Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Recensione

AA. VV. - "Storia della FNCRSI"

Giulio Aicardi    

 

Il commento di Maurizio Barozzi

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo volentieri una recensione di Giulio Aicardi al nostro "Storia della Federazione Combattenti della Repubblica Sociale Italiana".
Il testo ci fa estremamente piacere e dal canto nostro vogliamo apportare solo un paio di precisazioni.
- La testata principale della FNCRSI non fu "Azimut", di cui uscirono solo pochissimi numeri, ma "Corrispondenza Repubblicana" al pari del "Bollettino FNCRSI".
- Sostanzialmente la FNCRSI non ebbe delle divergenze tra un ala di destra, di centro e di sinistra, ma più che altro un diverso modo di rapportarsi con l'«ambiente». La Federazione romana, che poi è stata l'anima e la spina dorsale ideologica e politica della FNCRSI era, infatti, irriducibilmente avversa ad ogni forma di collaborazione verso questo "ambiente", che considerava degenerato, anche quando magari si trattava di perseguire soltanto delle manifestazioni o delle situazioni di tipo "reducistico" e "commemorativo".
La Federazione milanese, invece, lo era un po' meno. Tutto qui.
- L'autore, nella parte finale, esprime il pensiero che alcune conclusioni del libro non sono accettabili. Crediamo che si tratti di un equivoco o del fatto che il testo del libro (che in effetti è una prestampa alla quale dovrà seguire una edizione definitiva ampliata e meglio precisata) in alcuni punti non è ben chiaro.
Ci riferiamo alla critica verso il "modernismo" per il quale gli autori intendevano soprattutto quelle degenerazioni moderniste rappresentate dalle ideologie neoradicali.
Infine, laddove si afferma «come sembra far capire uno dei compilatori, putacaso i sogni e le speranze di tali destri, reazionari e potenzialmente golpisti si fossero realizzati, essi avrebbero potuto avere una qualche "scusante"», pensiamo ci sia un equivoco, in quanto la FNCRSI si espresse sempre, senza mezzi termini, contro sogni e speranze golpiste, affermando esplicitamente, in un articolo pubblicato sul "Bollettino", nel quale si parlava della lazzaronata rappresentata dal Fronte di V. Borghese, che non solo eventuali progetti golpisti sarebbero stati confacenti alla reazione e alle forze più grette e meschine del paese, ma che in caso di un seppur improbabile successo, i primi ad essere danneggiati e perseguitati, sarebbero stati proprio i fascisti repubblicani.


