Italia - Repubblica - Socializzazione

 

10X30X12X65=Truffa

Mussolini, il Fascismo e gli Ebrei

 

Filippo Giannini (novembre 2010)

 

la NOTA di Giorgio Vitali

 

gli articoli che di seguito riproduciamo sono particolarmente significativi, perchè denunciano, innanzitutto, una propensione alla falsificazione.

A questo punto NON sappiamo a chi attribuire tale funzione. Agli ebrei in quanto tali, agli ebrei italiani, al sistema ebraico-centrico, alla geopolitica di Israele, alla geopolitica degli USA intrisi dagli interessi sionistici. Non è uno scherzo! Ci troviamo di fronte ad operazioni chiaramente criminali, provocate dall'uso di una grande tecnologia messa in atto al puro FINE DEL MALE. Infatti, la morte dei circa 3000 lavoratori, per lo più ispanici o islamici, deceduti in seguito all'esplosione pilotata delle torri gemelle, è stata notoriamente provocata dal potere politico (praticamente "occulto") gestito dai THEOCONS (fondamentalisti sionisti: cristiani ed ebrei), e finalizzato a tante cose, non solo alla provocazione della seconda invasione dell'Iraq. Siamo dunque di fronte ad una situazione che si sta sviluppando per forza propria. Similmente alla creazione del Cristianesimo. Inizialmente un'associazione di persone che praticavano alcune consuetudini, per lo più ispirate alla filosofia neo-platonica.

A questo punto, attribuire finalità "antisemite" a questo o a quello NON ha più consistenza storica o politica. RESTA, per quanto riguarda l'Italia, l'obbligo di quanti aspirano a presentarsi a qualsivoglia elezione, fosse anche quella per la custodia di un cesso pubblico, di recarsi in Israele a rendere omaggio a non si sa bene CHE. Oppure accompagnare scolaresche ad Uswitz, il chè consiste in una ulteriore rituologia priva di senso. Invitiamo pertanto ai "pellegrini" che non ricevono "contributi" distribuiti a vario titolo ad una seria forma di contemplazione del VUOTO. Quello della loro coscienza.

Giorgio Vitali

 

