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http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6445
Questo è il potere
Paolo Barnard (6 novembre
2009)
IL COMMENTO DI GIORGIO VITALI
Nell'invitare i lettori del nostro sito alla
lettura completa ed attenta di quanto scritto qui di seguito,
intendiamo premettere quanto segue:
1) Solo Noi, pere decenni, abbiamo sostenuto queste tesi.
2) Gli altri, qualsiasi altro, sia per ragioni opportunistiche (di
opportunismo morale o economico), sia per quietismo politico, sia
per non turbare i traffici del Vaticano, hanno sempre cercato di
OCCULTARE queste verità sostanziali.
3) Noi abbiamo sempre rivendicato la «guerra del Sangue contro
l'oro» come guerra di difesa dell' Europa contro il potere
globalista americanocentrico dipendente dal potere Sionista, FORTE
del controllo dell' economia.
4) Nei fondamentali "PROTOCOLLI", redatti a fine ottocento, [sono
definiti un "falso" ma sono molto meno falsi della bibbia e dei
vangeli], che vanno sempre utilizzati come lettura informativa, al
Protocollo n. VIII è scritto: «Circonderemo il nostro governo con un
vero esercito di economisti. Questo è il vero motivo per cui agli
ebrei si insegna principalmente la scienza dell' economia».
5) Tutte queste notizie, che fino a poco fa circolavano in una molto
ristretta cerchia di interessati, oggi, grazie ad Internet, giungono
ovunque, suscitando l'interesse dei lettori.
6) Le RIVOLUZIONI partono sempre da procedimenti informativi.
7) Si tratta ora di elaborare un sistema politico di intervento che
permetta di ORGANIZZARE di nuovo gli STATI, evidentemente sull'unica
base capace di contrastare il mondialismo economicista e
finanziario.
8) Far piazza pulita delle pseudoreligioni che, dell'alleanza sempre
stretta sul piano economico e finanziario, costituiscono la ragione
del loro esistere.
9) Puntare sull'Eurasia come unica possibile alternativa GEOPOLITICA
al sovrapotere finanziario delle potenze marittime, nate e cresciute
sulla PIRATERIA.
Giorgio Vitali
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Eccovi i nomi e cognomi del Potere, chi sono, dove stanno, cosa fanno. Così li
potrete riconoscere e saprete chi realmente oggi decide come viviamo. Così
evitate di dedicare tutto il vostro tempo a contrastare le marionette del
Potere, e mi riferisco a Berlusconi, Gelli, Napolitano, D'Alema, i ministri
della Repubblica, la Casta e le mafie regionali. Così non avrete più
quell'imbarazzo nelle discussioni, quando chi ascolta chiede «Sì, ma chi è il
Sistema esattamente?», e vi toccava di rispondere le vaghezze come «le
multinazionali… l'Impero… i politici… ». Qui ci sono i nomi e i cognomi, quindi,
dopo avervi raccontato dove nacque il Potere ("Ecco come morimmo",
paolobarnard.info), ora l'attualità del Potere. Tuttavia è necessaria una
premessa assai breve.
Il Potere è stato eccezionalmente abile in molti aspetti, uno di questi è stato
il suo mascheramento. Il Potere doveva rimanere nell'ombra, perché alla luce del
sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei cittadini più attenti delle
moderne democrazie. E così il Potere ci ha rifilato una falsa immagine di se
stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro scherani, così che la
nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli, mentre il vero Potere agiva
sostanzialmente indisturbato. Generazioni di cittadini sono infatti cresciuti
nella più totale convinzione che il potere stesse nelle auto blu che uscivano
dai ministeri, nei parlamenti nazionali, nelle loro ramificazioni regionali, e
nei loro affari e malaffari. Purtroppo questa abitudine mentale è così radicata
in milioni di persone che il solo dirvi il contrario è accolto da incredulità se
non derisione. Ma è la verità, come andrò dimostrando di seguito. Letteralmente,
ciò che tutti voi credete sia il potere non è altro che una serie di marionette
cui il vero Potere lascia il cortiletto della politica con le relative tortine
da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini ricevuti. Quegli ordini
sono le vere decisioni importanti su come tutti noi dobbiamo vivere. È così da
almeno 35 anni. In sostanza il punto è questo: combattere la serie C dei
problemi democratici (tangentopoli, la partitocrazia, gli inciuci D'Alem-berlusconiani,
i patti con le mafie, l'attacco ai giudici di questo o quel politico, le
politiche locali dei pretoriani di questo o quel partito ecc.) è certamente cosa
utile, non lo nego, ma non crediate che cambierà una sola virgola dei problemi
capitali di tutti gli italiani, cioè dei vostri problemi di vita, perché la loro
origine è decretata altrove e dal vero Potere. O si comprende questo operando un
grande salto di consapevolezza, oppure siamo al muro.
«Un colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile manovra il sistema da
lontano. Spesso cancella decisioni democratiche, prosciuga la sovranità degli
Stati e si impone ai governi eletti».
Il Presidente brasiliano Lula al World Hunger Summit del 2004.
È nell'aria.
