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SIGILLUM DIABOLI

Primo Novembre: commemorazione del San Martino

Manipolo d'Avanguardia Bergamo

 

 

Nella giornata del primo novembre, grazie all'invito ricevuto dall'associazione culturale Do.Ra, Manipolo d'Avanguardia Bergamo ha potuto rendere omaggio agli Uomini caduti, per "mano straniera", sul Monte San Martino (VA).
Storicamente , la "battaglia" svoltasi lungo i pendii di quel Monte, coincide con l'inizio della Resistenza italiana come inciso sulla targa commemorativa posta in quei luoghi:

"Dal Monte San Martino estremo confine d'Italia la prima battaglia della resistenza agli invasori tedeschi e usurpatori fascisti".
Non per tutti gli storici e reduci è così: la Battaglia del San Martino rientra, semplicemente, tra le prime azioni contro i tedeschi e il governo di Mussolini.
La diatriba sull'essere la "prima" o "una delle tante prime" lascia sempre la sabbia dove il mare la trova.
Una cosa è certa: il Monte San Martino è il "sigillum diaboli" dell'ANPI. Qui si racchiude l'essenza di alcuni gruppi resistenziali operanti in Italia, in quegli anni tragici, dove "ubriacarsi" di sangue italiano era un'usanza che accumunava il capitalista yankee al bolscevico russo.
Dal lontano 1943, un velo di silenzio è calato sull'intera zona. Chi, ancora oggi, viene interpellato su quei tragici due giorni, ha timore della Verità e si racchiude nel suo focolare, cacciando da sé i vecchi ricordi personali, suoi o dei parenti.
Certo, questo riguarda solo chi, pur preferendo l'oblio, non è disposto a mentire.
Sul fronte opposto, invece, le narrazioni abbondano.
Siamo consci che in Italia trattare di Resistenza significa incappare nelle maglie fitte della magistratura, ma sollevare "scintille di dubbio" è sinonimo di Vita nell'Uomo, sin dall'antichità. Il sottrarsi all'Istinto, invece, è sinonimo di conscio addomesticamento, di vile servitù.
Il tintinnìo delle vostre manette dunque, non potrà mai sovrastare la voce della Verità che corre sulle labbra degli uomini liberi. Chiudete un Uomo dietro le sbarre e sentirete ancora il suo cuore battere.
Lo scontro avvenuto sul Monte San Martino vede, da una parte, gli alleati italotedeschi e, dai cespugli opposti, uomini di diverse nazionalità, fieri rappresentanti dell'Imperialismo: "francesi, inglesi, americani, greci, russi, iugoslavi, sudafricani" e, per ultimi, italiani.
L'onestà storica non permette il cammino sul ciottolato della Menzogna: chi decise di seguire Pietro Badoglio -autorità militare del Regio esercito anche durante il Fascismo- (sua fu, ufficialmente, la scelta di ridefinire le alleanze), decise di voltare le spalle alla politica italiana ufficiale di quegli anni e permise alla Plutocrazia di impossessarsi della Penisola attraverso un omuncolo proveniente dal Fascismo.
Lo stesso Carlo Croce, ufficiale formatosi nella Grande Guerra, comandante dell'Esercito Italiano - Gruppo Militare Cinque Giornate Monte San Martino di Vallata Varese, prima dell'8 settembre era un alto ufficiale del Regio esercito "mussoliniano". Richiamato in servizio nel 1940, sospinse la sua anima sino al freddo siberiano della "Campagna di Russia", vista dal mondo intero, come un'impresa "nazifascista"...



Sul Monte San Martino il Potere straniero banchetta con uomini orfani di Patria.
Al pranzo luculliano partecipano uomini di tutto il mondo: dai francesi agli inglesi, dai sudafricani ai russi. Quale sia la lingua scelta da questa congrega di cosmopoliti, è ancora un mistero.
Poco importa, ai presenti, comprendere ciò che il vicino blatera: l'abbacinante obiettivo è il solo unico motivo che li unisce.
Intanto, italiani e tedeschi cercano attraverso alcuni emissari, di scendere ad un compromesso, ad un patteggiamento con gli uomini del San Martino mentre, nella zona, diverse sono le azioni (furti, appropriazioni indebite, violenze...) portate a termine dalla neonata Resistenza.
La pazienza italotedesca si sgretola dopo la morte di alcuni loro uomini e il ferimento di altri. La zona viene circondata e il gruppo militare "Cinque Giornate" non tiene fede al suo nome: in 48 ore la banda viene cacciata oltre il confine svizzero.
Una normale prassi militare di contenimento anti ribelli diviene tuttavia, per gli italiani e i tedeschi, una pesante sconfitta, questa indiscutibile:
a fronte di sei morti da parte dell'"Esercito" del Croce, le perdite italotedesche sono oltre duecento.
Una autentica ecatombe per le forze dell'Asse.
Eppure, la vittoria riportata dall'"Esercito Italiano - Gruppo Militare Cinque Giornate Monte San Martino di Vallata Varese" non riceve i fasti dovuti dalla storiografia ufficiale.
Per quale motivo tramutare una vittoria in un martirio?
Ma, soprattutto, cosa spinge le forze italotedesche ad attaccare con un ingente numero di mezzi e soldati (2.000) una banda di partigiani formata da appena 150 persone, caratterizzata da un continuo via vai di uomini?
Chi sono e che ruolo ricoprono quei "prigionieri di guerra fuggiti dai campi di concentramento, soldati di varie nazionalità: francese, inglese, americana, greca, russa, iugoslava, sudafricana" che trovano rifugio presso gli uomini del Croce?
Refuso!
Chi sono e che ruolo ricoprono quei "prigionieri di guerra fuggiti dai campi di concentramento, soldati di varie nazionalità: francese, inglese, americana, greca, russa, iugoslava, sudafricana" dove gli uomini del Croce trovano "asilo politico"?
Così, l'interrogativo, risulta corretto.
Sì, come potete immaginare, siamo convinti che non sono gli "scampati dai campi di concentramento" ad aggregarsi alla banda partigiana, ma quest'ultima ad essi, ad agenti stranieri.
Se avessimo ragione, molti tasselli insanguinati sparsi lungo il Monte San Martino tornerebbero al loro posto, donando a noi il puzzle nella sua completezza e riposo eterno ai nostri Caduti.



Nel 1908 , Alfredo Oriani, nella sua ultima opera "Rivolta Ideale", lancia un estremo insegnamento ai posteri: «La nobiltà venne all'individuo dalla Patria».
Nel 1943, agenti stranieri -ignobili senza Patria- dell'Imperialismo anglo-americano, danno inizio all'invasione dell'Italia da nord, dal confine più sicuro -secondo le leggi internazionali- ma più indifeso: il confine italo-svizzero.
Nel 2013, Italiani e Italiane, figli del Sacro Tricolore, rendono omaggio ai gloriosi caduti del Monte San Martino per non tradire l'attesa dei vivi e la santa memoria dei morti.

 

Manipolo d'Avanguardia Bergamo    

 

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