da ComeDonChisciotte
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North Dakota, il miracolo
fatto in casa
Marcello Foa ("il Giornale", 12 novembre 2010)
il commento di Giorgio Vitali
Di fronte ad un articolo come questo
un piccolo commento è necessario, anche se l'articolo stesso, che va
letto con molta attenzione, non dice molto di più di quanto noi non
sapessimo. Dico NOI perchè presumo che i nostri lettori più fedeli
conoscano queste cose. Altrimenti sarebbe inutile sostenere ancora
oggi la "nostra guerra" che, come si sa o si dovrebbe sapere, è
stata la «GUERRA DEL SANGUE CONTRO L'ORO». Esattamente lo stesso
tipo di guerra che stanno combattendo i popoli "liberi" moralmente,
e che NON VOGLIONO essere asserviti agli interessi economici di "Lorsignori".
Facendo una piccola analisi dell'attualità, e ben sapendo che la
battaglia in corso non è di poco conto, in quanto in gioco, per il
nostro Paese, c'è l'indipendenza energetica e quindi economica,
vigliaccamente mascherata con moralismi da quattro soldi, ci
rendiamo conto che in un periodico come "il Giornale" incomincia ad
apparire, grazie ad una serie di articoli di carattere "economico" a
cura di Foa, una riflessione che, pur partendo da un'ottica
apparentemente solo economica, in realtà riguarda un percorso lungo
più di un secolo.
Tanto per fermare l'attimo,
annotiamo che nel 1914 furono gli ambienti finanziari di Wall Street
ad indurre Wilson a creare la FED. Indurre? certamente no!
Costringere è la parola più idonea. Ne conseguì, per una serie di
eventi che si sono srotolati per tutto il novecento, l'intervento
USA nel primo conflitto mondiale, nato per una serie di ragioni,
come tutti i conflitti della Storia, ma con la peculiarità del tutto
moderna del controllo della fonte energetica a più buon mercato:
petrolio e gas. Fonti energetiche alle quali siamo appiccati anche
OGGI. Ma poi l'interesse più importante era quello finanziario, per
cui gli USA, che avevano lucrato cifre incredibili con la fornitura
del "loro" petrolio agli eserciti dell'Intesa, ebbero buon gioco a
mandare in giro l'apparente "buon" Wilson (buono come Obama) ad
imporre al mondo i suoi "14 punti" che altro non erano se non una
sequela di ricatti di carattere finanziario. Questi argomenti sono
ampiamente trattati negli scritti di, tanto per fare alcuni nomi,
Ezra Pound e Giacinto Auriti (recentemente deceduto).
Ma chi ne ha narrato l'argomento con
maggiore estensione espositiva fu Carroll Quigley, (1910-1977),
professore alla Harvard University, [Insegnò anche alla School of
Foreign Service at Georgetown, ove ebbe per allievo anche Bill
Clinton (prima che costui finisse, ovviamente, nelle braccia dei
"servizi israeliani" attraverso quelle grassocce ed accoglienti di
Monika Lewinsky)].
L'opera più significativa di Quigley,
"Tragedy and Hope", volume corposo ma necessario per la comprensione
di avvenimenti che altrimenti restano incomprensibili, non è stato
mai tradotto in Italia.
Un sostenitore delle tesi di Quigley
è stato anche Eustace Mullins, autore di "The secret of Federal
Reserve" e di "New World Order". Cito i nomi in inglese perchè mai
tradotti in Italia (dal 1943 definito paese "libero").
Non può mancare nell'elenco Henry
Coston benemerito studioso e scrittore francese, direttore per
decenni di "Lectures francaises" ed autore di un celeberrimo "Les
financiers qui mènent le Monde" tradotto anche in Italia.
Per la verità, a fine anni sessanta
apparve anche in Italia un testo di commento all'opera di Quigley,
redatto da uno studioso di nome Skousen e tradotto a cura di
Stefania Vaselli per i tipi di Armando. Da ricordare anche, fra i
tanti, un libro edito ad inizio novecento, redatto da Giuseppe
Cimbali, dell'Università di Roma così intitolato: "Dall'anarchia
internazionale alla dichiarazione dei diritti dei popoli come
fondamento della Società delle Nazioni", ed. Bemporad, Firenze.