Come ho detto, sarò specifico, ma si deve comprendere sopra ogni altra cosa che
oggi il Potere è prima di tutto un'idea economica. Oggi il vero Potere sta
nell'aria, letteralmente dovete immaginare che esiste un essere metafisico,
quell'idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: «Pochi prescelti
devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini e attendere
fiduciosi che il bene gli coli addosso dall'alto dei prescelti. I governi si
levino di torno e lascino che ciò accada». Alcuni di voi l'avranno riconosciuta,
è ancora la vecchia teoria dei Trickle Down Economics di Ronald Reagan e di
Margaret Thatcher, cioè il Neoliberismo, cioè la scuola di Chicago, ovvero il
purismo del Libero Mercato. Questa idea economica comanda ogni atto del Potere,
e di conseguenza la vostra vita, che significa che davvero sta sempre alla base
delle azioni dei governi e dei legislatori, degli amministratori e dei datori di
lavoro. Quindi essa comanda te, i luoghi in cui vivi, il tuo impiego, la tua
salute, le tue finanze, proprio il tuo quotidiano ordinario, non cose astruse e
lontane dal tuo vivere. La sua forza sta nel fatto di essere presente da 35 anni
in ogni luogo del Potere esattamente come l'aria che esso respira nelle stanze
dove esiste. La respirano, cercate di capire questo, gli uomini e le donne di
potere, senza sosta, dal momento in cui mettono piede nell'università fino alla
morte, poiché la ritrovano nei parlamenti, nei consigli di amministrazione,
nelle banche, nelle amministrazioni, ai convegni dove costoro si conoscono e
collaborano, ovunque, senza scampo. Ne sono conquistati, ipnotizzati,
teleguidati. Il Potere ha creato attorno a quell'idea degli organi potentissimi,
che ora vi descrivo, il cui compito è solo quello di metterla in pratica,
null'altro. Essi sono quindi la parte fisica del Potere, ma che per comodità
chiamiamo il vero Potere.
Primo organo: Il Club.
Il primo organo del Potere è il Club, cioè il raggruppamento in posti precisi ed
esclusivi dei veri potenti. Chi sono? Sono finanzieri, industriali, ministri,
avvocati, intellettuali, militari, politici scelti con cura. Fate attenzione:
questo Club non sta mai nei luoghi che noi crediamo siano i luoghi del potere,
cioè nei parlamenti, nelle presidenze, nelle magistrature, nei ministeri o nei
business. Esso è formato da uomini e da donne provenienti da quei luoghi, ma che
si riuniscono sempre all'esterno di essi ed in privato. Come dire: quando quegli
uomini e quelle donne siedono nelle istituzioni democratiche sono solo esecutori
di atti (leggi, investimenti, tagli…) che erano stati da loro stessi decisi nel
Club. Esso assume nomi diversi a seconda del luogo in cui si riunisce. Ad
esempio: prende il nome di "Commissione Trilaterale" se i suoi membri si
riuniscono a Washington, a Tokio o a Parigi (ma talvolta in altre capitali UE).
I fatti principali della Trilaterale: nasce nel 1973 come gruppo di potenti
cittadini americani, europei e giapponesi; dopo soli due anni stila le regole
per la distruzione globale delle sinistre e la morte delle democrazie
partecipative, realmente avvenute; afferma la supremazia della guida delle elite
sulle masse di cittadini che devono essere "apatici" e su altre nazioni; ha 390
membri, fra cui i più noti sono (passato e presente) Henry Kissinger, Jimmy
Carter, David Rockefeller, Zbigniev Brzezinski, Giovanni Agnelli, Arrigo Levi,
Carlo Secchi, Edmond de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill
Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alfonso Cortina, Takeshi Watanabe ,
Ferdinando Salleo; assieme ad accademici (Harvard, Korea University Seoul, Nova
University at Lisbon, Bocconi, Princeton University…), governatori di banche
(Goldman Sachs, Banque Industrielle et Mobilière Privée, Japan Development Bank,
Mediocredito Centrale, Bank of Tokyo-Mitsubishi, Chase Manhattan Bank,
Barclays…) ambasciatori, petrolieri (Royal Dutch Shell, Exxon…), ministri,
industriali (Solvay, Mitsubishi Corporation, The Coca Cola co. Texas Instruments,
Hewlett-Packard, Caterpillar, Fiat, Dunlop…) fondazioni (Bill & Melinda Gates
Foundation, The Brookings Institution, Carnegie Endowment…). Costoro deliberano
ogni anno su temi come "il sistema monetario", "il governo globale", "dirigere
il commercio internazionale", "affrontare l'Iran", "il petrolio", "energia,
sicurezza e clima", "rafforzare le istituzioni globali", "gestire il sistema
internazionale in futuro". Cioè tutto, e leggendo i rapporti che stilano si
comprende come i loro indirizzi siano divenuti realtà nelle nostre politiche
nazionali con una certezza sconcertante.
Quando il Club necessita di maggior riservatezza, si dà appuntamento in luoghi
meno visibili dei palazzi delle grandi capitali, e in questo caso prende il nome
di "Gruppo Bilderberg", dal nome dell'hotel olandese che ne ospitò il primo
meeting nel 1954. I fatti principali di questa organizzazione: si tratta in gran
parte degli stessi personaggi di cui sopra più molti altri a rotazione, ma con
una cruciale differenza poiché a questo Gruppo hanno accesso anche politici o
monarchi attualmente in carica, mentre nella Commissione Trilaterale sono di
regola ex. Parliamo in ogni caso sempre della stessa stirpe, al punto che fu una
costola del Bilderberg a fondare nel 1973 la Commissione Trilaterale. Il Gruppo
è però assai più "carbonaro" della Trilaterale, e questo perché la sua
originaria specializzazione erano gli affari militari e strategici. Infatti, in
esso sono militati diversi segretari generali della NATO e non si prodiga
facilmente nel lavoro di lobbistica come invece fa la Commissione. La
peculiarità dirompente del Bilderberg è che al suo interno i potenti possono,
come dire, levarsi le divise ed essere in libertà, cioè dichiarare ciò che
veramente pensano o vorrebbero privi del tutto degli obblighi istituzionali e di
ruolo. Precisamente in questo sta il pericolo di ciò che viene discusso nel
Gruppo, poiché in esso i desideri più intimi del Potere non trovano neppure
quello straccio di freno che l'istituzionalità impone. Da qui la tradizione di
mantenere attorno al Bilderberg un alone di segretezza assoluto. I partecipanti
sono i soliti noti, fra cui una schiera di italiani in posizioni chiave
nell'economia nazionale, cultura e politica. Non li elenco perché non esistendo
liste ufficiali si va incontro solo a una ridda di smentite (una lista si trova
comunque su Wikipedia). Un fatto non smentibile invece, e assai rilevante, è la
cristallina dichiarazione del Viscount Etienne Davignon, che nel 2005 fu
presidente del Bilderberg, rilasciata alla BBC: «Agli incontri annuali, abbiamo
automaticamente attorno ai nostri tavoli gli internazionalisti… coloro che
sostengono l'Organizzazione Mondiale del Commercio, la cooperazione
transatlantica e l'integrazione europea». Cioè: i primatisti del Libero Mercato
con potere sovranazionale (si veda sotto), e i padrini del Trattato di Lisbona,
cioè il colpo di Stato europeo con potere sovranazionale che ci ha trasformati
in cittadini che verranno governati da burocrati non eletti. Di nuovo, i soliti
padroni della nostra vita, che significa decisioni inappellabili su lavoro,
previdenza, servizi sociali, tassi dei mutui, costo della vita ecc., prese non a
Palazzo Chigi o all'Eliseo, ma a Ginevra o a Brussell o nelle banche centrali,
dopo essere state discusse al Bilderberg.
