Italia - Repubblica - Socializzazione

.

Onore a Vincenzo Vinciguerra

 

Maurizio Barozzi  (6/9/2013)

 

settembre 1979 - settembre 2013:

Vincenzo Vinciguerra

da 34 anni volontariamente rinchiuso nei carceri di Stato

 

Prologo

Tempo addietro, nel corso di annose ricerche sulla morte di Mussolini, avemmo modo di collaborare, attraverso e-mail, con un importante ricercatore storico con il quale entrammo in confidenza.

Questi un giorno ci pose una domanda alquanto intrigante: «ma lei, che afferma il fascismo quale una visione socialista dell'economia, distante da quella delle destre del dopoguerra, cosiddette "neofasciste", che oltretutto ritiene anche complici dello stragismo; il fascismo potatore di una weltanschauung e di una geopolitica nazionale avversa all'Occidente, dove trova i riscontri storici a tutto questo, quando i neofascisti hanno sempre fatto tutto il contrario?»

Domanda legittima a cui ci sforzammo di rispondere facendo risaltare la differenza tra fascismo, destre e neofascismo e, per attestargli che queste deduzioni non erano solo parole, lo invitammo a visitare il sito della FNCRSI (ex-combattenti fascisti repubblicani della RSI), dove avrebbe potuto rendersi conto, anche tangibilmente, che i veri fascisti erano tutt'altra cosa che il MSI ed avevano espresso tutt'altra politica. Non ricordiamo, ma ci sembra di si, se lo invitammo anche a visitare il Sito on line "MarilenaGril.org", poi chiuso, che al tempo ospitava gli scritti di Vincenzo Vinciguerra.

Mesi dopo avemmo modo di risentirlo e ci disse che fino ad allora non aveva conosciuto la realtà dei fascisti della FNCRSI di cui era rimasto meravigliato e sorpreso nel costatare che si trattava di differenze sostanziali e definitive e comunque doveva riconoscere che avevamo proprio ragione e che il "neofascismo", dal dopoguerra in avanti, era stato una contraffazione e un qualcosa di molto diverso dagli ideali, dalle politiche e dalle posizioni storiche del fascismo repubblicano, testimoniato e attestato da questi ex combattenti.

Da allora, noi che siamo onorati di aver militato nella FNCRSI (sia pure, per ragioni anagrafiche, non con come ex-combattenti), ci siamo convinti che è necessario, anzi indispensabile, denunciare questa contraffazione "neofascista", ristabilire la verità storica e mettere a nudo l'essenza e la pluriennale politica antifascista e anti italiana del MSI e sue appendici più o meno extra, ovvero un neofascismo, fin dal primo dopoguerra, in "servizio permanente effettivo" delle Intelligence Occidentali.

Ma si badi bene, non si tratta soltanto di aver tradito e storpiato l'essenza del fascismo, quanto soprattutto di denunciare questi "neofascisti", queste destre, che di fatto hanno tradito gli interessi nazionali, in barba a quella Patria di cui si riempivano la bocca. Non c'è infatti iniziativa politica, diplomatica, sociale o geopolitica, che non abbia visto il MSI soprattutto, e le destre in genere, di traverso, sempre e comunque, in difesa palese, nascosta o ruffiana degli interessi Atlantici.

E ci siamo altresì convinti che il "lavoro" di demistificazione storica, va condotto senza compromessi, denunciando senza pietà alcuna tutto quello che c'è da denunciare, perché non solo ne va della testimonianza storica del fascismo, del sangue versato da chi ha combattuto una immane guerra "del sangue contro l'oro", ma anche per il presente, in quanto, ancora oggi girano soggetti "chiacchierati", che si spacciano per fascisti, ma che più di una documentazione, più di un riscontro, mostrano chiaramente il loro malaffare.

Questi soggetti, non deambulano ancora e a caso nei bar, nelle manifestazioni, in vari ambiti pubblici, ma sono sempre lì, addetti alla delazione, impegnati nell'opera di ispirare, se non organizzare, attività e iniziative utili al Sistema, confacenti ai nostri colonizzatori.

Siamo, infatti, convinti, che dopo tanti anni, si può anche essere usciti fuori dai libri paga di Commissariati, Caserme e Servizi, ma si resta sempre nelle rubriche di "chi di dovere".

Ebbene non ci risulta che questi prezzolati, quando li si incontrano, quantomeno vengano evitati come appestati: no, macché, spesso sono anche salutati come "camerati", e quando qualcuno di questi, oramai anziani, grazie agli Dei, passa a miglior vita, spesso gli vanno a fare il "Presente!": tutto dimenticato, tutto cancellato, a dimostrazione di un ambiente marcio e totalmente rincoglionito.

