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da "Stampa Libera" (26/04/2012)

 

Il Nuovo Ordine Mondiale scopre le carte

Massimo Mazzucco      

 

La Rockefeller Foundation ha pubblicato un interessante documento, intitolato "Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale", nel quale ipotizza quattro possibili situazioni in cui potrebbe venire a trovarsi il mondo intorno al 2025.
Naturalmente, in questo gioco "ad indovinare il futuro", la linea fra quello che potrebbe accadere e quello che si vorrebbe veder accadere è sempre molto sottile, ed è questo che rende il documento particolarmente interessante.
L’elemento su cui si focalizza la ricerca è il progresso tecnologico, e la domanda centrale che si pone è la seguente: «Che effetto potrà avere la tecnologia nel superare gli ostacoli verso la stabilità e la giusta crescita nel mondo dei prossimi 15-20 anni?»
Per rispondere alla domanda gli autori hanno identificato due elementi variabili, che ritengono di fondamentale importanza nel determinare il futuro assetto del mondo.
Queste variabili sono l’"allineamento politico-economico" delle varie nazioni, che potrà risultare "debole" o "forte", e la "capacità adattiva" dei popoli che ne fanno parte, che potrà risultare "alta" o "bassa".
Per capire bene cosa intendano gli autori con questi due termini, traduciamo direttamente dal loro documento:

ALLINEAMENTO POLITICO-ECONOMICO:
Questa variabile si riferisce sia al livello di integrazione economica -flusso dei beni, dei capitali, di persone e di idee- sia alla capacità di solide ed efficienti strutture politiche di permettere al mondo di affrontare molte delle attuali sfide globali.
Su un estremo dell’asse vedremmo una economia globale più integrata, con intensi scambi commerciali, che permettano l’accesso ad una gamma più ampia di beni e di servizi, grazie all’import-export, con la crescente specializzazione delle esportazioni.
Vedremmo anche maggiore cooperazione a livello sovra-nazionale, con un rafforzamento delle istituzioni globali, e la formazione di efficaci strutture internazionali in grado di risolvere i vari problemi.
Sull’altro estremo dell’asse il potenziale di crescita economica dei paesi in via di sviluppo verrebbe limitato dalla fragilità dell’economia globale -unita al protezionismo e alla frammentazione degli scambi- insieme ad un indebolimento dei regimi di governo, che pone ostacoli alla cooperazione, e danneggia gli accordi sull’implementazione di soluzioni interconnesse, a larga scala, rispetto alle sfide globali.

CAPACITÀ ADATTIVA:
Questa variabile si riferisce alla capacità dei diversi livelli della società di adeguarsi ai cambiamenti e di adattarvisi in modo efficace.
Capacità di adattamento può significare il mantenimento pro-attivo di sistemi e strutture esistenti, in modo da assicurarsi la loro durabilità contro le forze esterne, come può significare la capacità di trasformare quei sistemi e strutture, quando un cambiamento del contesto li rendesse obsoleti.
La capacità adattiva, in una società, è generalmente associata ai livelli più alti di educazione, come alla disponibilità di sbocchi, per coloro che hanno questa educazione, di migliorare il proprio benessere personale e sociale.
Alti livelli di capacità adattiva vengono raggiunti di solito grazie alla fiducia nella società, alla presenza e alla tolleranza di novità e di diversità, alla forza e varietà delle istituzioni umane, e al libero scambio di comunicazioni e di idee, specialmente attraverso livelli diversi (ad esempio dal basso verso l’alto, oppure dall’alto verso il basso).
In assenza di queste caratteristiche emergono invece livelli inferiori di capacità adattiva, che rendono le popolazioni particolarmente vulnerabili agli effetti devastanti di schock imprevisti.
Veniamo ora ai 4 possibili scenari futuri, che sono chiamati "Lock Step", "Clever Together", "Hack Attack" e "Smart Scramble", e che deriverebbero dalle diverse possibilità che scaturiscono incrociando i due assi di variabili.
Lo studio definisce in questo modo i 4 scenari:

LOCK STEP ("MOVIMENTO BLOCCATO"):
Un mondo controllato strettamente dall’alto, con una leadership fortemente autoritaria, con limitate innovazioni e crescente malcontento popolare.