Per darvi un'idea concreta di come questi Club e gli altri organi del Potere
siano in realtà un unico blocco che si scambia sempre gli stessi personaggi, vi
sottopongo la figura di Peter Sutherland. Costui lo si è trovato a dirigere la
British Petroleum, la super banca Goldman Sachs, l'università The London School
of Economics (una delle fucine mondiali di ministri dell'economia), ed è stato
anche Rappresentante Speciale dell'ONU per l'immigrazione e lo sviluppo,
Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (secondo organo
del Potere), membro della Commissione Europea (il super-governo d'Europa), e
ministro della Giustizia d'Irlanda. E, ovviamente, membro sia della Commissione
Trilaterale che del Gruppo Bilderberg.
Secondo organo: il colosso di Ginevra.
Si chiama "Organizzazione Mondiale del Commercio" (WTO), nacque nel 1994 ed è
più potente di qualsiasi nazione o parlamento. Riunisce 153 Paesi in un'unica
sede a Ginevra, dove essi dettano le regole del commercio internazionale, e ciò
dicendo capirete che stiamo parlando di praticamente tutta l'economia del mondo
produttivo, che lì viene decisa. Cioè fette enormi dei nostri posti di lavoro,
di ciò che compriamo, mangiamo, con cui ci curiamo ecc., cose della nostra vita
quotidiana, non astratte e lontane. Le decidono loro, e come nel caso della
nuova Europa del Trattato di Lisbona, anche al WTO le regole emanate, dette
Accordi, sono sovranazionali, cioè più potenti delle leggi nazionali. E come nel
caso del Trattato, diviene perciò cruciale che regole così forti siano decise in
modo democratico. Nel Trattato non lo sono, e al WTO? Neppure. Infatti la sua
organizzazione di voto è falsata dallo strapotere dei soliti Paesi ricchi nel
seguente modo: i Paesi poveri o meno sviluppati non posseggono le risorse
economiche e il personale qualificato in numeri sufficienti per poter seguire il
colossale lavoro di stesura degli Accordi del WTO (27.000 pagine di
complicatissima legalità internazionale, 2.000 incontri annui), per cui ne sono
tagliati fuori. Chi sta al timone è il cosiddetto gruppo QUAD, formato da USA,
Giappone, Canada ed Europa. Ma l'Europa intera è rappresentata al tavolo delle
trattative del WTO dalla Commissione Europea, che nessun cittadino elegge, e per
essere ancora più precisi vi dico che in realtà chi decide per tutti noi europei
è un numero ancora più ristretto di burocrati: il misterioso Comitato 133 della
Commissione, formato da specialisti ancor meno legittimati. La politica italiana
di norma firma gli Accordi senza neppure leggerli.
Se un Paese si oppone a una regola del WTO può essere processato da un tribunale
al suo interno (Dispute Settlement Body), dotato di poteri enormi. Questo
tribunale è formato da tre (sic) individui di estrazione economico-finanziaria,
le cui sentenze finali sono inappellabili. Una sentenza del WTO può penalizzare
o persino ribaltare le scelte democratiche di milioni di cittadini, anche nei
Paesi ricchi. Per esempio, tutta l'Europa è stata condannata a risarcire gli USA
con milioni di euro perché si è rifiutata di importare la carne americana agli
ormoni. Neppure gli Stati Uniti hanno potere sulle decisioni del WTO. Il
presidente Obama, sotto pressione dai cittadini a causa della catastrofe
finanziaria dello scorso anno, aveva deciso di imporre nuove regole restrittive
delle speculazioni selvagge delle banche (la causa della crisi). Ma gli è stato
sbarrato il passo proprio da una regola del WTO, che si chiama Accordo sui
Servizi Finanziari, e che sancisce l'esatto contrario, cioè proibisce alla Casa
Bianca e al Congresso di regolamentare quelle mega banche. E sapete chi, anni
fa, negoziò quell'accordo al WTO? Timothy Geithner, attuale ministro del Tesoro
USA, che è uno dei membri del Gruppo Bilderberg. Fa riflettere.
Vi do ancora un'idea rapida del potere del WTO. Gli Accordi che ha partorito:
1) hanno il potere di esautorare le politiche sanitarie di qualunque Paese,
incrinando il vecchio Principio di Precauzione che ci tutela dallo scambio di
merci pericolose (WTO: Accordo Sanitario-Fitosanitario).
2) tolgono al cittadino la libertà di sapere in quali condizioni sono fatte le
merci che acquista e con che criteri sono fatte, inoltre ostacolano l'uso delle
etichette a tutela del consumatore (WTO: Accordo Sanitario-Fitosanitario &
Accordo Barriere Tecniche al Commercio, con implicazioni sui diritti dei
lavoratori e sulla tutela dell'ambiente).