Anche in questo caso, come si vede,
c'è qualcuno che tenta di mettere le mani avanti, ben sapendo che in
assenza di precisi puntelli che pongano le basi della tutela dei
popoli in quanto tali, il potere cade automaticamente nelle mani dei
potenti più spietati perchè INUMANI e vili, agendo essi all'ombra di
traffici monetari. (D'altronde, il disprezzo che questi personaggi
si portano dietro dalla notte dei tempi ha delle ragioni molto
concrete).
Altro punto da non sottovalutare
nello scritto del Foa, è la notizia che alcuni Stati come Florida,
Ohio, e California stanno entrando nell'ordine d'idee di chiudere
con la FED. (E qui occorre ricordare che almeno due omicidi
"storici", come quello di Lincoln e di Kennedy hanno direttamente a
che fare proprio con il tentativo di sganciamento dal potere
bancario privato). Va ricordato che California e Florida sono Stati
ad alta concentrazione "cattolica" mentre l'Ohio è noto per la
tutela dei diritti dei cittadini, anche in campo sanitario. Le
decisioni di quel governo fanno tuttora testo.
C'è da ipotizzare che, così come la
secessione di metà ottocento fu provocata dallo scontro sulla
produzione ed il commercio del cotone (vedi: Anton Ziscka: "La
guerra segreta per il cotone", Bombiani), la prossima prevista
secessione, che dividerebbe gli USA in tre fondamentali
sotto-raggruppamenti, potrebbe essere innescata dalla "Secessione
finanziaria" che acquisterebbe nel tempo valenza "razziale": Wasp al
Nord-Est, ispanici al Sud-Ovest, asiatici all'Ovest.
Ce lo auguriamo vivamente e con
questo augurio chiudiamo ricordando che Mussolini a fine anni venti,
discorrendo con Ottavio Dinale (vedi: "40 anni di colloqui con Lui",
edito da Ciarrocca) dichiarava: «Il mondo orientale è sempre il
mondo del mistero, quel mondo mistico che si alimenta, in una storia
statica, dalla impressione oscura delle origini fino al più lontano
passato, ed alla dinamica dell'avvenire. Nasconde il segreto delle
future supreme competizioni capitalistiche dei continenti, che
saranno parallele alle supreme competizioni sociali, fra due
civiltà, fra due mondi, fra due blocchi: quello delle Nazioni
proletarie, quello delle Nazioni ricche. È senza dubbio il problema
più urgente, che sta maturando per le ansie delle generazioni a
venire le quali, dal progressivo, inarrestabile, decadimento della
civiltà borghese, verranno portate sulla soglia della guerra
sociale».
Giorgio Vitali |
Qual è lo Stato che può vantare una disoccupazione al 4,4%? E aumenti del Pil a
due cifre con incrementi dei redditi delle persone fisiche pari al 23% tra il
2006 e il 2009? Uno pensa: non può essere che la Cina. Sbagliato. Anche
nell'ansimante America c'è chi va alla grande. L'autore di questo miracolo è il
North Dakota, ovvero uno dei piccoli e in apparenza marginali tra i 50 che
compongono la federazione statunitense.
La sua fortuna? Aver dato retta, tra il 1915 e il 1920, alla Nonpartisan League,
un movimento locale che l'establishment tentò di fermare bollandolo come
populista, ma che in realtà era lungimirante. Quel movimento indipendente
propose agli elettori del North Dakota di non aderire al Federal Reserve System
ovvero al circuito finanziario imperniato sulla FED, la Banca centrale
americana. Pensavano, i contadini dello Stato, che non ci si potesse fidare dei
banchieri di Wall Street e che fosse più saggio avvalersi di un Istituto
indipendente. Il tempo ha dato loro ragione.
