occidentali. Il grande «Orso russo» si
avvicinava, ma il sorridente Zio Sam era pronto a difendere ancora una volta i
cugini di vario grado della sua discutibile parentela europea.
Nel luglio 1948 arrivavano a Washington i Rappresentanti dei paesi dell'UEO e
del Canada, e dopo un intenso lavoro, nel settembre si erano gettate le basi
dell'Alleanza. Il 16 marzo del '49 si aprivano le porte della Alleanza a
Danimarca, Islanda, Norvegia, Portogallo e Italia, che con gran gioia vi
aderirono, firmandola il 4 aprile alla presenza di Truman.
Il Trattato dell'Atlantico del Nord è composto da un "Preambolo", che contiene
generici rinvii alla Carta dell'ONU, da 14 capitoli, di cui alcuni assai
importanti per gli obblighi giuridici che comportano, e di due protocolli di
adesione, quello della Grecia e Turchia firmato a Londra il 22 ottobre 1951, e
quello della Repubblica Federale Tedesca, firmato a Parigi il 23 ottobre 1954.
In base al principio della «mutua difesa», subordinato al rispetto dei princìpi
informatori delle Nazioni Unite riguardo alla pace e alla sicurezza (Capo VIII
della Carta NU), gli articoli 1 e 7 del Trattato fanno un espresso rinvio
all'organizzazione internazionale.
Gli articoli 3, 4, 5, 6 specificano i «casus belli» (attacco armato) e le
ritorsioni da adottarsi da parte degli alleati contro l'aggressore di uno di
essi. Gli art. 8 e 10 disciplinano i rapporti con gli altri Stati, che possono
essere invitati a far parte dell'Alleanza purché vi sia unanime parere
favorevole. Gli art. 12 e 13 fissano i termini di revisione (dopo dieci anni) e
di recesso con un anno di preavviso al governo degli Stati Uniti (dopo venti
anni).
Negli altri articoli si stabiliscono varie norme protocollari da cui si evince
il ruolo di vertice attribuito al Governo degli USA per quanto attiene alle
norme procedurali (art. 11, 10, 13, 14).
Infine l'articolo 9 istituisce il Consiglio dell'Atlantico del Nord, nucleo
della futura organizzazione e Organo supremo dell'Alleanza, con compiti
piuttosto limitati, cioè «di esaminare le questioni concernenti l'applicazione
del Trattato».
Data questa limitazione dei compiti del consiglio, che sono stati precisati
dalle Convenzioni di Londra sullo Status delle forze armate e di Ottawa sullo
status dell'organizzazione nel loro carattere puramente amministrativo e
arbitrale, risulta dal contesto del Trattato il fatto assai strano, in
apparenza, che manchi totalmente l'organo fondamentale di decisione politica.
Ciò ha una duplice spiegazione; la prima, di carattere puramente giuridico, è
che il Trattato del Nordatlantico trova applicazione come patto regionale di
difesa solo nell'abito delle Nazioni Unite, di cui in teoria non sarebbe altro
che un braccio esecutivo; l'altra, assai più aderente al vero, è che sono gli
Stati Uniti a servirsi delle strutture create in seno alla NATO, per imporre ai
loro alleati le loro scelte di carattere politico. Nel fatto, il Consiglio
dell'Atlantico del Nord non ha mai preso decisioni di carattere politico. I
rapporti fra i singoli stati e l'alleanza non sono stati mai portati
direttamente al Consiglio, ma sono stati risolti con accordi bilaterali più o
meno ufficiali fra i singoli governi e quello degli Stati Uniti. Perfino la
conclusione dell'ormai superato Patto Franco-Tedesco è stata frutto di incontri
bilaterali al di fuori dell'Alleanza.
Tutte le decisioni politiche adottate dal Consiglio (compresa quella del '57 di
costruire depositi di armi nucleari e congegni balistici messi a disposizione
del comandante supremo dell'Europa) erano già state prese in precedenza dal
Governo Americano.
Come risulta dagli allegati la NATO si compone di una duplice struttura,
militare e civile, dove la prima è posta formalmente alle dipendenze e al
controllo della seconda, mentre di fatto i rapporti sono assai più elastici.
L'Organo supremo, il "Consiglio dell'Atlantico del Nord", è composto dai
Rappresentanti degli Stati membri, che in origine potevano essere solo i
ministri degli Affari Esteri, riuniti in sessioni ordinarie annuali e
straordinarie. Nel 1950 era stato creato a Londra il "Consiglio dei Supplenti",
organismo permanente in cui ogni Stato era rappresentato da un proprio delegato.
Nella sessione di Lisbona, del '52, la composizione del Consiglio del
Nordatlantico fu variata, trasformandolo in organismo permanente con la
soppressione del Consiglio dei Supplenti. In seno al Consiglio la rappresentanza
nelle sessioni ministeriali è assunta dai ministri degli Esteri oppure dai
ministri di volta in volta competenti (Difesa, Finanze, ecc.), o dallo stesso
capo del Governo nei casi più gravi; negli intervalli funzionano i
Rappresentanti dei vari stati assistiti da una Delegazione composta da esperti
dei vari settori e di consiglieri. L'innovazione principale della riforma del
1952 è stata quella di aver svincolato il funzionamento dell'organo dalle
qualità dei rappresentanti convocati, riconoscendolo validamente insediato sia
nelle sessioni ministeriali che in quelle a livello dei rappresentanti
permanenti. Al consiglio sono devolute responsabilità finanziarie e civili,
finanziando i Quartieri Generali e i Comandi e le infrastrutture, oltre ad un
bilancio per l'autorità civile.
Assai più importanti anche se meno appariscenti sono gli Enti istituiti a più
riprese dal Consiglio del Nord Atlantico e che formano la struttura civile
dell'Alleanza. In conformità coi principi dell'art. 2 del Trattato, che
insistono sulla collaborazione economica, finanziaria e politica dei Paesi
membri, si è costituito il "Segretariato Internazionale", presieduto dal
Segretario Internazionale (attualmente Manlio Brosio, con compiti onorifici,
come quelli di Fanfani all'ONU), che è anche Presidente delle sessioni del
Consiglio del Nordatlantico.
Le denominazioni degli Uffici in cui si ripartisce il Segretariato sono assai
chiare sulle competenze di quest'organo; Divisioni Affari Politici, Affari
Economici e Finanziari, Produzione e Logistica, Uffici dei Piani Civili
d'Urgenza, Servizio del Controllo Finanziario.
Dal Segretariato dipendono attualmente 21 Comitati permanenti e vari comitati
«ad hoc», istituiti di volta in volta, che si interessano di vari problemi. Ogni
Comitato è composto dai Rappresentanti degli Stati membri competenti per quella
materia, e l'insieme dei rappresentanti di ciascuno stato presso i comitati
costituisce la Delegazione Permanente di quello stato presso il Consiglio del
Nordatlantico.
Se si esaminano le denominazioni dei vari comitati, elencante nell'appendice, si
avrà una misura dell'organizzazione tentacolare della NATO; non ci sono settori
di importanza vitale per l'efficienza bellica e politica di uno stato che non
siano oggetto di studi e ricerche da parte dei "Council Committees"; la
formazione del bilancio nazionale è controllata da vicino dal Servizio del
Controllo Finanziario facente capo al Segretariato, giacché tale Servizio ha il
compito di sovrintendere l'esecuzione del bilancio comunitario approvato dal
Consiglio. Il volume di tale bilancio è notevole, se si pensa che il programma
decennale 1951-1961 per le sole infrastrutture militari (Quartieri Generali,
Comandi, Caserme, Basi aeronavali, sistemi di avvistamento elettronico, Enti
comuni ecc.) ammontò a più di mille miliardi di dollari, cui gli USA avevano
partecipato col 31%, la Germania col 17, la Francia col 13, l'Inghilterra con
l'11, il Canada col 6, il Belgio e l'Italia col 5, e gli altri paesi con
percentuali minori.
Importanti segreti industriali e politici europei possono essere conosciuti
dagli Stati Uniti, tramite i loro rappresentanti presso i Comitati dei
Consiglieri Economici, della Produzione e Armamenti, dei Piani Civili
d'Emergenza, del Bilancio Civile, del Bilancio Militare, per le Materie Prime
Industriali, per il Carbone e l'Acciaio, per l'Alimentazione e l'Agricoltura
ecc.
I Comitati non hanno potere decisionale, ma sono organi consultivi del Consiglio
del Nordatlantico ed eseguono le sue deliberazioni, con notevoli ingerenze nelle
attività dei singoli stati. Organizzazioni come il MEC, la CECA, l'EFTA, il
Benelux, sono esposte a controlli e direttive che ne mutilano gravemente il
valore di riscossa europea che in teoria potrebbero avere.
Chiunque abbia solo un'infarinatura di problemi economici capisce bene
l'importanza per un governo come quello americano, che tanto pesantemente
effettua interventi economici in Europa, di conoscere a fondo i problemi
economici dei singoli stati europei e influenzarne le decisioni in base alle
direttive del Consiglio e dei Comitati.
Con la scusa di un'alleanza imposta, gli Stati Uniti realizzano ogni giorno di
più l'integrazione economica fra i mercati europei e quello americano.
Il posto preminente nell'offensiva economica è riservato naturalmente agli
investimenti di capitale, che alla fine del 1965 ammontavano a 24 miliardi di
dollari, con ritmi annui medi di incremento del 10-12%, mentre gli investimenti
di capitale europei in USA ammontavano a soli 5 miliardi, con ritmi di
incremento pari a zero. Sono circa 300 le Compagnie americane che hanno propri
investimenti nei paesi del MEC; imponente è il fenomeno delle ditte
automobilistiche, che controllano il 30% dei mercati di sbocco in Europa, mentre
l'IBM e la General Electric controllano il 65% delle macchine elettroniche sul
mercato europeo. Tremila ditte americane hanno preso piede in Italia con un
capitale di 600 miliari di lire e controllano la maggior parte delle ditte
italiane o italo-americane. Sulla penetrazione economica americana in Europa si
potrebbero portare centinaia e centinaia di dati, e molto resterebbe ancora
occulto. Ed è indubbio che in questo fenomeno le strutture economiche della NATO
esercitano un compito notevole, fornendo dati assai preziosi. Solitamente si
ammette da parte di tutti, anche dei sostenitori dell'alleanza, tale realtà; ma
si replica con l'argomento che si tratta delle necessità derivanti dalla
collaborazione economica e dagli scambi internazionali. In questo discorso
evidentemente si danno per scontati i motivi di carattere politico ed ideologico
su cui riposa l'alleanza, né saremo noi a tirarli in ballo, convinti come siamo
che è perfettamente logico e coerente che demo-laburisti e radicali come gli
uomini che compongono la classe dirigente europea appoggino la patria della
democrazia radicale, che è l'America, e che anzi nelle punte più avanzate e
folcloristiche vagamente libertarie e progressiste protestino perchè l'America
non è abbastanza americana: tuttavia ci sembra che anche a voler limitare il
discorso ai soli problemi economici, l'Europa non tragga molta convenienza da
una integrazione in cui gli investimenti di capitale sono americani, e la mano
d'opera e le materie prime sono europee, tenendo anche conto che questa
integrazione assume strani caratteri Gli Stati Uniti, infatti, tengono distinti
fin dove possibile i vari mercati; quello interno (cinture protezionistiche,
difficoltà d'immigrazione sa non di personale qualificato), quello europeo e
quello asiatico, e sviluppano una potente rete di trust abilmente mascherata,
che ha prevalentemente compiti di finanziamento dei vari mercati.
Il discorso si allargherebbe troppo se volessimo anche sviluppare alcuni dei
molteplici problemi economici che abbiamo toccato di volo, e finirebbe per
portarci fuori del nostro assunto, che resta quello di esaminare dal di dentro
la discussa struttura di un'alleanza ancora più discussa, attraverso la quale si
realizzano molti degli obiettivi politici americani in Europa.
L'APPARATO MILITARE
Se la sudditanza ed il controllo finanziario ed economico degli USA nei
confronti dell'Europa si svolgono per vie intermedie, assai più stretti appaiono
i vincoli militari.
