Il grande inganno
Storiella numero 3 -
Jekyll Island
Stazione Ferroviaria di Hoboken, New Jersey - 22 novembre 1910
Umida e fredda sera autunnale. Un treno
speciale è in partenza. Destinazione ignota.
I viaggiatori si contano sulle dita di una mano, ma l'intero convoglio è ad essi
riservato.
Vi prendono posto un senatore, un rappresentante del governo federale e quattro
noti esponenti della finanza americana e internazionale:
Paul Warburg, astuto banchiere di Francoforte, organizzatore di un segreto
convegno, nel corso del quale egli esporrà il suo progetto di "Banca Federale".
Frank Vanderlip, che al meeting partecipa in veste di rappresentante dei
Rockefeller, (il suo memoriale rivelerà, vent'anni più tardi, circostanze e
dettagli della riunione).
Il Senatore Nelson Aldrich, sorta di "Mr. Hide" della politica americana,
all'epoca, fra l'altro, Capo della Commissione Monetaria Nazionale, incaricata
di condurre un'inchiesta sulla crisi finanziaria del 1907 (e di provare i
sospetti che a determinarla fossero state le "manovre" di John Pierpont Morgan
(sic)).
Henry P. Davinson, Chairman della JP Morgan and Company
Piatt Andrew, vice segretario del Tesoro,
Benjamin Strong della Morgan Bankers Trust Company.
Questi signori avrebbero il compito di formulare una proposta di legge (il
cosiddetto "Aldrich Bill"), sulla base dei risultati dell'inchiesta che la
Commissione Monetaria Nazionale ha nel frattempo condotto per evidenziare le
cause della crisi e indicare rimedi e percorsi per la ripresa economica.
È perlomeno quanto si aspettano la Camera dei Rappresentanti e il Senato che a
tal fine hanno costituito la Commissione (presieduta da Nelson Aldrich, simbolo
di connivenza fra politica e finanza, nonché avo del prediletto Nelson
Rockefeller e di altri con lo stesso nome, cui si tramanda la tecnica del
"trasformismo").
Ma, perché mai tanto segreto? Se lo chiedono i reporters, accorsi numerosi alla
stazione di Hoboken (e puntualmente allontanati). Sono a caccia di scoop e
cercano conferme di quanto trapela dagli ambienti che contano.
Se lo chiede, un mese più tardi, anche William Taft, Presidente in carica degli
Stati Uniti, quando riceve la proposta (elaborata da un già operante "Federal
Advisory Council"), che sottopone all'approvazione del Congresso, anticipando
candidamente alla Commissione riunita ch'egli mai ne firmerà il successivo,
previsto "Act" che la trasformerebbe in legge.
Il rifiuto, come più tardi lo stesso Taft avrà tempo di spiegare, è dovuto al
fatto che la costituenda "norma", qualora entrasse in vigore, metterebbe a
rischio le istituzioni democratiche, compromettendo seriamente la sovranità
monetaria del libero popolo statunitense. Col disappunto della Commissione e del
Senatore Nelson Aldrich, Taft accantona la proposta (peraltro approvata dal
Congresso, che evidentemente non ne ha voluto rilevare la portata e le insidie),
dichiarando, con parole chiare e dirette, che la stessa legge sembra fatta
apposta per legittimare (come altre in seguito) ciò che essa espressamente …
vieta, cioè la costituzione di una Banca Centrale non sottoposta al controllo
dello Stato.
Il Presidente, fra l'altro, ricorda il monito di Thomas Jefferson, che più o
meno recitava così: «Permettere che una banca in mano a soggetti privati si
costituisca in Banca Centrale e ne svolga la funzione di emettere denaro
pubblico, equivale ad ospitare in modo permanente un esercito invasore fra le
mura domestiche».
Fra l'altro Taft non è tanto imbecille da credere che basti cambiare nome in
Federal Reserve per nascondere l'operato di una Central Bank a tutti gli
effetti, per quanto l'Aldrich Bill preveda la costituzione di 12 filiali in
altrettanti Stati, giusto per confondere le idee. E infine perché Taft ha, oltre
alla responsabilità politica, quel minimo di pudore, che sarebbe mancato più
tardi ai suoi successori, in nome del politicamente corretto, "formula" che non
pretende verifiche di kafkiana memoria, per provare che assurdità
incostituzionali possono diventare norme d'uso corrente.
Ma all'epoca (come oggi, del resto) le terapie d'urto si praticano con
disinvoltura, largo impiego di parole chiave, come libertà e democrazia, sempre
funzionali (al pari delle crisi finanziarie) all'allora costituendo Sistema
della Federal Reserve.