CLEVER TOGETHER ("INTELLIGENTI E UNITI"):
Un mondo in cui emergano strategie di successo, altamente coordinate, in grado di rispondere sia ai problemi globali più immediati che a quelli a lungo termine.

HACK ATTACK ("ATTACCO CIBERNETICO"):
Un mondo economicamente instabile, facilmente traumatizzabile, nel quale i governi si indeboliscono, i criminali prosperano, ed emergono innovazioni pericolose.

SMART SCRAMBLE ("SAPERSI ARRANGIARE"):
Un mondo economicamente depresso, nel quale sia gli individui che le società sviluppano soluzioni di emergenza per far fronte ad un crescente numero di problemi.

La descrizione dettagliata degli scenari 2, 3 e 4, sotto forma di "narrativa", è relativamente banale e prevedibile.

In "Clever Together" vediamo realizzarsi la totale cooperazione di tutti gli esseri umani verso un futuro migliore, più armonico, tollerante e onnicomprensivo, con abbondanza di scambi in tutte le direzioni, e un benessere distribuito sempre più equamente su tutto il pianeta.
Le nazioni competono fra loro in modo corretto e trasparente, ed il problema maggiore sembra essere, per chi governa, di impedire che alcuni crescano troppo velocemente rispetto ad altri.
Sembra, insomma, uno spot elettorale di Obama tradotto in termini globali, tanto bello da raccontare quanto impossibile da realizzare.

Nella narrativa dello scenario "Hack Attack" emergono invece i fantasmi più ricorrenti di chi teme di vedersi spogliato di ogni privilegio, e immagina che in assenza di un governo autoritario si ritroverebbe prima o poi alla mercè dei "fuorilegge".
Grandi catastrofi naturali, come lo tsunami che «ha quasi cancellato dalla mappa il Nicaragua», si mescolano ad attentati di portata globale come quello delle Olimpiadi del 2012, che «ha causato 13.000 morti».
Le alleanze internazionali vanno a farsi benedire, i paesi più arretrati vengono abbandonati al loro destino, le nazioni si isolano fra di loro e mettono in atto un protezionismo sempre più forte.
Naturalmente, in assenza di una forte autorità -sia centralizzata che nazionale- crimine e corruzione dilagano ovunque.
"Falsi" vaccini finiscono in mani criminali, portando morte e devastazione soprattutto nei paesi africani, mentre gli hackers si impadroniscono della rete, mettono sottosopra la contabilità finanziaria mondiale, e cercano addirittura di abbattere interi governi con inganni cibernetici sempre più sofisticati.

Lo scenario "Smart Scramble" è sostanzialmente una versione aggiornata del precedente, nel quale però la "alta capacità adattiva" delle popolazioni ha portato nazioni ed individui a mettere a punto i più ingegnosi sistemi di sopravvivenza, senza però poterli finalizzare ad un progresso collettivo.
Insomma, mentre lo scenario n.2 è altamente improbabile -ci dice fra le righe la ricerca- il 3 e il 4 sono accuratamente da evitare.