No, amici lettori, non "stò dando i numeri", almeno per ora. La spiegazione: 10 (volte al giorno, almeno) X 30 (giorni al mese) X 12 (mesi/anno) X 65 anni = 234.000, numero che indica il potere della truffa a cui sono stati sottoposti gli italiani con le menzogne e la storia artefatta. E vero o non è vero che (almeno) dieci volte al giorno, per trenta giorni, per dodici mesi/anno, per più di sessantacinque anni, sui mezzi di informazione (giornali, radio, televisione) si parla di fascismo e mai, almeno una volta, una sola volta, sia presente uno storico vero che possa confutare tutta la squadra di saputoni pronti a condannare il fascismo e mai, ripeto, che dall'altra parte sia presente qualcuno che contesti le menzogne propinate dai democratici avidi di potere. Potere che viene ottenuto solo dimostrandosi antifascista, più antifascista del concorrente.
Perché? Come ho ripetuto tante volte, un SERIO confronto fra il regime imposto dai liberatori e quello di Mussolini, risulterebbe stridente a danno del primo.
Con il mio precedente articolo "Shoah; cosa ne penso io?" avevo risposto al signor A/A e alle sue accuse sullo sterminio degli ebrei e, neanche a dirlo, il signor A/A addossava buona parte della colpa a Benito Mussolini. Ecco le argomentazioni del signor A/A: «la Petacci avrebbe scritto che Mussolini le avrebbe confidato …»; «pare che Hitler abbia detto …»; «io credo che …»; «considerati come …»; «Hitler non avrebbe …». «Avrebbe scritto, pare che abbia detto, io, io credo che», «non avrebbe»; il signor A/A ha posto in meno di mezza pagina tanti, troppi condizionali per essere convincente. Sarà un mio grave difetto, ma prima di scrivere ho il vizietto di documentarmi, e credo mai ho usato dei condizionali; risulterei poco credibile.
È necessaria una premessa: le leggi razziali furono certamente un'infamia, ma per comprenderne le motivazioni è indispensabile immetterle nel periodo storico del momento.
Scrive ancora il sig. A/A: «In Italia funzionari, ufficiali e anche gerarchi erano molto più umani di Mussolini», e ancora: «(Mussolini) sarebbe stato sempre antisemita fin dal 1923». Evidentemente il sig. A/A è rimasto scioccato da quel che io ho indicato come il 10X30X12X65, altrimenti non potrebbe sostenere sciocchezze del genere. E Mussolini stesso a rispondere a questa accusa; (Yvonne De Begnac, "Taccuini mussoliniani", pag. 630): «Io, preminentemente, contro gli ebrei? Ma se lo fossi stato, avrei portato in Parlamento i Dino Philipson, i Gino Arias, i Guido Jung, i Riccardo Luzzatti, i Gino Olivetti, la cui azione ha addotto normalizzazione in un Paese -che, privo di stabile equilibrio economico- si sarebbe avviato a sicura catastrofe?»
Ma andiamo avanti.
Sin dal 1927 il rabbino di Roma, Angelo Sacerdoti, presentò a Mussolini un memoriale per una legislazione unica. Venne prontamente nominata una commissione di studi presieduta da Angelo Sereni. Il ministro Rocco, esaminati gli incartamenti, designò a sua volta una commissione per «predisporre un progetto di legge per la riforma e l'unificazione delle norme che regolano, nelle varie regioni del Regno, le università israelitiche» (R. De Felice, "Storia degli ebrei sotto il fascismo", pag.103). «Alla fine di ottobre dello stesso anno la commissione aveva terminato il suo lavoro e presentava al ministro il progetto corredato da un'ampia relazione». Questa subì, in sede governativa, lievi modifiche e venne redatta in D.L. n. 1731 - 30 ottobre 1930. Norme aggiuntive costituirono definitivamente le nuove leggi della comunità con D.L. n.1279 del 24 settembre 1931 e n. 1561 del 19 novembre 1931. Sono leggi che a 80 anni dalla loro enunciazione sono a tutt'oggi in vigore.
Scrive R. De Felice (op. cit., pag.106): critiche erano poche e, sostanzialmente, di scarso peso. Sempre nello stesso numero dell'"Israel" ancora più favorevoli si mostrarono poi il presidente Sereni e il rabbino Sacerdoti: «a nuova legge che io non esito a definire la migliore di quelle recentemente emanate in altri Stati -osservava Sacerdoti- procurerà un rifiorire degli istituti ebraici italiani».
A seguito di un successivo colloquio di Sacerdoti con Mussolini, il 7 aprile 1931, il rabbino guadagnò un nuovo riconoscimento unico nella sfera mondiale: Sacerdoti ottenne che i bambini ebrei che frequentavano le scuole elementari del Regno, potessero studiare su testi ove non fossero frequenti «i passi che trattano dei riti e del dogma cattolico». Questo creò, ovviamente, non poche difficoltà tecniche, ma con tali leggi si parificavano i diritti dei cittadini di fede ebraica con quelli degli altri cittadini italiani.
Fino allora esisteva una notevole discriminazione nei confronti degli italiani che professavano religioni differenti da quella cattolica. Infatti la carriera direttiva all'interno dell'amministrazione statale, era preclusa ai non cattolici. La comunità ebraica italiana, a seguito dei nuovi provvedimenti legislativi, innalzò nei luoghi di culto -non solo in Italia- preci per il Capo del Governo. Fu proprio in quegli anni che Mussolini ricordò agli ebrei che la fine legale dei ghetti e la parità riconosciuta agli ebrei di fronte ai cristiani furono universalmente e giustamente esaltate «come una delle più grandi conquiste della civiltà». Il giornale sionista "Israel" del 27 ottobre 1932, nel ricordare il decennale della "Marcia su Roma", intitolato appunto "Decennale", attestava: «Dopo dieci anni di regime fascista, il ritmo spirituale della vita ebraica in Italia è più intenso, assai più intenso di prima. In un clima storico come quello del fascismo riesce più facile ai dimentichi di ritrovare il cammino della propria coscienza, ai memori di rafforzarlo, presidiandolo di studi e di opere».
