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Finalmente la RAI ha "scoperto" la verità sulla morte di Mussolini

 

Maurizio Barozzi       

 

È con grande soddisfazione che venerdì 6 luglio 2012, nel corso della trasmissione di Rai Tre "La Grande Storia - Mussolini, Marcia, Morte e Misteri", realizzata con documenti di Enzo Antonio Cicchino, un servizio pubblico ha definitivamente considerato un falso la "storica versione", la "vulgata" a suo tempo rilasciata da Walter Audisio e successivamente integrata da altre relazioni una più incongruente e contraddittoria dell’altra ed ha, di fatto e indirettamente, confermato la validità della mia lunga inchiesta giornalistica sulla morte di Mussolini che, dal 2009, solo sul quotidiano "Rinascita" è stata portata avanti con oltre venti articoli.

Un indiretto riconoscimento al giornale e al sottoscritto oltre che al libro a suo tempo realizzato da Giorgio Pisanò in merito alla decisiva testimonianza di Dorina Mazzola, una donna nel 1945 residente proprio a Bonzanigo a poco più di un centinaio di metri in linea d’aria dalla famigerata casa dei contadini De Maria dove vennero nascosti Mussolini e Claretta Petacci. Testimonianza di cui la trasmissione ha rievocato alcuni stralci a sostegno della interpretazione dei fatti che il servizio proponeva.

Purtroppo nel 2004 e poi in replica nel 2010 la stessa RaiTre, sempre con la trasmissione la "Grande Storia - Mussolini l’ultima verità", trasmise un servizio realizzato da M. L. Forenza e P. Tompkins nel quale si era resa in qualche modo colpevole della alterazione di alcune video interviste realizzate da Giorgio Pisanò alla signora Mazzola, tagliandole e rimontandole in modo da farle coincidere al tema del servizio stesso che illustrava la inattendibile versione del partigiano Bruno Giovanni Lonati quello che, con un racconto fantasioso, simile a un fumetto, aveva asserito di aver ucciso lui il Duce in collaborazione con un fantomatico agente segreto inglese, tale John.

Al termine della trasmissione di RaiTre del 2004 la produzione, su proteste di Paolo Pisanò, era stata costretta ad esporre un cartillio smentita che affermava, giustamente, che invece la testimonianza Mazzola smentiva la versione Lonati. Scorrettamente, però, nella replica del 2010, questo cartillio non veniva più esposto.

Comunque sia, questa volta, RaiTre si è riscattata ed ha finalmente compiuto un passo veramente decisivo verso la verità su la morte di Mussolini. Per la prima volta, infatti, senza ambiguità e riserve il servizio ha attestato la falsità della "storica versione".

Quindi ha rievocato una parte della testimonianza di Dorina Mazzola che indicava senza alcun dubbio che Mussolini, intorno alle 9 del mattino, venne prima ferito in stanza al fianco dx e quindi ucciso nel sottostante cortile, di fronte a un portone di una specie di stalla, avendo indosso solo una maglietta bianca di salute a mezze maniche e forse i pantaloni, mentre la Petacci veniva uccisa intorno al mezzogiorno proprio sotto casa della Mazzola.

Tutti elementi questi che noi avevamo sviscerato e portato avanti per anni anche perchè confermati da altre testimonianze, particolari vari e importanti studi peritali sia pure retrospettivi.

La trasmissione di RaiTre, comunque, presentava anche una intervista a un medico legale della Sapienza di Roma Costantino Ciallella il quale confermava che colpi e spari che attinsero in vita Mussolini si trovavano solo su quella maglietta bianca, mentre invece il giaccone o pastrano che era indosso al cadavere di Mussolini non presentava fori o strappi quali esiti di una fucilazione, segno evidente che era stato fatto indossare ad un morto per rivestirlo. Ergo davanti al quel cancello di Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra, alle 16,10 del 28 aprile, Mussolini e la Petacci furono scaricati da morti per simulare una regolare fucilazione.

Un rilievo questo che ben sappiamo era già stato riscontrato dalla perizia eseguita con strumenti e tecniche modernissime da una equipe del prof. Giovanni Pierucci del celebre Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia nel 2006 e di cui la rivista "Storia in Rete", oltre ad un articolo del maggio 2006, aveva recentemente raccolto i dati in un Dvd: "Mussolini una morte da riscrivere", Ed. 2011.

La trasmissione di RaiTre, inoltre, presentava una audio testimonianza registrata di un abitante di Dongo, "Carlo", ora deceduto, ma raccolta da un suo amico, che confermava come quella mattina del 28 aprile 1945 alcuni partigiani salirono in stanza e ferirono Mussolini al fianco. La trasmissione, infine, ricordava come al tempo, in quelle zone del comasco venne sparso un terrore indescrivibile, tale da tappare la bocca ai residenti. Indice evidente questo, che la "storica versione" era falsa altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di zittire la gente.

Ma ancora, il servizio Rai, presentava una preziosa testimonianza di Enrico Grossi un amico intimo del prof. Caio Mario Cattabeni, quello che eseguì la necroscopia sul cadavere di Mussolini. Ebbene il prof. Cattabeni confidò a suo tempo, al Grossi che si era anche iniziato a fare l’autopsia sul cadavere della Petacci, il quale una volta spogliato appariva senza le mutandine con contusioni, graffi ed ecchimosi sul corpo, ma a questo punto venne un ordine di interrompere immediatamente quella autopsia.

Finalmente dopo 67 anni da quei tragici eventi, la verità si va facendo strada anche in ambiti di una certa autorevolezza, come il servizio pubblico della Rai, e non è poco.

Anche molti storici e giornalisti storici stanno sempre più prendendo posizione e si stanno rendendo conto che la "storica versione" di Audisio & Co. non è proprio attendibile e va liquidata per sempre.

Del resto quella del "giaccone imperforato", il particolare dello stivale dx di Mussolini che non si poteva richiudere perchè era saltata al tallone la saracinesca lampo di chiusura e quindi Mussolini non poteva aver camminato per i viottoli di Bonzanigo per essere condotto alla fucilazione, erano prove concrete ed oggettive che non lasciano spazio a dubbi, ma anche la ricostruzione retrospettiva della probabile dinamica della fucilazione (almeno due sparatori che da distanza ravvicinata uccidevano Mussolini con un mitra e una pistola e non un solo tiratore che faceva fuoco da "tre passi"), smentivano totalmente la "storica versione".

Ancora oggi ad attestare con il silenzio questa famigerata "storica menzogna", è rimasto più che altro l’Istituto di Storia Contemporanea di Como "Pier Amato Perretta", finanziato anche con pubblico denaro e competente per i fatti verificatesi nel comasco.

Ma prima o poi anche questo Istituto, se non vorrà squalificarsi definitivamente, dovrà capitolare.

 

Maurizio Barozzi        
 

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