Organo supremo di direzione militare è il "Military Committee", composto di
tutti i Capi di Stato Maggiore della Difesa dei paesi membri (ad eccezione
dell'Islanda, rappresentata da un civile), il cui compito è di ragguagliare il
Consiglio in materia militare, formulare raccomandazioni, impartire direttive e
fornire pareri. Il suo compito è puramente illusorio, in quanto si riunisce due
volte l'anno, cosa che per un Alto Comando militare è semplicemente assurda.
Permanente è invece lo "Standing Group", che è l'organo esecutivo del consiglio
militare, composto da tre soli ufficiali, cioè i CSMD degli Stati Uniti, della
Gran Bretagna e della Francia. Accanto allo Standing Group funziona il "Comitato
Militare in Sessione Permanente", composto dai vari rappresentanti dei Capi di
Stato Maggiore. Si tratta però di un organismo privo di effettivo valore, in
quanto le decisioni a tutti i livelli sono prese dallo Standing Group, che
impartisce direttive ai Comandi Supremi della Nato, coordina i loro piani ed è
il superiore organismo verso cui i Comandi debbono rispondere. Il collegamento
fra il Consiglio dell'Atlantico del Nord e il Gruppo Permanente è assicurato da
un Rappresentante del Gruppo (SGREP) che risiede a Bruxelles presso il Consiglio
stesso.
Lo SG è competente a fissare le dottrine militari dell'Alleanza e ad elaborare i
piani di massima dei Comandi Supremi che ne dipendono e in base ai quali si
strutturano le forze armate dei paesi membri.
Dipendono direttamente dallo SG il "NATO Defense College", che ora ha sede a
Roma e che prima risiedeva a Parigi, frequentato da alti ufficiali di grado non
inferiore a quello di colonnello e da funzionari civili, per le ricerche e gli
studi attinenti la NATO, e vari uffici di carattere militare, come il Comitato
di Coordinamento delle Trasmissioni Militari Europee (EMCCC) di Bruxelles,
quello delle Frequenze Radio (ERFA) di Londra, ecc., che sono assai importanti
per quanto riguarda il controllo delle forze armate dei paesi membri, in quanto
consentono di controllare le comunicazioni.
Assai importanti sono infine il Gruppo Consultivo ricerca e Sviluppo Aeronautico
(AGARD) di Bruxelles, che si sta attivamente operando per far fallire il
progetto MRCA 75 (di cui parleremo più avanti), e l'Ufficio di Standardizzazione
Militare (MAS), costituito a Londra nel 1951, e composto dai soli rappresentanti
di USA, GB, Francia e Canada, i paesi cioè, che dispongono di una vera e propria
industria bellica, al fine di far procedere la standardizzazione del settore
delle procedure e dei materiali con le conseguenze che esamineremo meglio nel
paragrafo seguente.
Dallo SG del MC, dipendono tre comandi supremi (Europa, Atlantico, Manica), il
Comitato della Manica e il Gruppo Strategico Regionale Canada-Stati Uniti.
Rimanderemo ad altro paragrafo l'esame dei motivi che portarono alla formazione
del Comando Supremo dell'Europa (SACEUR) e alla situazione precedente; per
adesso ne esamineremo la struttura. Comandante in Capo delle Forze alleate
dell'Europa è un Generale americano, attualmente Andrew J. Goodpaster, il quale
ha assunto le funzioni nel luglio 1969, in sostituzione di Lyman L. Lemnitzer:
egli è contemporaneamente il comandante supremo delle forze americane in Europa.
Per notizie dettagliate sulla struttura del SACEUR rimandiamo il lettore agli
Allegati. Ci limiteremo qui a dire che il Vice Comandante in Capo è un ufficiale
inglese, mentre il Capo di Stato Maggiore è pure americano.
Possono essere invece europei i Vice Comandanti in Capo per la guerra marittima
e per le forze aeree, e alcuni dei vice capi di stato maggiore, ma di fatto
questi comandi sono stati esercitati quasi sempre da ufficiali americani e
britannici o canadesi.
«Il Comando Alleato -scrive in una lettera aperta ai giornali pubblicata da
"Paese Sera" il Gen. SA in p. aus. Nino Pasti- è oggi costituito alla sua
sommità da tre soli generali, due americani, il Comandante Supremo ed il Capo di
SM, ed uno inglese, il Vice Comandante Supremo, senza nessun rappresentante
europeo continentale». Infatti, prosegue il Gen. Pasti, nell'autunno del 1966 i
paesi dell'alleanza, fra cui l'Italia, accolsero favorevolmente la proposta di
sopprimere l'unico posto dello SHAPE riservato ad ufficiali europei, quello di
Vice Comandante Alleato per gli Affari Nucleari, occupato allora proprio dal
Gen. Pasti.
Da SACEUR dipendono un Quartiere Generale delle Forze Alleate (SHAPE), dislocato
prima a Parigi e dal '67 a Chièvres Casteau, 50 km. a sud di Bruxelles; composto
da vari uffici (da notarsi il Reparto Economico e Finanziario, quello dei
Programmi NATO e quello dei Piani e Orientamenti Programmatici), una Forza
Mobile alleata (AMF) di stanza prima in Norvegia poi in Turchia, e composta di
reparti dei vari paesi NATO (oggi è al comando del Gen. Brig. Li Gobbi, Medaglia
d'Oro della Resistenza; l'Italia vi partecipa col Gruppo Tattico Alpino
Elitrasportato "Susa"), e vari Comandi integrati; Nordeuropa, Europa Centrale
(da cui dipende oltre un milione di uomini), Europa Sud e Mediterraneo.
Il primo, Europa Nord, che dispone dei Comandi della Norvegia e del Baltico, è
posto sotto la direzione di ufficiali danesi e norvegesi, pur essendo costituito
per metà da truppe tedesche basate nello Schleswig-Holstein; il Comando
Centrale, con sede ad Aquisgrana, dove si trova pure il Comando dell'Esercito
USA in Europa, è esercitato da ufficiali americani: dispone di due armate; del
Nord (sotto comando britannico) e del Centro (sotto comando americano) i cui
comandi sono dislocati nelle stesse città tedesche in cui sono sistemati i
British Army of Rhine e della 7th Army, di due forze aeree, la 2a sotto comando
britannico e la 4a sotto comando americano. Su oltre un milione di uomini che ne
dipendono, solo 250.000 sono americani, 20.000 Canadesi e 60.000 inglesi; gli
altri due terzi sono tedeschi, belgi e olandesi.
Anche i Comandi dell'Europa del Sud e del Mediterraneo sono sotto Comando
americano, mentre solo alcuni dei Comandi minori dipendenti da questi sono
esercitati da ufficiali italiani, greci e turchi.
Oltre ai Comandi e ai Quartier Generali, i paesi europei ospitano truppe
americane e britanniche, che godono di speciali immunità e privilegi, stabiliti
dalle Convenzioni di Ottawa e di Londra, firmate nel 1951; si hanno due distinti
regimi giuridici, uno per il personale (civile e militare) dipendente dagli
organi civili dell'alleanza, e l'altro per il personale (militare e civile)
dipendente dagli organi militari. Facilitazioni di ogni genere, immunità dalla
giurisdizione civile e penale, esenzioni e privilegi accordati al personale
dell'alleanza e ai familiari completano il quadro.
Dal punto di vista giuridico, dopo il 1954, le forze dei Paesi NATO furono
divise in tre categorie :
* Assigned Forces: sono le forze poste sotto comando integrato fin dal tempo di
pace; comprendono, ad eccezione di quelle francesi, tutte o quasi le forze
operative strategiche e tattiche europee la 7th Army e la British Army of Rhine,
oltre alla 17th USAF.
* Earmarked Forces: forze che saranno assegnate in caso di guerra (alcuni
reparti formati in caso di mobilitazione).
* Forze sotto comando nazionale: sono tali tutte le forze armate francesi e le
forze territoriali, di polizia e di difesa civile dei paesi europei, oltre al
resto delle forze americane.
In tal modo gli Stati non possono disporre di forze autonome, perchè tutte
quelle che abbiano un qualche valore bellico sono poste sotto Comando americano,
mentre restano a disposizione dei Governi nazionali solo le infrastrutture
Territoriali, le forze per la Difesa Aerea e la Difesa del Territorio, e le
forze mobili di polizia e gendarmeria, oltre alla Difesa Civile.
Il personale civile e militare distaccato presso i Comandi e gli Enti della NATO
riceve stipendi americani in dollari, il che contribuisce a creare una grave
frattura fra i fortunati ufficiali che riescono ad esservi assegnati, e i poveri
mortali costretti a trascinare tutta la vita presso i corpi e gli enti del
proprio paese. Una vera mafia e un allegro mercato nero, assai superiore in
volume a quello effettuato dal Vaticano in Italia, vede come protagonisti i "P.
Ex." (negozi per il personale americano all'estero, in cui si praticano prezzi
scandalosamente bassi con esenzioni fiscali) e tutta la rete di magazzini,
depositi, ecc. delle truppe americane e dei comandi NATO. Nelle sfortunate città
sede di comandi o di truppe americane o NATO, i prezzi altissimi per i servizi
comuni, fissati dagli speculatori locali, la piaga della prostituzione, la
delinquenza, la corruzione a tutti i livelli costituiscono una vera calamità.
Gelosie e invidie dividono i soldati del servizio normale e quelli assegnati ai
Comandi NATO, che godono di comodità veramente scandalose, se si confrontano con
i disagiati servizi delle caserme normali; per i trecento fortunati «sciacquini»
della FTASE di Verona, una bottiglia di wisky e due stecche di sigarette al
mese, campi di tennis, piscine, bagni in marmo con rifiniture cromate, camerette
a quattro letti e cuochi civili d'alta classe, costituiscono un contrasto troppo
stridente con le finestre senza vetri, i «cessi» senza porte, i letti senza
lenzuola e con materassi indescrivibili e il vitto immangiabile delle altre
caserme italiane.
Poche persone sono così candide, fra quelle che vivono in una di queste città,
da non aver comprato sottobanco e senza una lira di dazio apparecchiature
fotografiche costosissime, equipaggiamenti militari fra i più lussuosi, pezzi di
ricambio e accessori per automobili, carburante o benzina, liquori o altri
generi, giacché agli americani di stanza in Europa arriva «tutto», ma proprio
tutto, dai lacci delle scarpe alla fuoriserie. E chi è stato in Germania nella
cinquantina di città che «hanno l'onore di ospitare una gloriosa guarnigione
americana», ha potuto constatare di persona con quanta grazia essa «insegni la
modestia alle fanciulle, accarezzi le spalle a qualche marito, e alleggerisca la
fatica della vendemmia ai contadini».
L'obiettività impone peraltro di dire che gli sforzi della "Military Police" per
mantenere l'ordine sono notevoli.
COLONIALISMO MILITARE
Il fenomeno di cui intendiamo parlare in questo paragrafo, non si esaurisce
nella struttura della NATO. Nei paragrafi precedenti abbiamo visto come funzioni
a livello decisionale la soggezione dei paesi europei agli USA sul piano
politico e militare; esamineremo qui brevemente alcune delle questioni connesse
con la politica economico-militare americana nei confronti dell'Europa, politica
che si realizza principalmente attraverso la NATO, ma anche attraverso altri
canali.
Dal punto di vista delle realizzazioni, di primo acchito sembrerebbe che esse
siano imponenti; dalle dodici divisioni (una americana) e dai 400 aerei di
stanza nell'Europa Centrale nel 1950, si è oggi passati a trenta divisioni
moderne (sei americane), e il programma delle infrastrutture, con spesa di tre
miliardi di dollari alla fine del 1964, è stato sostenuto principalmente dagli
USA (31%) e dalla Gran Bretagna (11%). È costato invece un po' caro alla
Repubblica Federale (17%), quando si pensi che, oltre a mantenere un elefantiaco
esercito, di dubbia efficienza operativa al di fuori degli schemi NATO, essa è
costretta a pagare le tre divisioni britanniche stanziate sul suo suolo.