3) impongono ai politici di concedere alle multinazionali estere le stesse
condizioni richieste alle aziende nazionali nelle gare d'appalto, a prescindere
dalla necessità di favorire l'occupazione nazionale; e minacciano le scelte
degli amministratori locali nel caso volessero facilitare l'inserimento di
gruppi di lavoratori svantaggiati, poiché tali politiche sono considerate
discriminazioni al Libero Mercato (WTO: Accordo Governativo sugli Appalti -
Principio del Trattamento Nazionale ecc.).
4) accentrano nelle mani di poche multinazionali i brevetti della maggioranza
dei principi attivi e delle piante che si usano per i farmaci o per
l'agricoltura, poiché permettono la brevettabilità privata delle forme viventi e
tutelano quei brevetti per 20 anni. Inoltre, il fatto che i brevetti siano
protetti dal WTO per 20 anni sta alla base anche della mancanza di farmaci salva
vita nei Paesi poveri. (WTO: Accordo TRIPS sulla Proprietà Intellettuale).
5) stanno promuovendo a tutto spiano la privatizzazione e l'apertura al Libero
Mercato estero di praticamente tutti i servizi alla cittadinanza, anche di
quelli essenziali come sanità, acqua, istruzione, assistenza agli anziani ecc.,
con regole che impediranno di fatto agli amministratori locali la tutela dei
cittadini meno abbienti che non possono permettersi servizi privati (WTO:
Accordo GATS in fase di negoziazione).
E ricordo, se ce ne fosse bisogno, che questi Accordi sono vincolanti su
qualsiasi legge nazionale, esautorando quindi i nostri politici dalla gestione
della nostra economia nei capitoli che contano.
Terzo organo: I suggeritori.
Prendete un disegno di legge e un decreto in campo economico, persino una
finanziaria. Pensateli nelle mani dei politici che li attuano, e ora immaginate
cosa gli sta dietro. Cosa? I "suggeritori". Chi sono? Sono i lobbisti, coloro
cioè che sono ricevuti in privato da ogni politico che conti al mondo e che gli
"suggeriscono" (spesso dettano) i contenuti delle leggi e dei decreti, ma anche
delle linee guida di governo e persino dei programmi delle coalizioni
elettorali. Le lobby non sono l'invenzione di fantasiosi perditempo della Rete.
Sono istituzioni con nomi e cognomi, con uffici, con budget (colossali) di
spesa, dove lavorano i migliori cervelli delle pubbliche relazioni in
rappresentanza del vero Potere.
In ordine di potenza di fuoco, vi sono ovviamente le lobbies internazionali,
quelle europee e infine quelle italiane. Parto da queste ultime. Va detto subito
che nel nostro Paese l'interferenza dei "suggeritori" non ha mai raggiunto i
livelli di strapotere degli omologhi americani o europei, il cui operato
tuttavia detta legge per contagio anche in casa nostra. Ma nondimeno essa c'è, e
non va trascurata, anche perché in Italia esiste un vuoto normativo totale
sull'attività delle lobbies: dopo decine di proposte di legge, nessuna di esse è
mai approdata alla Gazzetta Ufficiale. I lobbisti italiani sono circa un
migliaio, organizzati in diverse aziende fra cui spunta la Reti, fatturato 6
milioni di euro annui e gestione di un ex d'Alemiano di ferro, Claudio Velardi
(altri gruppi: Cattaneo Zanetto & co., VM Relazioni Istituzionali,
Burson-Marsteller, Beretta-Di Lorenzo & partners…). La proiezione per il futuro
dei "suggeritori" italiani è di almeno diecimila unità entro dieci anni, almeno
secondo le richieste dei gruppi più noti. In assenza di regole, dunque, le cose
funzionano così: si sfrutta la legge berlusconiana per il finanziamento ai
partiti che permette finanziamenti occulti alle formazioni politiche fino a
50.000 euro per ciascun donatore, con la possibilità per la lobby di turno di
far versare 49.999 euro dal banchiere A, altri 49.999 da sua moglie, altri
49.999 da suo figlio, ecc. all'infinito. In questo modo, con una stima basata
sui bilanci passati, si calcola che il denaro sommerso versato alla politica
italiana ammonti a diverse decine di milioni di euro all'anno, provenienti dai
settori edile, autostradale, metallurgico, sanitario privato, bancario,
televisivo, immobiliare fra gli altri. Le ricadute sui cittadini sono poi leggi
e regolamenti che vanno a modificare spesso in peggio la nostra economia di vita
e di lavoro. Un solo dato che fa riflettere: mentre appare ovvio che le grosse
cifre siano spese per i "suggerimenti" ai due maggiori partiti italiani,
colpisce che l'UDC si sia intascata in offerte esterne qualcosa come 2.200.000
euro nel 2008, di cui l'80% da un singolo lobbista (l'immobiliarista
Caltagirone). Chi di voi pensa ancora che il Potere siano i politici a Roma,
pensi alla libertà di Pierferdinando Casini nel legiferare in campo immobiliare,
tanto per fare un esempio. Ma non solo: Antonio di Pietro incassa 50.000 euro
dalla famiglia Lagostena Bassi, che controlla il mercato delle TV locali ma che
contemporaneamente serve Silvio Berlusconi e foraggia la Lega Nord. Un obolo a
fondo perduto? Improbabile. Il Cavaliere poi, non ne parliamo neppure; è fatto
noto che il criticatissimo ponte sullo stretto di Messina, con le ricadute che
avrà su tutti gli italiani, non è certo figlio delle idee di Berlusconi,
piuttosto di tal Marcellino Gavio, titolare del gruppo omonimo e primo in lizza
per l'impresa, ma anche primo come finanziamenti al PDL con i 650.000 euro
versati l'anno scorso.
