Tecnicamente il raid israeliano in acque
internazionali è fallito!
Eccidi!
kiriosomega
la nota di Giorgio Vitali
Questo documento eccezionale, che va letto con
molta attenzione, non è frutto di alcuni disoccupati, ma di un
gruppo culturalmente molto sofisticato.
Richiede alcune precisazioni.
1) Il richiamo al libro di Peyrefitte (personaggio veramente
notevole!!) che insinua la grecità dei cosiddetti ebrei, è di grande
significatività. Infatti, siamo fin troppo allenati a leggere fra le
righe! Poichè NON sapremo mai se queste tesi sono vere o
false,perchè scientificamente indimostrabili, resta il fatto
essenziale che i libri sacri dei cosiddetti ebrei risultano essere
scritti in greco o in quella lingua che chiamano aramaico. Con
invenzioni collaterali secondo cui i testi sacri (perchè dettati da
dio stesso... che pazienza!) sarebbero stati tradotti in epoca
imprecisata. [Vedi la bibbia dei 70!!] Mentre il cristianesimo, e ci
vuol poco a capirlo, è una creatura diretta del Neoplatonismo
alessandrino. Essendo la costruzione di quella dottrina, durata per
circa 2000 anni, frutto di pura elaborazione filosofica, come
dimostrano gli ultimi dogmi. [Immacolata concezione, 1854, Pio IX,
Elaborazione teologica, quindi filosofica, del concilio di Efeso del
431, Maria madre di Dio, Theotokos, vedi il film su Ipazia.
Assunzione, Pio XII, 1 novembre 1950]. È nell'ambito di questa
complessa elaborazione che è possibile comprendere i rapporti
interni al "cristianesimo" con la nascita delle "eresie", cioè
dottrine di quelli che perdono la competizione, e quelli "esterni",
con i Neoplatonici pagani, di cui espressione massima è sicuramente
l'Imperatore Giuliano (360-363 d.c.). Ma siamo sempre all'interno
del Neoplatonismo (filosofia platonico ateniese-alessandrina,
pitagorismo, misteriosofia, religiosità mesopotamico-egiziana).
2) Che il raid assassino israeliano sia stato un fallimento, così
come "piombo fuso" lo si è capito immediatamente. Lo ha dimostrato
anche con il solito acume, un ebreo DOC come Adriano Sofri su "la
Repubblica" del 2 giugno scorso. Il fatto che il governo sionista
non sappia reagire allo sconforto ed alla disperazione (ottimo anche
un articolo di Blondet sull'argomento) dimostra, se ancora può
servire una dimostrazione, che ci troviamo di fronte alla fine di un
esperimento storico, basato sulla menzogna ideologica. Tale
esperimento, nato a fine ottocento, ma elaborato negli USA fin dal
XVII secolo (vedi: Giuliana Iurlano dell'Università di Lecce, "Sion
in America. Idee, progetti, movimenti per uno Stato ebraico,
1654-1917", Le Lettere) prevedeva la costruzione di una complessa
mitologia, di cui è ovviamente parte integrante il fondamentalismo
cristiano anticattolico che proprio nel seicento sbarcava in
America, e di alcune proposte geopolitiche conseguenti, a supporto
dell'imperialismo statunitense. Questo imperialismo ha conosciuto la
sua fase di massima espansione dopo la crisi dell'URSS, ma, proprio
perchè portato alle estreme linee di demarcazione con il mondo NON
assimilato, oggi sta crollando, come previsto da studiosi della
decadenza romana del calibro di un Luttwak. Possiamo tranquillamente
dire che la serie dei fallimenti da parte dell'entità sionista,
dalla guerra contro il Libano, a "piombo fuso", all'arrembaggio
piratesco alla "Flottilla", costituiscono visivamente la "grande
crepa" di tutto il sistema amerikanocentrico. A noi ricorda la
battaglia di Adrianopoli, 378 d.c. ove Valente fu sconfitto dai
Goti.
Giorgio Vitali |
Il paese d’israele è l'unico
Stato ancora segregazionista oggi esistente al mondo, Stato in cui il razzismo è
tangibile. Lo si nota nelle scuole, nelle strade, nelle corriere… solo
berlusconi non vide il "muro della vergogna" nella sua visita a quel Paese! E il
razzismo giudeo non ha mezzi termini, perché l’omicidio oltre che rituale
("Pasque di sangue" di Ariel Toaff) è anche mezzo per comporre situazioni
scomode! Ma nonostante gli abietti gesti propri dei giudei: «Tecnicamente il
raid israeliano in acque internazionali è fallito!»