Comunque, quei tre miliardi furono ripartiti così: uno per la costruzione di
basi aeree, passate da 20 nel 1950 a 160 nel '59 a 220 nel '65; 450 milioni di
dollari per le telecomunicazioni, con 43.000 km. di linee terrestri, cavi
sottomarini e circuiti radio; 325 milioni per le installazioni elettroniche di
difesa aerea, 250 milioni per le postazioni di missili antiaerei del tipo "Hawk"
e "Nike", e 225 per le installazioni sotterranee dei comandi e le basi navali.
Se si pensa all'imponenza di tali realizzazioni, come la costruzione della Base
Aerea di Ramstein costata 70 milioni di dollari, o la rete di comunicazione del
Comando Alleato Europeo Sistema Troposferico Scatter, realizzata nel 1963 sulle
linee Parigi-Isole Shetland, Parigi-Turchia e Oslo-Norvegia del Nord, del costo
di 75 milioni di dollari, si ha un'idea dei mezzi messi a disposizione
dell'Alleanza. Nel 1962 erano in esercizio 7.800 degli 8.600 km. di oleodotti
previsti per il trasporto di combustibili, con 250 stazioni di pompaggio e 25
installazioni per superpetroliere, con circa due milioni di metri cubi di
serbatoi, il tutto realizzato sotto il controllo del "Comitato NATO degli
Oleodotti" e di vari organismi regionali; infine, sotto il controllo degli
Uffici Elettronici e del Comitato per la Difesa Aerea, è stata data vita al
progetto NADGE (NATO Air Defence Environment), del costo di 300 milioni di
dollari, che si estende dall'estremo nord norvegese alla Turchia, con la sola
eccezione della penisola italiana in cui peraltro funziona il SIDA (Sistema
Integrato Difesa Aerea) basato a Pratica di Mare, per l'avvistamento elettronico
aereo di eventuali attacchi del Patto di Varsavia e la risposta immediata delle
postazioni contraeree e dell'intercettazione.
Ma qual'è la realtà che si nasconda dietro tutte queste belle realizzazioni?
Funziona tutto? Sì, funziona tutto, ma solo quando gli ufficiali americani che
vi sono preposti lo desiderano. Il sistema di avvistamento NADGE non registrò
nulla la notte sul 21 agosto 1968, quando quattrocento aerei del Patto di
Varsavia e duemila carri armati varcarono la frontiera cecoslovacca.
Il motivo? È assai semplice. Gli americani sapevano già da lungo tempo che vi
sarebbe stata la invasione russa e naturalmente non avevano alcun interesse a
che la cosa si sapesse mentre era ancora in corso. A cose fatte, parlarono di
misteriose misure elettroniche russe capaci di neutralizzare un sistema come
quello NADGE. (1)
I begli aeroporti, gli oleodotti, i bunker, le basi navali, le caserme, quale
altro scopo hanno se non quello di ospitare le truppe americane venute ad
occupare l'Europa? Gli USA hanno speso per l'Europa meno di un miliardo di
dollari in dieci anni, e hanno costretto i loro alleati europei a spenderne due
per costruzioni che non saranno per loro di alcuna utilità, finché le sentinelle
americane staranno a presidiarle.
La cifra spesa dall'America è irrisoria, se si pensa che nel solo 1966 gli USA
avevano speso il 50% del loro bilancio (pari all'8% del reddito nazionale), cioè
56,6 miliardi di dollari in cifra tonda, per la difesa, e che nel 1967, a causa
della guerra del Vietnam, tale cifra era salita a 73,1 miliardi di dollari (pari
al 9,2% del reddito nazionale), e che era pronta a tirarne fuori 400 in cinque
anni per mettersi al sicuro dagli attacchi nucleari intercontinentali col
progetto "Defender".
Assai più consistente appare invece quel contributo del 17% tedesco al programma
di infrastrutture europee, quando si pensa che la Germania Federale si è
ricostituita un nucleo di esercito solo fra il 1956 ed il 1957, e che spende per
le forze armate dal 5,5 al 6% del suo reddito nazionale (4,35 miliardi di
dollari nel '66).
La realtà è un'altra, e si chiama «colonialismo militare ». Gli Stati Uniti
fissano, attraverso l'Alleanza, che controllano, i programmi militari, e
attraverso vari organismi della NATO, scelgono il tipo di armi e di materiali
che necessitano ai loro alleati. Ciò consente di conseguire i seguenti
obiettivi.
1 - Determinare il tipo, la struttura, l'organizzazione e i compiti delle forze
europee, impedendo che queste possano esulare dagli schemi che fanno comodo agli
Stati Uniti (vedremo come solo la Francia sia parzialmente riuscita a sottrarsi
a tale condizionamento).
2 - Controllare le industrie belliche europee, senza gettarle sul lastrico, ma
bloccandone ogni slancio creativo col sistema delle «licenze».
3 - Recuperare i costi dei materiali obsoleti vendendoli ai paesi satelliti o
anche regalandoli, ma vincolando in tal modo i donatori all'acquisto a caro
prezzo di parti di ricambio.
4 - Organizzare la produzione bellica di alcuni paesi satelliti (es. Canada e
Gran Bretagna) in maniera che essa venga ad essere complementare a quella
americana.
5 - Impadronirsi degli scienziati, tecnici e progettisti europei per farli
lavorare per gli USA e impedire al tempo stesso che possano venir utilizzati
dalle industrie rispettive.
Grazie ai trattati di sudditanza esistenti, non solo di carattere militare come
la NATO o il "Trattato di Non Proliferazione", ma anche di natura commerciale ed
economica e alla distruzione di alcune industrie pesanti europee durante la
guerra, gli Stati Uniti costringono i paesi europei a comprare quasi come nuovi
i «ferri vecchi» americani, cioè quelle armi che non sono più giudicate di prima
qualità. Grazie a tale sistema l'industria bellica USA può ricuperare
interamente i costi, e praticare prezzi di favore alle forze armate del proprio
paese, realizzando nel contempo il risultato di vincolare i paesi alleati al
sistema di cui fanno parte, per via della fornitura di parti di ricambio.
Non dissimile da questo sistema e quello delle cd «costruzioni su licenza», per
cui, in cambio di concessioni di ordine economico e politico e dietro pagamento
delle privative industriali, l'industria bellica americana concede la licenza di
costruire armi o parti di armi o di ricambio di progettazione USA alle industrie
locali; in tal modo si tengono occupati gli operai, ma si impedisce alle
industrie di effettuare ricerche e progetti originali, vincolandole per anni e
anni ad una produzione spesso superata dalla rapida obsolescenza tecnica. Questo
sistema consente anche manovre di carattere finanziario, per esportare la crisi
economica che periodicamente travaglia il mercato americano e riequilibrarlo;
John Kennedy, per salvare il dollaro, riuscì, negli anni 1965-66 ad imporre ai
paesi alleati l'acquisto di un gran numero di armi (tra cui i tanto discussi
carri M. 60A1 e gli aerei F. 104G), pagate in valuta pregiata, il che permise di
rivalutare la bilancia dei pagamenti americana. Circa le dimensioni di tale
fenomeno, possiamo riferire la non sospetta testimonianza del Sottosegretario
alla Difesa USA, Henry J. Kuss, il quale dichiarò nel 1966 che nel solo ultimo
quadriennio le operazioni e gli ordini di armi americane avevano superato i 9
miliardi di dollari. Tale somma corrisponde a quella che gli USA spesero nel
1966 per il mantenimento delle loro truppe d'occupazione nei paesi alleati
(NATO, CENTO, SEATO). In tal modo gli Stati Uniti si fanno pagare
abbondantemente per la «protezione» che offrono. Ricordiamo infine che ogni anno
i Tedeschi acquistano in America armi per 700 milioni di dollari, pari al 18%
del loro bilancio militare.
Di tutte le industrie dei paesi NATO, le uniche che abbiano un certo valore,
oltre a quella americana, sono quella britannica e quella canadese, per più
versi collegate fra loro e con quella americana, e quella francese.
Le fabbriche d'armi e materiali bellici e strategici tedesche e italiane
costruiscono prevalentemente su licenza. Quando si pensi che la piccola Israele
possiede un'industria bellica in grado di costruire 400 articoli bellici, fra
cui 40 tipi di armi e 70 esplosivi, e che la sua industria aeronautica dà lavoro
a 12.000 operai, l'industria «aerospaziale» italiana, con i suoi 11.000
dipendenti attuali, in confronto dei 200.000 che aveva nel 1940, appare ben poca
cosa.
Su 19 mitragliatrici in servizio negli eserciti NATO, sette sono di costruzione
americana, due inglese, due francesi, due tedesche, due danesi, quattro belghe;
solo cinque, tutte americane, sono state adottate dalla NATO (ed una sola è
ancora in servizio presso l'esercito americano).
Su dodici mortai, tre sono americani, gli unici adottati dalla NATO, e gli altri
sono tre per la Francia, tre per l'Inghilterra e tre per la Germania; su
ventitre tipi di armi anticarro di vario genere, otto sono americani;
quattordici su ventiquattro cannoni e pezzi semoventi sono americani, e così
sette su dieci missili terra-terra. Su cinquantuno carri armati, veicoli
cingolati e semicingolati e trasporto truppe, ventuno (i più diffusi), sono
americani. Su cinquantatre aerei, ventisei pure sono americani.
Si tratta, manco a dirlo, delle armi raccomandate dall'Ufficio per la
Standardizzazione Militare (MAS) che è dislocato a Londra, vicino all'influenza
delle grande industrie americane e britanniche, e composto di rappresentanti
degli USA, Canada, Francia e Regno Unito. I lavori di coordinamento della
produzione dei vari paesi sono effettuati dal Comitato Produzione e Armamenti;
per ancorare importanti settori della difesa nazionale a certi sistemi di armi,
si crearono vari organismi, come nel 1955 la "Organisation de la production de
l'engin Hawk" (difesa aerea) che riunisce Francia, Germania, Italia, Belgio e
Olanda per la produzione di un missile contraereo di progettazione americana; ad
Oberhuldingen in Germania è stata creata l'organizzazione per la produzione
degli F 104G, l'aereo ribattezzato dai piloti tedeschi «la bara volante» per il
gran numero di incidenti (oltre un centinaio, molti mortali); nel 1958 infine è
stata creata la "Agence d'Approvisonnement et d'Entretien", per curare
l'approvvigionamento dei materiali e dei pezzi di ricambio americani. Come si
vede, il «servizio a domicilio» dei ferri vecchi americani non lascia a
desiderare!
Con molta arguzia il generale Ailleret, realizzatore della "Force de Frappe"
francese, ha definito l'America l'«Arsenale delle Democrazie», in quanto
«generosamente» mette a disposizione di queste il suo potenziale bellico.
Naturalmente, non sempre le ciambelle riescono col buco. La Germania e
soprattutto la Francia hanno concepito e prodotto armi perfette che sono un
successo; per non citare che gli esempi più clamorosi, basti pensare ai carri
AMX 30 "Turenne" e al "Leopard", oppure alla serie dei "Mirage III" che la
Francia vende in tutto il mondo; ma anche nel campo delle armi controcarro,
contraeree, delle armi leggere, del materiale del genio e dei veicoli cingolati
e degli esplosivi si sono fatti dei miracoli. Ma quando si tratta di vendere
queste armi a paesi in grado di ordinarne grossi quantitativi, quando cioè la
concorrenza nei confronti dell'America comincia a farsi preoccupante, ecco che
allora il complesso meccanismo delle pastoie americane alla libertà europea si
mette in moto. Così l'Italia deve rinunciare ad estendere la produzione del
riuscitissimo caccia tattico Fiat G. 91 delle serie Y e R, in cambio del
permesso americano di costruire Togliattigrad; ecco che il progetto del caccia
europeo MRCA 75, cui sono interessate Italia, Inghilterra, Olanda e Germania, si
è improvvisamente congelato, mentre si viene a sapere che il 14 aprile di
quest'anno Italia Olanda e Gran Bretagna hanno firmato un accordo per la
costruzione dello aereo "Pantera" (destinato a sostituire nel 1975 l'attuale
linea di volo) in complessivi 731 esemplari (200 per l'Italia e altrettanti per
la Olanda) al costo individuale di due miliardi di lire, mentre la Francia aveva
offerto i suoi "Mirage III" al costo di 1,1 miliardi.