Il successo del North Dakota è tutto qui: pur usando il dollaro come valuta di
scambio, oggi è l'unico Stato americano che non dipende dalla Federal Reserve. A
garantire le sue riserve sono i cittadini, i quali, in caso di dissesti
finanziari non potrebbero avvalersi dell'assicurazione federale sui depositi. Lo
Stato corre un rischio, ma ipotetico: in oltre 90 anni di vita l'istituto non è
mai stato in difficoltà ed è passato indenne attraverso ogni crisi.
Per legge lo Stato e tutti gli enti pubblici devono versare i fondi nelle casse
della Banca centrale del North Dakota, che li usa non per ottenere utili
mirabolanti, né per oliare indebitamente le banche private, ma per aiutare la
crescita dello Stato. Di fatto agisce come un'agenzia di sviluppo economico e
dunque sostiene progetti d'investimento, concede finanziamenti a tassi molto
bassi, nonché un numero impressionante di prestiti agli studenti a condizioni
eque.
Sarà per la mentalità contadina di quella gente o per le virtù civiche sia degli
amministratori della banca che dei cittadini, ma il tasso di spreco e di
inefficienza è bassissimo. Per dirla in altri termini: quegli investimenti non
sono sprecati in progetti insensati o improduttivi, dunque non producono
carrozzoni parapubblici con interessi e prospettive clientelari, ma producono
ricchezza nel territorio e dunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la
banca; insomma, generano un ciclo virtuoso.
Sembra l'uovo di Colombo, ma altro non è che il trionfo del buon senso. In
ultima analisi lo scopo della banca centrale di un Paese dovrebbe essere quello
di agevolare uno sviluppo economico armonioso e senza squilibri finanziari o
inflazionistici. La Bank of North Dakota ci riesce a tal punto da chiudere ogni
anno in utile (nel 2009 per 58 milioni di dollari), denaro che torna ai
legittimi proprietari ovvero ai contribuenti. Il sistema funziona così bene che
diversi Stati americani vogliono imitarlo. E mica solo staterelli, anche colossi
come California, Ohio, Florida, stufi di un meccanismo che negli ultimi
trent'anni ha creato una ricchezza illusoria.
La Federal Reserve, infatti, non appartiene ai cittadini americani, ma alle
banche, che pertanto sono i suoi azionisti di riferimento, così come, peraltro,
avviene per la Banca d'Italia. Il liberista Ron Paul da anni sostiene,
inascoltato, che una Banca centrale non è nemmeno contemplata dalla Costituzione
americana e che di fatto tradisce lo spirito dei fondatori degli Stati Uniti
d'America. Furono gli ambienti di Wall Street, nel 1914, a indurre il presidente
Wilson a creare la FED, la quale, però, nel corso dei decenni ha assunto compiti
e generato dinamiche devianti, sottraendo al popolo la sovranità finanziaria.
Contrariamente alla FED, la North Dakota Bank non ha bisogno di considerare
interventi straordinari a sostegno di un'economia asfittica, né di comprare i
Buoni del Tesoro invenduti, per la semplice ragione che lo Stato non ha debiti
ed è addirittura in surplus. La North Dakota Bank non ha seguito la moda dei
subprime, né della cartolarizzazione dei debiti, né delle altre diavolerie
finanziarie escogitate negli ultimi anni dai dissennati e avidissimi manager
delle grandi banche d'affari. Ha continuato ad essere una banca centrale al
servizio della comunità, capace di mettere a disposizione dei privati le risorse
necessarie per avviare imprese che poi non vivono di sussidi, ma secondo le
regole di mercato. È la rivincita di un'America semplice e vincente, ma di cui
nessuno parla mai.