Nei "Colloqui con Mussolini" di Emilio Ludwig, noto giornalista ebreo, questi incontri ebbero luogo dal ventitre marzo al 4 aprile 1932, quasi giornalmente e per circa un'ora al giorno, nel Palazzo Venezia a Roma. Mussolini ad alcune domande di Ludwig risponde: «Razza: questo è un sentimento, non una realtà; il 95% è sentimento. Io non crederò che si possa provare che biologicamente una razza sia più o meno pura». E poche pagine più avanti: «Quelli che proclamano nobile la razza germanica sono per combinazione tutti non germanici: De Gobineau francese, Chamberlain inglese, Woltmann israelita, Laponge nuovamente francese. Una cosa simile da noi non succederà mai (…). L'orgoglio nazionale non ha bisogno di deliri di razza (…). L'antisemitismo non esiste in Italia (…). Gli ebrei italiani si sono sempre comportati bene come cittadini e come soldati si sono battuti coraggiosamente (…)».
Nel febbraio 1934 Chajm Weizmann, in quegli anni considerato il capo del sionismo internazionale, e in futuro primo Presidente di Israele, si incontrò con Mussolini. In merito ha scritto l'ebrea Rosa Paini ("Il Sentiero della Speranza", pag. 22): «Quel colloquio lo aveva voluto Mussolini ancora più favorevole agli ebrei, in modo da essere indotto a concedere tremila visti speciali per tecnici e scienziati ebrei che desideravano stabilirsi nel nostro Paese». In occasione di questi provvedimenti la comunità ebraica italiana coniò una moneta: in una faccia era inciso il candelabro ebraico a sette braccia, nell'altra una scritta: "LA COMUNITA' EBRAICA RICONOSCENTE AL RE VITTORIO EMASNUELE III E BENITO MUSSOLINI"; nel 1930, su proposta di Benito Mussolini, fu varata la legge 30.X.1930.IX - Questa legge parificava i diritti dei cittadini italiani di fede Ebraica ai diritti dei cittadini italiani di fede Cattolica. Fino al varo di questa legge era esistita una notevole discriminazione nei confronti …». Questa medaglia è oggi introvabile o accuratamente nascosta.
I rapporti, quindi, fra il regime fascista e gli ebrei sembravano risolversi nel migliore dei modi, e questo era riconosciuto anche negli Stati Uniti. Da parte fascista era dissenziente solo un piccolo gruppo, che faceva capo al giornale "La vita italiana", guidato dal prete spretato Giuseppe Preziosi che visse sempre nella frenesia di un antisemitismo che lo accompagnerà sino al suicidio. Altri punti di dissenso verso l'apertura italiana agli ebrei si riscontrarono «nella quasi totalità dei partiti fascisti degli altri Paesi (specie quelli francese, belga, danese e inglese). Altri ancora, vedendo giungere e stabilirsi in Italia tanti ebrei profughi dalla Germania e dall'Est europeo, temettero che un così massiccio afflusso israelitico potesse rinvigorire l'opposizione antifascista e fare, economicamente e professionalmente, una pericolosa concorrenza agli italiani, in un momento, oltretutto, in cui il Paese non si era ancora ripreso completamente dai contraccolpi della "grande crisi" americana» (R. De Felice, op. cit., pag. 120).
Il sig. A/A perché non ha risposto a quanto scrissi nel mio predente articolo? Perché non ha smentito quanto scrisse lo storico Giorgio Pisanò ("Noi fascisti e gli ebrei"? Pag. 19): «Si giunse così al 1939, vale a dire allo scoppio della guerra e fu allora che, all'insaputa di tutti, Mussolini diede inizio a quella grandiosa manovra, tutt'ora sconosciuta o faziosamente negata anche da molti di coloro che invece ne sono perfettamente a conoscenza, tendente a salvare la vita di quegli ebrei che lo sviluppo degli avvenimenti avevano portato sotto il controllo delle forze armate tedesche».
Ed ora il signor A/A mi permetta di insistere su una serie di "Perché" da me posti e ai quali il signor A/A non ha risposto: se i così detti sterminazionisti, così certi delle loro tesi, anziché ricorrere alla minaccia del carcere, non affrontano democraticamente un dialogo? Perché non ha affrontato le tesi della non esistenza delle camere a gas nella Risiera di San Sabba presentate da Giorgio Pisanò? Perché non ha risposto al motivo per cui si citano solo e sempre i morti ammazzati dalla Germania nazionalsocialista e mai quelli dal bolscevismo di Stalin, come ha documentato lo storico russo Arkady Vaksberg ("Stalin against Jews")? Perché ha eluso la risposta dell'accusa, precisa, da me rivolta a Ben Gurion che, quasi con soddisfazione «vedeva (nell'olocausto) una soluzione futura alla questione ebraica»? Perché non cita quanto ha accusato la studiosa ebrea Hanna Arendt ("La banalità del male") con queste parole: «Il contributo dato dai capi ebraici alla distruzione del proprio popolo, è uno dei capitoli più loschi di tutta questa vicenda»? Perché non nega quanto da me scritto, che Churchill e Roosevelt organizzarono spedizioni militari a danno dei piroscafi carichi di fuggiaschi ebrei?