Concludiamo con le parole significative di D. Kraminov, apparse sulla rivista
"Kommunist", n. 14, settembre 1968; «il Patto Atlantico ha contribuito ad
accrescere il distacco tecnico scientifico fra gli USA e l'Europa Occidentale.
All'insegna della necessità della difesa collettiva gli USA hanno attirato
quadri tecnico-scientifici da tutti i paesi del blocco, i cui lavori e scoperte
hanno dato un forte impulso al progresso tecnico-scientifico dell'industria
degli USA. I monopoli americani hanno dato inizio ad una vera e propria caccia
agli scienziati, agli ingegneri e ai tecnici europei. Adescandoli con una
retribuzione più alta e con vaste possibilità, gli affaristi d'oltre oceano
hanno realizzato una colossale operazione, che ha ricevuto il nome di
«assorbimento» o «fuga dei cervelli»... Persino l'ex ministro McNamara è stato
costretto a riconoscere che gli USA «creano una nuova specie di colonialismo: il
colonialismo tecnico».
Concludendo questo paragrafo non possiamo fare a meno di rimandare il lettore,
per approfondire anche altri aspetti di questo complesso problema agli articoli
del Gen. P. M. Gallois. «Il nuovo colonialismo» ("Interconair 1966", n. 30, p.
27-32) e «Il monopolio dell'antimissile» ("Interconair 1968", n. 49, p. 9-11) e
ad un articolo del gen. Ailleret «Stategie tous azimuts» ("Revue de defense
militare", 1967).
DIRETTIVE E STRATEGIA IN VENTI ANNI
L'unica chiave in grado di spiegare in maniera soddisfacente gli avvenimenti
politico-militari di quest'ultimo quarto di secolo è Yalta. Si fa sempre più
diffuso il convincimento che a Yalta il capitalismo di stato sovietico e il
capitalismo monopolistico americano abbiano raggiunto l'accordo per la
spartizione del mondo e soprattutto per lo strangolamento dell'Europa, l'unico
centro politico potenzialmente in grado di opporsi ai loro disegni. Non ci
interessa qui parlare delle varie fasi dei rapporti sovietico-americani, in cui
tuttavia possiamo scorgere a grandi linee un alternarsi di fasi «ideologiche » e
di fasi di «realpolitik» (ultimo esempio; dalla convergenza ideologica radicale
fra kennedismo e kruscevismo, si è passati oggi ad una convivenza basata sul
rapporto di forza, con la vittoria in entrambi i paesi della linea conservatrice
e reazionaria); ciò che in questa sede ci interessa mettere in luce è
semplicemente il motivo di fondo per cui è possibile per gli Stati Uniti
comportarsi in tal modo nei confronti dell'Europa. Bisogna sfatare la leggenda
delle truppe sovietiche bramose di sciamare verso Roma e Parigi, e questo non
perchè esse abbiano intenzioni pacifiste, ma per il semplice fatto che la loro
presenza sul territorio delle nazioni d'oltrecortina serve agli stessi identici
scopi della presenza americana ad ovest. America e Russia hanno vinto una guerra
spaventosa contro quello che per entrambi era il pericolo europeo; e sono
costretti a mantenere tutto un complesso sistema di briglie per frenare ogni
anelito d'indipendenza. Così penetrazione economica, occupazione militare,
asservimento delle potenzialità politiche e militari europee nei compiti
secondari di manovalanza, sono tutti strumenti per raggiungere una comune
finalità.
A tutto ciò si aggiunge la martellante propaganda psicologica; a quella
consumistica, tecnicistica, dissacratrice diretta nei confronti delle masse, si
aggiunge il terrorismo psicologico nei confronti di governi fantoccio, venuti al
potere grazie ai bombardieri americani e ai carri sovietici, per cui si drizza
alle menti dei dirigenti europei da una parte il pericolo del «revanscismo
tedesco» (argomento assai convincente per Polonia e Cecoslovacchia), e
dall'altro il pericolo della sovversione bolscevica che verrà a togliere il
benessere graziosamente elargito dal buon Zio Sam. Che a queste recrudescenze di
«guerra fredda» (finta fra Russia e USA, ma assai vera nei confronti
dell'Europa) si alternino fasi di «distensione» sotto il segno di una
convergenza ideologica nel nome del progressismo demo-radicale, non cambia il
quadro della situazione, quando si pensi che nel corso del 1966-67 si arrivò a
proporre, da parte delle «teste d'uovo americane», che in cambio della
riunificazione, la Germania smantellasse la sua industria di struttura,
sciogliesse i suoi due eserciti e tollerasse la presenza di «corpi della pace
internazionali, incaricati della sorveglianza e della rieducazione» del popolo
tedesco!
Naturalmente la NATO, di cui in particolare ci stiamo occupando, rappresenta uno
fra i più forti e appariscenti vincoli impostici dai vincitori.
Tuttavia la sua attività è stata sempre diretta a questo scopo:
«Fu una tendenza permanente della NATO -scrive il Gen. Ailleret- quella di
pretendere di fissare i contributi nazionali eventuali. L'"ombrello atomico"
americano fornì all'alleanza la potenza di distruzione a scala continentale, e
così gli altri paesi furono costretti ad apportare solo certi volumi di forze
classiche, i cui armamenti più perfezionati dovevano, nel limite del possibile e
di preferenza, essere costruiti dagli Stati Uniti d'America... La difesa della
Francia si sarebbe trovata di fatto affidata agli USA, e le forze francesi
sarebbero state eventualmente impegnate seguendo le decisioni dei generali
americani, e non quelle dei capi francesi. L'organizzazione militare integrata,
comportava necessariamente una mescolanza intima dei sistemi militari dei paesi
membri. Numerosi basi esistevano e funzionavano sul nostro territorio. E a
partire da queste basi -in particolare dalle basi aeree- che, in teoria, non
avevano ragion d'essere che per far fronte ad un'aggressione, i nostri alleati
potevano operare liberamente con i loro mezzi, per appoggiare le loro politiche
del momento, suscettibili, a meno che noi non fossimo divenuti un puro e
semplice protettorato, d'essere differenti dalle nostre e anche in
contraddizione con le nostre» (dalla "Revue Militaire de Défense", 1967). Queste
coraggiose parole, forse sono costate la vita al generale Ailleret, morto in un
misterioso incidente aereo all'isola di La Réunion. Il generale Ailleret, amico
e collaboratore del gen. De Gaulle, aveva tradotto in concreto le aspirazioni
del Gen. Gallois, considerato il padre della "Force de Frappe" francese,
elaborando l'ormai famosa «strategie tous azimouts», che prevedeva attacchi da
tutte le parti del globo e dello spazio, America compresa, e ristrutturando in
conformità con ardite innovazioni le forze armate francesi, che nel 1966 furono
svincolate dal sistema della NATO, proprio per poter raggiungere tale obiettivo.
Con la vittoria di Pompidou e della destra conservatrice e benpensante in
Francia e con la sconfitta di De Gaulle, abbiamo la misura della sconfitta
subita contemporaneamente dall'Europa, ma riteniamo non infruttuoso ricordare di
volata quegli avvenimenti che dal '49 ad oggi ci hanno portato alla situazione
attuale. E per attenerci il più possibile aderenti al nostro assunto, lo faremo
esaminandoli sotto la particolare prospettiva dei piani strategici della NATO,
per quel poco che essi sono noti.
Fin dal momento della sua costituzione, l'alleanza si strutturò in difesa di
possibili attacchi sovietici, e sotto la spinta di Dean Acheson, allora ministro
degli Esteri americano, inaugurò il periodo della cosiddetta «strategia verso
l'avanti», in base alla quale si dovevano interessare ad essa i paesi posti ad
est del Reno. L'acquisizione di Grecia e Turchia nel '51 non incontrò difficoltà
notevoli; essa assicurava il predominio anglo americano nel Mediterraneo, e
sbarrava la strada alla penetrazione sovietica nei balcani. Ma il problema più
scottante, la Germania, restava irrisolto.
Era chiaro che il regime di occupazione militare non sarebbe durato per sempre;
ed era necessario risolvere con un criterio unitario la questione tedesca e
quella europea.
Che la NATO dovesse divenire lo strumento dell'imperialismo americano in Europa
era chiaro; «Molti americani -scrive il Gen. Gavin nel suo famoso libro "War and
peace in the Space Age"- si aspettavano dalla NATO vantaggi materiali per gli
Stati Uniti. Lo scudo della Repubblica viene portato avanti verso quello
dell'URSS; il primo urto del combattimento sarà, in certa misura, assorbito
dalla NATO, come lo fu dall'Europa nella prima e nella seconda guerra mondiale».
Prescindiamo dall'assurdità della tesi storica sostenuta nel brano; resta
tuttavia la conclamazione della volontà americana di servirsi dell'Alleanza come
strumento di oppressione.
Gli stessi concetti furono ribaditi da Dean Acheson, che ancor oggi non perde
occasione di mostrare tutto il suo profondo disprezzo per le nazioni europee,
come risulta da un'infelice intervista da lui concessa al "New York Times" il 9
ottobre di quest'anno.
Ma ciò appare sorprendentemente chiaro negli anni dal '52 al '54 che culminarono
nel fallimento della CED e nella decisione del riarmo tedesco.
Durante la sessione di Lisbona del febbraio 1952 si era posto sul terreno la
situazione tedesca, suscitando notevoli preoccupazioni in Francia e in Gran
Bretagna, che temevano in una futura collaborazione tedesco americana. Già nel
settembre del '50 Dean Acheson aveva lanciato l'idea di un esercito europeo con
la partecipazione d'unità tedesche e immediatamente, in risposta a tale manovra,
l'Assemblea Nazionale francese votava a favore del Piano Pleven, che prevedeva
un «esercito comune». Dopo 18 mesi di studi, il 27-5-52 veniva firmato a Parigi
l'ampio testo della "Comunità Europea di Difesa", cui partecipavano Francia,
Germania, Italia e paesi del Benelux. Il progetto della CED era assai diverso
dalla proposta di Acheson; mentre quest'ultima propugnava la fusione dei vari
eserciti nazionali in un esercito unico, a sua volta posto sotto il comando
unificato della NATO, in modo da poter più facilmente controllare questo
multiforme apparato, il Piano Pleven prevedeva la creazione di un Esercito
europeo di riserva, accanto ai singoli eserciti nazionali. A questo punto
Acheson mosse al contrattacco annunciando che gli americani decidevano di
partecipare all'esercito integrato, triplicando le forze presenti in Europa. Fu
a questo punto che si iniziò un fuoco di fila contro la CED. Spaak, socialista,
la denunciò come una sorte di «internazionale democristiana», avente come unico
scopo quello di favorire Adenaur. Henriot e Daladier attaccarono furiosamente la
CED in nome dell'antigermanismo, e la Suprema Corte tedesca di Karlsruhe e il
Consiglio di Stato del Regno del Belgio dichiararono incostituzionale il
trattato. De Gaulle scrisse ad Henriot una calorosa lettera di congratulazioni.
Nel 1954 il progetto veniva definitivamente respinto dall'Assemblea Nazionale
francese, al canto della "Marsigliese". Vittoria dell'Europa? Non sembra, se il
1° ottobre 1954 John Foster Dulles dichiarò ad una conferenza cui partecipavano
i paesi dell'Alleanza e la Germania Federale, che si sarebbe adoperato presso il
presidente Eisenhower affinché le truppe americane venissero mantenute nel
territorio europeo fino a quando si fosse ritenuto necessario. Il 23 ottobre si
firmavano gli accordi di Parigi, che prevedevano l'ammissione della Germania
nell'UEO e nella NATO e la fine del regime di occupazione delle tre Potenze in
Germania Occidentale, col consenso del Governo Federale a mantenere nel suo
territorio truppe straniere in forze almeno equivalenti a quelle ivi dislocate a
quella data.
Nel maggio del 1955 nasceva il primo battaglione sperimentale della Bundeswehr.