 

Vincenzo Vinciguerra                

Premesso questo ed evidenziata l'importanza del ristabilimento della verità per la testimonianza storica del fascismo e di coloro che vi hanno donato la vita, veniamo a parlare di Vincenzo Vinciguerra, che personalmente non abbiamo conosciuto e di cui possiamo solo dare cenni e riscontri per quanto abbiamo studiato e per quello da lui detto, scritto e fatto.

Vinciguerra è nato nel gennaio 1949, quindi oggi ha circa 64 anni e, se non andiamo errati, dal settembre del 1979 si è consegnato alle carceri di Stato.

Sono quindi 34 anni che Vinciguerra sta scontando la pena, un vero record, che nessun terrorista pluriomicida, come per esempio nel caso dei brigatisti rossi o dei NAR e simili, ha mai eguagliato (già: ma quelli qualcosa con lo Stato hanno pur patteggiato, in qualcosa si sono ravveduti, ci mancherebbe, che gliene fregava del sangue italiano versato, che gliene fregava della verità!).

Vinciguerra, invece, da vero soldato politico, ha sempre rifiutato di "collaborare", di chiedere sconti, applicazioni di provvedimenti e permessi che pur gli sarebbero spettati.

E neppure ha inteso "patteggiare" il "silenzio" su quello che poteva "sapere" e risultava scomodo al Sistema, con la libertà personale, come invece, a quanto pare, hanno fatto molti dei prigionieri di cui sopra.

E non lo ha fatto proprio per dare autorevolezza e validità a quanto aveva da dire, onde smascherare i tanti farabutti che sotto false bandiere hanno lavorato per il Sistema; indicare le trame e connivenze all'interno del Sistema stesso e al contempo dare un contributo per la ricerca di quella "verità" sulle stragi, a cui il popolo italiano avrebbe diritto. Si decise quindi a svelare le sue responsabilità nell'attentato di Peteano del 1972 e le motivazioni che lo avevano portato a quel gesto estremo, che spiazzava tutte le destre colluse con lo Stato, scoperchiandone le connivenze e iniziando quel processo di chiarezza necessario e doveroso, tanto da configurarsi come un vero atto rivoluzionario.

Prima di andare avanti ricordiamo, en passant, l'attentato che è costato a Vinciguerra l'ergastolo.

Il 31 maggio 1972 a Peteano di Sagrate (Gorizia), in un attentato restano uccisi 3 carabinieri ed un altro rimane ferito. È un attentato di cui, anni dopo, si prenderà la responsabilità Vincenzo Vinciguerra, il quale si proponeva di spezzare i connubi tra le formazioni della destra (soprattutto Ordine Nuovo) con lo Stato ed in particolare con l'Arma dei carabinieri e i servizi.

L'attentato esce fuori da tutti gli schemi consueti della strategia della tensione e quindi, non risultando utile per il Sistema, oltre ai depistaggi si avrà anche ben cura di tenere nascosto quanto pur si venne quasi subito a sapere sui responsabili. Vennero messe in atto diverse manovre di depistaggio e vennero incolpati alcuni balordi malavitosi al fine di trovare un capro espiatorio.

Col tempo però le accuse non potevano reggere ed infine, nel giudizio finale in corte d'appello, del 25 giugno 1979, tutti gli imputati di comodo vennero assolti. Stranamente però la stampa di destra, sempre pronta a cavalcare questo tipo di atti terroristici, in questo caso risultava alquanto "tiepida".

In effetti nelle intenzioni degli autori questo attentato non doveva rientrare assolutamente nella strategia della tensione, ma configurarsi come un atto di guerra al sistema. Se si fosse palesato che a compierlo erano stati elementi in quel momento aderenti a Ordine Nuovo, un movimento "amico" e controllato dai carabinieri e dal SID, la notizia sarebbe stata devastante polverizzando l'immagine delle destre ligie all'ordine e palesato i rapporti dei carabinieri con uomini di estrema destra.

Nel 1979 Vinciguerra, tornato in Italia dopo anni di latitanza all'estero, si costituirà e racconterà i veri scopi della sua azione: "Perché ho messo la bomba a Peteano":

«Arrivai gradualmente a quella decisione, passo dopo passo, con un cammino durato da cinque o sei anni. Una lenta marcia di avvicinamento alla realtà di una guerra che non si poteva continuare a condurre con i metodi fino allora impiegati. Un atto di guerra quindi, da compiere in forma spietata e adottando quei metodi che i vertici militari e politici hanno sempre vantato: quelli della Resistenza, delle imboscate, delle bombe nei bidoni della spazzatura e nei ristoranti. Io, però, non avrei coinvolto civili».