E l'Italia fascista cosa faceva per questi disgraziati? Ci spieghi perché decine di migliaia di ebrei, fuggiaschi dai Paesi occupati dalle truppe germaniche si rifugiavano in Italia? Eppure in Italia c'erano le leggi razziali! Perché non nega, come mai avvenuto, quanto scrisse nel suo rapporto Herbet Kappler, nella razzia del 16 ottobre 1943: «In un caso, per esempio, i poliziotti sono stati fermati alla porta di una abitazione da un fascista in camicia nera, munito di documento ufficiale, il quale senza dubbio si era stabilito nell'abitazione giudaica facendola passare come propria un'ora prima dell'arrivo delle forze tedesche»? Vuol sapere il nome di questo fascista? Ferdinando Natoni. Vuol sapere quanti ebrei ha salvato? Legga il mio libro. Vuol sapere cosa scrisse il giornalista e storico inglese Nicholas Farrel in proposito? «Nell'ottobre 1943 gli Alleati non tutelavano il destino degli ebrei d'Italia come aveva fatto Mussolini».
Ora passiamo ad esaminare quanto erano cattivi i fascisti. Giuseppe Farinacci (il fascistaccio) nascondeva nella sua tipografia due ebrei: Emanuele Tornagli e la signora Jole Foà. Giorgio Almirante (ex Capo del Gabinetto del Ministro Mezzasoma nella RSI) nascose la famiglia dell'ingegner Emanuele Levi.
Ampia documentazione è stata pubblicata dallo scrittore socialista Carlo Silvestri nel suo libro "Mussolini, Graziani e l'antifascismo". Silvestri ha raccontato, tra l'altro, che «Mussolini sino alla fine si occupò della sorte degli ebrei. Ancora il 19 aprile 1945, nove giorni prima di essere appeso per i piedi a Piazzale Loreto, saputo dell'arresto da parte delle SS dell'israelita dottor Tommaso Salci di Mantova e di suo figlio Giorgio, perchè appartenenti al Partito d'Azione, Mussolini riuscì a farli liberare. Uguale intervento salvò la vita al dottor Mario Paggi, pure lui israelita liberale, denunciato alle SS da alcuni compagni di partito. E non basta. Durante tutto il periodo della RSI una intera comunità ebraica, quella dell'avvocato Del Vecchio di Milano, visse nascosta nel palazzo della Prefettura milanese sotto la protezione di Piero Parini e col pieno consenso di Mussolini. Va detto che, a guerra finita, l'avvocato Del Vecchio volle sdebitarsi difendendo Piero Parini con una commovente arringa davanti alla Corte d'Assise straordinaria».
Giovanni Palatucci, Questore di Fiume, Giorgio Perlasca, inviato a Budapest per acquistare bestiame, Guelfo Zamboni, Console a Salonicco, tutti fascisti sono solo alcuni nomi di funzionari che salvarono ebrei sia fornendo loro documenti falsi sia nascondendoli e facendoli fuggire dalle mire tedesche. All'insaputa di Mussolini? Ma fatemi il piacere…!
Tre anni fa ero in Australia e precisamente a Sydney e, ancora più precisamente nella favolosa spiaggia di Bondi. Ero in compagnia di una mia cara amica ebrea, la quale, neanche a farlo ad hoc nel periodo bellico, fuggì da bambina con i suoi genitori dalla Romania. E dove si rifugiarono (che matti!) nell'Italia fascista, sì, dove c'erano le famigerate leggi razziali. Ma non è di questo che voglio parlarvi, ma di quel che segue. Dicevo, eravamo a Bondi e all'ora di pranzo decidemmo di andare al club israeliano, sempre in quel sobborgo. Entrammo, era veramente un bel locale, una signora addetta al club si informò se eravamo italiani. Alla risposta affermativa ci disse che all'uscita ci avrebbe fatto un bel regalo. All'uscita ci attendeva la signora la quale ci dette la fotocopia di un documento. Una parte dello scritto, con il titolo, era in ebraico, un'altra parte, più breve, in italiano. La signora ci tradusse il titolo più o meno in questo senso: "Con infiniti ringraziamenti per la vita". Leggendo il testo in italiano comprendemmo il significato; esso attesta: «Ad Alberto Calisse -Console Generale d'Italia- che applicando le direttive del suo governo (1) agli ebrei residenti e rifugiati nella zona di occupazione italiana in Francia ha dato alta nobile prova di umanità e di giustizia - omaggio perenne riconoscenza (2). Nizza, 10 maggio 1943». Segue la firma di otto Rabbini, fra queste quella di Angelo Donati, probabile parente dell'attuale Rabbino di Roma Donati, il super anti-antifascista (Il documento, insieme a tanti altri, è allegato nel mio libro).
E poi che accadde? Accadde che Mussolini fu defenestrato e allo scudo protettore (come lo definì lo storico ebreo Léon Poliakov) subentrò il primo governo (chiamiamolo pure così!) antifascista che dopo poche settimane fuggì coraggiosamente, lasciando il popolo italiano, l'esercito e, sì, anche loro, gli ebrei senza "Scudo" all'ira, più che giustificata, dei tedeschi.
Tutta questa faccenda emana un acre odore di fetentissimo lezzo: se tutto questo è vero (ed è facilmente controllabile), perché gli Ebrei, invece di andarsi a inginocchiare ai piedi di quella tomba a Predappio, continuano ad imprecare su quel Morto?
La risposta posso intuirla: Essi sono la razza prediletta da Dio…
1) Per coloro che hanno la memoria confusa, per "suo governo" si intende il Governo Mussolini.
2) "omaggio perenne riconoscenza", l'abbiamo visto con quale "riconoscenza" il Tiranno fu appeso a Piazzale Loreto.
 

