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pubblicato il 17/05/2013 da       

Cosa c'è dietro il finto, retorico e ipocrita patriottismo

 

Maurizio Barozzi (11 maggio 2013)       

 

In questi giorni, probabilmente anche in prospettiva elettorale, che poi sarebbe il meno, ma non solo (e questo ci preoccupa), si tengono spesso riunioni e adunate di stampo, per così dire "nazionalista" e patriottardo.

Tanto per fare un esempio, un amico mi ha girato una email dove si tessevano gli elogi di una riunione in un Hotel di Milano, quale serata patriottica, organizzata da associazioni di Destra. Non specifico altro per non fare pubblicità a queste associazioni.

Leggo così che in quella serata, tra le altre cose, sono stati proiettati filmati d'epoca e di attualità ritenuti ben più di un doveroso omaggio alle nostre Forze Armate ed ai nostri militari Caduti nel compimento del proprio dovere, quali "un momento di intenso e sincero patriottismo che ha richiamato tutti i presenti alla assoluta ed impellente necessità di unire tutte le forze sane della nazione".

Subito mi è tristemente sovvenuto il paragone tra i nostri soldati della seconda guerra mondiale che combatterono una sacrosanta guerra del "sangue contro l'oro" per l'Italia, i nostri meravigliosi marò che inchiodarono gli inglesi a El Alamein e gli yankee a Nettuno, e i militari di questa Repubblica democratica antifascista che vengono spediti dai nostri colonizzatori in missioni di guerra per conto degli interessi atlantici, in parole povere sono costretti a portare altrui armi.

Si faceva anche presente che, a questa adunanza, c'erano tante componenti della Destra sociale (sociale? Mah) italiana in tutte le sue sfumature, Liberali Nazionali, fiammelle tricolori varie e così via.

Si dice che l'intento auspicato era quello di dare l'avvio a una fase (ri)costituente, per riunire, rinnovare e rilanciare la destra italiana.

Già il richiamo alle "forze sane", dati tristi precedenti storici, ci induce alla più vigile attenzione, ma oltretutto in questo sfascio di società di forze sane proprio non ne vediamo, nè tantomeno nel baraccone americaneggiante della destra in genere che più che altro ci sembra agitarsi, dietro Berlusconi o meno, per sopravvivere e racimolare qualche spazio elettorale.

Ma al di là di questo specifico avvenimento, al quale tra l'altro non abbiamo neppure assistito, citato solo per introdurre l'argomento, notiamo che è da tempo che sono in auge varie iniziative, ovviamente sponsorizzate negli ambienti di destra, ma non solo, tendenti a rispolverare un certo nazionalismo patriottardo, magari con la scusa di sostenere la non felice sorte dei due Marò che dopo aver ucciso due pescatori in India sono ivi stati incarcerati.

Nessuno, in questi ambienti, si è posto il problema delle responsabilità di questi due "sparatori", se è come, nel caso, andavano puniti e chi doveva giudicarli, ma si è fatto un gran baccano per chiedere la loro liberazione a prescindere e per criticare uno Stato (e qui giustamente) a dir poco assente.

Questi novelli nazionalisti, ovviamente, sono gli stessi che in precedenti atti criminali, come per esempio l'uccisione degli italiani sulla funivia del Cermis, eseguita dai piloti americani, o quella di Nicola Calipari, assassinato da un "rambo" americano, e altri casi simili, come il rapimento di Abu Omar, eseguito dalla Cia sul nostro territorio, in barba alla nostra sovranità di Stato, si sono ben guardati di alzare la voce contro i loro "padroni" e colonizzatori a stelle e strisce.

Quando poi nel 1985 Craxi alzò la voce contro la prepotenza americana circa il caso di Sigonella, more solito si trovò contro non solo il solito Spadolini, "fratello" dei fratelli di oltre oceano, ma ovviamente il MSI, tra cui il più accanito filo americano risultò Mirko Tremaglia. Questi "nazionalisti", come sempre, di fronte agli interessi a stelle e strisce, si erano scordati la difesa della nostra sovranità nazionale.