Marcello Foa ("il Giornale", 12 novembre 2010)
Fonte:
www.ilgiornale.it
http://www.ilgiornale.it/esteri/north_dakota_miracolo_fatto_casa/09-11-2010/articolo-id=485586-page=0-comments=1
leggi anche:
Come gli Stati assetati
di soldi possono creare il proprio credito
Ellen Brown
webofdebt.com
«Chi non applica nuovi rimedi dev'essere pronto a nuovi
mali, perché il tempo è il più grande degli innovatori»
Francis Bacon |
Il 19 febbraio 2009 la California si
è salvata per un pelo dal fallimento quando il Governatore Arnold
Schwarzenegger ha indossato il suo vestito da Terminator e ha messo
in isolamento il Senato dello stato finché non si è arrivati alla
firma di un bilancio molto controverso [1]. Se il voto non fosse
andato a buon fine, lo stato si sarebbe ridotto a pagare i propri
dipendenti con delle cambiali. La California, per il momento, ha
evitato la bancarotta ma 46 dei 50 stati americani sono insolventi e
nei prossimi due anni potrebbero richiedere l'avvio della procedura
prevista dal Capitolo 9 sui fallimenti [2].
Uno dei quattro stati che non sono
insolventi è un improbabile candidato per questo tipo di
riconoscimento: il North Dakota. Come faceva osservare il mese
scorso Charles Fleetham, un consulente di organizzazione aziendale
del Michigan, in un articolo distribuito ai suoi mezzi
d'informazione locali:
«Il North Dakota è uno stato
scarsamente popolato con meno di 700.000 abitanti, conosciuto per il
suo clima freddo, i suoi agricoltori isolati e un film di successo –
Fargo. Eppure, per qualche ragione, resiste al cliché del mercato
immobiliare secondo il quale il valore dell'abitazione aumenta in
base alla zona in cui si trova. Dal 2000, il PIL dello stato è
aumentato del 56%, i redditi personali sono cresciuti del 43% e i
salari del 34%. Quest'anno lo stato ha un avanzo di bilancio di 1,2
miliardi di dollari!»
Che cos'ha lo stato del North Dakota
che gli altri stati non hanno? Lo risposta sembra essere: una banca
propria.
In effetti, il North Dakota possiede
l'unica banca del paese di proprietà statale.
La legislatura dello stato ha
costituito la Banca del North Dakota nel 1919. Fleetham scrive che
la banca fu creata per liberare gli agricoltori e i piccoli
imprenditori dalle grinfie dei banchieri degli altri stati e dai
magnati delle ferrovie. Per legge, lo stato deve depositare tutti i
propri fondi presso la banca e ne garantisce i depositi.
Tre funzionari eletti vigilano sulla
banca: il governatore, il procuratore generale e il commissario
all'agricoltura.
La missione della banca è quella di
fornire dei servizi finanziari solidi che favoriscano l'agricoltura,
il commercio e l'industria nel North Dakota. La banca opera come una
banca dei banchieri, associandosi alle banche private per prestare
denaro agli agricoltori, agli operatori del mercato immobiliare,
alle scuole e alle piccole imprese. Eroga prestiti agli studenti
(più di 184.000 prestiti in circolazione) ed acquista le
obbligazioni degli enti locali dalle istituzioni pubbliche.
Eppure, potreste chiedere, come
risolve tutto questo il problema della solvibilità? Lo stato non è
limitato a spendere solamente il denaro che possiede? La risposta è
no. Ai banchieri certificati con la targhetta è permesso fare una
cosa che nessun altro può fare: possono creare "credito" tramite
voci contabili nei loro registri.
Una licenza per
creare denaro
Nel sistema di prestito a "riserva
frazionaria" alle banche è consentito estendere credito (creare
denaro sotto forma di prestiti) per una somma equivalente a numerose
volte la loro base di depositi. In uno scritto del 1973 il
parlamentare Jerry Voorhis descriveva così questo processo:
«Per ogni dollaro che la gente -o il
governo- deposita in una banca, il sistema bancario può creare dal
nulla e con un tratto di penna qualcosa come dieci dollari di
credito o di conti correnti. Il sistema bancario può prestare ad
interesse tutti quei dieci dollari finché può mantenere nelle
riserve un dollaro, o poco più, come garanzia» [3]. Il fatto che le
banche in realtà creino denaro attraverso voci contabili è stato
confermato in un significativo opuscolo pubblicato dalla Federal
Reserve di Chicago dal titolo "Modern Money Mechanics" [4].