I regolamenti dell’Aja
Un principio fondamentale del diritto umanitario riguarda la natura temporanea
dell’occupazione militare. È proprio tale natura temporanea che impone,
all’occupante, limitazioni nel creare realtà permanenti sul territorio
conquistato. La Corte Suprema ha affermato che lo Stato occupante non ha
sovranità sul territorio occupato, perché la sua amministrazione in quel luogo è
temporanea, dunque, chi occupa deve interessarsi di due soli aspetti: «Le
proprie esigenze di sicurezza, e il benessere della popolazione locale».
Come ha affermato il giudice della sopraccitata Corte Aharon Barak: «I
regolamenti dell’Aja ruotano attorno a due presupposti principali:
1) Il primo assicura il legittimo interesse alla sicurezza di coloro che
controllano la terra per mezzo di un’occupazione militare.
2) Il secondo garantisce i bisogni della popolazione civile che vive nel
territorio soggetto alla popolazione belligerante… e il comandante militare non
può dar prevalenza agli interessi nazionali, economici e sociali della propria
nazione fino a che questi hanno ripercussioni sul suo interesse alla sicurezza
nell’area, e sull’interesse della popolazione locale.
In realtà è difficile immaginare un cambiamento più profondo e permanente di
quello provocato dalla trasformazione di un paesaggio aperto (terreni agricoli,
pascoli, colline) in una comunità popolata e cosparsa da molti insediamenti. Il
carattere definitivo di tale cambiamento è evidente non solo dagli enormi
investimenti impiegati in edifici, infrastrutture e strade, ma anche dal legame
che unisce l’esistenza d’intere famiglie in un determinato luogo. Per eludere i
divieti sopra menzionati, israele ha sostenuto che gli insediamenti non
costituiscono «modifiche permanenti» nel territorio occupato, e persino la Corte
Suprema ha ratificato quest’affermazione. Ad esempio, in una decisione
riguardante la requisizione di proprietà private per stabilire l’insediamento di
Beth El, il giudice Miriam Ben-Porat osservò che il termine "comunità
permanente" è un concetto "puramente relativo". Fece questo commento nonostante
la costruzione di comunità civili permanenti e di quartieri sia uno degli esempi
più evidenti di modifica durevole. In sintesi, quest’interpretazione del divieto
di creare realtà permanenti rende privi di significato i relativi provvedimenti
del diritto internazionale.
Poiché è ben chiaro che gli insediamenti non furono concepiti a vantaggio dei
palestinesi, la via adottata dallo Stato ebraico, prima del 1979, per
l’espropriazione di proprietà privata fu che tale atto avesse lo scopo di
soddisfare «pressanti esigenze di sicurezza».
All’interno dell’esercito si è a lungo discusso sulla reale efficacia degli
insediamenti nel contribuire alla sicurezza d’Israele, in ogni caso, è evidente
che, anche se da alcuni insediamenti l’esercito ha potuto ricavare dei benefici,
le esigenze di sicurezza non furono di certo la ragione per lo stanziamento di
maggior parte di essi.
[Fonte: B’Tselem Centro Israeliano per i Diritti Umani nei Territori Occupati
Terra Rubata]
Tecnicamente il raid israeliano è fallito. È fallito per lo scalpore che
ha suscitato nella comunità internazionale, ed anche perché non è facilmente
credibile che i comandi militari abbiano potuto porre a repentaglio la vita dei
loro soldati "armati" contro eventuali spranghe, o che abbiano supinamente
accettato la possibilità di uno scandalo multirazziale che avrà la sua rilevanza
politica, [pur se personalmente non credo al gran disamore d’erdogan verso
israele].
I soldati sono preziosissimi per israele a causa del loro scarso numero a
disposizione, e per il fatto che dimostrano, gli stessi alti comandi militari e
politici giudei, che la loro ragion di stato, negli ultimi anni, sembra ruotare
intorno alla figura del rapito caporale shalit. Già soldato dell'IDF, lo shalit
fu catturato oltre il passo di Kerem Shalom, quando la pattuglia di cui faceva
parte s’inoltrò nei pochi chilometri quadrati di terra che israele ha lasciato
ai Palestinesi, e per tale motivo il militare è dal 25 giugno 2006 tenuto
prigioniero da Hamas.