(Tanto da far credere in tempi recenti all'attuale Chairman Fed, Ben Bernanke,
che sia politicamente corretta la sua seguente affermazione: «La Grande
Depressione del '29? Siamo stati noi a causarla!».
Per "noi" s'intenda deputati, senatori, Presidenti USA e uomini Fed graditi
all'International Banking).
Taft dunque non ci sta!
È un vero peccato! Ma occorre comunque dare una sistemata al mondo, perché la
rivoluzione industriale lo sta portando a grandi passi ad una svolta cruciale:
il cambio del regime energetico.
Cioè l'uso prevalente del petrolio nei motori a combustione interna.
Il Capitalismo finanziario monopolistico o network bancario internazionale della
House of Rothschild di Londra, intende ovviamente acquisire il controllo delle
zone in cui il petrolio già scorre copioso e ovunque nel Pianeta la ricerca del
combustibile fossile si svolga in febbrile concorrenza con le Grandi Potenze
d'Europa, Russia zarista e Stati Uniti (l'impero del Sol Levante, alle prese con
la Cina e la stessa Russia, già pensa agli effetti di una cospirazione a suo
danno).
Quanto alle "aree d'influenza" la più attenta diplomazia inaugura il criterio
del "controllo a distanza", a tutela dell'esteso e consolidato dominio
britannico e contro nascenti, estranei e preoccupanti, fervori imperialistici.
Giova ricordare che il petrolio di Mashid-i-Suleiman in Persia (casualmente
scoperto nel 1907 da William D'Arcy, squattrinato nobile inglese e archeologo a
tempo perso), è oggetto d'avida attenzione da parte di John A. Fisher e Winston
Churchill, nonché origine delle ansie crescenti di John David Rockefeller. Il
Cartello della sua Standard Oil, per quanto frantumato dalla legge Sherman, ma
operante sotto mentite spoglie, rischia di veder dimezzata la sua presenza sul
mercato europeo. Il pericolo è costituito dal neonato "Trust" col nome
provvisorio di APOC (Anglo Persian Oil Company) che ambirebbe ovviamente a
provvedere al fabbisogno petrolifero del vecchio continente, grazie allo
sfruttamento esclusivo di promettenti giacimenti d'oro nero nei territori di
Persia, Mesopotamia e Arabia Saudita. Nella disputa, l'astuzia britannica dovrà
però confrontarsi, non tanto con gli Stati Uniti (legati, attraverso il sistema
Fed, ad una "London connection" finanziaria), ma con le pretese del Kaiser
Guglielmo II, deciso a far valere i diritti della Deutsche Bank, che possiede il
25% del capitale della preesistente Turkish Petroleum Company, scomoda erede
dell'Impero Turco Ottomano.
Ma vi è anche il timore che in Europa, e proprio in Germania, sia avviata una
produzione su vasta scala di propulsori a combustione interna, emulando quanto
avvenuto negli Stati Uniti, dove dal 1908 circolano molti esemplari del "modello
T". L'automobile che Henry Ford ha voluto lanciare sul mercato americano a
prezzi accessibili, segnala fra l'altro il successo del sistema "taylorista" i
cui criteri di produzione legati alla catena di montaggio puntano sulla quantità
e la diffusione dell'automobile come mezzo di trasporto.
Negli Imperi Centrali, fra l'altro, c'è gente che scalpita (come Von Tirpitz)
per creare una grande "Flottenverein" che a sua volta dovrà contrastare il
dominio britannico degli oceani. Occorre dunque sostituire i vecchi motori a
carbone, in uso alla Marina Mercantile e Militare, con i nuovi motori,
progettati dal tedesco Rudolf Diesel nel 1892 per l'idoneo utilizzo dei derivati
del petrolio.
La "consecutio temporum" non è solo sospetta: la legge Federal Reserve entra in
vigore (dicembre 1913) quando è in corso (con i soldoni della Deutsche Bank) la
realizzazione della Ferrovia Berlino-Baghdad, causa di preoccupanti tensioni che
rischiano di trasformarsi in aperti conflitti e … nel luglio del 1914 scoppia la
Guerra Mondiale.