Francia e Inghilterra, terrorizzate dal revanscismo tedesco, si gettarono in
braccio agli Stati Uniti. E mentre a Dien Bien Phu i paracadutisti e i legionari
morivano per mancanza dell'intervento di aerei da bombardamento (infatti i piani
NATO non prevedevano per la Francia la possibilità di costruirsi una autonoma
forza di questo tipo), si sperava ancora che il prestigio di vincitrice
consentisse alla Francia di servirsi della NATO per la propria politica. La
delusione fu assai amara a Suez. Apparve chiaro che gli USA non avevano alcuna
intenzione di garantire le attività politiche altrui, e che erano assai
intenzionati a fare il contrario. In un duro discorso Foster Dulles dichiarava
che gli USA avrebbero appoggiato solo gli Stati che si fossero rivolti al
Governo americano, e non si sarebbero lasciati trascinare in nessuna avventura
per mezzo del Consiglio Nord atlantico.
In tal modo gli USA ribadivano che era per loro impossibile privarsi della loro
libertà d'azione in favore di qualunque stato della NATO. Il colpo fu assai
duro. Molte speranze e molte illusioni caddero.
La Gran Bretagna sentì dalla sarcastica voce di Dean Acheson che la sua forza
nucleare era semplicemente risibile e che avrebbe fatto meglio ad affidarsi in
mano agli americani.
Ma la Francia non si rassegnò. Nel maggio 1958 la quarta repubblica veniva
liquidata, e saliva al potere il generale De Gaulle, risoluto a lottare contro
la NATO in nome della Francia, anche se non dell'Europa. Nel settembre del '58
la flotta francese del Mediterraneo veniva ritirata dal comando integrato perchè
l'ordine del giorno francese per la III Sessione della NATO sulle questioni
politiche era stato bocciato; l'8 luglio del '59 200 cacciabombardieri americani
basati in Francia dovevano esser trasportati in Germania e in Inghilterra. L'11
giugno del '63 veniva ritirata la Flotta dell'Atlantico; il 30 giugno '66 la 1ª
Armata francese di stanza in Germania veniva ritirata dal comando integrato e
l'anno seguente tutti i comandi, basi e installazioni che non fossero passati
alle dipendenze di ufficiali francesi (SHAPE si trovava a Parigi, e ACE a
Fontainebleau!), dovettero essere trasferiti all'estero, prevalentemente in
Belgio.
Le teorie del generale Gallois e del Generale Ailleret, sulla "force de frappe"
atomica portata da bombardieri (1e generation) e poi da sommergibili
lanciamissili atomici (2e generation), e sulla «strategie tous azimouts»
trovarono l'entusiastica adesione del Generale De Gaulle e portarono alla
completa ristrutturazione delle forze armate francesi in tal senso, facendone un
piccolo, ma modernissimo e agguerrito strumento di guerra. Il patto
franco-tedesco, l'opposizione tenace al progetto della «Multi Lateral Force» (MLF),
furono colpi durissimi per il prestigio americano, che cercò di ritrovare
l'appoggio politico di Gran Bretagna e Canada e di stuzzicare le ambizioni della
socialdemocrazia tedesca.
Si arrivò a proporre a Bonn il ritiro di tre divisioni americane da mandare nel
Vietnam e la sostituzione di queste con altrettante divisioni tedesche da
costituire ex novo; si assicurò l'interessamento per la riunificazione tedesca,
si convinse il Governo Federale a pagare parte delle spese per il mantenimento
delle truppe britanniche in territorio tedesco. La guerra contro la Francia, di
natura finanziaria e politica, sboccò nella crisi del maggio '68, in cui
abilmente gli americani riuscirono a separare De Gaulle dai gollisti, indicando
a questi borghesi moderati una nuova guida nella persona di Pompidou, ex
direttore della Banca Rotschild.
In questa guerra tenace contro la ribellione francese è assai rilevante la parte
assunta dalla NATO. È giunto il tempo di esaminare adesso i piani strategici
della NATO, la procedura per la loro formazione e per l'adeguamento dei singoli
piani nazionali a quelli strategici, e la loro evoluzione in relazione agli
avvenimenti politici; tenendo conto del problema fondamentale, costituito dalla
forza strategica nucleare.
Oggi, solo cinque nazioni possiedono armi atomiche, e solo quattro sono in grado
di portare attacchi atomici. Di queste ultime, la percentuale maggiore spetta
agli Stati Uniti, i quali controllano il 60% delle armi atomiche, seguiti dalla
Russia col 35%, dalla Gran Bretagna col 4% e dalla Francia con appena l'1%.
Queste percentuali sono suscettibili di piccole variazioni non appena la Cina
disporrà dei mezzi per trasportare sugli obiettivi le sue atomiche.
Evidentemente, il possesso dell'arma atomica, e gli studi per lo sviluppo
dell'energia nucleare nel campo scientifico, tecnico ed economico, assicurano ad
un paese quella forza politica che gli è necessaria. È quindi assai evidente che
nessuno di coloro che si trovano in questa fortunata situazione vuol rinunciarvi
e dirige i suoi sforzi ad impedire che altri possano pervenirvi. Da qui appare
evidente per costoro la necessità di iniziative come quella del Trattato di Non
Proliferazione e delle Conferenze per il Disarmo.
Sotto questo aspetto la NATO ha svolto e svolge ancora un compito insostituibile
per frustrare le aspirazioni dei paesi europei a possedere l'atomica.
Naturalmente essa impone determinate scelte di carattere strategico che
condizionano lo sviluppo dei singoli piani di difesa nazionali. Vediamo come ciò
avviene. Competente a fissare le dottrine militari dell'alleanza non è, come si
crederebbe, il Consiglio del Nordatlantico, in cui sono rappresentati tutti gli
Stati membri, ma il "Military Committee", e per esso lo "Standing Group", che si
avvale normalmente dell'opera del SACEUR, che è un generale americano.
Naturalmente i piani elaborati dallo SG-SACEUR non sono automaticamente
vincolanti per gli stati membri; ma le rimostranze che essi possono fare non
possono essere sollevate in sede di sessione ministeriale del Consiglio
Nordatlantico (vi si provò De Gaulle nel settembre del '58, ma ottenne un netto
rifiuto al suo progetto di ordine del giorno della III sessione politica), bensì
direttamente al governo americano. In tal modo, l'esame comunitario delle più
delicate decisioni strategico-politiche viene spezzettato in una sere di
colloqui bilaterali fra Stati Uniti ed i singoli suoi alleati.
In che modo opera quindi il criterio fondamentale dell'Alleanza, quello della
«cooperazione nella difesa»? Esso opera attraverso due distinti coordinamenti;
quello della standardizzazione della produzione militare e della infrastruttura,
da noi già ampiamente esaminato nel paragrafo precedente, e il coordinamento
strategico, che si svolge in due distinte fasi:
1 - Elaborazione del piano strategico generale a cura del Military
Committee-Standing Group, che fissa i criteri generali (presidente del MC-SG è
il capo di stato maggiore americano), demandando poi a SACEUR (un generale
americano) il compito di elaborare in concreto il piano strategico comune e
fissare le dottrine strategiche e tattiche in base alle quali strutturare e
guidare le forze operative europee;
2 - «Esame annuale», cioè la procedura che permette ai 15 paesi della NATO di
stabilire in comune un programma di difesa, in base al quale i comandanti
militari dell'Alleanza potranno, in seguito, elaborare i loro piani.
Ecco come una pubblicazione celebrativa del decimo anniversario della NATO,
edita dalla Presidenza del Consiglio italiana, illustra i caratteri dell'Esame
Annuale:
«È attraverso tale "esame", che si può attuare una rispondenza dei programmi
difensivi con le risorse politiche, economiche e finanziarie di ciascun Alleato,
nonché un'equa ripartizione degli oneri difensivi tra i paesi membri. L'"esame
annuale" presenta un caratteristico aspetto, nel senso che viene praticato non
solo sul piano nazionale, ma entro un quadro multilaterale, in stretta
cooperazione tra le autorità civili e militari della NATO; esso porta a
stabilire, per lo sforzo difensivo di ciascun Paese membro, obiettivi definitivi
applicabili all'anno immediatamente seguente, ed obiettivi provvisori e
orientativi per gli anni successivi».
La partecipazione europea all'elaborazione di tali piani consiste, quindi:
1 - Nel prendere ordini dal Pentagono che attraverso il Presidente del MCSGN,
impone la sua volontà.
2 - Nel lavorare al dettaglio dei piani per l'Europa attraverso i vari uffici
esecutivi dello SHAPE.
3. Nello strutturare le forze nazionali e adoperarle in conformità delle
decisioni prese dal Pentagono e da SACEUR.
A questo proposito non è forse inutile sottolineare che nel 1965 il Consiglio
del Nordatlantico decise di adottare il procedimento tecnico di formazione dei
piani militari elaborato nel 1961 dal Pentagono, basato sul principio della
programmazione quinquennale, programmazione indicativa, peraltro (Brig. Gen.
Schmùckle, «NATO - Verteidigungsplanung», in "Wehrkunde", Heft 2/1966).
La concezione americana della guerra risente delle esperienze fatte dal '45 ad
oggi, e risponde alle più moderne dottrine.
Essa distingueva fino al 1965 sei tipi di «guerra», di varia intensità:
* «Guerra fredda», da affrontarsi soprattutto con misure economico-politiche;
* «Guerra sovversiva», in cui si alternano fasi di lotta politica a fasi di
lotta psicologica e anche guerreggiata (guerriglia cittadina, «Sublimitated
Warfare», ecc.), da affrontarsi anche con forze di polizia e speciali («berretti
verdi», «commandos», «rangers» ecc.).
* «Hostile local actions», cioè a dire scontri guerreggiati di limitata
estensione, da affrontarsi con truppe di pronto intervento, che per la NATO sono
costituite dall'AMF del generale Li Gobbi;
* «Guerra convenzionale», da affrontarsi con le forze classiche;
* «Guerra atomica tattica», limitata ad obiettivi militari;
* «Guerra atomica totale», in cui l'attacco atomico può venire da tutti i punti
del globo, soprattutto dallo spazio, e in cui i continenti sono diventati
semplici teatri tattici della guerra.
L'errore sta nel sopravvalutare questa suddivisione e nell'attribuirgli un
valore superiore a quello puramente indicativo che essa ha. La guerra, da Sun Zu
a Machiavelli a Clausewitz, è un atto politico totale, che costituisce forse
l'essenza stessa della politica. Fasi belliche e fasi diplomatiche, di qualunque
tipo ed intensità esse siano, rientrano sempre in una lotta ampia, in cui tutti
i fattori di forza di un popolo o di una civiltà sono ugualmente impegnati. Non
bisogna credere che gli americani abbiano preso troppo sul serio questi schemi;
la loro stessa elaborazione è un atto di guerra, un atto di guerra nei confronti
dell'Europa, un mezzo per imporre ben chiare scelte politiche. Aver creato l'AMF,
ad es., risponde al piano ben preciso di impedire nuovi colpi di testa come
quello di Suez, e aver elaborato tutta la strategia della contro guerra
rivoluzionaria è solo un abile mezzo per bombardare psicologicamente le
popolazioni soggette, accrescerne a dismisura le forze mobili di polizia e
gendarmeria e quelle territoriali (in Italia, p. es., ci sono oltre quaranta
battaglioni di questo tipo, contro un'ottantina di operativi) a scapito delle
forze operative, e avere il mezzo di creare in certi strati della popolazione
(studenti, operai) la psicosi insurrezionale, che spesso, come nel maggio
francese, è abilmente manovrata dagli americani, (esempi: sconfitta di De
Gaulle, vittoria della socialdemocrazia tedesca contro le tesi straussiane,
ecc.).
La graduatoria fra guerra convenzionale e guerra nucleare comporta poi un'altra
conseguenza di ordine politico, la più importante; dato per scontato che il
«nemico» dell'Europa è la Russia, e che essa possiede armamento atomico, è
necessario che gli Stati Uniti mettano la loro forza nucleare al «servizio della
libertà». Il ragionamento è logico; una sola linea politica (quella
filo-occidentale) richiede un solo «deterrente» strategico; quello americano.
Sorge così la teoria dello «Scudo e Spada», per cui lo scudo viene ad essere
costituito dalle truppe convenzionali europee sotto comando americano, e la
«Spada», cui è affidata la principale forza politica, viene ad essere
completamente americana (bombardieri strategici, Minutemen, Polaris).