Veniamo ora alla "narrativa" del primo scenario, perchè è qui che il gioco si fa interessante.
È chiaramente questo, infatti, il "sogno proibito" del Nuovo Ordine Mondiale, il quale ce ne offre gentilmente una descrizione dettagliata.
Come detto in precedenza, con un forte allineamento politico-economico e con una bassa capacità adattiva della popolazione, si avrebbe lo scenario "Lock Step":
Nel 2012, la pandemia che il mondo aspettava da anni è finalmente arrivata.
Diversamente dal H1N1 del 2009, questo nuovo ceppo di influenza, portato dalle anatre selvagge, è stato estremamente violento e letale.
Persino le nazioni meglio preparate alla pandemia sono state rapidamente travolte, quando il virus ha invaso il mondo, contagiando circa il 20% della popolazione globale, e uccidendo 8 milioni di persone in soli sette mesi, in maggioranza giovani adulti sani.
La pandemia ha avuto anche un effetto letale sulle economie: il movimento internazionale, sia di persone che di beni, si è improvvisamente bloccato, indebolendo industrie come quella del turismo, ed interrompendo le catene globali di rifornimento.
Persino a livello locale, negozi ed uffici normalmente pieni di attività sono rimasti improvvisamente vuoti.
La pandemia ha colpito tutto il mondo, ma ha fatto vittime in maniera sproporzionata soprattutto in Africa, nel Sud Est Asiatico e in America Centrale, dove il virus si è sparso con la rapidità del fuoco in assenza di protocolli ufficiali per contenerlo. Ma persino nei paesi più sviluppati, il contenimento è stato un grosso problema.
La politica iniziale degli Stati Uniti di "scoraggiare vivamente" i cittadini dal viaggiare in aereo si è dimostrata letale per la sua troppa indulgenza, ed ha accelerato la diffusione del virus, non solo negli Stati Uniti ma anche oltre frontiera.
Nonostante tutto, alcuni paesi se la sono cavata meglio, in particolare la Cina: la rapida imposizione da parte del governo cinese di una quarantena obbligatoria per tutti i suoi cittadini, accompagnata dalla chiusura ermetica istantanea di tutte le sue frontiere ha salvato milioni di vite, fermando la diffusione del virus molto prima che in altri paesi, e permettendo in seguito un più rapido recupero.
Il governo cinese non è stato l’unico a prendere misure estreme per proteggere i propri cittadini dal rischio del contagio.
Durante la pandemia, diversi leader nazionali hanno fatto pesare la propria autorità e hanno imposto regole e restrizioni severissime, dall’obbligo di portare mascherine al controllo della temperatura corporea all’ingresso di spazi comuni come le stazioni o i supermercati.
Anche dopo la fine della pandemia, questo controllo autoritario sui cittadini e sulle loro attività è continuato, e si è addirittura intensificato.
Al fine di proteggersi dalla diffusione dei crescenti problemi globali -dalle pandemie al terrorismo transnazionale, dalle crisi ambientali all’aumento della povertà- diversi leader nel mondo hanno stretto ancora più fortemente il pugno del potere.
Inizialmente il concetto di un mondo più controllato aveva ricevuto grande accettazione ed approvazione.
I cittadini erano disposti a cedere parte della propria indipendenza e della propria privacy a governi più paternalistici, in cambio di maggiore sicurezza e stabilità.
I cittadini erano più tolleranti e perfino desiderosi di ricevere direzione e controllo dall’alto, e i leader nazionali ebbero così mano libera nell’imporre l’ordine nel modo in cui preferivano.
Nei paesi più sviluppati questa accresciuta forma di controllo si concretizzò in vari modi: documentazione biometrica personalizzata per tutti i cittadini, ad esempio, unita a regole più severe per le industrie ritenute vitali per l’interesse nazionale.
In molti paesi sviluppati questa cooperazione forzata, insieme a nuove regolamentazioni ed accordi, ha portato lentamente a restaurare l’ordine, e -cosa molto importante- la crescita economica.