Non possiamo quindi, non considerare, che le iniziative "patriottarde", in tempi in cui una gravissima crisi internazionale non si sa come potrebbe sfociare, vogliono portare acqua a chi ha interesse ad avere "truppe cammellate" per assolvere ai gravi compiti che i guerrafondai atlantici richiedono.

Sappiamo altresì che avendo ben 113 basi, anche nucleari nel paese e, si badi bene, tutte sotto controllo straniero, in caso di crisi militare, non saremmo di certo in una bella situazione, oltretutto anche in considerazione del fatto che i nostri possibili "nemici" (Russia, Cina, Iran, Siria, ecc.), in realtà dovrebbero essere i nostri alleati in base ai veri interessi geopolitici dell'Italia, per non considerare poi gli interessi finanziari che vedono il nostro paese strangolato dall'usura dei banksters, che poi è sempre l'Alta finanza occidentale il cui braccio armato è appunto la NATO.

Una semplice considerazione strategica che tutti sanno, ma nascondono, ci dice che in caso di conflitto, magari brevissimo e con armi nucleari (che difficilmente potrebbero essere evitate), i nemici degli atlantici avrebbero la necessità stratetica di bombardare immediatamente le basi nucleari NATO nel mediterraneo e nei paesi dell'Est, dove sono state impiantate e dirette verso i confini della Russia e, per esempio, non gli Stati Uniti, perchè per i russi il primo colpo mortale potrebbe venire dal teatro europeo e mediterraneo e non dal lontano territorio americano. Capite i rischi che scientemente e per gli interessi atlantici ci stanno facendo correre?

Ergo, questo "patriottismo" non può che essere propedeutico a una ulteriore servile utilizzo delle ns. FF.AA. in nome e per conto dell'Atlantismo nostro colonizzatore, come se non bastassero le attuali guerre che stiamo praticando per conto di costoro.

Tutta questa situazione, richiede quindi di specificare, una volta per tutte, le posizioni e gli atteggiamenti da prendere anche per offrire un orientamento a quanti, in buona fede, restano perplessi a seguito dell'agitarsi di certi delicati sentimenti.

Il riferimento non è ovviamente alla destra più o meno erede del missismo, un area che non merita neppure di essere analizzata e considerata. Il nostro riferimento è per quei pochi, ma buoni italiani che si rapportano al fascismo repubblicano, all'epopea della RSI e a quegli italiani, di qualunque ideologia o tendenza politica siano, a cui stanno a cuore le sorti della nazione.

Occorre quindi sviluppare un serio ragionamento, da seguire attentamente, anche se, apparentemente potrebbe sembrare contraddittorio, ma non lo è affatto.

Principio generale: partiamo dal presupposto che il fascismo ha sempre avuto un culto e una giusta valutazione dei valori eroici e combattentistici. Del resto il fascismo stesso nacque proprio dietro la spinta dei valori combattentistici negati, anzi spregiati dal violento tentativo bolscevico in Italia del 1919 e seguenti.

E questi valori oltretutto, sono una realtà, una verità che non riguarda solo il fascismo, ma fa parte della vita e della storia dell'uomo, perchè, piaccia o meno, la storia dei popoli e la vita delle persone sono regolate dalla "guerra" in senso anche lato, quale prosecuzione della politica con altri mezzi. È lo stato di tensione e confronto che regola le vicende umane, non quello della "pace", essendo la pace, la quiete, un momento del tutto transitorio oppure effimero, così come ipocriti sono certi termini che vogliono identificare il ministero della Guerra, con l'edulcorato appellativo di "ministero della Difesa", oppure un intervento militare, come "missione di pace".