L'opuscolo venne periodicamente riveduto fino al 1992, quando
raggiunse la lunghezza di 50 pagine. A pagina 49 dell'edizione del
1992, si può leggere:
«Con un requisito costante del 10
per cento della riserva, un incremento di un dollaro nelle riserve
sovvenzionerebbe 10 dollari di ulteriori conti correnti [prestiti
creati sotto forma di depositi nei conti dei depositanti]» [4].
Il requisito del 10 per cento della
riserva ora è ampiamente sorpassato, in parte perché le banche hanno
capito come aggirarlo con strumenti come gli "overnight sweeps".
Quello che oggi limita maggiormente l'erogazione del prestito
bancario è il requisito dell'8 per cento del capitale imposto dalla
Banca per i Regolamenti Internazionali, la mente del sistema
bancario centrale globale privato con sede a Basilea, in Svizzera.
Con un requisito dell'8 per cento del capitale, uno stato che
possiede una propria banca potrebbe aumentare le proprie entrate
fino a 12,5 volte il loro valore nominale in prestiti (100 ÷ 8 =
12,5). E poiché lo stato è veramente il proprietario della banca,
non dovrà preoccuparsi degli azionisti o degli utili. Potrebbe
erogare prestiti ai mutuatari affidabili a bassissimo interesse,
magari solamente con alcune spese di servizio per coprire i costi. E
potrebbe erogare prestiti a sè stesso o agli enti locali ad un
interesse dello zero per cento. Se questi prestiti fossero rinnovati
all'infinito, l'effetto sarebbe equivalente alla creazione di nuovo
denaro, esente da debito.
Pericolosamente inflazionario? Non
se il denaro viene utilizzato per creare nuovi beni e servizi. Ne
deriverebbe un'inflazione sui prezzi solamente quando la "domanda"
(il denaro) supera l'"offerta" (beni e servizi). Quando aumentano
insieme, i prezzi rimangono stabili.
Oggi ci troviamo in una pericolosa
spirale deflazionistica, perché i prestiti si sono esauriti e il
valore dei beni è colato a picco. Il monopolio della creazione del
denaro e del credito da parte di una confraternita di banche private
ha avuto come risultato il cattivo funzionamento del sistema
creditizio e un crollo monetario. I mercati del credito sono stati
congelati dalle sconsiderate scommesse speculative sui derivati di
alcune grosse banche di Wall Street, scommesse che non solo hanno
distrutto i bilanci di quegli stessi istituti ma che stanno
infettando l'intero sistema bancario con dei detriti tossici. Per
uscire da questa trappola del debito deflazionistico è necessaria
un'iniezione nell'economia di nuovo denaro, esente da debito, una
cosa che può essere compiuta al meglio attraverso un sistema di
banche pubbliche dedite all'interesse pubblico, amministrando il
credito come un servizio pubblico.
Alcuni esperti insistono sul fatto
che dobbiamo stringere la cinghia e ricominciare di nuovo a
risparmiare, per ricostruire il "capitale" necessario per far
funzionare i mercati. Ma i nostri mercati, per la verità, stavano
funzionando piuttosto bene fintanto che il sistema del credito era
in attività.
Abbiamo gli stessi beni reali
(materie prime, petrolio, conoscenze tecniche, capacità produttiva,
forza lavoro e via dicendo) che avevamo prima dell'inizio della
crisi.
I nostri operai e le nostre
fabbriche sono inattivi perché il sistema del credito privato è
crollato. Un sistema di credito pubblico potrebbe rimetterli di
nuovo al lavoro. Il concetto che il "denaro" è un qualcosa che deve
essere "risparmiato" prima di essere "preso a prestito" stravolge la
natura del denaro e del credito. Il credito è solamente un
contratto, un "monetizzazione" degli incassi futuri, una promessa di
pagare in un secondo momento in base al risultato del proprio
anticipo. Le banche hanno creato credito sui loro registri contabili
per secoli, e questo sistema avrebbe funzionato piuttosto bene se
non fosse stato per l'enorme tributo dirottato nei forzieri privati
sotto forma di interessi. Un sistema bancario pubblico potrebbe
risolvere quel problema e riportare gli interessi nelle casse
pubbliche. Questo è il genere di sistema bancario che fu introdotto
nella colonia della Pennsylvania, dove funzionò a meraviglia.
