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da "il corriere della collera"

Guerra di Libia: che strategia userà Gheddafi

I ribelli si limiteranno alla tattica

 

 Antonio De Martini.  (13 marzo 2011)

 

Il riferimento più calzante è sempre più quello della guerra di Spagna, con in più quel minimo di sofisticazione che la realtà e la modernità ha imposto. Naturalmente lungi da me fare paragoni etici, mi limito agli aspetti tecnici.
In Spagna si trovò un generale (Francisco Franco Bahamonde) che tradì la Repubblica e trascinò seco una serie di reparti nella ribellione. In questo caso, si sono trovati un'orda di diplomatici disposti a prendere l'ormai solita valigetta "24ore" piena di dollari per defezionare, (sistema usato dagli USA anche all'inizio della campagna irakena, qui a Roma, col rappresentante dell'intelligence irakena che cercava di negoziare un compromesso), ma "il raccolto libico" in campo militare pare sia stato solo un paio di piloti di probabile origine Cirenaica.
Chi ha pianificato la campagna evidentemente è stato ottimista nello sperare nelle defezioni e adesso la croce degli attacchi aerei viene portata dai soliti cirenei…
I "volontari" italiani e tedeschi di rinforzo ai franchisti adesso si chiamano "consiglieri" e saranno certo meno numerosi dei 50.000 italiani che parteciparono all'impresa (cinquemila dei quali furono denunziati alla magistratura per ruberie varie dal generale Favagrossa dopo un controllo rimasto leggendario). Ma il reclutamento di avventurieri sui tradizionali mercati di Parigi e Londra è oramai compromesso dalla quasi certezza del non intervento angloamericano. Sarkosi, poverino, da aria alla bocca.
La stampa italiana digiuna com'è di nozioni anche elementari in materia militare (non è colpa loro, sono scarti di leva come si diceva un tempo) è in balia di una serie di "esperti" del tipo di Guido Olimpo, del "Corriere della sera", che non si sa dove abbiano appreso le teorie strampalate che mettono in giro. Oggi paragona la Libia all'Afganistan prevedendo l'uso di trappole esplosive sulla strada di Bengasi…
Il solo che scrive dopo aver pensato e senza condizionamenti è il generale Carlo Jean su "il Messaggero".
Gheddafi non avanzerà oltre un certo limite perché la sua strategia consiste nel far maturare le liti nel comitato dei ribelli che finirà per perdere pezzi ad ogni batosta, fino a disfarsi del tutto.

* Superare con la sua colonna corazzata il bivio Agedabia-Tobruch è pericoloso, sia perché allungherebbe le sue linee logistiche minacciabili da qualche commando della SAS o della Delta force proveniente dal deserto (la pista di Tobruch), sia perché l'Inghilterra ha sapientemente evitato la vendita dei VTT (veicoli trasporto truppa) richiesti dal figlio di Gheddafi da oltre un anno e le truppe su camion sarebbero troppo vulnerabili. Fuori pista, i carri armati sarebbero privi della indispensabile protezione ravvicinata di fanteria.
La stessa Italia, durante la guerra d'Africa, non è stata in grado di condurre la guerra di movimento nel deserto. Serve una potenza industriale dotata di mezzi e di personale che abbia interiorizzato il concetto di manutenzione, con un apparato logistico e di ricambi "all'americana". La Libia non ha i mezzi e il personale. Impossibile.

* Le azioni tattiche intraprese sono sufficienti per i fini strategici dei lealisti: hanno ripreso il controllo della frontiera con la Tunisia per non dover combattere su due fronti e dividere le forze; hanno ripreso il controllo della via costiera (la vecchia "via Balbia", costruita dal triumviro Italo Balbo e ampliata negli anni 68/75 dalla impresa Vianini) fino a Brega e forse Agedabia. Per obiettivi di prestigio -allontanare il pericolo di occupazione di Sirte- che per ragioni petrolifere: Brega.
Se avesse voluto insistere nella offensiva lasciando la parola alle armi, Gheddafi non avrebbe inviato pubblicamente negoziatori in mezza Europa, ma emissari segreti in cerca di rifornimenti.

