Italia - Repubblica - Socializzazione

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Facciamo un poco di chiarezza

 

Alessandro Mezzano (12/12/2013)      

 

L’Aquila vola in alto;

Con lo sguardo penetrante

Scruta spazi cristallini

E orizzonti infiniti…!

 

Gli stereotipi con i quali genericamente si giudica negativamente il Fascismo e l'epoca che lo ha contraddistinto sono per lo più sempre gli stessi e sempre privi di ragionamento logico e di attinenza agli avvenimenti storici certificati che ne hanno determinato lo svolgimento.

Anche coloro che non possono fare a meno di riconoscere le cento cose buone che il Fascismo ha fatto per la gente, per il Paese e per la giustizia sociale, contestano i soliti luoghi comuni che, a loro giudizio condannano senza appello il regime.

 

Essi sono principalmente:

* Le persecuzioni contro gli avversari politici

* L'entrata in guerra

* Le leggi razziali

* La mancanza di libertà

* L'imposizione dall'alto senza partecipazione popolare

 

Esaminiamo con attenzione e con raziocinio quanto sopra per sfatare, una volta per tutte, le leggende metropolitane che l'antifascismo ha propalato in questi decenni per giustificare se stesso, la propria insipienza politica e sociale, il proprio tradimento verso la Nazione e l'incapacità di proposte politiche reali che hanno trascinato l'Italia nel baratro in cui si trova oggi dopo settanta anni di "repubblica nata dalla resistenza".

 

Persecuzioni contro gli avversari politici

Dice Rutilio Sermonti:

"Due volte nel secolo XX, Fascisti ed antifascisti si trovarono di fronte a mano armata... La prima nel 1920-1922, vinsero i Fascisti (pur avendo avuto molte più perdite degli avversari) e loro fu tutto il potere. Ebbene, non un solo italiano fu perseguitato o danneggiato per avere militato dalla parte opposta!

A tutti, nessuno escluso, fu offerta la possibilità di collaborare al progresso della Nazione. Ex avversari di valore, senza alcuna richiesta di abiura, continuarono ad occupare prestigiose cattedre universitarie o importanti funzioni nello Stato (basti pensare a Orlando a Calamandrei, a Caronia, a Croce, a Benduce, a Cesare Mori).

Il tanto vituperato Tribunale Speciale non emise condanne che per fatti successivi all'avvento del Fascismo e l'unica pena di morte fu erogata a Schirru che aveva sparato al capo del governo in carica. L'opposizione antifascista continuò indisturbata a sedere in Parlamento e la stampa antifascista a pubblicare.

La seconda volta, nel 1945, vinsero gli antifascisti, o meglio approfittarono della vittoria dei nemici stranieri per inserirsi al potere.

Come si comportò la fazione che aveva preso il potere verso i connazionali ormai debellati ed inermi, è una indelebile macchia di vergogna che soltanto i secoli potranno cancellare!

La marmaglia berciante e tripudiante dei "partigiani dell'ultima ora" si dedicò al vile e feroce massacro non solo dei combattenti superstiti caduti nelle loro mani, ma addirittura dei loro simpatizzanti veri o presunti.

La sola accusa di essere stati "Fascisti" era sufficiente per subire il supplizio e tale fu il destino di più di centomila uomini e donne del tutto inermi.

Tutta la classe dirigente della Repubblica Sociale fu sistematicamente assassinata e la sorte subita dal suo Capo ed il vilipendio della sua salma provocarono l'orrore persino dei nemici che egli aveva sino all'ultimo combattuto.

Reparti arresisi con patto di salvaguardia furono, non appena disarmati, massacrati fino all'ultimo uomo.

Non solo, il Massacro si protrasse impunemente per mesi dopo la "liberazione" per segreto ordine di quello che fu il titolare del ministero della giustizia democratica, ma la giustizia ufficiale stessa continuò per anni ad erogare condanne a morte in danno di persone che altra colpa non avevano che di avere servito la Patria nel modo che essi ritenevano doveroso».