Questa semplice verità fa si che ogni Stato debba giocoforza organizzarsi con delle FF.AA, ed apparati di polizia. Anche un ipotetico Stato rivoluzionario, affermatosi dopo una rivoluzione, finirebbe per mettere in piedi queste strutture e Istituzioni militari e tali strutture non si fanno con i soli "idealisti" ammesso che ci siano, ma si fanno con i cittadini chiamati ad esercitare questo dovere in cambio di una mercede o di una carriera (vedesi l'etimologia del termine "soldati"). È quindi consequenziale che la maggior parte dei "militari" e dei "poliziotti", tranne una minoranza che potrebbe volerlo fare per vocazione o altri impulsi ideali, saranno in maggioranza elementi che hanno fatto questa scelta per ragioni sociali.

Ma questo non vuol dire che non meritino il rispetto dovuto, visto che, per fare un esempio, se subiamo un furto o una aggressione, a queste strutture facciamo ricorso.

Ed è quindi dovere di uno Stato proteggere e difendere i suoi indispensabili militari e, se il caso, punirli severamente quando trasgrediscono o commettono atti indegni verso i civili, come ad esempio accadeva nella Wehrmacht dove, in caso di torti o mancanze gravi verso i civili, anche di paesi occupati, i tedeschi impartivano severissime punizioni.

E la Germania nazionalsocialista non può di certo essere accusata di trascurare la difesa dei suoi soldati.

Questo per dire che non ha senso etichettare gli attuali soldati di questa povera Italia di essere dei "mercenari", viste le alte paghe profuse per le loro missioni di guerra, pardon di "pace", in vari teatri del mondo. I soldati sono sempre gli stessi in ogni tempo e rischiano la vita, perchè qualcuno lo deve pur fare.

Solo dei degenerati possono negare rispetto ed onore alla figura del soldato.

Fin qui il principio generale richiamato, ma queste doverose considerazione finiscono qui, perchè dobbiamo tenere presente che ci sono anche altre situazioni da considerare e soprattutto ci sono i superiori interessi nazionali a cui bisogna far riferimento.

Cominciamo allora con il far notare che lo sbandieramento dei valori nazionali, tricolori, eroi e poveri morti in guerra, è stato spesso appannaggio di approfittatori i quali, dietro questi sentimenti, perpetrano ben altri e non nobili fini personali.

Del resto è questa la natura umana: sfruttare la sensibilità della gente e i suoi sentimenti, per scopi ignobili.

E anche alla nascita del fascismo molti, più di quanti non si creda, dietro questi "valori" e sentimenti patriottici, urlati a squarcia gola in ogni occasione, nascondevano turpi intenti.

Le indagini che seguirono l'assassinio di Matteotti, un cadavere buttato tra le gambe di Mussolini per farlo cadere con il suo governo divenuto ingombrante per massoni e speculatori, oltre alla faccenda dell'affaire del petrolio che chiamava in casa anche casa Savoia, portarono alla luce, dietro il paravento del combattentismo, vari traffici sui residuati bellici, traffici e arricchimenti che impinguavano vari gerarchi del Partito nazionale fascista e persino l'entourage fascista, guarda caso tutti con la tessera massonica in tasca, che agiva all'ombra del Viminale e della Presidenza del Consiglio.

Ovviamente molti di questi "patrioti" e "gran fascisti" ce li ritrovammo poi nel ventennio a sguazzare in qualche modo e durante la guerra ovviamente a tradire.

Ma è nel dopoguerra che nella pratica retorica e adulatoria i missisti hanno superato tutti: nei loro miseri cinquanta anni di vita sono stati maestri nell'arte di sfruttare il sentimento: tra dischi dell'Inno a Roma, sventolio di tricolori e richiami alla Patria, saluti romani e Presente! ai morti, hanno turlupinato tutto un ambiente dal quale drenavano voti per farsi eleggere al Parlamento o negli Enti locali.

E non solo lo hanno turlupinato, ma a poco a poco, mentre l'avanzamento anagrafico faceva il suo inevitabile lavoro, lo hanno anche stravolto e modificato sostanzialmente, tanto che le successive generazioni missiste, dagli anni '60 in avanti, oramai potevano ritenersi figlie del destrismo e del peggior americanismo, se non di aberranti mode della nostra società consumista, come per esempio i cosiddetti "fascisti pariolini" che ci tenevano ad ostentare il kashmir, i rayban e i camperos, facendo la gioia degli antifascisti che non gli pareva vero additare questa caricatura di "neofascismo".