Nel mondo in via di sviluppo invece le cose sono andate molto diversamente.
L’autorità dall’alto ha assunto diverse forme in paesi diversi, a seconda del calibro, delle capacità e delle intenzioni dei loro leader. Nei paesi con forti leader "illuminati", il livello economico e la qualità della vita dei cittadini sono generalmente cresciuti.
In India, ad esempio, la qualità dell’aria è migliorata drasticamente dopo il 2016, quando il governo ha messo fuorilegge i veicoli inquinanti.
Nel Ghana, l’introduzione di ambiziosi programmi governativi per migliorare le infrastrutture di base ed assicurare la disponibilità di acqua pulita per tutta la popolazione, ha portato ad un rapido declino delle malattie dovute all’acqua infettata.
Questo tipo di leadership autoritaria però ha funzionato meno bene -ed in certi casi in modo tragico- in paesi comandati da elites irresponsabili, che hanno usato il loro maggiore potere per perseguire i propri interessi sulle spalle dei cittadini.
La narrativa "Lock Step" prosegue spiegando come la forbice del progresso tecnologico si è allargata, fra i paesi avanzati e quelli in via di sviluppo, lasciando però che le grandi corporations arrivassero al totale controllo di tale progresso, che avrebbero finalizzato solamente a scopi di lucro, trascurando la ricerca e le innovazioni dirette a risolvere i problemi globali su larga scala. (Sempre cattivissime, queste corporations).
Intorno al 2025 -conclude la narrativa- la gente cominciava a mal tollerare questo pesante controllo dall’alto, nel quale erano sempre il leaders a fare le scelte per tutti.
Dovunque gli interessi nazionali si scontrassero con quelli individuali nascevano conflitti.
Sporadiche reazioni di rifiuto iniziarono a comparire e diventare sempre più organizzate e coordinate, man mano che la gioventù, scoraggiata nell’aver visto le proprie possibilità svanire nel nulla -soprattutto nei paesi in via di sviluppo- scatenava sollevazioni popolari.
Nel 2026 una protesta popolare in Nigeria abbatté il governo, accusato di nepotismo e di corruzione. Persino coloro che favorivano l’accresciuta stabilità e la prevedibilità di questo mondo iniziarono a sentirsi a disagio, imbrigliati dall’enorme quantità di regole e limitati dai confini nazionali.
Si sentiva nell’aria che prima o poi qualcosa avrebbe inevitabilmente travolto il nitido ordine che i governi del mondo avevano lavorato così duramente per stabilire.
Basterebbe l’ultima frase per commentare l’intero articolo.


Massimo Mazzucco       
Fonte: Luogocomune       
 

http://www.stampalibera.com/?p=44303#more-44303

link al documento "Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale" della Rockefeller Foundation
http://www.rockefellerfoundation.org/uploads/files/bba493f7-cc97-4da3-add6-3deb007cc719.pdf
 

la NOTA di Giorgio Vitali
 

NOI siamo abituati da tempo a queste previsioni. Si tratta di qualcosa di convenzionale. Ma, come scrive saggiamente l'autore, la differenza fra ciò che si auspica (e che si è comunque in condizione di preparare) e ciò che i "tecnici" (ma sono per lo più stregoni o "auguri" che guardano il volo degli uccellacci), predicono, è molto piccola. Circa Rockefeller sappiamo bene chi è e a cosa mirano le Istituzioni da lui o da chi per lui messe in piedi: si tratta di portare avanti il progetto GLOBALISTA di cui sappiamo più o meno tutto. [leggere: "Dominio", di Jean Prassard, reperibile all'indirizzo vitali.giorgio@yahoo.it, spedizione contro assegno]

Il progetto GLOBALISTA parte da una constatazione di fatto: il restringimento dello spazio terrestre; nel senso che l'accelerazione delle comunicazioni, di qualsiasi tipo si tratti, ha comportato l'esigenza, da parte di chi controlla queste comunicazioni, "DI METTERE TUTTO SOTTO CONTROLLO DIRETTO".