Il mondo si divide sempre fra oppressori e oppressi, e dietro le quinte c'è chi
controlla gli uni e gli altri, manovrando con destrezza al solo scopo di
arricchirsi alle loro spalle. Tutto avviene nel pieno disprezzo della teoria
geopolitica di Karl Haushofer, ispiratore di … tirannici invasori e sempre
ignorato da chi combatte per la libertà che, come l'equa distribuzione delle
risorse del Pianeta si ottiene (o si conquista?), impiegando una cospicua parte
… del bilancio nazionale (o, per essere chiari, del debito pubblico su cui lucra
la Fed). Tormentone perpetuo della miglior tradizione millenarista,
rappresentata dalla "Banca" come istituzione: fondata sul principio
dell'affidabilità di terzi contraenti (Governi compresi), per cui il "credito" è
offerto contro garanzie reali; e nel caso sia lo Stato ad aver bisogno di soldi,
gli viene chiesto quasi sempre di "garantire" il prestito.
Rinunciando alla sovranità monetaria e all'indipendenza economica.
Il trucco riesce perfettamente, quando sono in gioco grandi interessi o, come
già allora si diceva (rimescolando politica, economia e società), quando si
tratta di programmare il nuovo Ordine Mondiale.
Così, sono politicamente corretti, concetti e pratiche delle già ricordate aree
d'influenza, dei protettorati, delle "indirect rules" col sostegno al dittatore
compiacente, da appendere alla forca al momento opportuno.
Ma all'arbitrio dell'International Banking spetta anche la manovra mirante alla
variazione del potere d'acquisto della moneta. Come?
Si assecondano smanie imperialistiche, proponendo l'acquisto di armi con la
collaborazione del leader di turno. Ma si opera nel mercato dell'oro affinché la
moneta del Paese acquirente perda potere d'acquisto nei confronti della altre
valute.
Infine, l'ormai noto Cartello dell'International Banking cerca di assicurarsi
vasta operatività attraverso il mezzo che gli è più congeniale, Wall Street, e
le "aperture" dei mercati finanziari esteri, coi quali stabilisce flussi
continui di liquidità. Il Sistema Fed, risponde perfettamente all'esigenza. Il
suo meccanismo infatti prevede che il capitale di maggioranza della Federal
Reserve (inizialmente fissato al 53%) sia interamente in mano a finanzieri
privati (leggasi Morgan, Rockefeller, Kuhn Loeb, J. Henry Schroder, fra i
maggiori, tutti indistintamente legati ai Rothschild di Londra).
Vale a dire ampia facoltà d'accesso alle azioni trattate a Wall Street con
profitti del Cartello dei Banchieri Internazionali, grazie all'"Insider Trading"
e il giochetto dei "Bonds" del Tesoro. Liquidità a fiumi insomma con l'emissione
di banconote senza limite, perché così dovrebbe prevedere il diritto interno e
le sue insistenti "proiezioni internazionali" d'ordine finanziario, economico e
infine politico.
Chi paga?
Il Contribuente, sempre!
I piccoli investitori (in gergo, "flottante": altro modo di definire le masse
oppresse), quasi sempre!
I "Grandi Clienti", quelli del Big Money di John Dos Passos, alias Wall
Streeters … mai!
(A salvare le apparenze ci penserà vent'anni dopo FDR, creatore d'un "Ghost"
senza precedenti nella storia finanziaria, la Stock Exchange Commission).
Ma, la truffa del secolo come ha fatto a diventare legge, o Federal Reserve Act?
Con l'aiuto dei "gruppi di pressione", invenzione britannica (raccomandata anche
a Washington), per fare in modo che il Parlamento approvi.
Negli Stati Uniti le cose sono un tantino diverse, anche se gli emendamenti
intervengono a sostegno di certi propositi che contrastano la Costituzione. Paul
Warburg, naturalizzato americano (ma in linea diretta col fratello Max,
banchiere anch'egli a Francoforte), è una volpe anche in politica e sa come
s'investono a dovere i grandi capitali: non solo finanziando guerre e
rivoluzioni, ma anche le campagne presidenziali. La "grana" però non basta,
occorre l'abilità dell'illusionista e l'"Airborne hat", il cappello a cilindro.
Vi si introduce democrazia e (voilà!) se ne estrae un Presidente selezionato,
con buona pace dell'Opinione Pubblica, come sempre depositaria di prolungate
illusioni e vittima di grandi inganni. La regola è tacita e sempre in vigore: i
Presidenti, prima si selezionano, poi si eleggono democraticamente e, se
opportuno, si "sostituiscono".
Per esempio, quando ad Abramo Lincoln salta in mente di stampare i "Green Backs",
lo si spedisce direttamente nell'Aldilà, dove i suoi biglietti non fanno
concorrenza a nessuno e può maledire quanto gli pare i politici corrotti.
Ma Auguste Belmont non è un politico, come non sono politici gli Erlangers.