Maurizio Barozzi


È la storia della Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana: e cioè di quella associazione combattentistica fondata nel dopoguerra tra quanti, nel corso della guerra civile '43/'45 avevano scelto la parte perdente. Quella che Francesco de Gregori, chiama la "parte sbagliata", dove si muore «in una bella giornata di sole», nella sua controversa e discussa bella canzone "Il cuoco di Salò".
La FNCRSI, negli anni successivi ebbe una scissione, diventando minoritaria, in quanto la stragrande maggioranza dei reduci scelse la politica conservatrice e reazionaria del MSI, in combutta con i monarchici, i liberalconservatori e i clericale, ma sopratutto prestandosi al gioco dei soliti ambienti atlantisti, filo-americani e sionisti, con i loro giochi e trame. Ambienti che riuscirono a catturare molti neofascisti, i quali chi in buona, chi sopratutto in malafede, vennero trasformati in pedine per i loro servizi segreti (CIA, Mossad e nel nostro paese SIM, SIFAR e SID).
Tutta vera quindi la storia delle "trame nere" dal dopoguerra a oggi, con i suoi attentati, stragi, arresti arbitrari, in uno scenario tutto italiota di accuse, ritrattazioni, giochi sporchi, coinvolgimento di innocenti, strumentalizzazione di sinceri idealisti.
Vera la storia della "lupara nera" e che certi super-decorati si prestarono alla strage di Portella della Ginestra in quel 1° Maggio 1947, verso povera gente che marciava sotto la bandiera rossa unicamente per migliorare le proprie condizioni di sopravvivenza.
Ma a onor del vero non fu solo il MSI a prestarsi alle trame atlantiche e reazionarie. Vi furono vari gruppi della destra radicale che pur accusando il partito di Michelini e di Almirante di "imborghesimento", di "liberalclericalismo" e persino di "filo-americanismo", risultarono poi legati anch'essi agli stessi ambienti, internazionali e/o nostrani che fossero. Anzi, in certi casi si superò in tal senso lo stesso MSI di provenienza (dove c'era una base, detta allora "periferia", sinceramente anti-atlantista e che aveva mal digerito la scelta del loro partito, nel 1951, di votare a favore della NATO.
La FNCRSI aveva vari organi di stampa, la cui principale era "Azimut" (una testata anche culturale e non solo politica), culturalmente diretta da P. F. Altomonte (classe 1912, filosofo e rinomato artista futurista dell'ultima generazione).
Nei primi anni '90, la FNCRSI pubblicava i suoi comunicati su "Aurora" (organo della Sinistra nazionale), che si stampava a Cento (FE).
Il gruppo aveva al suo interno delle divergenze tra chi era più a "destra", chi al "centro" o chi a "sinistra". Ma pur tuttavia nessuno dei suoi membri fu mai coinvolto in qualche turpe storia.
I principali articolisti della FNCRSI mantennero sempre una certa obiettività culturale e onestà intellettuale. Così non esitavano a parlare bene di un giornalista, uno scrittore, uno storico un qualsivoglia penna, indipendentemente dalla provenienza di questi, qualora costui scrivesse una cosa vera (cosa assai rara nell'ambiente neofascista, dove tutto ciò che è scritto dall'avversario è sempre e comunque considerato "merda").
Obiettività persino verso la "Teologia della Liberazione" sudamericana (che qualsiasi membro di qualsiasi altro gruppo neo-fascista avrebbe immediatamente liquidato come "cattocomunista"), pur prendendo le distanze da quelli che loro definivano gli "aspetti degenerativi".
La sigla FNCRSI appare nel celeberrimo "Strage di Stato" (Samonà & Savelli, Roma, 1970) dove un po' sbrigativamente viene definita «fascista di" sinistra» e riconosce che fu l'unico gruppo di quel versante che invitava gli ex combattenti a «non farsi strumentalizzare dal colpo di stato reazionario».
Gente intellettualmente onesta e obiettiva dunque.
Pur tuttavia alcune conclusioni non sono a nostro avviso accettabili.
Il fatto che tutti quei gruppi, associazioni, e persone della destra radicale (con l'appoggio/presa di distanza dei vertici del partito neofascista), una volta rafforzato il sistema, siano stati scaricati o eliminati, allorché il sistema stesso, abbia proseguito il suo corso "modernista", "edonista", "antietico", etc., non ci convince in quanto, già all'inizio del XX secolo modernisti furono l'ex prete radicale Murri, l'artista futurista ex-murriano "Volt" e lo stesso F. T. Marinetti, che più tardi aderiranno al fascismo.
