Articolo estrapolato dal mensile "Avanguardia"
n°12 dell’anno XV - n°143 della serie - Dicembre 1999
dal mensile "Avanguardia"
Pino Rauti
Non v'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Così atteggiandosi, molti continuano ancora a credere alle vecchie cariatidi del
neofascismo italiano, come Rauti o Freda, anche davanti a numerosi elementi che
li hanno inchiodati al muro e liquidati come collaboratori organici dei presidii
operativi all'interno dell'Occidente in funzione di stabilizzazione dell'ordine
atlantico imposto dagli Stati Uniti d'America.
La "commedia" di Rauti inizia già durante I'esperienza della Repubblica Sociale
Italiana; è lui stesso a confermare che mai fu fascista, ma come egli
sottolinea:
«Avevo scelto di combattere nella RSI, sapendo che la guerra era perduta, per
motivi più patriottici che ideologici». (1)
Terminata la seconda guerra mondiale, prende il via la strategia statunitense
del mantenimento dello status quo, in funzione antisovietica, per mantenere
inalterati gli equilibri di Yalta. In questo contesto gli ex pseudo-fascisti
alla Rauti partecipano alle trame del Sistema ed assumono un ruolo subalterno e
subordinato che i vincitori, i detentori del potere, assegnano agli sconfitti
che si mettono al loro servizio.
Rauti, già negli anni cinquanta, inizia a lavorare come giornalista del
quotidiano "Il Tempo" di Roma, testata giornalistica che riceveva generose
sovvenzioni statunitensi, per il quale, Rauti stesso andava a visionare i carri
armati Leopard.
Nel 1956 dà vita ad Ordine Nuovo, che risulta essere una organizzazione
parallela, secondo quanto teorizzato dallo stesso Rauti nel suo intervento al
Convegno del Parco dei Principi: «Non si pensi che questo convegno esaurisca la
sua importanza nel dar vita al documento conclusivo. Spetterà poi ad altri
organi, in senso militare, in senso politico generale, trarre da tutto questo le
conseguenze concrete e far sì che segua l'elaborazione concreta della tattica
controrivoluzionaria e della difesa». (2)
Ordine Nuovo riceveva armi ed esplosivi dall'Arma dei Carabinieri e
dall'Esercito Italiano, nel quale Rauti aveva enorme fiducia e che difendeva a
spada tratta contro tutto e tutti. Giunse anche a pubblicare, a fianco di
Giannettini e Beltrametti, un opuscolo "Le mani rosse sulle forze armate':
commissionato dal generale Aloia, in sua difesa, dopo essere stato duramente
attaccato dai comunisti e da Paese Sera, in seguito alla presentazione a Cesano
di Roma del primo (ed ultimo) battaglione di Assalto. (3)
L'elaborazione dottrinaria della guerra controrivoluzionaria vede la luce
appunto il 3 maggio 1965 all'hotel Parco dei Principi di Roma; il famoso
convegno dell’istituto Pollio. Nello stesso anno, ricordiamolo, Licio Gelli, già
collaboratore dei servizi di sicurezza, viene ammesso alla Loggia Romagnosi per
intervento del vertice massonico. La massoneria di Palazzo Giustiniani è diretta
da un uomo di fiducia della CIA, il Gran Maestro Giordano Gamberini. (4)
Con lui, la massoneria internazionale, tramite la Loggia Propaganda 2, assume un
ruolo importante nella lotta anticomunista.
Il convegno dell’istituto Pollio, dicevamo, è stato patrocinato dallo Stato
Maggiore della Difesa, organizzato dai Servizi Segreti (ufficio REI, diretto dal
colonnello Rocca), finanziato dal SID. Tra gli altri, vi parteciparono oltre a
Rauti, personaggi come Giorgio Pisanò, il "fascista" cui nessuno doveva
"toccare" i carabinieri e la NATO, Beltrametti, Giannettini e tra gli invitati
figurava anche Stefano Delle Chiaie.