I "suggeritori" americani… che dire. Negli USA l'industria delle lobby
economiche non è più neppure riconoscibile dal potere politico, veramente non si
capisce dove finiscano le prime e dove inizi il secondo. Troppo da raccontare,
una storia immensa, che posso però riassumere con alcuni sketch. Lobby del
petrolio e amministrazione di George W. Bush, risultato: due guerre illegali e
sanguinarie (Iraq e Afghanistan), montagne di morti (oltre 2 milioni), crimini
di guerra, l'intera comunità internazionale in pericolo, il prezzo del petrolio
alle stelle, di conseguenza il costo della nostra vita alle stelle, ma alle
stelle anche i profitti dei petrolieri. Chi ha deciso? Risposta: i membri della
sopraccitata lobby del petrolio, che sono Dick Cheney, James Baker III, l'ex
della Enron Kenneth Lay, il presidente del Carlyle Group Frank Carlucci, Robert
Zoellick, Thomas White, George Schultz, Jack Sheehan, Don Evans, Paul O'Neil; a
servizio di Shell, Mobil, Union Carbide, Huntsman, Amoco, Exxon, Alcoa, Conoco,
Carlyle, Halliburton, Kellog Brown & Root, Bechtel, e Enron. George W. Bush è il
politico più "oliato" nella Storia americana, con, solo dalle casse dei giganti
di petrolio e gas, un bottino di oltre 1 milione e settecentomila dollari.
Lobby finanziaria/assicurativa e Barak Obama: nel 2008 crollano le banche USA
dopo aver truffato milioni di esseri umani e migliaia di altre banche
internazionali, 7 milioni di famiglie americane perdono il lavoro, l'intera
economia mondiale va a picco, Italia inclusa. Obama firma un'emorragia di denaro
pubblico dopo l'altra per salvare il deretano dei banchieri truffatori e per
rianimare l'economia (dai 5 mila miliardi di dollari agli 11 mila secondo le
stime), senza che neppure uno di quei gaglioffi finisca in galera. Anzi: il suo
governo ha chiamato a ripulire i disastri di questa crisi globale gli stessi
personaggi che l'hanno creata. Invece di farli fallire e di impiegare il denaro
pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo ministro del Tesoro Timothy
Geithner gli hanno offerto una montagna di denaro facile affinché comprino i
debiti delle banche fallite. Funziona così: questi delinquenti hanno ricevuto da
Washington l'85% del denaro necessario per comprare quei debiti, mentre loro ne
metteranno solo il 15%. Se le cose gli andranno bene, se cioè ritorneranno a
guadagnare, si intascheranno tutti i profitti; se invece andranno male, essi ci
rimetteranno solo il 15%, perché l'85% lo ha messo il governo USA e non è da
restituire (i fondi così regalati si chiamano non-recourse loans). È il solito
«socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli
investitori privati». Non solo: il presidente propone nell'estate del 2009 una
regolamentazione del settore finanziario che il "Washington Post" ha deriso
definendola «Priva di un'analisi delle cause della crisi… e senza alcun vero
controllo sugli hedge funds, gli equity funds, e gli investitori strutturati»,
cioè nessun vero limite agli speculatori che causarono la catastrofe. Domanda:
quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby finanziarie?
Risposta: 38 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby
del Potere?
Poi ci sono i 45 milioni di americani senza assistenza sanitaria. Obama propone
una falsa riforma della Sanità per tutelare gli esclusi, ma che, nonostante le
sciocchezze scritte dai media italiani, non ha nulla di pubblico ed è un
ulteriore regalo ai giganti delle assicurazioni private americane. Domanda:
quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby assicurative e
sanitarie? Risposta: oltre 20 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il
Presidente o le lobby del Potere?
Washington è invasa ogni santo giorno da qualcosa come 16.000 o 40.000 lobbisti
a seconda che siano registrati o meno, la cui percezione del potere che
esercitano è cristallina al punto da spingere uno di loro, Robert L. Livingston,
a sbottare entusiasta «Ci sono affari senza limiti per noi là fuori!», mentre
dalle finestre del suo ufficio spiava le sedi del Congresso USA.
Ma l'ultimo sketch del potere dei "suggeritori", sempre in ambito americano, è
quello delle lobby ebraiche. Qui il dibattito è aperto, fra coloro che
sostengono che sono quelle lobby a gestire interamente la politica statunitense
nel teatro mediorientale, e coloro che lo negano. Personalmente credo più alla
prima ipotesi, ma la sostanza non cambia: di fatto ci troviamo ancora una volta
di fronte alla dimostrazione che neppure il governo più potente del mondo può
sottrarsi ai condizionamenti del Potere vero. Ecco un paio di illustri esempi:
nella primavera del 2002, proprio mentre l'esercito israeliano reinvadeva i
Territori Occupati con i consueti massacri indiscriminati di civili, un gruppo
di eminenti sostenitori americani d'Israele teneva una conferenza a Washington,
dove a rappresentare l'amministrazione di George W. Bush fu invitato l'allora
vice ministro della difesa Paul Wolfowitz, noto neoconservatore di estrema
destra e aperto sostenitore della nazione ebraica. Lo scomparso Edward Said,
professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New
York e uno degli intellettuali americani più rispettati del ventesimo secolo, ha
raccontato un particolare di quell'evento con le seguenti parole: «Wolfowitz
fece quello che tutti gli altri avevano fatto -esaltò Israele e gli offrì il suo
totale e incondizionato appoggio- ma inaspettatamente durante la sua relazione
fece un fugace riferimento alla "sofferenza dei palestinesi". A causa di quella
frase fu fischiato così ferocemente e per così a lungo che non potè terminare il
suo discorso, abbandonando il podio nella vergogna». Stiamo parlando di uno dei
politici più potenti del terzo millennio, di un uomo con un accesso diretto alla
Casa Bianca e che molti accreditano come l'eminenza grigia dietro ogni atto
dello stesso ex presidente degli Stati Uniti. Eppure gli bastò sgarrare di tre
sole parole nel suo asservimento allo Stato d'Israele per essere umiliato in
pubblico e senza timori da chi, evidentemente, conta più di lui nell'America di
oggi. Le lobby ebraiche d'America hanno nomi noti: AIPAC (American Israel Public
Affairs Committee), ZOA (Zionist Organization of America), AFSI (Americans for a
Safe Israel), CPMAJO (Conference of Presidents of Major American Jewish
Organisatios), INEP (Institute for Near East Policy), JDL (Jewish Defense
League), B'nai Brith, ADL (Anti Defamation League), AJC (American Jewish
Committee), Haddasah. Nei corridoi del Congresso americano possono creare seri
grattacapi a Senatori e Deputati indistintamente. Un fronte compatto che secondo
lo stesso Edward Said «può distruggere una carriera politica staccando un
assegno», in riferimento alle generose donazioni che quei gruppi elargiscono ai
due maggiori partiti d'oltreoceano.