È vero che alcune decine (non di più) di oppositori politici che tramarono per fare cadere il regime furono in quei venti anni incarcerati o mandati al confino, ma se ciò si paragona quanto accadde nei regimi retti dall'antifascismo comunista, erano rose e fiori… e poi, quando il fascismo cadde, le vittime, fascisti o presunti tali, massacrati dagli antifascisti sino a tutto il 1946 furono ben 100.0000 e perciò ... da quale pulpito ..!

 

Entrata in guerra nel '40

La guerra fu fortemente voluta e scatenata dal capitalismo mondiale e non per motivi politici, ma per motivazioni attinenti ad interessi economici derivanti dalla ideologia capitalista che vedeva messi in pericolo quegli schemi e quella prassi che sino ad allora le aveva garantito massimi profitti e scarse spese tramite lo sfruttamento sull'uomo e sul lavoro.

Difatti l'idea rivoluzionaria e geniale nella sua semplicità che ispirava il Fascismo era stata quella di trasformare la lotta perenne di classe, tra capitale e lavoro, tra la concezione del mondo di Adam Smith, padre del capitalismo e quella di Karl Marx fondatore del comunismo, in COLLABORAZIONE tra le classi tramite una collaborazione sociale e politica che trasformava la funzione algebrica +1 -1 = a zero in +1 +1 con risultato positivo = a 2.

Insomma, il concetto poi espresso più pienamente in RSI della socializzazione delle aziende che risolveva la quadratura del cerchio sul piano sociale ed economico.

Concetto che tagliava le unghie al capitalismo ed alla finanza mondiale che non erano più liberi di speculare e di sfruttare e che diminuivano le aspettative di massimo profitto da realizzarsi a scapito della società civile!

Chi dunque aveva il massimo interesse ad annientare un regime come quello che con le sue idee metteva in pericolo per il futuro le aspettative di profitto?

D'altronde anche nella prima guerra mondiale, quando non c'era né la democrazia da difendere, né le dittature da abbattere, la capitalista America venne a portare la sua guerra in Europa per difendere, anche allora i propri interessi commerciali, finanziari e strategici dalla concorrenza a dimostrazione di quali fossero le ragioni di base che motivavano le sue mosse.

 

Le leggi razziali

A prima vista questo è il vero tallone d'Achille del regime Fascista e forse si sarebbero potuti ottenere i risultati che esse volevano raggiungere con mezzi meno drastici, ma non dimentichiamo che gli ebrei sono sempre stati prima ebrei e poi italiani, francesi, tedeschi ecc. ecc. come dimostrano anche oggi quando si schierano sempre e comunque con Israele e contro i Palestinesi indipendentemente dagli interessi e dalla politica estera degli stati in cui vivono!

D'altronde il collante che li ha resi uniti e coesi per secoli in tutto il mondo è sempre stata la concezione religiosa e razziale che ha loro impedito qualsiasi assimilazione e qualsiasi inserimento come è invece avvenuto per altre etnie.

A causa del divieto (ottuso) della chiesa cattolica e della cristianità per i propri fedeli di trattare il denaro a interesse, salvo fare peccato mortale, tale opportunità fu di fatto riservata agli ebrei che iniziarono così, agendo in stato di monopolio, quell'arricchimento che li ha portati oggi ad essere i gestori primari delle ricchezze di tutto il mondo!

Dietro le quinte chi muoveva le fila della lotta contro il Fascismo e le sue idee era la finanza internazionale in quanto espressione del capitalismo mondialista contro cui il Fascismo lottava ed essa era, come lo è oggi, fortemente nelle mani della comunità ebraica internazionale che condiziona pesantemente con il suo potere finanziario, tutta la politica mondiale e quella del capitalismo internazionale in particolare.

Negare questo significa non riconoscere una realtà e non sapere o non volere relazionare gli effetti alle loro cause prime.

Da qui il diritto del Fascismo di difendersi da un complotto ordito contro di se come esposto nel paragrafo precedente, dato il pericolo che le sue nuove e rivoluzionarie idee facevano correre a quella concezione del mondo.

Sia comunque chiaro che l'intento delle leggi razziali era difensivo e non offensivo e che MAI l'Italia partecipò alle grandi deportazioni che contraddistinsero la Germania nazista e che anzi, in quel periodo buio della guerra, come ampiamente riconosciuto anche da fonti ebraiche qualificate, in moltissimi casi furono gli italiani, con il beneplacito del governo, a salvare dalla deportazione in Germania molti ebrei.

