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http://corrieredellacollera.com/2011/10/29/la-strategia-usa-verso-la-cina-scala-di-un-passo-verso-la-guerra-ma-la-risposta-sara-economica-o-non-sara/

 

La strategia USA verso la Cina scala di un passo verso la guerra,

ma la risposta sarà economica o non sarà

 

Antonio de Martini      

 

29 ottobre 2011

Chi tra i lettori di questo blog si sia preso la briga di leggere i post della scorsa primavera, forse ricorderà come abbia seguito con attenzione le mosse strategiche di Obama riguardo alla Cina e che riassumiamo:
A) tutto lo staff militare della casa bianca proviene dall'area del Pacifico.
B) i viaggi del presidente USA in India, Indonesia, Corea e Giappone, fatti in un ideale accerchiamento commerciale della Cina.
C) Il viaggio in America Latina a ridosso dei viaggi e accordi commerciali cinesi (Brasile).
D) ho letto anche la campagna di Libia e il fomento della primavera araba in chiave di "containement" della Cina e della sua espansione commerciale.
E) ho anche segnalato le contromosse cinesi per tenersi libere le rotte commerciali (un istmo bis rispetto a quello di Kra che è controllato da Singapore e un passaggio ferroviario sul territorio colombiano per poter fare a meno del canale di Panama. Investimenti questi di 70 e 40 miliardi di dollari rispettivamente).
F) la "richiesta di spiegazioni ufficiali" alla Cina da parte degli USA alla notizia di forti investimenti miranti a far diventare la Cina una potenza militare anche marittima.

La mia imperizia fotografica ha fatto si che mandassi la foto del nuovo modello di portaerei cinese solo ai trecento "abbonati" di cui posseggo l'indirizzo mail e me ne scuso.
Vi basterà comunque sapere che gli ingegneri del celeste impero -pardon rossa repubblica- hanno avuto l'idea semplice per eccellenza: fare una portaerei-catamarano.
Due scafi, quindi doppio ponte di volo, doppio degli aerei imbarcati, doppia velocità di messa in aria degli aerei e sopratutto, costo che è un terzo di quello americano per costruire una portaerei a ponte singolo.
La portaerei di nuova concezione entrerà in funzione nel 2015 e da quel momento la superiorità marittima degli USA sarà in pericolo, così come la sicurezza degli alleati dell'America nell'area.
La Clinton, reduce dal lifting col quale conta di vincere le prossime elezioni presentandosi al posto di Obama, ha immediatamente fatto un giro nell' Asia ex-sovietica "i cinque stan" mettendoli in guardia contro il pericolo del fanatismo islamico, che da quelle parti non c'e mai stato, pronunziando la frase «siamo tornati» che suona strana sulla bocca di un paese che mantiene da quaranta anni in Asia 6 delle 12 portaerei che possiede oltre a centomila uomini, senza contare i corpi di spedizione afgani e irakeni, oltre ad aver fissato a Bahrein la base della quinta flotta (Oceano Indiano).
Obama si è fatto fotografare per la centesima volta con il Dalai Lama (ma non si era dimesso da padreterno?).
Poi l'escalation militare ha preso il via: il Giro dell'Asia lo sta facendo Leon Panetta, segretario alla Difesa, che abbandonati i convenevoli di Washington coi mini alleati, ha iniziato a visitare una serie di paesi alleati, portando buone e cattive nuove.
A) la Corea del Sud e Okinawa sono state definite "indifendibili" in caso di conflitto e destinate al, non immediato, abbandono, anche in forza dell'odio ormai radicato della popolazione dell'isola stanca dei soprusi dei militari di stanza in loco dal 1945.
Il probabile fronte arretra verso Giappone e Australia e Nuova Zelanda coi quali Leon Panetta ha avuto accenti tali da ricevere una rettifica dallo stesso Obama che lo ha invitato ad abbandonare i toni da anni cinquanta.
B) In occasione del sessantesimo anniversario della firma del loro primo accordo difensivo, Panetta e Clinton si sono incontrati coi loro omologhi australiani a San Francisco ed hanno deciso di intensificare le manovre aeronavali congiunte sia per quantità che per qualità.
C) Panetta ha annunziato a Tokio, lo scorso giovedì il rafforzamento del dispositivo americano nel Pacifico, pur senza accennare alla necessità di aumentare il numero già alto di portaerei nel Pacifico. La parola miracolosa è "rebalancing" del potere militare in zona, ma il vero punto è che gli USA devono vincere la battaglia dell'economia asiatica se vogliono recuperare la credibilità perduta.
Gli interventi militari di "rebalancing", la vendita di quasi 6 miliardi di aerei a Taiwan, l'intensificazione del ritmo delle manovre aeronavali nel sud ovest Pacifico, la decisione australiana di accettare le donne nelle unità combattenti entro cinque anni, le foto col Dalai Lama, non valgono il surplus finanziario della Cina di un solo anno. O l'America si inventa un nuovo plus tecnologico, o innova la produzione industriale nei processi e nei costi, o perderà ancora.
Intanto il dividendo della pace del ritiro USA da Irak e Afganistan, va in fumo per mantenere queste nuove posizioni, mentre avrebbe potuto essere impiegato nel rilancio economico.
In questa strategia globale, ancora troppo militare e poco economica, l'Africa è stata subappaltata ai suoi macellai di sempre: gli anglofrancesi. la Francia si sta segnalandosi per il suo attivismo anche nell'Africa Orientale (dopo Tchad, Senegal, Costa d'Avorio, Togo), da dove si era prudentemente allontanata dopo aver causato la guerra civile tra Hutu e Tutsi che è costata oltre un milione di morti. Adesso sta aiutando e incoraggiando il Kenia ad attaccare i somali e spera di fare altre forniture militari.
Come, ad esempio, quella che gli ha valso la denunzia della "Federazione Internazionale della Lega per i diritti dell' Uomo" che ha scoperto che la società francese AMESYS aveva in appalto tutti i sistemi di sorveglianza informatica con i quali Gheddafi terrorizzava i libici, tenendoli in pugno. Voglio proprio vedere se la processeranno.
Nonché 'sta triplice alleanza che ragiona con criteri ottocenteschi non capisce che la contesa deve essere combattuta sul piano sociale, finanziario ed economico, MA NON militare, se ad ogni successo dell'economia cinese reagiranno con la forza, l'aver condizionato con bombe e sovversione il nucleo base dei paesi "ex non allineati", (dalla ex Jugoslavia, all'Italia, all'Indonesia,) non basterà a coalizzare il mondo dalla loro parte quando sarà il momento.
Fanno i conti con o senza la Russia?

Antonio de Martini  

 

la NOTA di Giorgio Vitali

Un articolo molto chiaro per la comprensione del quadro generale geopolitico. Riteniamo utile per i nostri lettori questo articolo tratto da "Il corriere della collera" che illustra tutti i movimenti della attuale Amministrazione statunitense per potersi mantenere ancora al livello di prima potenza mondiale. NON crediamo comunque che tutti questi sforzi valgano  molto. Il destino è già tracciato. Nessuna grande potenza ha mai potuto governare il mondo o parte del mondo cercando di controllare i propri confini. Nemmeno la CINA classica, che aveva costruito una muraglia gigantesca c'è riuscita.

 

Giorgio Vitali

 

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