Nel 1992 George Bush senior ebbe l'ardire (e la sconsideratezza) a pochi mesi da
una sua possibile rielezione alla Casa Bianca di minacciare Tel Aviv con il
blocco di dieci miliardi di dollari in aiuti se non avesse messo un freno agli
insediamenti ebraici nei Territori Occupati. Passo falso: gli elettori ebrei
americani, che già per tradizione sono propensi al voto Democratico, svanirono
davanti ai suoi occhi in seguito alle sollecitazioni delle lobby, e nel conto
finale dei voti Bush si trovò con un misero 12% dell'elettorato ebraico contro
il 35% che aveva incassato nel 1988. Al contrario, la campagna elettorale del
suo rivale Bill Clinton fu invece innaffiata dai lauti finanziamenti proprio di
quelle organizzazioni di sostenitori d'Israele, che l'allora presidente aveva in
tal modo alienato.
E in ultimo l'Europa, cioè l'Unione Europea. Che alla fine significa Brussell,
cioè la Commissione Europea, che è il vero centro decisionale del continente, e
che dopo la ratifica del Trattato di Lisbona è divenuta il super governo non
eletto di tutti noi, con poteri immensi. A Brussell brulicano dai 15.000 ai
20.000 lobbisti, che spendono un miliardo di euro all'anno per "suggerire" le
politiche e le leggi a chi le deve formulare. E come sempre, eccovi i nomi dei
maggiori gruppi: Trans Atlantic Buisness Dialogue (TABD) - European Services
Leaders Group (ESLG) - International Chamber of Commerce (ICC) - Investment
Network (IN) - European Roundtable of Industrialists (ERT) - Liberalization of
Trade in Servicies (LOTIS), European Banking Federation, International Capital
Market Association e altri. Il loro strapotere può essere reso dicendovi che per
esempio l'Investment Network si riuniva direttamente dentro il palazzo della
Commissione Europea a Bruxelles, o che il TABD compilava liste di suoi desideri
che consegnava alla Commissione da cui poi pretendeva un resoconto scritto
sull'obbedienza a quegli ordini. Le aziende rappresentate sono migliaia, fra cui
cito una serie di nomi noti: Fiat e Pirelli, Barilla, Canon e Kodak, Johnson &
Johnson, Motorola, Ericsson e Nokia, Time Warner, Rank Xerox e Microsoft, Boeing
(che fa anche armi), Dow Chemicals, Danone, Candy, Shell, Microsoft, Hewlett
Packard, IBM, Carlsberg, Glaxo, Bayer, Hoffman La Roche, Pfizer, Merck, e poi
banche, assicurazioni, investitori…
Mi fermo. Il rischio nel continuare è che si perda di vista il punto capitale,
ovvero l'assedio che i lobbisti pongono alla politica. Esso, oltre a dimostrare
ancora una volta che il potere reale sta nei primi e non nella seconda, è un
vero e proprio attentato alla democrazia. Poiché ha ormai snaturato del tutto il
principio costituzionale di ogni nazione civile, secondo cui i rappresentanti
eletti devono fare gli interessi delle maggioranze dei cittadini e tutelare le
minoranze, non essere gli stuoini delle elite e dei loro "suggeritori".
Quarto organo: Think Tanks.
Letteralmente "serbatoi di pensiero" nella traduzione in italiano, le Think
Tanks sono esattamente ciò, ovvero fondazioni dove alcuni fra i migliori
cervelli si trovano per partorire idee. Il loro potere sta nell'assunto che apre
questa mia trattazione, e cioè che sono le idee a dominare sia la Storia che la
politica, e di conseguenza la nostra vita, in particolare l'idea economica.
Lewis Powell lo comprese assai bene nel 1971, quando diede il via alla riscossa
delle elite e alla fine della democrazia partecipativa dei cittadini (si legga
"Ecco come morimmo", paolobarnard.info). Infatti egli scrisse: «C'è una guerra
ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società
occidentale». La parola "ideologica" è la chiave di lettura qui, volendo dire
che se le destre economiche ambivano a riconquistare il mondo, se ambivano a
sottomettere la politica, cioè a divenire il vero Potere, si dovevano armare di
idee in grado di scalzare ogni altro sistema di vita. Ecco che dalle sue parole
nacquero le prime Think Tanks, come la Heritage Foundation, il Manhattan
Institute, il Cato Institute, o Accuracy in Academe. La loro strategia era
semplice: raccogliere denaro da donatori facoltosi, raccattare nelle università
i cervelli più brillanti, pomparli di sapere a senso unico, di attestati
prestigiosi, e immetterli nel sistema di comando della società infiltrandolo
tutto. Per darvi un'idea di che razza di impatto queste Think Tanks sono
riuscite ad avere, cito alcuni fatti. Nel solo campo del Libero Mercato, cioè
dell'idea economica del vero Potere, ve ne sono oggi 336, piazzate oltre che nei
Paesi ricchi anche in nazioni strategiche come l'Argentina e il Brasile, l'Est
Europa, l'Africa, l'India, la Cina, le ex repubbliche sovietiche dell'Asia,
oltre che in Italia (Adam Smith Soc., CMSS, ICER, Ist. Bruno Leoni, Acton Ist.).