Sono concetti che vengono codificati nel 1957, l'anno in cui fu dato un giro di
vite all'Alleanza con la costituzione di tre importanti comitati non militari
(dei Consiglieri Politici, di quelli Economici e delle Relazioni Culturali): nel
'57, infatti, la sessione governativa del Consiglio Nordatlantico decise che,
data la politica sovietica nel settore delle armi nucleari, si sarebbero
costituiti depositi di armi nucleari da mettere a disposizione dei partecipanti
all'Alleanza in caso di necessità, e che congegni balistici di media portata
sarebbero stati posti a disposizione del SACEUR.
Era l'esplicita rinuncia dell'Europa a prendere in considerazione un suo
eventuale riarmo atomico futuro, e si gettava il primo gradino per la serie di
successivi progetti (MLF, TNP ecc.).
Ma l'evoluzione della politica determinò in prosieguo di tempo due fatti nuovi;
la fine della Quarta Repubblica in Francia e l'avvento di De Gaulle, e la
rinuncia (in nome della strategia della «nuova frontiera») alla dottrina della
«rappresaglia massiccia», che caratterizzò gli anni '50 della politica americana
nei confronti del blocco sovietico.
De Gaulle ebbe il coraggio di reclamare l'atomica per la Francia e di tentare di
svincolarsi dalla NATO; e il kennedismo favorì inevitabilmente i «processi
centrifughi» europei (risorgere di una timida industria pesante europea,
iniziative autonome in politica estera, messa in discussione di taluni aspetti
dell'alleanza).
Gli americani hanno avvertito il pericolo e vi hanno reagito in maniera assai
intelligente. Mentre il pentagono elaborava un nuovo schema di valutazione della
guerra, alcuni uomini politici americani cercavano di dare corpo alla strategia
della «Flexible Response», concretatesi soprattutto nel progetto della «Multi
Lateral Force» (MLF).
Nel 1965 il Capo di SM americano, presidente del MC-SGN, Generale Harold K.
Johnson, individuava tre tipi possibili di guerra;
* «Nuclear War», o «High-intensity warfare »;
* «Conventional War», o « Mid-intensity warfare»;
* «Stability Operations», o « Low-intensity warfare ».
Questa suddivisione si accompagna in maniera sorprendente con la teoria del noto
teorico Henry Kissinger, professore all'Harvard University, e consulente del
Comitato Unificato dei Capi di stato maggiore negli USA; egli abbandonando la
vecchia strategia della «rappresaglia massiccia» concretantesi nello «Scudo e
Spada», caldeggia la «Flexible response», caratterizzata dal celebre motto
«Spada e Ombrello».
Egli sostiene l'ipotesi (naturalmente assurda per chi abbia ben chiaro lo schema
di Yalta), di un attacco sovietico in Europa; secondo questa ipotesi le forze
NATO in Germania dovrebbero ritirarsi combattendo in Francia, e attestarsi sul
Reno, durante una fase detta di «pausa», in cui si avrebbe l'impiego esclusivo
delle armi convenzionali. Sarebbe soltanto in un secondo momento che, ove
trattative diplomatiche e negoziati fallissero, si potrebbe ricorrere alle armi
atomiche, in una specie di «Escalation» dal campo tattico a quello strategico.
Naturalmente questa strutturazione accresce la influenza degli alleati europei,
che dominerebbero incontrastati durante la prima fase della guerra. Kissinger
naturalmente si rende ben conto di ciò, e arriva a proporre una relativa
autonomia europea per quanto riguarda le questioni secondarie della strategia
occidentale, e una riorganizzazione della NATO su base confederale. Ma si tratta
veramente di una ristrutturazione in senso europeistico dell'alleanza?
Certamente no. Innanzitutto si deve dire che è semplicemente puerile credere sul
serio che nel caso (ripetiamo: assurdo) di un attacco sovietico all'Europa,
l'URSS si limiti a intervenire «a stracci e a bocconi»; in una guerra
spaventevole come questa che con iettatoria insistenza gli americani ci
minacciano, vince chi colpisce per primo, con tutte le forze di cui è in
possesso, e non crediamo che la Russia andrebbe troppo per il sottile. La guerra
in Europa, come chiaramente sostennero De Gaulle, Ailleret e Strauss, si fa con
l'atomica, o non si fa. E l'atomica, per la «Nuclear warfare », se la tiene
stretta l'America. La «Flexible Response» è quindi solo un abile tentativo,
quasi riuscito, di mascherare alla psicologia europea la realtà.
Persino Dean Acheson, il beffardo artefice della NATO, che disprezza l'Europa
con tutto il cuore, ritiene opportuna la partecipazione dell'Europa alla
formulazione politica e strategica delle dottrine atomiche, eccetto, tiene a
sottolineare, «il controllo operativo su tali armi strategiche».
La teoria americana della «Spada» (le forze convenzionali NATO e le atomiche
tattiche, protagoniste della «pausa») e «Ombrello» (l'atomica americana), ebbe
applicazione nel 1965, quando gli Stati Uniti presentarono il progetto per la
creazione della "Multi Lateral Force" (MLF). Secondo tale progetto, si sarebbe
costituita una flotta con equipaggi internazionali, composta da 25 unità
mercantili di costruzione europea, equipaggiate ognuna con 8 missili Polaris
forniti dall'America (forza degli equipaggi 7.000 uomini).
Questa forza sarebbe stata messa a disposizione del SACEUR, ma soltanto gli USA
avrebbero avuto il diritto di veto per l'impiego delle armi nucleari, di modo
che ogni decisione americana di usarle non avrebbe potuto trovare alcuna
resistenza da parte europea, mentre una decisione europea, avrebbe potuto essere
nullificata dal veto americano. In concreto, sei marine militari hanno mandato
ufficiali e marinai a far da mozzi e fuochisti sul cacciatorpediniere americano
"DDG 5: Ricketts", armato con Polaris, assai reclamizzato; la Francia, con
dignità, ha mandato al diavolo chi le proponeva di partecipare a questa burla, e
ha ritirato le sue truppe dalla NATO.
Con la sconfitta di De Gaulle sembra che la «secessione» francese sia rientrata.
Ma è di questi giorni la «notizia-bomba» della rivelazione da parte della
rivista tedesca "Stern", del piano «10-1», relativo alle azioni da effettuare in
zone che vanno dalle coste atlantiche fino allo Jutland e a Smolensk. Alle zone
di operazione sono interessati indifferentemente paesi neutrali e amici, ed è
previsto l'impiego di «munizioni atomiche per demolizioni» e defolianti. «Quando
il comandante supremo americano dell'Europa ha approvato l'uso delle armi
-prosegue "Stern"- le truppe speciali (il 10th Special Forces Group composto da
profughi russi, polacchi romeni, cecoslovacchi e ungheresi e i «partigiani»
europei inquadrati da ufficiali e sottufficiali americani, che il piano prevede
sarebbero esattamente 142.500 dopo sei mesi dall'invasione sovietica) hanno
automaticamente il diritto di impiegarle senza ulteriore conferma. I Partner
della NATO non sarebbero interpellati e per questo motivo la NATO non saprebbe
nulla circa il piano «10-1».
Questo piano, ormai superato a quanto sembra, risalirebbe al 1961, e sarebbe
stato consegnato ai sovietici nel 1965 da un sergente americano condannato per
spionaggio.
Quando è stato pubblicato, le reazioni del Pentagono non sono state quelle che
ci si sarebbero aspettate; invece di una secca smentita, il Pentagono ha
confermato che quel piano era autentico, e che oggi era superato da uno più
aggiornato. Ciò indubbiamente costituisce un'abile mossa psicologica nei
confronti dei paesi alleati; si tratta di un chiaro avvertimento a «non
scocciare» e a starsi buoni, perchè gli USA sono decisi a tutto, pur di non
rinunciare all'Europa. È questo il motivo per cui la Francia ha messo in atto la
sua sfortunata ribellione contro la NATO; è questo il motivo per cui in Germania
alcune correnti democristiane facenti capo all'ex Ministro della Difesa Joseph
Strauss e ai Generali Schnez e Grashey, rispettivamente Ispettore e Vice
Ispettore dell'Esercito, reclamano una diversa strutturazione delle forze armate
e della concezione dei rapporti tedesco-americani. Ma anche in Germania la
politica americana ha colto una nuova vittoria, insieme a quella della SPD e di
Willy Brandt. Ecco dunque che si consolidano le posizioni del gen. Ulrich de
Maizière, Ispettore generale della Bundeswehr, e del gen. Baudissin (amico e
collaboratore dello esperto militare della SPD, Willy Berkham), ideatore della «Innere
Fuhrung» (= disciplina interiore, in contrapposizione alla tradizionale
disciplina della Wehrmacht) che attraverso l'istituzione di sindacati e consigli
di soldati rende assai facile il controllo politico della Bundeswehr; entrambi
questi generali, sono fautori dell'attuale struttura della NATO.
Di fronte a questo stato di cose, occorre decidere se continuare a restare nella
struttura della NATO, obbedendo alle direttive politiche, economiche e militari
americane e continuando ad acquistare dall'America le paccottiglie che
soddisfano il patriottismo borghese; oppure dar vita ad uno Stato europeo che
sappia identificare tanto ad Est che ad Ovest il suo nemico.
In un caso o nell'altro bisogna avere il coraggio di dire contro chi la
struttura militare deve dirigersi. Nel primo caso, il nemico sarà l'Europa coi
popoli che la compongono, e che gli eserciti della NÀTO sono chiamati ad
occupare; nell'altro caso il nemico sarà uno solo, quello di sempre; la
democrazia radicale e capitalistica che sull'equilibrio di Yalta ha potuto
costruire il suo sistema.
(1) Ecco come un esperto americano descrive le origini dell'affare NADGE; «Per
essere efficacemente usato per la difesa aerea, l'F 104 deve disporre di un
sistema comprendente un controllo a mezzo radar molto complesso, di calcolatori
elettronici, di mezzi di comunicazione di intercettazione. Lo SHAPE, già da
qualche anno, ha studiato un complesso internazionale denominato NADGE, la cui
messa in opera sia pagata dai fondi comuni per le infrastrutture. Quando il
progetto dello SHAPE fu esposto per l'approvazione, all'inizio del 1963, gli
Americani lo respinsero invocando il suo prezzo troppo alto e il suo troppo
elevato grado di perfezionamento. Appena fu noto, il veto americano provocò
l'indignazione del Belgio e degli Olandesi. Essi giudicavano che, poiché gli USA
li avevano spinti ad acquistare un'arma la cui utilizzazione esigeva un
complesso necessario, da cui dipendevano peraltro, anche gli F 104G americani
dislocati in Germania era doveroso che essi fornissero tale complesso. Si uscì
dall'impasse soltanto quando gli USA accettarono di sottoscrivere un programma
meno costoso» (Coordinated Weapons Production in NATO: A study of Alliance
processes — The Rand Corporation).
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Riviste: "Stern", "Der Spiegel", "Panorama", "Maquis", "L'Espresso", "Lo
Specchio", "Il Borghese", "Paris-Match", "National Rewiew", "Rivista militare",
"Révue militaire suisse", "Révue de défense nationale"
IL FUTURO DELLA N.A.T.O.
A poco a poco, ma in maniera sempre più chiara, si va delineando l'entità del
cambiamento di rotta subito dalla politica americana dopo l'elezione di Nixon.
Con l'eliminazione di Kennedy e della nuova frontiera in America, preceduta
dall'eliminazione in URSS della linea radicale krusceviana, veniva meno il
fattore saliente della politica internazionale degli anni '60: «la distensione»
fra le due superpotenze come frutto di una loro convergenza ideologica.