Il suo rapimento e quello d’ehud goldwasser ed eldad regev furono, sempre a
detta dei perfidi giudei, gli eventi principali che condussero ai conflitti in
Gaza e in Libano durante l'estate del 2006.
Deve anche essere ricordato che lo shalit è di nazionalità francese per nascita,
dunque, aggredì un popolo sovrano combattendo per israele. Ma alla comunità
internazionale è stato imposto di credere che è normale che un qualsiasi
cittadino, di un qualsiasi Stato, combatta in favore dei sionisti israeliani
solo perché di fede ebrea!
In più, onta della repubblicana ytalietta da burletta, la città di Roma gli
attribuì cittadinanza onoraria per spingere Francia ed EU ad intervenire in suo
favore.
Cosa non farebbe la ricca casta politica e finanziaria nostrana per ingraziarsi
i ricchi banchieri ebrei!
E non si urli dai filo israeliani, in occasione di questo ultimo massacro che
hanno creato: «Non ci aspettavamo la reazione dei pacifisti che si sono armati
di spranghe»!
«Hai visto mai», così si parla in romanesco, se anche fosse, «vittoriose le
spranghe contro raffinate armi portatili di gente pronta a sparare». Gente che
ha sparato con proiettili veri, e non usando quelli per il mantenimento
dell’ordine pubblico (proiettili di gomma). Dunque, si trattava di gente già
pronta all’omicidio sull’inerme, e, ricordando le stragi sui palestinesi si deve
affermare che quella giudea è un’abitudine che emerge dai loro cosiddetti testi
sacri, e dalla parole rabbiniche!
Inoltre, stranamente, le immagini televisive degli assassini avvenuti sulla nave
turca sono presentate "bruciate", e ciò non lascia comprendere la reale
successione degli eventi accaduti, ma è in ogni modo riconoscibile, in un
filmato televisivo, la presenza di qualcuno che indossava una maschera antigas,
qualcuno doveva averla in dotazione personale.
Ma c’è di più, perché oltre l’eccidio perpetrato sono stati infranti i diritti
internazionali di navigazione!
Dunque, anche per questi motivi il cosiddetto raid è stato un vero atto di
pirateria fallito nei suoi intenti, se pur già non fosse stato calcolato il
"peso" dei morti tra i pacifisti per tentare di diminuire eventuali prossime
similari azioni.
Se ancora non capisci, il cervello l’hai in formalina.
Cos’è la formalina?
È un’aldeide, CH2O, ben nota al medico legale ed all’anatomo patologo che vi
conservano reperti cadaverici da studiare.
Ora, dato che sempre si è sostenuto che il cervello è l’organo deputato al
ragionamento, all’associazione delle idee, alla logica… non rendersi conto del
gravissimo comportamento tenuto da israele anche in quest’ultimo marittimo
massacro, avvenuto in acque internazionali contro i "missionari" di pace uccisi
da scherani giudei armati, si deduce che il cervello di chi non comprende, o
finge di non comprendere per interessi di casta, è morto, almeno alla logica.
E cosa non comprende quel cervello?
Non comprende che per volontà di certuni che si considerano padroni del pianeta,
ed altri che credono in libri considerati sacri, questi ultimi sentinelle degli
interessi ameri-cani, e loro, in Medio Oriente, si adoperano insieme per
guastare quel poco di buono che ancora esiste al mondo. I primi sono spesso
succubi dei secondi, ma i secondi senza i primi non avrebbero la potenza bellica
ed economica che possiedono. In più, sempre i secondi, si ritengono eredi del
dio fantastico che inopinatamente ebbe la dabbenaggine di stringere con essi un
patto dall’alleanza con promesse da mentecatto!
Alla faccia dell’onniscienza!
E non si sostenga da parte dei cervelli morti alla logica che Israele e il suo
santo Tzahal si difendono, perché sin da quando giunsero in سلطة وطنية فلسطينية,
Sulta Wataniyya Filastīniyya, sotto l’azione del sionismo di T. Herzel l’anno
fatta da predoni in quella per loro sconosciuta regione, tanto che distruggendo
e ammazzando vogliono fare dimenticare l’antica autoctona geografia mutando
anche i nomi di città e villaggi annientati, di fiumi e pozzi che conquistarono
con armi già allora sofisticate se paragonate a ciò che ancora oggi gli arabi di
Palestina possiedono.