Dunque Vinciguerra arrivò alla sofferta decisione di rendere pubblico il perché e il per come di quel gesto, sconvolgendo gli standard processuali del tempo, attraverso una sua strategia che di nuovo si configurava come un altro atto rivoluzionario.

In un recente articolo "Risposta a Giacomo Pacini", (visibile on line in http://www.archivioguerrapolitica.org/), Vinciguerra precisa:

« la mia non collaborazione con la giustizia, messa in evidenza nella motivazione della Corte di assise di Venezia, presieduta dal dr. Renato Gavagnin, che spiega la logica della mia azione politica anche -e non solo- sul terreno giudiziario.

La conferma a quanto scritto in quella motivazione di sentenza è venuta nel corso degli anni perché ho detto quello che ho ritenuto necessario, quando e se l'ho ritenuto opportuno, rifiutandomi di deporre in più di un'occasione, con decisioni motivate e non smentibili, difendendo per motivi umani, in modo aperto, gli imputati del processo per l'omicidio del giudice Vittorio Occorsio (a Firenze, in Corte di assise di appello), evitando a Stefano Delle Chiaie una condanna a 25 anni di reclusione, richiesta dal pubblico ministero Giovanni Salvi, con una deposizione tanto mendace quanto efficace nel corso del processo per il tentato omicidio di Bernard Leighton e della moglie Anita.

Perché mentire per difendere, è per me lecito sul piano processuale (non su quello storico) così come tacere per proteggere gli inconsapevoli e gli ingannati.

E se nessuno ha mai potuto condizionare i miei comportamenti processuali è perché non ho mai stretto accordi, patti, fatto compromessi o trattative con i rappresentanti della magistratura italiana come ho dichiarato nell'aula della Corte di assise di Brescia nel mese di settembre del 2009. Non smentito, perché non smentibile.

La verità è una sola, quella che proviene dai fatti e non scaturisce da sentimenti di odio politico o personale che portano ad esprimere opinioni che non fanno "onore" agli amici ai quali fa riferimento Pacini.

Non ho mai voluto "regolare i conti" con i "vecchi camerati", perché non ho mai inteso trascorrere la mia vita nei mandamenti penali italiani, come provano i quasi 34 anni passati, per un sentimento disprezzabile come il rancore.

Stefano Delle Chiaie (e non solo), che deve a me la sua libertà fisica, lo può testimoniare. Non lo farà, ma gli atti processuali per l'omicidio Leighton (e non solo) lo provano senza ombre di dubbio alcuno».

L'importante Sito (http://www.archivioguerrapolitica.org/) che ospita i suoi scritti, così presenta la figura di Vincenzo Vinciguerra:

«Solo dopo la condanna [1987 - n.d.r.], per la quale non ricorse in appello, si riservò la facoltà di rendere di dominio pubblico, secondo modalità e tempistiche da lui decise, alcune sue conoscenze su fatti legati agli anni del terrorismo.

Non essendosi mai pentito e non avendo mai rinnegato la propria fede politica né la propria natura di oppositore allo Stato, Vinciguerra non ha mai assunto la veste del collaboratore di giustizia.

Sono numerosi, tra i protagonisti di quella stagione, quelli che in sede giudiziaria si sono dissociati, ravveduti e pentiti, sfruttando così le proprie conoscenze per ottenere condanne più miti o riduzioni della pena.

La logica di Vinciguerra è diametralmente opposta. Con la sua decisione di autodenunciarsi e di partecipare alla ricostruzione storica degli eventi, egli intende proseguire sulla stessa strada -quella dello scontro frontale con lo Stato- che lo aveva portato ad intraprendere la lotta armata.

Non è quindi cambiata la sua posizione, bensì è il terreno sul quale egli porta avanti la propria battaglia: non più quello militare, per il quale a suo vedere erano venuti a mancare completamente i presupposti, ma quello della verità storica».

Fino a poco tempo fa, tranne pochissime eccezioni, destava sconcerto, ma non sorprendeva, che tutto un ambiente marcio più o meno post "neofascista", di fronte alle precise contestazioni di Vinciguerra che inchiodavano tanti furfanti, che smascheravano tanti presunti "neofascisti", in realtà "agenti nemici" dell'Italia e del fascismo stesso, taceva, non osava dire una parola: non lo contestavano (e come potevano!), non inveivano. Semplicemente tacevano e si tappano occhi e orecchie: da vili, cercavano di esorcizzarlo.

Era la dimostrazione tangibile che il neofascismo non è altro che una variante dell'antifascismo, una variante di destra reazionaria e conservatrice.

