Perchè la Cina è destinata
a vincere
Roberto Sestito
Dall’articolo
"Perchè la Cina vincerà la quarta guerra mondiale"
(www.arianna.it del
5.2.2010):
«(...) In questo senso, attualmente la diplomazia cinese ha decenni di vantaggio
su quella americana e su quella occidentale in genere. Altro enorme vantaggio
strategico cinese è caratterizzato dal fatto che il gruppo dirigente cinese
attuale, essendo culturalmente indipendente da influenze messianiche di natura
dogmatica ed ideologica, nella comprensione fondamentale dello "spirito del
tempo" riesce a volgere a vantaggio della ragion di Stato (come già abbiamo
rilevato nel nostro precedente articolo pubblicato su questo sito) anche
fondamentali strumenti di mercato, che rendono improponibile l’incondizionato
dominio -che si verifica invece in USA- da parte di capitalisti antinazionali e
finanzieri usurocrati. Questo significa che la Cina è dogmaticamente comunista,
come vorrebbero molti estremosinistri occidentali? O che la Cina è fascista,
come vorrebbero molti analisti peraltro acuti, come Bruce Gilley o Federico
Rampini? No, no, niente di questo. La Cina ha un tipo di gestione e di approccio
al mondo politico ed economico, incomprensibile con le lenti euro-occidentali.
La Cina sta attualmente sperimentando una prassi politico-economica, che non ha
precedenti nella storia. Certamente alla base, a nostro avviso, vi è
"l’ideologia" (ma nel senso di strategia politica non di dogma pietrificato)
della pura ragion di Stato ed "un nazionalismo morale ed etico" grande Han,
pragmaticamente combinati con un socialismo di mercato, ma ciò non ci autorizza
a scomodare categorie della dottrina politica europea, in quanto sarebbe già
assai arduo mostrare che le lotte di "liberazione nazionale" di Mao e dello
stesso Ho Chi Minh siano ortodossamente "comuniste" invece che nazionaliste,
progressive e rivoluzionarie in senso lato, per quanto, soprattutto nel caso del
maoismo, influenzate da certe correnti filosofiche occidentali "materialiste";
ancora più arduo sarebbe identificare con categorie politiche europee il "nuovo
corso" denghista, ben proseguito da Jiang Zemin e Hu Jintao (...)». |
La Cina è destinata a vincere e l’Europa a perdere per una "questione" di
civiltà: la Cina si è modernizzata e continuerà a farlo avendo scoperto i valori
della sua antica civiltà, mentre l’Europa affonderà nel pantano della cosiddetta
civilizzazione giudaico cristiana che la sta letteralmente soffocando.
Non è un caso infatti che Berlusconi, in visita a Gerusalemme, si sia rivolto
agli isrraeliti come ai "fratelli maggiori" e tratti i musulmani come i parenti
poveri e riottosi. Da buon cristiano-capitalista Berlusconi sa come muoversi in
una famiglia così complicata e rissosa che da oltre duemila anni usurpa con la
violenza e l’inganno la terra degli altri.
Il brano di cui sopra mi riporta con la memoria al "Libro dei Mutamenti" (I
KING) celebre testo oracolare cinese la cui origine si fa risalire all’antichità
mitica della Cina. «Quasi tutto ciò che nella storia cinese, vecchia di più di
tre mila anni, -scrive C. G. Jung nella prefazione all’I-King- è stato pensato
in fatto di idee grandi e importanti è in parte dovuto a spunti tratti da questo
libro».
L’Europa al contrario, e l’Italia in primo luogo, ha da lungo tempo ripudiato le
sue antiche e nobili tradizioni, facendo propri miti e libri che non le
appartengono, che raccontano la storia di popoli e di etnie che non sono
italiche o celtiche o germaniche, ma in buone parte semitiche o orientali che
ripeto, per quanto nobili e degne di rispetto, non sono nostre e che a lungo
andare non potranno che produrre, come già sta avvenendo, risultati nefasti.
Il naturale epilogo della religione del libro, nelle versioni biblica ed
evangelica, lo vediamo nelle realizzazioni politiche della società
capitalistico-borghese e capitalistico-marxista che, dopo un’apparente guerra
fredda, ha trovato il modo di convivere per dividersi la torta territoriale
europea.
In queste condizioni, quest’Europa non potrà mai gareggiare e fronteggiare una
Cina che "nella pura ragion di Stato" incarna oggi quel che era l’ideale
fascista.
Il che significa solo una cosa: che il popolo cinese ha ritrovato nell’orgoglio
nazionale della sua tradizione imperiale il desiderio di lavorare, modernizzarsi
e competere col resto del mondo, in uno spirito che ricorda la visione augustea
che auspicava un mondo pacificato e armonioso, una nuova età dell’oro basata
sulla libertà religiosa e sull’atonomia politica delle genti che si
riconoscevano in Roma.