La concezione del mondo radicale, materialista ed efficientista, e la comune
aspirazione alla creazione di un tipo d'uomo appiattito e livellato, avevano
permesso al capitalismo oligarchico americano e a quello di stato russo di
trovare un terreno d'intesa comune. Ma questa linea politica, per ragioni che
sarebbe troppo arduo esaminare, ha finito con l'essere sconfitta. Breznev e
Kossighin in Russia, e Nixon in America, inaugurano una nuova stagione nei
rapporti di buon vicinato fra le due superpotenze. L'equilibrio e la
collaborazione sì traducono ora in rapporti dì forza, in politiche autonome: in
parte ciò è dovuto alla mentalità delle gerarchie conservatrici che nei due
paesi hanno assunto il potere, e in parte deriva dalle necessità strategiche
imposte dalla Cina maoista e dai fermenti dei continenti sottosviluppati.
Così Russia e Stati Uniti perdono entrambe, e contemporaneamente, le armi
ideologiche di cui per oltre vent'anni sì erano servite: il mito della
democrazia universale per gli uni, e quello del socialismo pure universale per
l'altra.
I sovietici tornano ad essere russi e gli americani, attraverso la guerra del
Vietnam, debbono confessare a sé stessi di non aver mai combattuto per la pace e
la libertà.
Questo cambiamento di rotta produce conseguenze notevolissime anche in Europa e
finisce per ripercuotersi sulla struttura della NATO e sulla politica degli
armamenti.
Il ritorno alla politica internazionale basata sugli equilibri dì forza e sulla
diplomazia comporta un accrescimento notevole del ruolo degli alleati,
accrescimento reso tanto più impellente e necessario dal fatto che per ragioni
economiche, tecniche (guerra del Vietnam) e propagandistiche, gli USA non
possono più sostenere da soli il peso principale dell'occupazione militare
dell'Europa.
Nixon è alla ricerca di alleati fedeli e sicuri in Europa cui poter demandare
parte dei compiti che si è assunto. Un primo alleato, fedele ormai dall'epoca
della crisi di Suez, è la Gran Bretagna: il libro bianco della Difesa inglese
del 1970, prevede infatti che entro il 1971 sarà completato il ritiro di tutte
le forze britanniche (90 mila uomini) ad ovest di Cipro, e il loro
concentramento nell'area mediterranea e in Germania (dove la "BAOR" verrà
reintegrata negli organici che in questi ultimi tempi sì erano grandemente
assottigliati).
L'altro alleato, assai più importante, sarà la Francia. Tutta la politica del
generale De Gaulle era improntata verso l'obiettivo di riportare la Francia nel
novero delle grandi potenze, con potere decisionale: e di fronte a tale
obiettivo, al Generale poco o nulla importava dell'Europa.
Nixon, col viaggio che compì in Francia subito dopo la sua elezione, dimostrò di
averlo compreso e offrì alla Francia di riprendere, accanto agli USA, il ruolo
che le competeva, e dì collaborare con la politica americana in cambio dì una
sfera di autonomia. E per evitare in futuro immediati pericoli Nixon chiese la
testa del Generale. Pompidou appare oggi pronto ad appoggiare gli USA: lo
dimostra il suo impegno di non effettuare le riforme costituzionali previste dal
Referendum che sconfisse De Gaulle, il suo appoggio (sia pure timido) alle
iniziative di pace per il Vietnam, la firma del Trattato di non proliferazione,
il suo rientro nella NATO. Contemporaneamente, da buon ex direttore della Banca
Rotschild, Pompidou non rinuncia affatto alla sfera di autonomia politica
concessa alla Francia in cambio della sua «buona volontà» e dalla recente
vendita dei 110 "Mirage" (prodotti dall'israelita Marcel Dassault) alla Libia (e
che non potranno mai volare su Israele data l'assoluta mancanza, tanto in Libia
che in Egitto, di personale qualificato per il volo e la manutenzione dei
velivoli), è facile arguire quale sia geograficamente il settore politico
riservato alla Francia.
Contemporaneamente, occorreva, secondo il disegno nixoniano, eliminare gli
eventuali ostacoli che la democrazia cristiana tedesca potesse ancora frapporre:
e la vittoria di Brandt immediatamente sanzionata dalla ratifica del TNP,
dimostra abbondantemente che, almeno dalla Germania, gli USA non hanno nulla da
temere.
In Italia non c'erano seri pericoli da eliminare: tuttavia l'inequivocabile
appoggio dato al Quirinale per la sua battaglia politica diretta contro le
ultime frange radicali, indica chiaramente, una volta ancora, verso quale
concezione vadano le preferenze di Nixon.
Ciò ha portato anche un ridimensionamento nella politica americana di
colonialismo militare: lo si è visto dì recente in Italia, che dalla Francia
aveva già acquistato 18 "Breguet Atlantic" per Marinavia, e che ora dalla "Craus
Maffei", tedesca, acquisterà 200 carri "Leopard" e la licenza per altri 600
(alla solita OTO Melara) onde sostituire i vetusti M 60A1. Ma già cominciano
anche qui gelosie e rivalità, come la manovra dell'OTO Melara (società a
partecipazione statale) per vendere alla Danimarca 250 dei nostri vecchi M 60 a
prezzo di concorrenza rispetto a quello chiesto per un quantitativo delle stesse
armi dal governo tedesco.
Tutto ciò rientra perfettamente nella strategia politica propugnata da
Kissinger, ed è probabile che si arriverà quanto prima ad un accordo
internazionale fra i paesi della NATO per ristrutturare l'alleanza su base
federale.
Non va infatti trascurato che, ai sensi del Trattato del Nordatlantico, in
qualunque momento i paesi della NATO possono, con un anno di preavviso, uscire
dall'alleanza; giacché sono trascorsi venti anni dalla stipulazione.
Se l'amministrazione Nixon riuscirà a chiudere il suo quadriennio con un
ulteriore rinnovo a lunga scadenza della NATO, magari accompagnato da una sua
ristrutturazione, e a trasformare stabilmente la Francia nell'altro pilastro di
cui ha bisogno oltre alla Gran Bretagna, potrà chiudersi veramente con un
bilancio attivo per gli interessi dell'America e in definitiva anche della
Russia, e della civiltà di cui insieme questi paesi rappresentano le massime
concretizzazioni politiche.
ALLEGATI
A - Organi civili dell'Alleanza
B - Segretari Internazionali
C - Comandanti in Capo del SACEUR
D - Struttura militare dell'Alleanza
E - Sigle della NATO
F - Enti e Organizzazioni dipendenti dal Military Committee
G - Truppe Americane in Europa
A - Organi civili dell'Alleanza (tra parentesi l'anno della costituzione per
gli organismi principali)
CONSIGLIO DELL'ATLANTICO DEL NORD - Organo supremo (1949).
Presidente: Segretario Generale della NATO.
Presidente Onorario: uno tra i Ministri per gli Affari Esteri dei Paesi membri
assume a turno, per la durata di un anno, la presidenza onorario del Consiglio,
secondo l'ordine alfabetico inglese.
Membri: Rappresentanti degli Stati Membri si riuniscono dal 1952 una o più volte
alla settimana in sedute a livello minore: sedute ministeriali, in cui gli Stati
Membri sono rappresentati da uno o più ministri competenti per materia o dal
Capo del Governo, si svolgono due volte all'anno.
SEGRETARIATO INTERNAZIONALE (1949).
Direttore: Segretario Generale della NATO.
Segretario Generale Delegato.
Segretario Generale Aggiunto per la Divisione Affari Politici (con dipendenti
Servizio Informazione e Sezione Stampa).
Segretario Generale Aggiunto per la Divisione Affari Economici e Finanziari.
Segretario Generale Aggiunto per la Divisione Produzione e Logistica.
Divisione Amministrativa.
Ufficio del Consigliere Scientifico.
Ufficio dei Piani Civili d'Urgenza.
Ufficio Esecutivo (per i rapporti coi Comitati).
Servizio del Controllo Finanziario (sovrìntende l'esecuzione del bilancio
comunitario presso i singoli Paesi Membri).
COMITATI (Council Committees), permanenti o «ad hoc»; gli Stati sono
rappresentati nel loro seno dai membri delle varie Delegazioni nazionali, che
sono composte proprio tenendo conto delle specifiche competenze di ciascun
comitato. I Comitati dipendono dai vari Uffici del Segretariato Internazionale
ed esaminano le varie questioni che il Consiglio dell'Atlantico del Nord demanda
loro. Emettono pareri non vincolanti e sono organi esecutivi.
Comitato dei Consiglieri Politici (1957).
Comitato dei Consiglieri Economici (1957).
Comitato Scientifico (1957).
Comitato Informazione e Relazioni Culturali (1957).
Comitato dell'Esame Annuale.
Comitato della Produzione e Armamenti.
Comitato Superiore dei Piani Civili d'Emergenza (1955).
Comitato del Bilancio Civile.
Comitato del Bilancio Militare.
Comitato Oleodotti NATO (1958).
Comitato per la Difesa Civile.
Comitato per le Materie Prime Industriali.
Comitato per il Carbone e l'Acciaio.
Comitato per l'Alimentazione e l'Agricoltura.
Comitato piani per l'Aviazione civile.
Comitato medico-sanitario.
Comitato per la mano d'opera.
Comitato di coordinamento dello Spazio aereo europeo (1955).
Commissione per la navigazione oceanica.
Commissione per i trasporti terrestri europei.
ASSOCIAZIONE DEL TRATTATO ATLANTICO (ATA) (fondata nel febbraio 1955).
Vi aderiscono associazioni private promosse dalla NATO, con sede in tutte le
Capitali degli Stati Membri. In Italia funziona il "Comitato Italiano Atlantico"
(la sigla è CIA!), con sede in Roma, prima a piazza S. Lorenzo in Lucina 4, ed
ora in piazza di Firenze 27.
B - Segretari Internazionali dell'Alleanza:
la prima seduta del Consiglio del Nord Atlantico si riunì a Washington il 17
settembre 1949, che istituì gli organi previsti dall'articolo 9 del Trattato,
sotto la presidenza di Dean G. Acheson, segretario di Stato degli USA.
Lord Ismay, United Kingdom, 1952-57.
Paul-Henry Spaak, Belgique, 1957-61.
Dirk U. Stikker, Nederland, 1961-64.
Manlio Brosio, Italia dall'1-8-1964.
C - Comandanti in Capo del SACEUR:
General Dwight D. Eisenhower (1950 - 1952)
General Matthew B. Ridgeway (1952 - 1953)
General Alfred M. Gruenther (1953 - 1956)
General Lauris Norstad (1956 - 1962)
General Lyman L. Lemnitzer (1962 - 1969)
General Andrew J. Goodpaster (1969 - ….)
D - Struttura militare dell'Alleanza:
Integrazione solo a livello di Comandi e di Enti di Controllo;
le forze militari divise in:
1) Assegnate,
2) Designate,
3) Sotto comando nazionale.
MILITARY COMMITTE (1949).
Membri: i Capi di Stato Maggiore della Difesa dei Paesi Membri, esclusa
l'Islanda, rappresentata da un civile, non avendo forze militari. Ogni CSM
delega un Rappresentante Militare Permanente; l'insieme di tali rappresentanti
forma il "Comitato Militare in Sessione Permanente". Presidenza annuale (a
turno) di ciascun CSM: riunioni 2 volte l'anno. Organo esecutivo è lo:
STANDING GROUP (Gruppo Permanente), composto dai Capi di Stato Maggiore degli
USA, britannico e francese. È responsabile dell'alta direzione strategica,
impartisce direttive in tutti i settori ai Comandi NATO, e coordina i loro
piani. Il collegamento fra lo SG e il Consiglio del Nord Atlantico è assicurato
da un Rappresentante (SGREP) che risiede a Bruxelles presso il Consiglio stesso.
SUPREME ALLIED COMMANDER EUROPE (SACEUR) (1950) Bruxelles (Casteau) dispone di
un Quartier Generale (SHAPE) e di vari comandi:
— SUPREME HEADQUARTERS ALLIED POWERS EUROPE (SHAPE) - Bruxelles (1954).
Comandante in Capo Forze Alleate Europa: Ufficiale Americano.
Vice Comandante Supremo: Ufficiale inglese. Capo di Stato Maggiore: Ufficiale
Americano. Vice Comandante Supremo Nucleare (unico posto riservato ad Ufficiali
europei, soppresso nel 1966).
Vice Comandante Supremo Marina.
Vice Comandante Supremo Aeronautica.
Vice CSM per le Operazioni.