Tutto questo "disagio" lo riscontravamo inequivocabilmente quando, per esempio, riprendendo dal vecchio Sito "Marilenagrill" o dal nuovo Sito "Archivio Guerra Politica", gli scritti di Vinciguerra li facevamo circolare per liste e-mail: c'era spesso qualcuno che non "gradiva". Tanto peggio per lui, anche perché confortava il fatto che oggi cominciano ad essere sempre più numerosi quelli che invece apprezzano e condividono le analisi di Vinciguerra.

Lentamente, ma decisamente, la situazione sta cambiando ed anche a seguito della desecratazione di molti documenti fino ad ieri top secret, dei lavori di inchiesta di seri ed importanti studiosi e ricercatori storici, la verità si sta facendo strada e, gira e rigira, tutto va a confermare proprio quanto fino ad oggi ha sostenuto Vinciguerra.

 

La Federazione Nazionale Combattenti della RSI

Per non farla troppo lunga, in questa sede, di Vincenzo Vinciguerra, vogliamo riportare un breve profilo che ne fece la Federazione Nazionale Combattenti della RSI, associazione di ex-combattenti fascisti repubblicani, forse l'unica associazione fascista dal dopoguerra in avanti, non assimilabile all'area neofascista di cui si parla.

La FNCRSI, a suo tempo, espresse un esplicito apprezzamento per la posizione di Vinciguerra, riconoscendone anche il camerata, il soldato politico che con il suo sacrificio nel costituirsi per fare chiarezza, aveva contribuito a svelare le trame reazionarie di un certo pseudo neofascismo che del resto la stessa FNCRSI da sempre condannava.

Scrisse di lui la FNCRSI:

«Giovane cresciuto nel peggiore neo-fascismo, Vincenzo Vinciguerra, con la dichiarazione resa al g. i. della Corte d'Assise di Venezia il 28/4/84, ha saputo assurgere a livello di autentico fascista: "Mi assumo la responsabilità piena, completa e totale della ideazione, dell'organizzazione e dell'esecuzione materiale dell'attentato di Peteano che si inquadra in una logica di rottura con la strategia che veniva allora seguita da forze che ritenevo rivoluzionarie cosiddette di destra e che invece seguivano una strategia dettata da centri di potere nazionali ed internazionali, collocati ai vertici dello Stato (...) decisi un'azione di rottura che segnalasse a quanti ritenevano inaccettabile il proseguimento di una lotta politica strumentalizzata, la necessità di dare il via ad una battaglia politica indipendente contro il regime politico imperante ..." (ivi, pp. XII e XIII).

In quanto portatori di un'etica che non si arresta al mero giudizio di approvazione-disapprovazione dei comportamenti riguardo al bene e al male, ma prosegue il suo iter fino ad inserirsi nell'atto che dà compimento all'azione concreta, riteniamo che, con tale dichiarazione, egli ha conseguito l'apice della coerenza etico-morale, addossandosi l'immane fardello di un "ergastolo per la libertà" di essere niente altro che fascista.

Onorevole condizione questa, che viene lealmente apprezzata dalla sentenza del 25/7/87 di quella stessa Corte d'Assise: "Una posizione indubbiamente singolare quella di Vincenzo Vinciguerra (...) la sua figura di soldato politico non è mai venuta meno e mantiene intatta la sua potenzialità offensiva nei confronti dello stato democratico" (ivi, p. XIV).

I carabinieri uccisi a Peteano costituiscono perciò l'incongruo prezzo dovuto non tanto alla lucida disperazione del Vinciguerra, quanto alla infame prassi di un sistema di potere che ha fomentato - avvalendosi di manovalanze ora di destra e ora di sinistra - e attuato l'insana strategia della tensione, delle stragi di inermi e della sacrilega divisione del popolo italiano. La FNCRSI confida che il presente definitivo chiarimento non sia vano». (Cfr.: "Foglio di Orientamento FNCRSI" 1/'97, in Aurora N. 41, 1997).

Anche la "Comunità politica di Avanguardia" (da non confondere con omonime sigle squalificate), a suo tempo, nel pubblicare il libro "Camerati Addio" di V. Vinciguerra, precisò nella Nota introduttiva al libro:

«La figura di Vincenzo Vinciguerra, unicamente alle sue analisi, rappresenta un elemento di rottura all'interno della sedicente area "neofascista", proiettando sul piano politico il coefficiente offensivo alla denuncia e alla battaglia di liberazione dall'invasione coloniale statunitense in Italia.

Il messaggio lanciato da Vinciguerra ad un ambiente "nato morto" è stato accolto esclusivamente dalla Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana e poi dal mensile "Avanguardia", che nell'arco di sei anni, ha rielaborato le tesi e l'ampia documentazione che hanno "inchiodato" alle proprie responsabilità i vertici "dell'estrema destra italiota", caratterizzati dal servilismo alla classe dirigente di fede "Atlantica"».

