Il pacifinto (e contemporaneo elogio del
pacifista)
Roberto Cozzolino (29 luglio 2014)
Dedicato a tutti i pacifinti, di tutti i colori, di tutte le
razze e di tutte le latitudini
«Siete per me tarantole mascherate, avide di vendetta. Per
questo sconvolgo la vostra tela: perché il vostro furore vi
attiri fuori dalla vostra caverna di menzogne e si mostri la
vostra vendetta dietro il vostro motto: giustizia»
(Federico
Nietzsche, "Così parlò Zarathustra"). |
Con
tale recente neologismo -in un'accezione ormai saldamente consolidata-
va inteso non colui che vuole la pace -da indicare correttamente col
termine di "pacifista"-, ma colui che invoca verbalmente la pace «a
tutti i costi», proponendo, per raggiungerla, soluzioni che sovente
recano vantaggio ad una sola delle parti in conflitto; la differenza, al
di là di un'analisi superficiale, non è di quelle che possano passare
inosservate, richiedendo pertanto alcune necessarie puntualizzazioni.
Chi
infatti vuole veramente la pace -ovvero il "pacifista"- sa benissimo che
tale obbiettivo non si raggiunge necessariamente ed univocamente
rinunciando alla lotta, quanto piuttosto combattendo per l'affermazione
di una serie di condizioni in grado di garantire, appunto, la pacifica
convivenza; la quale, priva di giustizia, risulta apparente, momentanea
e duratura solo fino a quando non mutino i rapporti di forza; a tale
proposito è arcinoto il motto latino -mai sconfessato dai fatti- che
recita: «Si vis pacem, para bellum», come è altrettanto noto che un
popolo che non assuma la determinazione di portare armi proprie è
fatalmente destinato a portare quelle altrui (vedi il caso della colonia
Italia, ridotta a base nordamericana nel Mediterraneo).
Persino la storia recente, per chi abbia l'onestà intellettuale di
tentarne una lettura non viziata dalla propaganda dei vincitori,
individua quale causa principale del secondo conflitto mondiale non una
presunta volontà guerrafondaia degli uni, quanto piuttosto alcune
palesemente inaccettabili condizioni prebelliche imposte dagli altri. In
base a tali premesse ne consegue che il "pacifinto" spesso -se non
sempre- riveste l'esecrabile ruolo di fiancheggiatore del più forte e
meglio armato tra due contendenti, il quale, sic stantibus rebus,
manterrà il proprio ruolo di dominante sull'oppresso.
L'azione del pacifinto, il cui operato risulta oggettivamente di
supporto alle politiche aggressive dei fautori del Nuovo Ordine
Mondiale, si esplica a tutto raggio nelle situazioni di attrito
insanabile in cui siano presenti elementi, veri o presunti,
d'ingiustizia; tali da determinare un contenzioso che i sedicenti
organismi di diritto internazionale, teoricamente preposti ad agire con
imparzialità, ma agenti sempre e solo in sintonia con gli interessi
degli imperialismi che dettano legge al loro interno indirizzandone
l'azione, non riescono a -o, più spesso, non vogliono- dirimere; ed è
tale aspetto della questione che tenteremo di analizzare sommariamente.
Natura del pacifinto - Il pacifinto può essere un perfetto idiota,
credulo assertore delle verità preconfezionate da giornali e televisione
di regime, od anche consapevole agente prezzolato dal potere
(giornalista, politico, opinionista). In entrambi i casi, consciamente o
meno, serve la stessa causa.
Collocazione politica del pacifinto - Nella topografia parlamentare
il pacifinto è eminentemente trasversale, spaziando dalla destra alla
sinistra, pur trovando il suo habitat naturale nel centro. Questo si
spiega soprattutto con l'attuale appiattimento ideologico che ha di
fatto azzerato le differenze tra gli opposti, in una situazione in cui
tutti dicono fondamentalmente le stesse cose facendo finta di litigare.
Campo d'azione del pacifintismo - L'attività del pacifinto si
esplica ovviamente soprattutto laddove sono in essere situazioni
conflittuali determinate e gestite dai gendarmi del mondo. In
ottemperanza alla sua prassi consolidata il pacifinto non propone
soluzioni che rimuovano la cause del conflitto, ma fedele al suo assunto
della «pace a tutti i costi» rimastica le logore argomentazioni
suggeritegli dell'imbonimento mediatico, ripetendo pappagallescamente le
imbeccate della disinformazione di massa.