Si tratta del Dominio Mondiale, già tentato negli anni 30-40 del novecento e fortunatamente sventato dalle Nazioni che vi si sono opposte. Nell'immane scontro, queste Nazioni hanno perso la guerra fisica, a spese di milioni di cittadini, ma hanno vinto quella morale. Sono riuscite a salvare la LIBERTÀ del MONDO. Dopo la guerra, ed in pieno bipolarismo (che creava una situazione di bilanciamento con piccoli margini di libertà per gli altri) si cercò di far nascere l'UNITÀ CONTINENTALE dell'Europa. Tentativo tenacemente contrastato dalla terna USA/GB/Israel, che infatti è riuscita ad infiltrare suoi uomini nella Banca Centrale (BCE), capace di condizionare i singoli paesi d'Europa all'interno di una situazione internazionale nella quale il potere finanziario è, almeno per il momento, assoluto. Quindi si spiega la presunzione dei lobbisti di Rockefeller: poter vantare una capacità previsionale tutta loro, con una ulteriore implicita premessa: se le nostre previsioni NON si avverano, allora ci penseremo noi (i nostri servi occidentalisti ed atlantici) a farla avverare. CON BUONA PACE di questo qabbalismo, al quale, per naturale ripulsa, NON CREDIAMO, noi rispondiamo che sarà il MONDO intero a reagire a questa prospettiva di OPPRESSIONE SENZA RESPIRO. PEGGIORE DELLE PEGGIORI FORME DI OSSESSIONE FIDEISTICA CHE HA SCONVOLTO PER LUNGO TEMPO I POPOLI DELLA TERRA. Il nostro istinto di libertà, del quale siamo sicuri, troverà la strada per reagire di nuovo e forse con maggiore forza.

 

Giorgio Vitali

 

 

la NOTA di Maurizio Barozzi

 

 Questi studi che ogni tanto emergono sono importanti, ma non devono allarmarci troppo e questo per due motivi: studi e progetti di questo genere sono prodotti continuamente e quindi non possiamo farci niente, ma oltretutto proprio quelli che emergono alla luce del sole, spesso sono, o già superati, oppure sono stati già scartati.

Resta il fatto che il mondialismo, vuoi che lo intendiamo come il compiment0o di un atavico sogno massonico, quello della "Grande Opera", ma qui intesa in senso profano e secolare; vuoi che lo intendiamo come una forma organizzativa planetaria dell'Alta finanza atta a stringere nelle mani tutto il potere mondiale e costringere ogni rapporto sociale, economico e finanziario, a precise e strette regole da essa stessa stabilite, o vuoi infine che per mondialismo andiamo ad individuare il sogno dell'ebraismo internazionale che mira al dominio mondiale su "tutti i Re della terra" (e queste tre entità: massonerie, alta finanza ed ebraismo le troviamo sempre presenti nella storia contemporanea), comunque vogliamo considerare questo "Mondialismo", si diceva, resta il fatto che il progetto di una Repubblica Universale c'è, è operativo e va avanti a piccoli ma decisivi passi, aiutato com'è dal progresso dei mezzi di comunicazione, di trasporto e dalla oramai inevitabile globalizzazione economica e sociale, alla quale bisognerebbe aggiungere anche una indotta globalizzazione del pensiero.

Che questo progetto riesca, non è però detto, se non altro per gli inevitabili contraccolpi creati dalla naturale reazione determinata dagli atti umani e chiamata "eterogenesi dei fini", oppure dagli interessi geopolitici, che sotto mille forme riemergono, sotto varie forme, nei processi storici e rendono quindi precario il controllo di determinati Stati.

Questi studi quindi sono finalizzati a prevedere scenari più o meno futuri, consentendo così al mondialismo stesso di premunirsi o addirittura anticipare questi scenari.

Non è un caso, infatti, che in tutti gli studi, commissionati da centri o fondazioni, tipo i Rockefeller, ci troviamo spesso la considerazione dei benefici effetti di una drastica riduzione della popolazione mondiale, magari da ridimensionare ad circa un miliardo di esseri umani al massimo.

Un progetto spaventoso questo, che qualora si decidesse di attuarlo, oggi come oggi, con i progressi della bioteconologia e degli studi batteriologici non sarebbe di certo molto difficile.

Se ancora non lo hanno perseguito seriamente è perchè probabilmente non si sentono ancora troppo sicuri del controllo mondiale e temono che, in una situazione di caos e terrore generalizzato su tutto il pianeta, potrebbero sfuggirgli le redini che attualmente hanno ben salde nelle mani.

 

Maurizio

 

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