 

Un poco di verità sullo stragismo si fa strada

E veniamo ai giorni nostri, dove si da il caso che qualcosa (ancora poco purtroppo) nel campo della ricerca e denuncia storica comincia a muoversi se, ad esempio, la ricercatrice e indagatrice storica Stefania Limiti, attraverso il suo eccellente testo: "Doppio livello", Ed. Chiarelettere 2013, direttamente o indirettamente è andata a documentare e confermare proprio buona parte di quello che Vinciguerra va da anni dicendo.

Noi stessi e tanti altri ricercatori storici, quindi, dobbiamo dare atto a Vincenzo Vinciguerra di aver apportato un grande e decisivo contributo nella ricerca della "verità" sul periodo stragista e sulla strategia della tensione.

Un contributo doveroso per i tanti nostri connazionali, uccisi e mutilati da farabutti legati a interessi extranazionali, e tutto un popolo turlupinato con "verità" di comodo.

E ancora, un contributo decisamente superiore a quello dato, anzi non dato, da una Magistratura che non ha mai voluto o potuto andare più in là di un certo punto, perché altrimenti sarebbe emerso chiaramente con effetti devastanti per tutto il Sistema:

1. che non esistevano "Servizi deviati" o "infedeli", ma solo strutture militari e civilili che, in virtù del Diktat del 1947 e di accordi e protocolli anche segreti, successivi, avevano i loro vertici di comando subordinati ai vertici Nato. Ergo possono esserci stati nei suddetti Servizi rivalità, personalismi o eterogenei riferimenti politici dai quali dipendevano le loro carriere, ma nelle "questioni" che contano, questi Servizi, non avrebbero mai potuto divergere o andare contro le direttive Atlantiche, direttive dalle quali finiscono poi per essere "ispirati".

2. Sarebbe stato chiaramente evidenziato che le strategie stay behind, le Gladio, solo apparentemente erano finalizzate ad un ipotetico contrasto contro i sovietici, contrasto, per quanto duro, ma di ordine tattico perché Jalta, invece, era un accordo USA-URSS di ordine strategico, e quindi quelle strategie stay behind erano finalizzate a contrastare il comunismo solo su un piano tattico, contingente, ma in realtà il loro reale compito era quello di tenere sotto controllo le nazioni europee e nella fattispecie l'Italia,utilizzare anche personale civile nella "guerra non ortodossa", a basso profilo, necessaria agli statunitensi per tenerci colonizzati. Ergo i cosiddetti "gladiatori", coinvolti in queste strutture più o meno segrete, si potevano raggruppare in due categorie: imbecilli accecati da un anticomunismo viscerale e rincoglioniti dal missismo che non gli consentiva di vedere più avanti di un palmo dal naso, e furfanti traditori della Patria, messisi al servizio di interessi stranieri.

3. Sarebbe risultato evidente che non esistono "Massonerie deviate" (deviate poi da che?!, come se la massoneria fosse una accolita di studiosi e di filantropi!), ma nel complesso vi è una grande massoneria, magari divisa da diverse "obbedienze" e rituali, che assume nei periodi storici vari "aspetti" e intraprende particolari "politiche": ma il "gioco" è sempre in mano alla grande "Massoneria Universale" che segue sue strategie e interessi di potere a livello planetario, mondialista. Ergo la P2 di Gelli, non è una "massoneria deviata", ma -è- la Massoneria, in tutto e per tutto, anche se poi, il cambio di strategie massoniche,può implicare lo smantellamento e lo sbarazzarsi, di lobby che hanno concluso il loro ciclo storico e che, come di solito avviene, manda per aria diversi stracci e si innestano resistenze, ricatti e reazioni di varia natura.

4. Ed infine, anche un imbecille avrebbe capito che non esistono "terroristi neri", perché tutti quei neofascisti individuati o colti con le mani nel sacco, sono risultati, nella migliore delle ipotesi, dei "confidenti" dei Servizi, delle caserme e dei commissariati e nella peggiore delle ipotesi, "agenti" degli stessi, spesso inquadrati con tanto di criptonimo di riconoscimento. E non ci sembra che a qualcuno di questi soggetti si potrebbe applicare la "buona fede", magari di aver sbagliato, ma averlo fatto in un momento di demenza che li portava a ritenere "utile" una determinata collusione con i Servizi, per il semplice fatto che nessuno di questi "neofascisti", una volta resosi conto di cosa aveva combinato, di come il suo operato era andato contro gli interessi nazionali ed oltretutto aveva contribuito a sporcare l'immagine del fascismo, mostrandolo agli occhi dell'opinione pubblica quale pura forza di reazione e manutengolo dei nostri colonizzatori, se non a bombaroli e stragisti, ebbene, nessuno di costoro si è doverosamente fatto saltare le cervella: eppure, se non andiamo errando, c'era anche chi si spacciava per "figli del sole" o novelli SS, magari cultori del codice etico e dell'onore del Bushido!