Quanto ai ribelli, la loro strategia -eminentemente psicologica- è fallita nel momento stesso in cui Gheddafi ha annunziato che avrebbe combattuto ed ha trovato seguaci. Resta loro solo il ritardare l'inevitabile con qualche variazione tattica e la possibilità di utilizzare le SAS per le audaci incursioni che caratterizzano gli inglesi fin dai tempi che Cesare descrive nel "De bello Gallico". Ma Gheddafi, se resta vivo, ha vinto.
Anche se dovesse essere creata una "no fly zone" dall'ONU (come avevamo detto, non era competenza NATO), ormai l'elemento incertezza non può più essere seminato tra i lealisti e gli scontri tra Kalashnikov e RPG (armi anticarro) da una parte e carri armati dall'altra, è senza storia.
Per finire, l'elemento "attenzione del mondo" è preso dal terremoto in Giappone e la portaerei USS Ronald Reagan è lì che si dirige. Majora premunt.
La portaerei USS Enterprise che incrocia al largo della Sirte è stata tolta dalla "naftalina" della base di Norfolk (Virginia), per una ultima missione nel Golfo ed in Mediterraneo. Andrà in disarmo nel 2013 (grazie Roberto per queste info). Altre portaerei nel Mediterraneo non si vedono (gli USA ne hanno 13 mi pare) e questo significa che dopo la Corea, Cuba, il Vietnam, l'Irak (uno e due) e l'Afganistan, gli USA faranno come l'AS. Roma: finiranno per accontentarsi di un pareggio.

 

Antonio De Martini      

 

la NOTA di Giorgio Vitali

Questo pezzo di A. De Martini illustra una capacità di analisi che, partendo da una solida cultura geopolitica (e quindi anche storica), non appartiene ai commentatori radiotelevisivi e giornalistici, incapaci di comprendere gli eventi in quanto privi di cognizioni storico-geografiche. Non a caso la geopolitica è stata ignorata nelle nostre università fino a pochi anni fa, perchè definita "scienza fascista". In realtà, la geopolitica è realmente una scienza fascista in quanto studia i rapporti fra STATI SOVRANI. Poichè l'Italia dal 1945 non è più uno Stato Sovrano, è logico che la geopolitica non venga presa in considerazione.
All'uopo notiamo che anche moltissimi esponenti, anche akkulturati, della cosiddetta "Area" contestano gli studi di geopolitica considerandoli stupidaggini o "fissazioni". Così un tale ha di recente definito il mio personale interesse per questa fondamentale scienza che è l'unico vero supporto alla politica. Meglio: a qualsiasi atto politico che non voglia essere mero traffico di merci sottobanco. D'altronde, proprio alla luce delle cognizioni in nostro possesso Noi da tempo avevamo previsto il fallimento di questa classica "azione colorata" di stampo sorosiano. Con dispiacere dei già citati "uomini d'Area" che hanno visto in Gheddafi un cattivaccio nemico degli italiani (così come è dipinto da sempre dalla propaganda USA/Israel).
Una nota suppletiva riguarda anche l'ignoranza totale del quadro geopolitico relativo non solo alle zone energetiche, ma anche, e di conseguenza, le ragioni che spingono oggi cinesi e russi a concorre e confrontarsi col classico cartello anglo-amerikano, non solo riguardo al petrolio libico, ma anche a quello saudita (come dimostrano i "disordini" inscenati nella provincia di Qatif, ove transitano oleodotti che portano al porto di Ras Tanura, proprio di fronte all'Iran, il più grande del mondo.
Importante, nell'articolo, anche il richiamo alla Guerra di Spagna, il cui significato geopolitico trascende quello strettamente ideologico, che fu invece amplificato dai media di tutto il mondo, e perciò divenne un'anteprima della falsificazione implicita allo scontro del '40-'45, che vide contrapposte le potenze quasi esclusivamente per ragioni energetiche e di materie prime essenziali alla produzione industriale, a sua volta utile alla guerra, in un girotondo infernale nel quale siamo già da tempo riprecipitati.
Importante inoltre il richiamo alla nostra guerra di Libia nella quale dimostrammo soprattutto la nostra impreparazione tecnica, nei confronti di inglesi ma anche di tedeschi, e l'inadeguatezza della nostra classe dirigente militare … tradimenti vari a parte.

GV