Ne discutevo tempo addietro con un camerata, il quale riteneva che tale aberrazione in buona parte era dovuta al fatto che le generazioni missiste, dagli anni '60 in avanti, erano più che altro figlie del ceto medio e della piccola e media borghesia.

Ma queste spiegazioni sociologiche sono vere solo in parte, ritenendo invece che, l'adesione al MSI, dagli anni '60 in avanti, avveniva in buona parte in base alla legge naturale dell'attrazione per il "simile", ed essendo il MSI un partito conservatore, reazionario e filo atlantico, le conseguenze non potevano che essere quelle, tanto più che tutto si svolgeva anche dietro un assurdo e criminale gioco delle parti nella pratica che alimentava l'anticomunismo e l'antifascismo per interessi elettorali e del Sistema. E per strada restavano i morti, tanti e giovani a destra come a sinistra.

Ecco quindi che bisogna sempre essere diffidenti di fronte a chi è uso toccare le corde del sentimento e del patriottismo.

Del resto, come accennato, tutto l'area di destra è definitivamente "americanizzata", tanto che questi destristi neppure si possono più chiamare, come i loro "padri" missisti, "traditori" del fascismo, perchè sono oramai dei perfetti ANTIFASCISTI, e soprattutto, come i loro predecessori, dei traditori degli interessi nazionali (non si dimentichi mai che il MSI, fatto appositamente nascere per traviare e spostare su posizioni di destra e filo atlantiche i reduci del fascismo socialista e repubblicano, durante la sua esistenza ha sempre agito ed operato, in barba e contro quella Patria di cui si riempiva retoricamente la bocca, contro i veri interessi geopolitici dell'Italia, non solo in campo militare, la NATO, ma anche nel delicato campo energetico, proprio per assecondare i desiderata dei suoi padroni atlantici. È il loro ignobile contributo alla colonizzazione e devastazione del nostro paese lo hanno dato, eccome, vista l'attuale e totale perdita di sovranità nazionale, l'occupazione del suolo italiano da basi straniere e la perdita di ogni spazio di risorsa energetica!).

Ma qui non dobbiamo neppure più porci un problema di sensibilità politica, tra noi che abbiamo il culto dei valori combattentistici e della Patria e chi pretende di agitarli per altri inconfessabili scopi.

Non ci si lasci fregare dal paragone con il fascismo che ha sempre, fin dalla sua nascita agitato e difeso i valori della nazione, del combattentismo e della Patria.

Si da il caso, infatti, che i fascisti del 1919 e seguenti, agitavano i valori combattentistici, di una Italia che aveva combattuto e vinto la Grande Guerra, una Italia, che nonostante il dominio britannico nel mediterraneo e i tanti lacci massonici, oltre a Casa Savoia, che la limitavano, era comunque un paese libero e indipendente.

Gli antifascisti i cui epigoni sono ora parte integrante di questa Repubblica democratica, al tempo, per giustificare il loro ignobile tradimento nei confronti della Patria, giustificavano l'atto con la scusa che l'Italia fascista era serva del nazismo e della Germania. Ma questa era una scusa inconsistente ed oltretutto non veritiera perchè, al tempo, l'Italia era alleata della Germania, sia pure come junior partner, date la nostra scarsa potenza economica e militare (addirittura per i nostri interessi geopolitici, Mussolini perseguì una "guerra parallela" con la Germania, non una "guerra con la Germania", e questo fatto, purtroppo ebbe, soprattutto a causa della scriteriata campagna di Grecia, conseguenze catastrofiche).

Lo stesso, invece, non si può dire dell'attuale Italia a cui venne imposto, con la fine della guerra un diktat, mai abrogato, quindi delle successive imposizioni e protocolli, a dir poco umilianti, e tutti i nostri alti vertici militari e di sicurezza, dipendono gerarchicamente dagli alti vertici NATO. Oggi sì, che siamo un paese succube e colonizzato e come tale, il suo Stato non può che perseguire interessi contrari a quelli della nazione e del suo popolo. Questa è la differenza reale e sostanziale tra ieri e oggi.