Chi sono costoro lo sa Rothschilds di Londra che li ha assunti per finanziare
Nord e Sud nella Guerra Civile, al tasso agevolato del 12%.
Le dinastie dei grandi banchieri sono prolifiche, ma un'altra progenie si fa
strada sul finire del XIX secolo, quella dei faccendieri di razza, da incrociare
alla linea di sangue degli statisti. Merito dei Morgan (Ferrovie) e dei
Rockefeller (Petrolio), cioè due cartelli che, sommati ad altri tre, formano i
cinque "Robber Barons".
Le famiglie Delano e Roosevelt possono scalpitare, ma i loro rampolli, per farsi
strada, devono mirare alla presidenza.
Sempre per fare un esempio, nel 1901 Theodore Roosevelt (cugino anziano di
Franklin Delano Roosevelt) sembra il più adatto a sostituire l'indeciso William
Mc Kinley, cocciuto e intollerabile sostenitore del gold standard in piena
guerra ispano-americana.
Un repubblicano tira l'altro. Mc Kinley va al Creatore. Ce lo manda il solito
anarchico.
Teddy viene eletto presidente, industriali e banchieri sono pronti alla
predazione: Manila, Porto Rico, la canna da zucchero di Cuba. Qualcuno vorrebbe
vederci chiaro sulla strana esplosione del Maine, incrociatore dell'US Navy,
colato a picco nella baia dell'Avana, con 262 vittime (siamo nel 1898). Ma Theo
Roosevelt spiegherà due anni dopo che le guerre si fanno e basta. Morgan e
Rockefeller esultano. Parte dei loro capitali investiti nella Società del Canale
di Panama si decuplicano.
Nel 1913 William Howard Taft sembra avere i consensi che gli garantiscono il
secondo mandato presidenziale, ma è scrupoloso giurista e "poor politician". Lo
sanno bene i Morgan, i Rockefeller e Leopold Rothschilds, Banchiere a Londra e
precettore finanziario di Re Carlo V, dinastia Sassonia-Coburgo-Gotha, alias
Windsor (per non urtare i sudditi, in pace e in guerra).
Theodore Roosevelt, che consigliava Taft quale suo idoneo successore nelle
precedenti elezioni, si candida a sorpresa fra i repubblicani in competizione
col suo raccomandato, rosicchiandogli i voti necessari per continuare a
risiedere alla Casa Bianca.
Il gioco è fatto! Basta far sortire dal cilindro un professorino di Princeton,
democratico, anch'egli giurista, critico ma remissivo, (nel 1886 scrive "Il
Governo Congressionale" denunciando lacune nella Costituzione, che egli giudica
«permeabile alla corruzione»).
Ma sorprende non poco quando afferma «Io analizzo fatti, e mi limito a
diagnosticare, non prescrivo rimedi». Costui è Woodrow Wilson, 28° (democratico)
presidente degli Stati Uniti. Con lui (selezionato) vi è l'uomo ombra che gli è
messo alle calcagna, nel ruolo di consigliere: il Colonnello Edward Mandell
House.
L'amministrazione Wilson provvede: si tollerano "pressure groups" e si varano
provvidenziali emendamenti. Presentato al voto del Congresso, l'Aldrich Bill
diventa Vreeland-Aldrich Act, legge che istituisce il Federal Reserve System,
potente strumento (come scriverà più tardi Vanderlip nel suo memoriale) per
mezzo del quale si esercita il controllo dell'economia mondiale.
Nubi minacciose intanto s'addensano sull'intero Pianeta, pronte a scatenare la
tempesta. Le grandi Potenze puntano decise ad affermare i rispettivi interessi
coloniali, rimuovendo intralci di vecchia data.
Ma è sul Teatro Europeo che si assiste al "gioco degli Specchi". I segnali si
riflettono da una sponda all'altra dell'Oceano, ordinando l'avvio d'un diabolico
piano, orchestrato nella City londinese.
Per il momento ha un nome che passerà alla Storia: Prima Guerra Mondiale.
Bastano quel tanto di segreto e massicce dosi di menzogne per selezionare anche
il pretesto da trasformare in casus belli. In attesa che si perfezionino le
tecniche di persuasione di massa, il "congegno misterioso" di Jekyll Island
mostra gli effetti del suo perverso funzionamento. L'arte d'ingannare la gente
non prevede anche l'obbligo di scrivere la storia? Ma tutto sembra già
predestinato. Il grande disegno, di cui la Federal Reserve è indispensabile
strumento, si chiama, come già accennato, Nuovo Ordine Mondiale.
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Prassard
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