Qualche passo di storia per comprendere.
Molti studiosi, plagiati da interessi economici corrisposti dalle banche
giudaiche, come spesso avviene anche nel Congresso americano, e dalla chiesa
cristiana cattolica che difende il proprio dio (ebreo) ed il suo figlio (anche),
mentre nulla comunica sulla nazionalità dell’altrettanto fantastico spirito
santo, sostengono che le tribù d'Israele sono autoctone di Palestina, ma da
antica documentazione va emergendo anche la tesi storica, ancora non totalmente
dimostrabile, che le genti ebraiche, ammesso che gli attuali ne siano davvero i
discendenti, sono d’origine greca (si legga, tra l'altro, il quasi introvabile,
purtroppo, "Gli Ebrei" (titolo inglese: "Hebrew is greek") edito in Italia da
Longanesi, autore Roger Peyrefitte). Ma anche altri studiosi sostengono la
stessa versione, infatti, prende sempre più corpo la tesi che i "Mitanni",
mercanti greci assai antichi, per sfortunate occupazioni di territori
peloponnesiaci furono sconfitti e scacciati dagli Accadi ben prima della discesa
da Nord degli Ioni. Da qui, i vinti, si trasferirono sulle coste dell'Egeo
migrando prima verso l'odierna Cipro, da dove furono cacciati e via mare
raggiunsero le sponde del moderno Libano. Ivi giunti furono conosciuti con il
nome greco di Finiki (Fenici) e transumarono anche verso l’entroterra, dove, in
Mesopotamia si fusero con popolazioni indigene di quel periodo dell’età del
bronzo, gli Hurriti. In tempo diverso, dalla Fenicia, i Finiki migrarono ancora
più a sud intrufolandosi nel territori egizi, e parte di essi raggiunsero e
abitarono il Neghev dove condussero vita transumante con i loro armenti tentando
d'occupare la periferia della più fertile terra dei Faraoni. Si ritiene che in
terra d’Egitto giunsero tra la diciassettesima e diciottesima dinastia
faraonica, e la terra che abitarono pro tempo, già colonizzata, fu denominata "Philastine",
nome derivante dal greco Finiki!
Il nome "Israel" con cui sono modernamente noti sorse in seguito, forse durante
il medio regno, quando era in uso tra gli egizi denominare le loro armate con
nomi di loro dei.
Il nome Israel, secondo una personale ipotesi, discorde da quella della
storiografia ufficiale, potrebbe avere avuto matrice da ragioni causali.
Gli storici di professione derivano "Israel" da verbi egizi che hanno il
significato di "governare"; ma c’è anche chi accetta la versione biblica che
narra come quel nome fu imposto al semita Giacobbe dopo una lotta con il bastone
da pecoraio tra lui e il suo dio, un arzillo vecchietto che per mancanza di
svaghi da "dio"… e di cinema, televisione, partite di calcio e zitelle da
consolare, come in seguito farà alla maniera delle descrizioni in bibliche,
andava in giro sulla terra per cercare con chi battersi.
Personalmente sostengo una mia tesi che ha origine più realistica. È noto,
infatti, che nel tempo dei faraoni, quelli della media età, i reparti di
combattenti assumevano i nomi degli dei. Nel territorio egizio, verosimilmente
nel Sinai, incaricati di mostrare la potenza del Faraone e di controllare il
territorio, erano dislocati militi armati della compagnia di Is (Iside), Ra, El
(Elholim) che furono inviati a rintuzzare le scorrerie piratesche dei giudei.
Non eseguendo l’ordine del faraone, forse, Meremptah, si unirono agli apolidi
insubordinati, e quelle genti da allora furono indicate con l’acronimo "Is-Ra-El".
La mia tesi giustifica anche il fatto che Helohim (sostantivo plurale insieme al
meno noto Adonai) è ancora oggi un dio d’Israele.
Per ciò che ho sin qui riportato emerge, almeno in nuce, che i giudei moderni,
se anche fossero discendenti dei Mitanni, non hanno mai posseduto le terre che
rivendicano perché il loro fu solo un passaggio temporaneo e senza proprietà.
Se poi gli invasati del valore storico dei testi sacri ebraici e cristiani
potessero togliere il loro cervello dall’annebbiamento che li accompagna,
capirebbero anch’essi che certi libri sono solo saghe d’auto proclamazione in
cerca di dignità storica.
Perché Israele è una feccia di Stato.