Vice CSM per la Logistica e la Pianificazione.
Vice CSM per le Dottrine fondamentali.
Reparto Piani e Orientamenti Programmatici.
Reparto Programmi NATO.
Reparto Organizzazione e Addestramento.
Reparto Forze Armate Straniere.
Reparto Operazioni.
Reparto Difesa Aerea.
Reparto Operazioni Speciali e Aeree.
Reparto Telecomunicazioni.
Reparto Economico e Finanziario.
Reparto Stampa e Informazione.
Reparto Amministrazione.
— ALLIED FORCES EUROPE MOBILE FORCE (AMF); forza di una Brigata,
attualmente comandata dal Gen. Brig. Li Gobbi, Medaglia d'Oro della Resistenza,
già comandante della Brigata Paracadutisti.
— Rappresentanti Militari Nazionali dei vari Stati Maggiori presso SHAPE: noti
con la sigla NMR. Mantengono i rapporti fra i rispettivi S.M. e SHAPE.
— COMANDO EUROPA NORD (CONCNORTH) - Kolsass (Norvegia).
Comandi dipendenti:
Comando Navale (Comnavnorth) - Kolsass.
Comando Aereo (Comairnorth) - Kolsass.
Comando Terrestre Norvegia (Comlandnorway) - Oslo.
Comando Penetrazione in Baltico (Combaltap) Karup (Danimarca).
Comando Terrestre Danimarca (Comlandzealand) - Kopenhagen.
Comando Penetraz. Navale in Baltico (Comnavbaltap) - Kiel-Holtenau.
Comando Penetraz. Aerea in Baltico (Comairbaltap) - Karup.
Comando Terrestre Jutland (Comlandjutland) Rendsburg (Germania).
Dispone delle forze alleate Nord (Afnorth).
— COMANDO EUROPA CENTRALE (CINCENT) - Aachen
Comandi dipendenti:
Comando Truppe Terrestri Centro (Comlandcent) - Aachen:
- Gruppo d'Armate Nord (Northag) - Rheindahlen bei Mònchen-Gladbach.
- Gruppo d'Armate Centro (Centag) - Aachen.
Comando Forze Aeree Centro (Comaircent) - Aachen:
- 2a Forza Aerea Alleata (2. ATAF) - Rheindahlen.
- 4a Forza Aerea Alleata (4. ATAF) - Ramstein AB.
— COMANDO EUROPA SUD (CINCSOUTH) - Napoli.
Comandi dipendenti:
Comando Forze Terrestri Sud Europa (Comlandsouth) - Verona.
Comando Forze Aeree Sud Europa (Comairsouth) - Napoli:
- 5a Forza Aerea Alleata (5. ATAF) - Vicenza.
- 6a Forza Aerea Alleata (6. ATAF) - Izmir (Turchia).
Comando Forze Terrestri Sud-Est - Izmir (Turchia).
Comando Forze d'Attacco Navale Sud Europa - Napoli.
— COMANDO DEL MEDITERRANEO (CINCMED) - Malta.
Comandi dipendenti: Gibilterra.
Mediterraneo Occidentale - Malta.
Mediterraneo Centrale - Napoli.
Mediterraneo Orientale - Atene.
Mediterraneo Nordorientale - Ankara.
Mediterraneo Sudorientale - Malta.
Forze aereonavali Mediterraneo (Marairmed) Malta.
SUPREME ALLIED COMMANDER ATLANTIC (SACLANT) - Norfolk (US).
Comando Flotta d'Attacco (Comstrikfltant) - New York.
Comando dell'Oceano Atlantico (Comoceanlant) Norfolk.
Comando Atlantico dell'Ovest (Cincwestlant) - Norfolk.
Comando Forza Sommergibilistica di Difesa Nordamerica - Norfolk.
Comando Atlantico dell'Est (Conceastlant) - Northwood.
Comando Atlantico del Nord (Comnorlant) - Rosyth.
Comando Atlantico del Centro (Comcentlant) - Plymouth.
Comando Aereo Est Atlantico (Comaireastlant) - Northwood.
Comando Aereo Nord Atlantico (Comairnorthlant) - Rosyth.
Comando Aereo Sud Atlantico (Comaircentlant) - Plymouth.
Comando Isole Azzorre - Madeira.
Comandi Mare del Nord (Comnorechan, Comairnorechan) - Rosyth.
CHANNEL COMMITTEE (CHANCOM) - London.
Allied Commander Channel (Acchan) - London.
Cinchan - Portsmouth.
Comairchan - Northwood.
CANADA - UNITED STATES REGIONAL PLANNING GROUP (Cusrpg) - Washington.
Commander Canadian Atlantic Subarea (Comcanlant) - Halifax.
North America Air Defense (Norad) - Colorado Springs.
E. - Sigle della NATO:
ACCHAN - Allied Command Channel.
ACE - Allied Command Europe.
ACLANT - Allied Command Atlantic.
AFCENT - Alied Forces Central Europe.
AFMED - Allied Forces Mediterranean.
AFNORTH - Allied Forces Northern Europe.
AFSOUTH - Allied Forces Southern Europe.
AIRCENT - Allied Air Forces Central Europe.
AMF - Allied Forces Europe Mobile Force (NATO - «Fire Brigade»).
ANF - Allied Nuclear Force.
ATAF - Allied Tactical Air Force.
CENTAG - Central Army Group.
CHANCOMTEE - Channel Committee.
CINCAFMED - Commander in Chief Allied Forces Mediterranean.
CINCEASTLANT - Commander in Chief Eastern Atlantic Area.
CINCENT - Commander in Chief Allied Forces Central Europe.
CINCHAN - Commander in Chief Channel and Southern North Sea.
CINCNORTH - Commander in Chief Allied Forces North Europe.
CINCSOUTH - Commander in Chief Allied Forces Southern Europe.
CINCWESTLANT - Commander in Chief Western Atlantic Area.
COMBALTAP - Commander Baltic Approaches.
CUSRPG - Canada-United States Regional Planning Group.
LANDCENT - Allied Land Forces Central Europa.
LANDNORTH - Allied Land Forces North Europe.
LANDSOUTH - Allied Land Forces Southern Europe.
MC - Miiitary Committee.
MC-70 - Programma 70 del MC.
MLF - Multi Lateral Force.
NADGE - Nato Air Defence Ground Environment System.
NAMSO - Nato Maintenance and Supply Organization.
NORAD - North America Air Defence.
NORTHAG - Northern Army Group.
OTAN - Organisation du Traité de l'Atlantic du Nord.
SACEUR - Supreme Allied Commander Europe.
SHAPE - Supreme Headquarters Allied Powers Europe.
SACLANT - Supreme Allied Commander Atlantic.
SGN - Standing Group NATO.
UKADR - United Kingdom Air Defence Region.
WEU - UEO.
F. - Enti e Organizzazioni dipendenti dal Military Committee:
NATO - Defense College - Roma (già a Parigi, istituito nel 1951). Corsi di sei
mesi, con una cinquantina di allievi ognuno; per lo più ufficiali di grado non
inferiore a colonnello, nonché funzionari civili.
Ufficio di Standardizzazione Militare (MAS) London (1951); è composto da
rappresentanti di Canada, Francia, Regno Unito e USA; ha il compito di far
progredire la standardizzazione nel settore delle procedure e dei materiali. Gli
altri Paesi NATO hanno solo Rappresentanti accreditati.
Comitato di Coordinamento delle Trasmissioni Militari Europee (EMCCC) -
Bruxelles.
Ufficio Europeo Trasmissioni Navali (ENCA) - Bruxelles (1951: Parigi).
Ufficio Europeo Linee a Grande Distanza (ELLA) - Bruxelles (1951: Parigi).
Ufficio Europeo Frequenze Radio (ERFA), Londra.
Gruppo Consultivo Ricerca e Sviluppo Aeronautico (AGARD), Bruxelles (1952:
Parigi).
Organizzazione per la produzione deII'F 104 G e dei missili "Sidewinder" e "Bullpup"
- Oberhuldingen (Germania).
G. - FORZE AMERICANE IN EUROPA (350.000 u.).
1 - sotto comando nazionale
Infantry Brigade Group - Berlin.
Polaris Naval Base - Holy Loch Schottland.
Polaris Naval Base - Rota (Spagna.
6. USAF, basi di Rota, Torrejòn, Moròn e Sanjurjo (Spagna), Idriss Field
(Libia), basi in
Marocco.
6. Fleet (25.000 uomini, di cui 15.000 equipaggi, 8.000 Aviazione per la marina,
2.000 Marines; 200 aerei. 50 unità).
Command
Task Force 60 (Attack Carrier Striking Force); 2 portaerei, 2 incrociatori
lanciamissili, 20 cacciatorpediniere.
Task Force 61 (Amphibious Striking Force); 182nd Marines Battalion Landing Team
(BLT) più una squadra d'assalto anfibia con elicotteri, aerei, mezzi corazzati e
artiglierie.
Task Force 63 (Forza Ausiliaria).
Task Force 66 (Forza Antisommergibile): 1 portaerei antisom, 8
cacciatorpediniere, vari sommergibili antisom.
16. Polaris Submarine Squadron.
2 - Assigned Forces to NATO (250.000 uomini).
EUROPEAN COMMAND USAREUR (U.S. Army Europe). 7th Army (CENTAG). Command -
Heidelberg (Germania). 7th Army Artillery Command.
3 Battaglioni di Pershing, 6 Btg di Sergeant, 28 Btg Artiglieria pesante. Army
Air Command Defense; 12 Btg c.a.: 9 Btg pionieri. Army Batallions; 5 Btg
corazzati e 4 meccanizzati.
V. (US) Army Corps - Frankfurt: 3. Armored Division - Hanau.
3. Mechanized Division - Wùrzburg.
8. Mechanized Division - Bad Kreuznach. 14. Armored Cavalry Regt - Fulda.
VII. (US) Army Corps - Stuttgart-Veiningen:
4. Armored Division - Gòppingen.
24. Mechanized Division - Augsburg.
2. Armored Cavalry Regt - Niirnberg.
3. Armored Cavalry Regt - Straubing. South European Task Force (SETAF) -
Vicenza:
2 Btg Artiglieria Honest John e Sergeant.
8. Logistical Command - Livorno (Camp Darby).
10. Special Force Group - Germania.
USAFE (United States Air Force Europe) - Lindsey AS (Wiesbaden).
3. USAF - South Ruislip AB (UK):
10. Tactical Reconnaissance ing - RAF Alconbury.
20. Tactical Fighter Wing - RAF Wethersfield.
48. Tactical Fighter Wing - RAF Lakenheath.
81. Tactcal Fighter Wing - RAF Bentwaters.
17. USAF - Ramstein AB: 601. Tactical Command - Ramstein AB.
36. Tactical Fighter Wing - Bitburg AB.
49. Tactical Fighter Wing - Spangdahlen AB.
50. Tactical Fighter Wing - Hahn and Ramstein.
66. Tactical Reconnaissance Wing - Ramstein AB.
38. Tactical Missile Wing - Sembach.
40. Tactical Group (F 100D/F) - Aviano (lt.).
86. Air Division Defense (F 102A) - Ramstein AB:
32. Fighter Interceptor Squadron - Soesterberg (Olanda).
496. Fighter Interceptor Squadron - Hahn.
525. Fighter Interceptor Squadron - Biturg AB.
526. Fighter Interceptor Squadron - Ramstein.
602, 604, 606, 615, 616 Aircraft Control & Warning Squadrons).
332. Air Division/Combat Cargo - MAC:
15 Squadroni di F 4D, 3 di F 4C (400 cacciabombardieri).
3 Squadroni di F 4C e 4 di RF 4C (140 ricognitori).
4 Squadroni intercettori F 102A (80 cacciatori).
3 Squadroni di F 100 D/F (60 cacciabombardieri).
Tactical U.S. Logistic group (TUSLOG) - Atene.
TUSLOG Det. Nr. 10 - Jucirlik (Adaua).
TUSLOG Det. Nr. 29 - Istanbul.
TUSLOG Det. Nr. 30 - Ankara.
TUSLOG Det. Nr. 116 - Cigli (Izmir). |