Ristabilire la
solvibilità nel Michigan
Tra gli altri vantaggi per uno stato
che possiede una propria banca ci sono le ragguardevoli somme di
denaro che potrebbe risparmiare in interessi. Come fa notare
Fleetham in merito al suo sofferente Michigan: «Secondo gli ultimi
rapporti finanziari (disponibili online), la città di Detroit, il
dipartimento degli acquedotti e degli impianti fognari di Detroit,
l'aeroporto della contea di Wayne, le scuole pubbliche di Detroit,
l'Università del Michigan e la Michigan State University pagano più
di 800 milioni di dollari all'anno di interessi su un debito a lungo
termine. Se aggiungete anche l'interesse pagato dalle altre
cittadine del Michigan, dai distretti scolastici e dalle aziende di
servizio pubblico, il costo per i contribuenti supera di gran lunga
il miliardo di dollari all'anno. Che cosa fa Wall Street con il
nostro miliardo di dollari? Decorano i loro uffici come fossero dei
sovrani».
La cosa interessante è che il
disavanzo statale previsto per il 2009 è anch'esso di un miliardo di
dollari. Se il Michigan non dovesse restituire un miliardo di
dollari di interessi a Wall Street, il bilancio potrebbe essere in
pareggio e lo stato potrebbe ritornare solvibile. Un banca di
proprietà dello stato non solo fornirebbe credito esente da
interesse ma potrebbe, in realtà, generare degli introiti. Fleetham
fa notare che nel 2007 la Banca del North Dakota ha avuto un utile
netto per 51 milioni di dollari su un volume di prestiti di 2
miliardi di dollari:
«Lo scorso anno, i cittadini del
Michigan hanno pagato più di 5 miliardi di dollari di imposte sui
redditi. Con una banca statale come nel North Dakota, potremmo
ridurre questo peso fiscale, finanziare nuove imprese e risistemare
i nostri acquedotti e le nostre fogne. E non dobbiamo sentirci
dispiaciuti per Wall Street che ci perderà come clienti. Loro non
hanno affatto 'guadagnato' il denaro che ci hanno prestato perché lo
hanno creato con i computer e per giunta ci hanno addebitato gli
interessi. Seguiamo l'esempio del North Dakota e liberiamoci da
questa trappola di Wall Street».
Portare l'iniziativa
in California
Anche la California potrebbe fare
questo. Robert Ellis è un conduttore di un talk show a Tucson che
una volta lavorava per Wall Street e che è stato coinvolto nella
costituzione di diverse banche e istituti finanziari. Nel gennaio di
quest'anno, in una lettera indirizzata al governatore
Schwarzenegger, ha suggerito che la California potrebbe risolvere le
sue sventure finanziarie istituendo un banca sul modello della Banca
del North Dakota. Ellis ha così scritto al governatore:
«Ammiro la sua tenacia
nell'affrontare i problemi finanziari della California. La sua idea
di utilizzare delle cambiali è stata ingegnosa ma esiste un modo
migliore. Lo Stato della California può creare per statuto una banca
propria ed emettere assegni propri per tutti i dipendenti dello
stato... Inoltre, con la banca può pagare tutti i suoi venditori,
gli appalti e gli appaltatori. E come se non bastasse, una volta che
la banca sarà operativa, potrete finanziare i progetti statali e
determinare il tasso di interesse pagato invece di essere alla mercé
delle banche con cui oggi avete a che fare oppure il tasso di
interesse che le banche di investimento vi fanno pagare per emettere
obbligazioni. Nel fare questo, metterete lo stato al controllo del
proprio destino e lo renderete il benefattore del proprio denaro»
«Quello che sto proponendo non è
nuovo. È stato fatto da un altro stato del paese [il North Dakota].