Soltanto Vincenzo Vinciguerra, con il suo gesto estremo, ha riscattato gli errori commessi nella frequentazione di "camerati" che riteneva in buona fede e impegnati nella lotta al sistema, ed ha compiuto, con le sue denunce, con le sue rivelazioni e soprattutto con il suo sacrificio, la più grande e meritoria impresa in favore del fascismo e per quella verità a cui il nostro popolo ha diritto.

Tutti gli altri invece hanno perseverato nell'inganno, si sono nascosti dietro pseudo ideologie di comodo e, qualora finiti in galera, si sono poi pentiti, dissociati o comunque hanno scritto la loro bella letterina di perdono per le vittime o alla direzione del carcere con promessa di buoni propositi, atta a fargli avere i benefici di legge e la libertà e magari un lavoretto "socialmente utile".

 

Hanno sporcato e devastato l'immagine del fascismo

Tutti hanno però dimenticato, che a seguito di una certa "propaganda di guerra", proseguita anche nei decenni dopo il 1945,quindi a seguito dell'inquinamento storico operato da una informazione embedded, ma purtroppo avallata proprio dall'operato sciagurato e criminale del MSI e di tanti altri gruppi neofascisti e personaggi di cui si parla, ambienti e soggetti, ripetiamo, manovrati dalle centrali occidentali, in conseguenza di tutto questo,dicevamo, si è finito per creare un immaginario collettivo per il quale, volenti o nolenti, vale il luogo comune per cui Fascismo sia sinonimo di conservatorismo, di reazione, di filo americanismo, se non di abietta pratica stragista.

Ora questo "luogo comune", non può essere rimosso solo con le parole: esige degli atti tangibili, delle presenze storiche che dimostrino il contrario, che attestino che il fascismo, che i fascisti, non sono stati tutto questo.

E questi atti tangibili sono attestati essenzialmente nell'esistenza e testimonianza storica della FNCRSI, presenza umana, politica, come ideali e come atti concreti (totalmente divergente da quella specie di "neofascismo" di servizio) e inoltre proprio dall'operato e nel sacrificio di Vincenzo Vinciguerra.

Cosicché, oggi, come accennato,si può sostenere -e con piena cognizioni di causa- che il cosiddetto "neofascismo" è stato, di fatto, un antifascismo e che la maggioranza dei cosiddetti "neofascisti" sono stati dei prezzolati al servizio dei nemici del fascismo e dell'Italia.

Non a caso la FNCRSI al tempo della strategia della tensione, ebbe a sostenere che mai, sarebbe passato per l'anticamera del cervello di un vero fascista di deporre una bomba uccidendo o mutilando altri civili italiani del tutto innocenti. E quindi tutti coloro che hanno contribuito e partecipato alla cosiddetta "guerra non ortodossa" di matrice statunitense, atta a soggiogare ancor più il popolo italiano, dovevano essere passati per le armi. E con fucilazione alla schiena! aggiungiamo noi.

Con un nostro articolo "L'arruolamento del neofascismo" sul quotidiano "Rinascita", recensendo l'ottimo libro di Stefania Limiti, Doppio Livello, Ed. Chiarelettere 2013, che documenta le collusioni e il ruolo del "neofascismo" al servizio del Sistema, abbiamo inteso riassumere e specificare, senza mezzi termini, questa triste e malvagia situazione:

«Certamente non prendiamo per oro colato tutte le ricostruzione che autori bravi e diamo per scontato onesti, ma pur sempre "interni" a questo Sistema, con tutti i condizionamenti a cui sono soggetti, hanno elaborato fino ad oggi.

E neppure possiamo prendere per oro colato tutte le inchieste di una Magistratura che spesso ha confezionato verità di "comodo" o comunque non troppo dirompenti per il Sistema e non si è fatta scrupoli di elaborare teoremi cervellotici con i quali sono state marchiate tante persone, magari innocenti.

Siamo noi e solo noi che dobbiamo dare un giudizio e non la giustizia o l'editoria borghese, cosiddetta "democratica e antifascista"!