Ne testimonia anche il fatto che nessun campo di concentramento per ebrei fu gestito dagli italiani e che il campo della "Risiera" di Trieste che sempre viene citato come prova contraria a quanto diciamo, era gestito da Tedeschi nel periodo post 1943, quando il loro strapotere in Italia era imperante.

Le leggi razziali italiane avevano l'unico scopo di sottrarre dalla vita economica del Paese le attività potenzialmente anti italiane della comunità ebraica.

 

La mancanza di libertà

L'unica libertà che non era concessa in Italia durante il Fascismo era quella non tanto di essere antifascisti, ma di operare contro lo Stato che era uno Stato Fascista.

Per il resto ognuno poteva, nel suo privato, pensare ed agire come voleva e ne è prova che, contrariamente a quanto afferma la pubblicistica antifascista, l'iscrizione al Partito Nazionale Fascista, tranne che per gli incarichi pubblici NON ERA OBBLIGATORIA sino al 1938 ed anzi, dopo i primi anni di adesioni massicce, nel 1931 venne sospesa e poi limitata.

C'era però la libertà dal bisogno, la libertà dallo sfruttamento, la libertà dal non avere la casa, le cure mediche gratuite, la libertà dall'oppressione della mafia, la libertà dalla corruzione, la libertà dall'umiliazione di essere una nazione di terza categoria, la libertà di andare a scuola sino ai 14 anni, la libertà …

Al contrario di quanto afferma la vulgata antifascista, il consenso popolare al regime era talmente alto e generale da costringere, nel 1936, un politicamente angosciato Palmiro Togliatti a proclamare il manifesto indirizzato «agli italiani, alle camicie nere, ai Fascisti» (rivista comunista "Lo stato operaio", anno X, nº 8, Agosto 1936) del quale ecco i punti salienti:

«POPOLO ITALIANO, SOLDATI, CAMICIE NERE, EX-COMBATTENTI E VOLONTARI D'AFRICA.. noi comunisti facciamo nostro il programma Fascista del1919, che è un programma di pace, di libertà di difesa degli interessi dei lavoratori (...) Camicie nere ed ex-combattenti e volontari d'Africa, vi chiediamo di lottare uniti per la realizzazione di questo programma (…) FASCISTI DELLA VECCHIA GUARDIA, GIOVANI FASCISTI! Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi per la realizzazione del programma Fascista del 1919(…) Diamoci la mano Fascisti e comunisti, cattolici e socialisti, uomini di tutte le opinioni ...»

Se poi vogliamo paragonare quel periodo storico a quello di oggi, ebbene, se pure è vero che oggi ciascuno può liberamente esprimere il proprio parere anche contrario al governo, è altrettanto vero che ciò non serve assolutamente a nulla in quanto esso è disatteso dalle oligarchie politico- mafiose che operano esclusivamente negli interessi di gruppi di potere e non in quelli dei cittadini per cui, all'atto pratico questa libertà di pensiero è una libertà inutile ed illusoria!

Basterebbero a provare quanto diciamo, oltre che alle promesse elettorali mai mantenute, i tanti referendum popolari le cui decisioni sono rimate lettera morta quando addirittura non si è legiferato nel senso ad essi contrario come per esempio per quello che abrogava il finanziamento pubblico dei partiti!

 

L'imposizione dall'alto senza partecipazione popolare

Che le direttive arrivassero dall'alto in un regime totalitario e con un Capo come Benito Mussolini, è fuori di dubbio, né avrebbe potuto essere diversamente.

Che non ci fosse alcuna partecipazione popolare è falso in quanto tutte le organizzazioni del partito fascista, che era totalizzante nella vita politica e civile dell'Italia di quei tempi davano lo spazio ai propri componenti di esprimere i propri pareri e di prendere parte alle decisioni importanti anche se poi l'ultima parola spettava al Duce.

Il corporativismo, asse portante dell'idea sulla struttura dello stato fascista era la risposta logica e rivoluzionaria al parlamentarismo imbelle, preconcetto e spesso incompetente che tanti guai aveva portato alla Nazione (e che tanti ne sta ancora portando oggi come tutti possono constatare) perché nel corporativismo si realizzava il consesso deliberante delle competenze e della rappresentanza reale di tutti gli aspetti e di tutte le componenti importanti della società.