Ho ricevuto una mail da un amico lettore, mail che tratta lo stesso argomento; la propongo.


Sempre arduo affermare una versione della storia quando da altra parte si afferma il contrario… Entrambe le versioni poi… basate su pochi fatti e molte opinioni.
Se tutto ciò che si dice riguardo alle persecuzioni fosse, anche solo in parte, vero… se ne deve dedurre che Hitler era un perfetto imbecille… e i suoi alti collaboratori una accozzaglia di cretini.
Se si volevano "sterminare" ebrei ed omosessuali sarebbe stato sufficiente rinchiuderli in recinto di filo spinato senza letti a castello, senza baracche, senza cibo e senza bevande. In due settimane lo sterminio sarebbe stato completo.
Se si voleva, al contrario, "vendicarsi" di ebrei ed omosessuali, la cosa più efficace sarebbe stata quella di organizzarli in "battaglioni speciali" da scagliare nella "fornace" dell'inferno russo, in prima linea, contro i carri armati T34. Alla peggio si sarebbero arresi ai russi e internati nei comodi e confortevoli campi di prigionia staliniani.
Al contrario, dai racconti finora ripetuti e, sicuramente, almeno parzialmente veri, (camere a gas, forni crematori, bambini infilati su baionette, rastrellamenti, esodo forzato dai ghetti, treni sigillati, organizzazione poliziesca, stelle gialle sulla giacca, SS, cinque milioni, anzi facciamo sei… forse anche sette… ecc. ecc.) emerge un cretinismo di Hitler o chi per lui che fa impallidire… Possibile che un paese in guerra, costretto a difendersi da una coalizione mondiale, invece di provvedere a difendersi utilizzando ogni possibile risorsa, si prendeva carico di una organizzazione, sia logistica che di gestione, gigantesca, costosa, onerosa, elefantiaca e, se vogliamo, poco o per nulla redditizia?
Se davvero così stavano le cose… le "ARMI SEGRETE" in più le avevano gli "alleati" visto che i tedeschi si trastullavano a sperperare le loro preziose risorse ed energie in attività di nessuna importanza strategica e pesantemente inficianti la efficienza bellica. Il film "Shingler List", per fare un esempio, parla di ebrei "salvati" dal "giusto" Shingler con la scusa di fare soldi con lavoro a basso costo utilizzato per.... fabbricare pentole e coperchi!!! Ma Hitler si preoccupava di fare le pentole per il cibo che non c'era? Per esempio, in Italia, di notoria inefficienza, le pentole, durante la guerra, non si fabbricavano più, ci si arrangiava con quelle vecchie e i negozi con fondi di magazzino!
Se questa fosse davvero la verità... quella della ossessiva persecuzione di ebrei ed omosessuali (ma le lesbiche erano esentate?), quella delle fabbriche di pentole... aut similia ... non c'é da meravigliarsi che la guerra fosse persa in partenza ... a che pro continuare a combatterla fino alla fine?
Boh......... !!
Distinti Saluti
Giuseppe Turrisi Salvatore
Tel. 3938424644
e-mail giuseppeturrisi@leonardo.it


Filippo Giannini (novembre 2010)