Alcune hanno nomi sfacciati, come la Minimal Government, la The Boss, o la
Philanthropy Roundtable; una delle più note e aggressive è l'Adam Smith
Institute di Londra, che ostenta un'arroganza di potere tale da vantare come
proprio motto questo: «Solo ieri le nostre idee erano considerate sulla soglia
della follia. Oggi stanno sulle soglie dei Parlamenti». Di nuovo, il fatto è
sempre lo stesso: la politica è la marionetta, o, al meglio, è il braccio
esecutivo del vero Potere. Infatti, l'osservatore attento avrà notato che assai
spesso i nostri ministri economici, i nostri banchieri centrali, ma anche
presidenti del consiglio (Draghi e Prodi su tutti) si trovano a cene o convegni
presso queste fondazioni/Think Tanks, di cui in qualche raro caso i TG locali
danno notizia. In apparenza cerimonie paludate e noiose, in realtà ciò che vi
accade è che ministri, banchieri e premier vi si recano per dar conto di ciò che
hanno fatto per compiacere all'idea economica del vero Potere. Nel 1982, l'Adam
Smith pubblicò il notorio Omega Project, uno studio che ebbe ripercussioni
enormi sulla gestione delle nostre vite di lavoratori ordinari, e dove si
leggeva che i suoi scopi erano di «fornire un percorso completo per ogni governo
basato sui principi di Libero Mercato, minime tasse, minime regolamentazioni per
il business e governi più marginali (sic)». In altre parole tutto ciò che ha già
divorato la vita pubblica in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e che sta oggi
"sulla soglia del Parlamento" in Italia.
Quinto organo: l'Europa dei burocrati non eletti.
Non mi ripeto, poiché questo capitolo è già esaustivamente descritto qui
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139. Ma ribadisco il
punto centrale: dopo la ratifica del «colpo di Stato in Europa» che prende il
nome di Trattato di Lisbona, 500 milioni di europei saranno a breve governati da
elite di burocrati non eletti secondo princìpi economici, politici e sociali
interamente schierati dalla parte del vero Potere di cui si sta trattando qui, e
che nessuno di noi ha potuto scegliere né discutere. Il governo italiano ha
ratificato questo obbrobrio giuridico senza fiatare, obbedendo come sempre.
Sesto Organo: il Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali.
Era il 16 Settembre del 1992, un mercoledì. Quel giorno un singolo individuo
decise di spezzare la schiena alla Gran Bretagna. Si badi bene, non al Burkina
Faso, alla Gran Bretagna. E lo fece. George Soros, un investitore e speculatore
internazionale, vendette di colpo qualcosa come 10 miliardi di sterline,
causando il collasso del valore della moneta inglese che fu così espulsa dal
Sistema Monetario Europeo. Soros si intascò oltre 1 miliardo di dollari, ma
milioni di inglesi piansero lacrime amare e il governo di Londra ne fu umiliato.
Era l'agosto del 1998, e nel caldo torrido di New York un singolo individuo
contemplò il crollo dei mercati mondiali per causa sua. John Meriwether, un
investitore e speculatore internazionale, aveva giocato sporco per anni e
irretito praticamente tutte le maggiori banche del mondo con 4,6 miliardi di
dollari ad alto rischio. La sua compagnia, Long-Term Capital Management, era
nota a Wall Street perché i suoi manager si fregiavano del titolo di "I padroni
dell'universo", cioè pochi individui ubriachi del proprio potere. Meriwether
perse tutto, e i mercati del mondo, che alla fine sono i nostri posti di lavoro,
tremarono. La Federal Reserve di New York dovette intervenire in emergenza col
solito salvataggio a spese dei contribuenti.
Era l'anno scorso, e in un ufficio londinese dell'assicurazione americana AIG,
un singolo individuo, di nuovo un investitore e speculatore internazionale di
nome Joseph Cassano, dovette prender su la cornetta del telefono e dire alla
Casa Bianca «… ho mandato al diavolo la vostra economia, sorry». E lo aveva
veramente fatto. Questa volta la truffa dei suoi investimenti era di 500
miliardi di dollari, le solite banche internazionali (italiane incluse) vi erano
dentro fino al collo con cifre da migliaia di miliardi di dollari a rischio.