Ma se è pur vero che possono esserci stati dei camerati, che magari in tutta buona fede hanno commesso degli errori, del resto chi fa politica si muove, ha contatti, agisce, e quindi sbaglia e non bisogna mai generalizzare, non possiamo non valutare con grande attenzione e in linea di massima condividere quanto afferma Vincenzo Vinciguerra, il quale rigettando le teorie di comodo che vogliono i neofascisti autori o complici dello stragismo, risponde con perfetta lucidità, più o meno così:

"ma quali neofascisti, se tra gli implicati nelle inchieste per lo stragismo non c'è ne uno di questi presunti neofascisti che non sia colluso, o nella migliore delle ipotesi un informatore dei Servizi, dei carabinieri?"

Spie, delatori, organizzatori di iniziative politiche, ispiratori o esecutori di attentati, stragi, violenze e quant'altro, persino coinvolti in criminalità comune, repellenti criminali comuni che ostentavano la svastica al collo come ci mostra la Limiti, e tutto questo per gli interessi dei nostri colonizzatori che avevano e hanno lo scopo di interferire nelle politiche del paese, attraverso questa specie di guerra "non convenzionale", praticata anche attraverso l'uso di questi prezzolati, che è poi il mezzo scelto dagli statunitensi, dal momento in cui, finita la guerra, sapevano di dover ritirare le loro truppe di occupazione dall'Italia, avendo però l'accortezza di creare strutture e cellule in grado, se necessario, di praticare una specie di "guerra non ortodossa" e comunque di garantirgli un certo controllo ed una loro interferenza nella vita futura degli italiani.

Corrompere, deviare con false flag, destabilizzare, quando serviva terrorizzare con attentati, violenze o stragi, persino controllare ambienti criminali o incentivare lo spaccio di droghe pesanti, sono stati i mezzi scelti e praticati dai nostri colonizzatori per mantenere la loro egemonia.

E a suo tempo, il nostro ex nemico in guerra, ebbe anche la furbizia e l'accortezza di scegliere e di individuare negli sconfitti, che ora potevano chiamarsi "neofascisti", gli uomini che gli occorrevano per queste sporche operazioni (…).

Gli americani procedettero quindi alla creazione di una rete di spionaggio e di delatori al loro servizio, ma anche alla costituzione di cellule segrete operative e gruppi politici funzionali alle strategie Stay Behind.

CIA, basi NATO, SIFAR, SID, vari SIOS, insomma lo Stato Maggiore, poi il servizio civile con gli AA.RR, ecc., tutti ad arruolare, coinvolgere, corrompere ispirare la destra neofascista.

Per gli statunitensi soprattutto, l'esca era il coinvolgimento dei neofascisti nella lotta al comunismo, creare e trovare l'adesione di strutture militari o paramilitari sulla base di un presunto fronte comune contro il pericolo sovietico.

Ma se queste sono le origini delle collusioni nel dopoguerra, figuratevi cosa è successo nei periodi successivi, quando con gli anni '60 gli Atlantici ebbero necessità di scatenare sul nostro territorio la loro criminale strategia della tensione. Quanti "neofascisti", destristi multicolori sappiamo con certezza vennero manovrati e molti portavano anche i loro criptonomi di riconoscimento per i Servizi in cui erano a busta paga (…).

… Nel fascismo componenti conservatrici e di destra c'erano sempre state, ma sul piano della spregiudicatezza nelle più turpi attitudini politiche, nella mancanza di ogni freno inibitorio morale, ecc., il neofascismo superò ogni limite, perchè molti di costoro, eccetto gli infami per convenienza personale, dovettero sicuramente iniziare partendo magari dalla valutazione demenziale che accettando certe collusioni, chissà, era forse possibile fare la "rivoluzione" (ma quale?! del resto, pensavano i farabutti, siamo tutti concordi nell'osteggiare quel comunismo di cui ci si offrono i mezzi per apportargli una lotta più decisiva) e così, una volta coinvolti, di mese in mese, di anno in anno, di infamità in infamità, hanno tutti sceso gli scalini dell'abiezione, del totale tradimento degli ideali fascisti e della Patria. E alcuni si sono sporcati le mani di sangue italiano.

Possiamo quindi comprendere e dare per scontato come tutto un ambiente, gruppi, movimenti e personaggi, abbiano fatto parte di questa infame e criminale militanza politica. Ma restiamo ugualmente sgomenti nel constatare i nomi di questi farabutti, e sono tanti: nomi di personaggi, spesso anche di cultura, preparati, a volte cultori di dottrine sapienziali, fautori del Tradizionalismo, assertori dei valori eroici, di onore, lealtà e fedeltà, in cui magari pure credevano, ma che nascondevano invece le loro collusioni: Capi, Ducetti, attivisti, militanti, scrittori, giornalisti e altri, tutte carogne che hanno circuito, ingannato, spesso rovinato tanti camerati e soprattutto, mettendosi al servizio dei nostri colonizzatori, tradito quella Patria di cui si riempivano la bocca.