Non più individui eletti a seguito di promesse quasi sempre non mantenute, non più eletti capi o gregari di gruppi di potere con interessi particolari che non coincidevano con quelli del Paese, non più eletti dediti solamente alla preservazione del loro potere, ma rappresentanti delle competenze, degli interessi reali e delle specificità della parte viva e pulsante della Nazione che costituivano il parlamento dello Stato e concorrevano alle decisioni importanti che sarebbero state in grado di determinare il futuro dell'Italia e degli italiani!

Quanto ai non fascisti o agli antifascisti, la storia registra che anche a costoro fu permesso di occupare posti di prestigio e di responsabilità purché non tramassero contro lo Stato e riportiamo ancora una volta quanto scritto da Rutilio Srmonti e non smentibile: «A tutti, nessuno escluso, fu offerta la possibilità di collaborare al progresso della Nazione. Ex-avversari di valore, senza alcuna richiesta di abiura, continuarono ad occupare prestigiose cattedre universitarie o importanti funzioni nello Stato (basti pensare a Orlando, a Calamandrei, a Caronia, a Croce, a Beneduce, a Cesare Mori)".

La socializzazione delle aziende, realizzata in RSI, dava finalmente voce e potere ai lavoratori che da oggetto del lavoro diventarono soggetti con voce in capitolo nella direzione aziendale, con partecipazione agli utili ed alle decisioni importanti!

Le varie associazioni espresse dal regime come quella delle donne fasciste, i dopolavoro, il FUAN degli universitari, e varie altre davano voce a vari strati della popolazione le cui proposte arrivavano ai vertici del regime per essere valutate ed il cui peso non era secondario.

Il larghissimo consenso che nessuno oggi osa negare, di cui il Fascismo godette in quel periodo, testimonia in conclusione, la soddisfazione della popolazione e la congruità del modo di governare il Paese con le aspettative e le necessità della popolazione!

 

Ad ulteriore contrasto con i luoghi comuni negativi sul Fascismo, vogliamo qui riassumere brevemente solo le principali leggi e riforme che furono realizzate in soli 20 anni dei quali 5 di guerra e due della più grande crisi economica che mai avesse colpito il mondo civile nel 1929 e 1930.

Riportiamo qui unicamente i titoli, rimandando i lettori che volessero approfondire alla lettura del libro "I danni del fascismo", Edizioni All'insegna del Veltro, scaricabile anche gratuitamente in formato PDF sul sito:

 

www.webalice.it/alessandro.mezzano

 

Parchi Nazionali -Tutela lavoro donne e fanciulli - Assistenza ospedaliera per i poveri - Assicurazione invalidità e vecchiaia - Riforma della scuola Gentile - Acquedotti Pugliese, del Monferrato, del Perugino, del Nisseno e del Velletrano - Riduzione dell'orario di lavoro a 8 ore - Opera Balilla, GIL e Colonie - Opera Nazionale Dopolavoro - Centrali idroelettriche e rete ferroviaria - Reale accademia d'Italia - Bonifiche integrale dell'agro Pontino, dell'Emilia, della bassa Padana, di Coltano, della Maremma toscana, del Sele, della Sardegna e colonizzazione del latifondo Siciliano - Opera Nazionale Maternità ed infanzia - Assistenza agli illegittimi, abbandonasti ed esposti - Carta del lavoro - Esenzioni tributarie per le famiglie numerose - Rete autostradale e porti - Arre industriali - Patti Lateranensi - INAIL - Libretto di lavoro - INPS - Riduzione orario di lavoro a 40 ore settimanali - ECA - Assegni famigliari - Casse rurali ed artigiane - Case popolari - Legge Bottai sui beni artistici e culturali - Riforma dei codici civile e penale - Legge urbanistica - INAM - Socializzazione delle imprese - Lotta alla mafia.

 

Se tutto ciò vi pare poco fate un attento confronto con quanto NON FATTO nel dopo guerra da questo "stato democratico nato dalla resistenza" e poi date un giudizio obiettivo, onesto e sincero ...!

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Alessandro Mezzano      

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