Accade, invece, che girano cialtroni i quali, con la scusa del «right or wroung is my country», pretendono di spacciare un falso nazionalismo di una patria che non c'è più perchè colonizzata economicamente, culturalmente e militarmente dagli americani. Ostentano l'esaltazione di FF.AA che sono le diretti discendenti di Badoglio e di una Repubblica antifascista colonia americana.

E non c'è più nemmeno lo Stato come tanti eloquenti esempi ci stanno a dimostrare.

Quali valori del nazionalismo dovremmo quindi sbandierare?

Da un punto di vista morale e sia pure in un contesto diverso, si ripresenta la stessa alternativa che si verificò nel 1922 quando a Ferrara le squadre fasciste attuarono una occupazione a carattere militare di Bologna, diretta contro il più alto rappresentante provinciale dello Stato. Il 25 giugno 1922 Mussolini sulla rivista "Gerarchia" scioglieva l'apparente antitesi di una fascismo che affermava la restaurazione dell'autorità dello Stato, ma sembrava agire come sovvertimento della stessa autorità. E specificava quindi, Mussolini, i casi in cui i fascisti saranno con lo Stato, ma anche i casi in cui: «... ci schiereremo contro lo Stato, qualora esso dovesse cadere nelle mani di coloro che minacciano e attentano all'avvenire del Paese».

Ora si da il caso che noi oggi siamo in una situazione peggiore a quella degli anni '20, perchè, tutto sommato, a quel tempo si trattava di una "situazione interna", un regolamento di conti rivoluzionario nella nazione, oggi invece tutta l'Italia è caduta nella mani di potenze straniere, che dal 1945 in avanti ne controllano la vita politica, economica e sociale, ne hanno stravolto la cultura e le tradizioni storiche, ci hanno imposto il fardello di portare le loro armi e di utilizzarle per i loro interessi.

Insomma siamo un paese colonizzato in tutto e per tutto ed ogni atto politico, economico e sociale, ogni presa di posizione internazionale delle attuali classi dirigenti di questo paese, per non parlare degli interventi militari "su delega", va sempre e comunque contro gli interessi del popolo italiano, contro gli interessi geopolitici della nazione, perchè trattasi di iniziative e prese di posizione dettate da volontà straniere, proprio come si verifica in una colonia.

Per riallacciarsi a quanto precedentemente spiegato dobbiamo precisare che se la nostra posizione ideale resta sempre la stessa, regolata dal principio generale più sopra richiamato, e quindi non abbiamo pregiudizi ideologici, come per esempio li potevano avere dei comunisti nei confronti dei combattenti o dei militari, in questo momento storico non possiamo però anteporre la difesa, a prescindere, di un equivoco nazionalismo patriottardo per questa Italia, che non è altro che una appendice mediterranea dell'Usa-Israel, ai nostri veri interessi nazionali.

Non ci mescoliamo quindi con i falsi e ipocriti sostenitori del patriottismo e delle FF.AA, in quanto nostro dovere prioritario, proprio perchè italiani, è quello di lottare per la liberazione del nostro paese dal colonialismo Occidentale, contro la NATO di cui le ns. FF.AA. sono parte integrante, contro le 113 basi NATO sul nostro territorio, rischio per la nazione e simbolo di sudditanza militare.

Il riscatto della nostra nazione colonizzata, dalla sudditanza all'usura internazionale dei banksters, la lotta di liberazione contro il mostruoso tentativo mondialista di globalizzare l'intero pianeta, passa obbligatoriamente da una lotta a tutto campo, soprattutto contro la NATO, il braccio armato del mondialismo e dell'Occidente.

Altro che «right o wroung is my country»!

Altro che tricolori, sfilate del 2 giugno e appelli patriottici.

A ca', di gonzi non ce ne stanno più.

 

Maurizio Barozzi      

       

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