Doppiopesismo del pacifinto - La morale del pacifinto è doppia
-quando non addirittura capovolta-, trattandosi di figura tipica di un
mondo orwelliano e pertanto avvezza all'esercizio del bispensiero; in
base al quale è, ad esempio, esecrabile la condanna a morte -decretata e
mai avvenuta, ma contestata con massicce e prolungate campagne di
"sensibilizzazione"- di un'uxoricida iraniana, ma accettabile
l'esecuzione -eseguita nel complice silenzio di tutti- di un'altra
contemporanea uxoricida nordamericana; sono "dittatori" i capi di stato
eletti con maggioranze plebiscitarie e risultano, invece, legittimi
governanti individui saliti al potere grazie all'appoggio violento di
una minoranza terroristica; i referendum sono la massima espressione di
democrazia ma vanno impediti -qualora si tema un risultato sfavorevole
ai propri desiderata- o contestati come "illegittimi", se tale risultato
non è gradito; il razzismo è un'ideologia da condannare senza appello,
ma si ritiene democratico un regime che del razzismo fa uno dei suoi
pilastri fondanti; i regimi laici sono di gran lunga preferibili agli
stati teocratici, però si riportano all'età della pietra Iraq e Libia e
si cerca di fare lo stesso con la Siria, mentre si tollerano le
petromonarchie feudali ed il sionismo talmudico; il terrorismo è da
rifiutare con veemenza, a meno che i terroristi non siano sul libro paga
degli USA, di Israele e dei loro alleati; le società democratiche devono
essere accoglienti e multirazziali, tranne lo Stato ebraico dove, a
parte i residui autoctoni, hanno diritto di accoglienza solo i
circoncisi; le risoluzioni delle Nazioni Unite vanno rispettate,
altrimenti bisogna intervenire con la forza, a meno che chi non le
rispetta non sia Israele, cui tutto è concesso.
La neolingua del pacifinto - Per trasmettere i propri
indimostrati ed indimostrabili assiomi il pacifinto ricorre sovente alla
"neolingua", il mezzo più efficace per veicolare bugie, in quanto la
sottrazione di verità viene operata aprioristicamente, con l'uso di
termini impropri che rendono vana una successiva dimostrazione di quanto
affermato, essendo l'affermazione stessa autoreferenziale attraverso
questo subdolo espediente. Offriamo una panoramica di alcuni tra i più
abusati: "patriota = terrorista"; "invasore = esportatore di
democrazia"; "genocidio = guerra"; "antisionista = antisemita";
"occupante = pacifico colono"; "neonazista ucraino = patriota ucraino";
"tagliagole islamico = ribelle".
Espressioni di uso corrente del pacifinto - Diamo di seguito, per
finire, una panoramica, sicuramente incompleta, delle espressioni più
ricorrenti del pacifinto, con le quali è solito infarcire i suoi
discorsi nell'intento di puntellare le sue vacillanti tesi: «Gli
americani, però, ci hanno liberato»; «Israele è la più grande democrazia
del medio oriente»; «Israele deve garantire la sicurezza dei suoi
confini»; «È prioritario ribadire il diritto dello stato d'Israele ad
esistere»; «Hamas ed Hebzollah sono organizzazioni terroristiche»;
«Assad comunque è un dittatore»; «Gheddafi comunque era un dittatore»;
«Né con Assad né con i ribelli…»; «Non bisogna allinearsi sull'uno o
l'altro fronte borghese in nome di una "solidarietà» -sciocca quanto
inutile e inconcludente sul piano della lotta di classe e della
prospettiva rivoluzionaria- per un "popolo" palestinese che, al pari di
ogni altro, è entità divisa in classi sociali…» (questo piccolo
capolavoro di utopia ottocentesca è opera di una pacifinta, sedicente
marxista-leninista); «Finché si continuerà a sentenziare chi ha colpa e
chi la ragione la guerra non finirà mai. Se i massacri devono finire,
come tutti vorrebbero, si deve solo parlare di pace, pace e basta».
Sosteniamo pertanto che, per quanto eretico possa apparire nel mondo
attuale, noi crediamo che tutti i popoli abbiano il diritto di lottare
con ogni mezzo per la propria indipendenza ed autodeterminazione e che
il pacifismo -meta verso la quale tutti gli uomini di buona volontà
devono tendere- sia auspicabile sempre, ma possibile solo in assenza di
velleità imperialiste e colonizzatrici; i popoli che sopportano sul
proprio collo il democratico tallone dei "liberatori" non possono
accettare questo tipo di pace; perché, lo ribadiamo, senza giustizia non
c'è pace, ma solo pacifintismo.
Roberto Cozzolino