Molti credono e sostengono che il sionismo di Herzel, quello che prese il
sopravvento su altre similari tesi, e che si sta manifestando come la politica
più deleteria tra le posizioni che in esso si combattono, sia aggressivo per
rifarsi della vera o presunta moderna shoah.
Non è così, o almeno non è solo così, perché l’aggressività giudea in massima
parte si riallaccia nel credo collettivo degli stessi d’essere padroni di
Palestina, e per tale motivo attuano la pulizia etnica secondo le costumanze
narrate nei loro "libri" biblici. In realtà queste erano narrazioni orali
mitizzate, e orrenda saga blasfema nel tempo spacciata per vera. Tali racconti
entrarono a far parte della Torah scritta da esdra verso il 490/95 a.n.e. con
antecedenti e successive massime rabbiniche, e i rabbini, è bene sapere, non
sono "sacerdos" come i preti cristiani, ma solo presunti saggi cui è affidato,
tra i giudei, il potere di amministrare la giustizia penale, civile e sociale
attraverso i kahal (sinedri) mai scomparsi dalle comunità giudee anche più
piccole e periferiche.
L’israeale odierno, non grande religione ma piccolo razzista politico, mira a
possedere ogni bene in Palestina, specialmente il controllo delle acque.
Questa verità, appena sussurrata anche in ambienti universitari bene informati
quali facoltà di Storia contemporanea, di scienze politiche…, verosimilmente per
paura d’epurazioni è ben descritta in "Raccolto Amaro" (1968), saggio di Hadawi
Sami che tratteggia come gli israeliani vogliano portare l’acqua del Giordano,
un fiume quasi morto per gli scarichi fognari e per i prelievi illimitati degli
stessi giudei, sino nel deserto del Negev sostenendo che Siria e Giordania hanno
da sempre usato a loro vantaggio esclusivo le acque del maggiore affluente di
questo fiume, lo Yarmuk. [Lo Yarmuk si versa nel Giordano ad una decina di
chilometri a sud del lago Tiberiade. Questo fiume ha un bacino idrico che è
integrato per l’80% circa in Siria e per il restante 20% in Giordania. Nel suo
decorso lo Yarmuk è ricevente di piccoli affluenti che aumentano il suo
drenaggio, ed è quindi importantissimo per l’economia di Siria e Giordania che
ne usano l’acqua nei propri territori]. Lo Yarmuk contribuisce, dunque, in
maniera efficace al flusso idrico del Giordano con i suoi 400 m3 all’anno, anche
se le possibili variabilità stagionali possono notevolmente sconvolgerne
l’intera portata.
Perciò, i giudei sostengono, che anche Israele ha pieno diritto di derivare il
prezioso liquido direttamente dal Giordano per i propri esclusivi benefici, e
per tale motivo si riservano anche il diritto di deviare il corso del fiume
ovunque riterranno più opportuno. Ciò che però gli israeliani non fanno
trapelare, della loro sadica volontà di dominio ad ogni costo, riguarda il fatto
che sia la Siria, sia la Giordania utilizzano l’acqua del fiume Yarmuk
assolutamente all’interno del proprio letto nella Valle del Giordano, e non una
goccia d’acqua è pompata fuori da quella contea, così che non un centimetro di
terra israeliana è siccitosa per mancanza della sua acqua. Diversamente, il
progetto israeliano asporterebbe dal proprio letto le acque del Giordano, a
circa 130 km verso Sud sino a farla giungere nel deserto del Negev assetando
completamente la poca terra ancora lasciata ai palestinesi.
È ora opportuno mostrare con cartine geografiche come le terre
palestinesi nel tempo hanno cambiato proprietario e destinazione d’uso per la
forza delle armi giudee, e senza che mai Governi europei, ameri-cani e ONU siano
intervenuti per realmente limitare lo strapotere d’israele.
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Ma in questo frangente, dopo
l'eccidio giudeo commesso contro i pacifisti in acque internazionali, il nostro
Governo non solo non ha condannato il sanguinario avvenimento, ma chiede all’ONU
di non instaurare una commissione internazionale che relazioni sull’accaduto, ma
che la stessa se proprio deve esistere dovrà essere condotta esclusivamente
dagli stessi aggressori. Insomma, dopo il danno, gravissimo, anche la beffa.
Sempre più mi stanco d’essere ytalyano, ma quando… forche e forconi?
kiriosomega |