Dalle dichiarazioni di due partecipanti come De Boccard e Finaldi apprendiamo
che I'Istituto «... fu indirettamente finanziato dall'Ufficio "R" del SIFAR
mediante una campagna di abbonamenti ai bollettini che I'Istituto stesso
pubblicava presso una agenzia "D". (...) Lo stesso "relatore" Pino Rauti, le cui
iniziative politiche vengono, come si è visto, sovvenzionate dal SIFAR,
comparirà già nel 1968, nella informativa del SID del 25 novembre. Nello stesso
anno è in rapporti con la nota AginterPress (diretta emanazione della CIA,
N.d.R.). (...) Rauti, Giannettini, Beltrametti, Torchia Giorgio, risulteranno
assunti dallo Stato Maggiore della difesa diretto dal generale Aloia e
"devoluti" alle esigenze del SiID dell'ammiraglio Henke. (5)
Pino Rauti risulta dunque aver lavorato per lo Stato Maggiore delle Forze Armate
nate dalla Resistenza antifascista, è stato un esperto del SID ed ha reclutato
uomini per queste strutture parallele. Se non bastasse, potremmo citare le
parole del colonnello Oscar Le Winter, ex agente della CIA, il quale afferma
l'esistenza di un documento CIA che elenca persone, grado, compenso mensile di
uomini legati a questa associazione. Rauti era un agente del grado 2 e veniva
stipendiato con 4000 dollari al mese. (6)
Rauti "predicava la rivoluzione", che "tutto doveva distruggere per tutto
ricostruire" e formava, contemporaneamente e riservatamente, i "Nuclei di Difesa
dello Stato" (inquadrati in ambito NATO, N.d.R.) che, ovviamente, rivolgevano il
loro interesse propagandistico alle Forze Armate e di polizia". (7)
«Nel corso del 1966, molti ufficiali dell'Esercito Italiano ricevettero una
lettera che li invitava ad organizzarsi per reagire alla montante offensiva del
comunismo. II centro di controspionaggio di Padova (diretto dal colonnello dei
carabinieri Giorgio Slataper) inviava all'ufficio "D" del SID una nota
informativa nella quale si segnalava la possibilità che ispiratori della lettera
fossero Pino Rauti e Giulio Maceratini». (8)
A confermare ciò abbiamo la requisitoria del 13 dicembre1974 del PM
Alessandrini, in occasione del processo per la strage di Piazza Fontana:
«Fin dal 1966 Freda e Ventura, poco più che ventenni erano in contatto col
gruppo Rauti-Giannettini installatosi nel SID per Maggiore e per conto di questo
gruppo spedirono manifestini dei sedicenti Nuclei di Difesa dello Stato a vari
ufficiali dell'Esercito». (9)
Il legame di sudditanza che univa ON alle istituzioni repubblicane e atlantiste
è determinato dalla guida del movimento assunta da Rauti, ma affidata alle
"stellette" dei vari corpi separati italiani ed atlantici e dagli organismi di
sicurezza, a cominciare dal SIFAR fino al SISMI.
ON era una filiale dei Servizi di Sicurezza con una linea politico-ideologica
funzionale all'Alleanza Atlantica; espletava il proprio compito tramite
infiltrazione, provocazione e strumentalizzazione di gruppi politici volti a
perseguire fini coincidenti con quelli di alcuni apparati dello Stato ai quali
erano legati.
Questa era la strategia della controguerra rivoluzionaria, atta ad acuire le
tensioni sociali, nel mostrare il pericolo che doveva essere evidenziato tramite
attentati da attribuire alla sinistra, ma anche attraverso infiltrazioni a
sinistra.
Tutta la visione politico-strategica degli "anni di piombo" risale a questa
elaborazione, attuata in modo perfetto da ON, tendente a programmare un'attività
sovversiva che attraverso stragi sollecitasse una reazione emotiva, psicologica
da parte del popolo, capace di rafforzare le strutture dello Stato contro il
pericolo rappresentato dalla sinistra; assai significativa è in merito la
definizione di Vinciguerra «destabilizzare per stabilizzare».
Rauti si prestò a fare questo, a condurre questa guerra, perché di vera e
propria guerra si tratta, contro la popolazione civile, al fine di assecondare
gli equilibri strategici atlantici in funzione anticomunista.