Ecco quel che l’Italia e l’Europa hanno perduto e che la Cina sta ritrovando
forte della sua storia millenaria. Noi siamo in ritardo su tutto, principalmente
siamo poveri di idee, di valori, di ideali, siamo in ritardo sulla scienza,
sull’unificazione del nostro popolo. Inseguiamo idee di "integrazioni" razziali
nonostante molteplici segnali ed esempi di fallimenti e di aborti sociali. E
soprattutto non vogliamo capire che è l’ora di spezzare il torbido vincolo che
ci lega a tutti i "messia" di oriente ed occidente.
Avendo paura di tornare ad essere noi stessi, finiremo con l’essere sempre più
servi degli altri, più di quanto lo siamo ora.
Roberto Sestito
Il commento di Giorgio Vitali
«La Cina è vicina» era un vecchio slogan. Ma molto veridico. La Cina
è un universo che non si muove da tempo immemorabile. Ciò è dovuto
in parte alla mentalità dei cinesi ed all'estensione (e numero)
degli abitanti di quei luoghi. Dai quali sono partite molte spinte
propulsive verso l'Eurasia, tra cui quelle fondamentali delle
popolazioni mongole. Che hanno lasciato un segno indelebile, non
solo di crudeltà, dove sono passate. Ma i cinesi non si sono mossi.
Anzi, hanno creato un muro a difesa dall'esterno e contenimento nei
confronti di eventuali fughe dall'interno. Poi c'è stata la
colonizzazione occidentale (anglosassone), che ne ha usate di tutte
pur di poter controllare quell'immenso territorio. Compresa la
"guerra dell'oppio", ampiamente copiata dagli USA con la guerra
della droga, gestita direttamente dalla CIA con la scusa della
guerra contro i Talebani, che avevano distrutto le piantagioni del
papavero. La droga serve, come si sa, per il controllo dei popoli.
La guerra col Giappone prima e la guerra civile dopo, ma siamo già
in fase post-imperiale, mette la Cina in condizione di affrontare la
modernizzazione. Poi ci sono le guerre di liberazione dell'Indocina
(una propaggine del "Continente") dai francesi prima e dagli
americani poi. E nel frammezzo la guerra di Corea fra due
contendenti che non accettano condizioni, perchè sanno che perdere
una poszione vuol dire perdere tutto.
Gli USA pensano di poter controllare la Cina avendo a disposizione
la Corea del Sud, Formosa, alcuni paesi del sud come la Birmania,
(ma sotto c'è minaccioso, l'Islam), e soprattutto il Giappone che
non è più e non potrebbe esserlo dopo l'industrializzazione della
Corea, l'avamposto dell' amerikanismo in Asia. A noi sembra poco per
un colosso che ha in mano l'intera economia finanziaria degli USA. E
che necessariamente farà valere la sua forza. Infatti, e non c'è
bisogno di scomodare Machiavelli, Guicciardini ed i loro eredi, per
sapere che i rapporti fra gli umani, i gruppi, le nazioni e gli
Stati sono esclusivamente rapporti di "forza". Allora c'è solo da
chiedersi le ragioni del perché la Cina si stia muovendo, dopo
millenni di apparente stasi. La risposta non può che risiedere nella
spinta industriale, nella produzione industriale che chiede mercati
sui quali riversare il prodotto e fonti energetiche e di materie
prime per alimentare la produzione. Fu questa la spinta che mosse
fuori dai confini gli europei, nella fattispecie prima gli inglesi e
poi i francesi e poi, dopo la sconfitta dei relativi imperi in
conseguenza della Seconda Guerra Mondiale, gli USA, che hanno creato
un impero basato sulla forza e sul ricatto finanziario. E tuttavia,
come ben documentato dal Luttwak, grande studioso della decadenza
dell'Impero Romano, l'allargamento dei confini imperiali, voluto
dagli interessi delle Multinazionali, con l'addentellato della
fallimentare speculazione finanziaria (gli speculatori hanno sempre
fame) ha messo alle strette un impero che ha ben poche risorse per
poter sopravvivere. La Cina è destinata a vincere la competizione
vedendosela dopo con India, Brasile e tutta la famiglia del
centro-Sud americano, nonchè con l'Islam (che è una sola Entità). La
Cina ha fatto tesoro dell'insegnamento del novecento, mescolando
Stato ed iniziativa privata laddove si è dimostrata utile. Contro
un'Europa che, prona agli interessi dei finanzieri internazionali,
ha speso gli ultimi decenni nelle "privatizzazioni", cessione a poco
prezzo a gruppi economico-finanziari privati, ben più rapaci e
sperpertatori degli Enti statali, come dimostrato dagli scandali
degli ultimi decenni, di attività produttive di grandi dimensioni, a
tutti gli effetti di proprietà dei relativi popoli. L' europa
potrebbe ancora avere qualche opportunità se si alleasse con la
Cina, attraverso la mediazione della Russia, e ritornasse ad una
sana economia di "partecipazioni statali", almeno per quanto
riguarda la produzione di interesse nazionale.
Giorgio Vitali |
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