Maledetti! Esaltavate la guerra del sangue contro l'oro, ma avevate scelto "l'oro", avevate scelto Giuda, giuda voi stessi» (M. Barozzi: "L'arruolamento del neofascismo", "Rinascita", venerdì 14 giugno 2013).

Camerati Addio! scrisse in un omonimo suo libro Vinciguerra, rivolgendosi ai tanti "neofascisti", escrementi umani, traditori e criminali con cui aveva avuto a che fare o aveva smascherato negli anni, e al termine del testo, scrisse:

«Ma non ci sono solo critiche. Nel momento del congedo definitivo, anch'io devo fare autocritica, devo riconoscere la verità su me stesso: ho creduto in voi camerati, in maniera totale e totalitaria, com'è nel carattere e nella natura di chi, abbracciata un idea ne fa una fede e con essa, per essa, si batte senza esitazioni e senza limiti, senza un "ma", "se", "distinguo" di vario genere. In maniera irrazionale, cieca, fanatica, come sa fare chi crede.

In maniera non "intelligente" direste voi, camerati, che "intelligentemente" stavate dalla parte del Potere. Mentre io gli stavo contro sul serio, voi fingevate di essergli contro. Ma non avete inganno me, camerati, avete ingannato voi stessi. Perché infine la linea del fronte si è delineata, la nebbia si è sollevata e ci siamo trovati di fronte: nemici, come avremmo dovuto esserlo da sempre e come la Storia ha voluto che fossimo (,,, ).

Ricordare per voi le parole con le quali il pubblico Ministero del processo di Verona concluse la sua requisitoria, chiedendo la condanna a morte di Ciano e dei suoi complici, è un onore che non meritate.

Per traditori come voi non la morte, che restituisce dignità a chi la sa affrontare, va prescritta, ma l'odio e il disprezzo. Addio camerati».

E proprio questo odio e disprezzo, accogliendo l'invocazione di Vinciguerra, anche se avremmo preferito una indegna e sbrigativa fucilazione alla schiena per tutti questi farabutti e traditori, noi facciamo nostro.

Oggi, proprio come ha fatto Vinciguerra, è necessario compiere una rottura definitiva con tutto un passato e considerare quelli che potevano essere apparsi come dei "camerati", in realtà dei veri nemici del fascismo.

Oggi, che si è chiuso definitivamente un ciclo storico; è imploso e morto il comunismo; in cui le grandi strategie mondialiste che mirano alla globalizzazione totale del pianeta; che operano per la realizzazione di un atavico sogno di una Repubblica Universale, magari con capitale a Gerusalemme, la "città della pace"; che hanno posto le economia e le finanze delle singole nazioni sotto il gioco dell'usura dei banksters; oggi che tutto questo minaccia il genere umano e configura l'Occidente come il vero nemico dell'uomo e gli USA Israel il suo braccio armato, oggi riemerge più che mai la necessità di una guerra di liberazione, di una guerra del sangue contro l'oro che non si è conclusa nel 1945.

Tutto un ciclo storico caratterizzato da simboli e bandiere, è oramai chiuso, però le leggi della storia e soprattutto della geopolitica, nel tempo riformulano gli schieramenti e stendono il velo inesorabile del divenire sugli uomini, i simboli, le bandiere del passato, ma la necessità di una lotta "del sangue contro l'oro" verrà sempre a riproporsi, anche se tutti noi probabilmente non ci saremo più. E sempre e comunque, idealmente, da questa parte della barricata, dalla parte degli uomini liberi, della nostra, non potrà che esserci, il soldato politico Vincenzo Vinciguerra.

Onore a lui.              


 

 Bibliografia indispensabile:

 

-               V. Vinciguerra: Ergastolo per la libertà, Ed. Arnaud Firenze, 1989

-               V. Vinciguerra: La strategia del depistaggio, Ed. Il Fenicottero, Bologna 1993.

-               V. Vinciguerra: Camerati Addio!, Ed. Avanguardia 2000

-               e a seguire TUTTI i saggi e gli articoli di Vincenzo Vinciguerra pubblicati nel Sito:
http://www.archivioguerrapolitica.org/ - Archivio, Sezione Vinciguerra.

-               S. Limiti: Doppio Livello, Ed. Chiarelettere 2013

-               F. Imposimato: La Repubblica delle stragi impunite, Ed. New Company 2013

-               A. Seresini, N. Palma, M. Scandaliato: Gianadelio Maletti: P. Fontana - Noi sapevamo, Ed. Aliberti 2010

-               Sito FNCRSI: http://www.fncrsi.altervista,org - Sezioni: Notiziario, Periodici, Documenti.

 

Condividi