Le sopracitate analisi e conclusioni vengono confermate dal giudice Salvini, che
segue l'inchiesta su Piazza Fontana, il quale in una sua sentenza-ordinanza dice
fra l'altro che «la presenza di settori degli apparati dello Stato nello
sviluppo del terrorismo di destra non può essere considerata "deviazione" ma
normale esercizio, per un lungo periodo, di una funzione istituzionale. La posta
in gioco era la difesa degli equilibri politici esistenti in Italia e il
mantenimento del nostro paese nel campo occidentale ed atlantico». (10)
Grazie a Rauti iniziano a muoversi in questa scacchiera gli uomini del gruppo di
Padova, che entrarono così a far parte del "gioco sporco". Rauti e Giannettini
parteciparono ad un importante incontro con Freda tenutosi a Padova il 18 aprile
1969 durante il quale i Servizi Segreti avevano dato via libera alla campagna di
attentati del gruppo padovano ed alla strategia di infiltrazione a sinistra.
(11)
Rauti risulta ancora protagonista qualche anno dopo, sempre in circostanze poco
chiare, quando gli furono consegnati i documenti massonici riguardanti le
compromissioni nel golpe Borghese da parte di noti esponenti politici. (12)
Alla luce di questi fatti e considerazioni, I'europarlamentare Pino Rauti
afferma oggi, con grande faccia tosta, che è possibile che alcuni elementi di
destra possano essere stati manovrati e strumentalizzati dai servizi. Forse
tralascia il fatto che questa strumentalizzazione, come lui la chiama, è stata
possibile grazie al fatto che a capo di questi uomini, nella maggior parte dei
casi, vi era lui con ON, che fin dall'inizio con i servizi ci lavorava.
Per chi ancora non fosse convinto della malafede di questo individuo, ricordiamo
che quando fu alla guida del MSI -dal gennaio del 1990 al luglio del 1991- non
riuscì neanche a cancellare la dicitura "destra nazionale" dal simbolo del
partito; non compì il minimo tentativo per realizzare tutto ciò che da anni
continuava a raccontare a destra e a manca: Rauti non ha mai assunto una reale
posizione antagonista agli Stati Uniti, al liberal-capitalismo.
Durante la sua segreteria non prese mai una netta e contraria posizione
all'intervento italiano nella guerra del Golfo che fu di sostegno agli USA ed a
Israele; non ha mai cercato di attualizzare l'eredità dei postulati sociali,
popolari, anticapitalistici e rivoluzionari della Repubblica Sociale Italiana,
della quale si ritiene portabandiera; non ha mai cacciato fuori dal MSI tutta la
componente reazionaria, conservatrice e filo-massonica. Rauti, e nessun altro
appartenente al MSI, poteva e doveva fare questo poiché il "Movimento senza
importanza" era solamente un calderone anticomunista e patriottardo che del
Fascismo Sociale e Rivoluzionario, anticapitalistico e antigiudaico non
possedeva nulla.
Così pure oggi, Pino Rauti continua imperterrito il suo operato di agente
sistemico a riposo, senza più compiti e doveri di prima importanza, ma al quale
nessuno rimprovera ormai qualche uscita e sparata velleitaria, quasi come a
voler ringraziarlo dei servizi resi per molti anni alla causa antifascista.
Note:
1) "lnterrogatorio alle destre", di Michele Brambilla, Ed. Rizzoli 1995;
2) "Servizi segreti" a cura di Pietro Calderoni, Tullio Pironti editore,
Napoli 1986;
3) "Il mistero della Rosa dei Venti" di Amos Spiazzi di Corte Regia, Ed.
Centro S. Carlomagno, '95;
4) "Trame atlantiche" di Sergio Flamigni, Kaos edizioni, Milano 1995;
5) Pietro Calderoni, op. cit.;
6) Intervista rilasciata alla trasmissione di "Rai 3" "Dossier Gladio";
7) "La strategia del depistaggio" di Vincenzo Vinciguerra, Ed. II
Fenicottero, 1993;
8) "Lo stato parallelo" di Paolo Cucchiarelli e Aldo Giannuli, Gamberetti
editrice, Roma 1997;
9) "La strage di Bologna" a cura di Giuseppe De Lutiis, Ed. Riuniti Roma
1986;
10) cfr. "Gazzetta di Mantova" del 29 maggio 1995;
11) "I burattinai. Stragi e complotti in Italia" di Philip Willan, Tullio
Pironti editore, Napoli 1993;
12) Pietro Calderoni, op. cit.
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