Perché dovreste continuare a pagare le banche per dei servizi e per
gli interessi sui prestiti quando potete ottenere quegli interessi a
vantaggio dello stato della California? Non sarebbe meglio se
poteste finanziare dei vostri progetti infrastrutturali senza dover
ottenere l'approvazione delle banche indipendenti o delle banche
d'investimento? Inoltre, potrete stabilire il tasso di interesse sui
vostri progetti. E potrete addirittura fissarlo a zero se ritenete
che il progetto valga abbastanza»
Ellis si è offerto di dare una mano
per la costituzione della banca, che pensava potesse essere creata
per statuto in pochi mesi. Il Governatore non ha risposto, ma un po'
di pressione da parte degli elettori potrebbe far giungere una
risposta.
Se questo non dovesse avvenire, sono
stati introdotti in California l'iniziativa popolare e il processo
di referendum. Questi due strumenti permettono la proposta di leggi
dello stato direttamente da parte dell'opinione pubblica, e la
riforma della Costituzione dello stato sia da parte di petizioni
pubbliche ("l'iniziativa popolare") che dalla legislatura che
sottopone una proposta di riforma costituzionale all'elettorato (il
"referendum"). L'iniziativa popolare viene realizzata elaborando una
proposta di riforma costituzionale oppure uno statuto sotto forma di
petizione, che viene presentata al Procuratore Generale della
California insieme ad piccolo contributo, che nel 2004 era la
modesta cifra di 200 dollari. La petizione deve esser firmata dagli
elettori regolarmente iscritti che ammontano all'8% (per una riforma
costituzionale) o al 5% (per uno statuto) del numero di persone che
si erano recate alle urne alle ultime elezioni per il Governatore.
[5]
Come diceva Gandhi «Quando il popolo
farà strada, i leader si accoderanno». Noi popolo possiamo battere i
banchieri di Wall Street nel loro gioco, spingendo i nostri
legislatori ad istituire banche di proprietà pubblica che possano
creare credito utilizzando i medesimi princìpi che sono normalmente
e usualmente accettati nelle attività dei banchieri stessi.
Ellen Brown ha sviluppato le
proprie abilità di ricerca come avvocato seguendo cause legali a Los
Angeles. In "Web of Debt", il suo ultimo libro, traduce queste
abilità in un'analisi sulla Federal Reserve e sulla "fiducia
monetaria", mostrando come questo cartello privato abbia usurpato il
potere di creare moneta, e spiegando come il popolo se lo possa
riprendere. Tra gli undici libri della Brown possiamo annoverare il
bestseller "Nature's Pharmacy", scritto in collaborazione con la
dottoressa Lynne Walker, e "Forbidden Medicine". I suoi siti web
sono
www.webofdebt.com e
www.ellenbrown.com
Fonte:
www.webofdebt.com
Link:
http://www.webofdebt.com/articles/state_bank_option.php
3.03.2009
Scelto e Tradotto da JJULES per
www.comedonchisciotte.org
NOTE
1. Anne Davies, "Lockdown Vote Saves
California from Bankruptcy," theage.com.au (21 febbraio, 2009).
2. John Mitchell, "46 of 50 States
Could File Bankruptcy in 2009-2010," Freedom Arizona (30 gennaio,
2009).
3. Jerry Voorhis, The Strange Case
of Richard Milhous Nixon (1973), tratto da http://www.sonic.net/~doretk/ArchiveARCHIVE/ECONOMICSPOLITICS/FEDERAL%20RESERVE/Jerry%20VoorhisFedReserve.html.
4. Modern Money Mechanics: A
Workbook on Bank Reserves and Deposit Expansion (Federal Reserve
Bank of Chicago, Public Information Service, 1992, disponibile su
http://www.rayservers.com/images/ModernMoneyMechanics.pdf).
5. "California Ballot Proposition,"
Wikipedia. |
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