Panico mondiale, fine del credito al mondo del lavoro di quasi tutto il pianeta
e, sul piatto di noi cittadini, ecco servita la crisi economica più pericolosa
dal 1929 a oggi. Ovvero le solite lacrime amare, veramente amare, per le
famiglie di Toronto come per quelle di Perugia, per quelle di Cincinnati come
per quelle di Lione, a Vercelli come a Madrid ecc. Per non parlare degli ultimi
della Terra…
Tre storie terribilmente vere, che descrivono chiaro, anzi, chiarissimo, cosa si
intende per il "Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali",
e quale sia il loro sterminato potere nel mondo di oggi. Altro che Tremonti o
Confindustria. Nel mondo odierno esiste una comunità di singoli individui
privati capaci di movimentare quantità di ricchezze talmente colossali da
scardinare in poche ore l'economia di un Paese ricco, o le economie di centinaia
di milioni di lavoratori che per esse hanno faticato un'intera vita, cioè
famiglie sul lastrico, aziende che chiudono. Le loro decisioni sono come
sentenze planetarie. Inappellabili. Si pensi, se è possibile pensare un'enormità
simile, che costoro stanno facendo oscillare sul Pianeta qualcosa come 525 mila
miliardi di dollari in soli prodotti finanziari "derivati", cioè denaro ad
altissimo rischio di bancarotta improvvisa. 525 mila miliardi… Vi offro un
termine di paragone per capire: il Prodotto Interno Lordo degli USA è di 14 mila
miliardi di dollari. Rende l'idea? L'Italia dipende come qualsiasi altra nazione
dagli investitori esteri, per cifre che si aggirano sui 40 miliardi di euro
all'anno, cioè più di due finanziarie dello Stato messe assieme. Immaginate se
una cifra simile dovesse sparire dalla nostra economia oggi. Nel 2008 è quasi
successo, infatti ne sono scomparsi di colpo più della metà (57%) col risultato
in termini di perdita di posti di lavoro, precarizzazione, e relativo effetto
domino sull'economia di cui ci parla la cronaca. Ripeto: qualcuno che non sta a
palazzo Chigi, decide che all'Italia va sottratto il valore di oltre un'intera
finanziaria. Così, da un anno all'altro, una cifra pari a tutto quello che lo
Stato riesce a spendere per i cittadini gli viene sottratta dal 'Tribunale degli
Investitori e degli Speculatori Internazionali', a capriccio. Questa tirannia
del vero Potere prende il nome tecnico di Capital Flight (letteralmente capitali
che prendono il volo), ed è interessante constatare il candore con cui il
'Tribunale' descrive la pratica: basta leggere Investors.com là dove dice che
«Capital Flight è lo spostamento di denaro in cerca di maggiori profitti… cioè
flussi enormi di capitali in uscita da un Paese… spesso così enormi da incidere
su tutto il sistema finanziario di una nazione». Peccato che di mezzo ci siano i
soliti ingombranti esseri umani a milioni. Oltre al caso italiano, si pensi alla
Francia, altro Stato ricco e potente, ma non a sufficienza per sfuggire alle
sentenze del 'Tribunale', che ha punito l'Eliseo con una fuga di capitali pari a
125 miliardi di dollari per aver legiferato una singola tassa sgradita al
business.
Conclusione.
Gli organi esecutivi del vero Potere non si limitano a questi sei, vi si
potrebbe aggiungere il World Economic Forum, il Codex Alimentarius, l'FMI, il
sistema delle Banche Centrali, le multinazionali del farmaco. Ma quelli
menzionati sono gli essenziali da conoscere, i primari. Un'ultima brevissima
nota va dedicata alle mafie regionali, che sono spesso erroneamente annoverate
fra i poteri forti (e non posso purtroppo entrare qui nel perché siano un così
caratteristico fenomeno italiano). La lotta ad esse è sacrosanta, ma il potere
che gli verrebbe sottratto da una eventuale vittoria della società civile è
prima nulla a confronto di quanto illustrato sopra, e in secondo luogo è
comunque un potere concessogli da altri. Traffico di droga, prostituzione,
traffico d'armi, e riciclaggio di rifiuti tossici sono servizi che le mafie
praticano per conto di committenti sempre riconducibili al vero Potere, o perché
da esso condizionati oppure perché suoi ingranaggi importanti. Serva qui quanto
mostrato nel 1994 dal programma d'inchiesta "Panorama" della BBC, dove un
insider della criminalità organizzata britannica si rese disponibile a condurre
il reporter nel cuore della "mafia più potente del mondo", a Londra. L'auto su
cui viaggiavano con telecamera nascosta si fermò a destinazione… nel centro
della City finanziaria della capitale. Indicando dal finestrino i grattacieli
dei giganti del business internazionale, il pentito disse: «Eccoli, stanno tutti
lì». (si pensi che il giro d'affari mondiale delle Cosche è stimato sugli 80
miliardi di dollari, che sono un terzo del giro d'affari di una singola
multinazionale del farmaco come la Pfizer)
Se queste mie righe sono state efficaci, a questo punto i lettori dovrebbero
volgere lo sguardo a quegli ometti in doppiopetto blu che ballonzolano le sera
nei nostri TG con il prefisso On., o il suffisso PDL, PD, UDC, e dovrebbero
averne, non dico pietà, ma almeno vederli per quello che sono: le marionette di
un altro Potere. Ma soprattutto, i lettori dovrebbero finalmente poter
connettere i punti del puzzle, e aver capito da dove vengono in realtà i
problemi capitali della nostra vita di cittadini, o addirittura i drammi
quotidiani che tante famiglie di lavoratori patiscono, cioè chi li decise, chi
li decide oggi e come si chiamano costoro. Da qui una semplice considerazione:
se vi sta a cuore la democrazia, la giustizia sociale, e la vostra economia
quotidiana di lavoro e di servizi essenziali alla persona, allora dovete colpire
chi veramente opera per sottrarceli, cioè il vero Potere. Ci si organizzi per
svelarlo al grande pubblico e per finalmente bloccarlo. Ora lo conoscete, e
soprattutto ora sapete che razza di macchina micidiale, immensa e possente esso
è. Risulta ovvio da ciò che gli attuali metodi di lotta dei Movimenti sono
pietosamente inadeguati, infantili chimere, fuochi di paglia, che mai un singolo
attimo hanno impensierito quel vero Potere. Di conseguenza lancio un appello
ancora una volta:
Va compreso che per arginare un titano di quella posta l'unica speranza è
opporgli un'organizzazione di attivisti e di comunicatori eccezionalmente
compatta, finanziata, ferrata, disciplinata, su tutto il territorio, al lavoro
sempre, implacabile, nei luoghi della gente comune, per anni. (http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=153)
Altra speranza non c'è, sempre che ancora esista una
Paolo Barnard
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