Non pochi "edonisti" saranno presenti nelle file fasciste durante il ventennio e qualcuno anche nella RSI.
L'anticonsumismo non è una prerogativa esclusiva dell'ideologia fascista. Basta leggere tutti gli scritti sul tema della "Decrescita" a opera di molti intellettuali provenienti o ancora di sinistra come Pallante e Gesualdi in Italia, Serge Latouche e gli "antiutilitaristi" in Francia, lo scomparso Cristopher Lasch, Noam Chomsky, Unabomber e i "Communitarians" oltre-oceano.
Quanto all'etica essa è presente in varie persone di varie ideologie o schieramenti, anche se queste persone stesse sono sempre più rare e rimangono isolate e inascoltate da "basi" antropozoiche, che raggruppano irresponsabili squinternati, deterior-nichilisti, deboli di pensiero, politici di professione senza scrupoli e assetati di potere individuale, sesso possessivo, strumentale e/o mercificato e sopratutto DENARO, DENARO, DENARO (e tali antropozoi sono presenti in qualsivoglia schieramento).
Non crediamo, infine, che putacaso i sogni e le speranze di tali destri, reazionari e potenzialmente golpisti si fossero realizzati, essi avrebbero potuto avere (come sembra far capire uno dei compilatori) una qualche "scusante".
Per quanto critici della prima Repubblica, non la ripudieremo mai affinché l'Italia si trasformasse o si fosse trasformata nella Grecia dei "colonnelli", nella Spagna franchista, nel Portogallo salazariano, nell'Uruguay di Bodwaberry, nel Cile di Pinochet, nell'Argentina di Videla, nel Brasile dei Gorilla (e della TFP), nel Paraguay di Strossner, nel Nicaragua di Somoza, nel Venezuela di Perez Jemenez, nella Colombia o in qualsiasi repubblica delle Banane latinoamericana.
O bene o male nell'Italia di quegli anni esisteva uno STATO SOCIALE, che gli abitanti dei sovracitati paesi si sognavano. STATO SOCIALE iniziato da Giolitti nel 1910, proseguito e in certi casi ampliato e perfezionato dal fascismo e ripreso infine nel dopoguerra dai tre principali partiti. Partiti, che nonostante tutti i loro errori, orrori, limiti e ambiguità, ben si guardarono dal cancellare lo Stato Sociale stesso (a parte la Socializzazione di Verona).
Fu lo stesso "Diorama letterario", la rivista fiorentina della c.d. "nuova destra" diretta da Marco Tarchi, che anni fa, recensendo un libro, scrisse che persone come Moro e Fanfani (d'altra parte provenienti dal Corporativismo), seppur limitatamente cercarono di attuare una blanda forma di corporativismo stesso, nei primi governi di centro-sinistra, insieme al PSI di Pietro Nenni).
Una storia ben compresa da uno Stanis Ruinas direttore di "Pensiero Nazionale" (oltreché da gente come Enrico Landolfi o i Fratelli Vivarelli) che pur mai rinnegando il suo passato e mai iscrivendosi ad alcun partito, si pose nell'orbita della Sinistra. Una sinistra che allora, bene o male aveva un'anima "nazionalpopolare" (e basti pensare al cattolico di sinistra Enrico Mattei!), fosse stata essa più marcatamente "marxista", provenisse dall'ambiente cattolico o fosse di scuola socialriformista o ancora laico-mazziniana.
Pensiamo infine, che le varie ideologie, TUTTE siano oggi superate. Così come superate sono le DICOTOMIE di "destra" e "sinistra" come bene ci insegnano il marxista idealista Costanzo Preve da una parte e i "neo-destri" Marco Tarchi e, sopratutto, Alain De Benoist dall'altra.
Oggi occorre qualcosa che finalmente vada AL DI LÀ di tutto, e che compatto lotti contro l'avversario presente di oggi (americanismo, sionismo, FMI, Banca Mondiale, mondialismo, etc.) ...

 

G.A.      

 

Il commento di Maurizio Barozzi

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo volentieri una recensione di Giulio Aicardi al nostro "Storia della Federazione Combattenti della Repubblica Sociale Italiana".
Il testo ci fa estremamente piacere e dal canto nostro vogliamo apportare solo un paio di precisazioni.
- La testata principale della FNCRSI non fu "Azimut", di cui uscirono solo pochissimi numeri, ma "Corrispondenza Repubblicana" al pari del "Bollettino FNCRSI".
- Sostanzialmente la FNCRSI non ebbe delle divergenze tra un ala di destra, di centro e di sinistra, ma più che altro un diverso modo di rapportarsi con l'«ambiente». La Federazione romana, che poi è stata l'anima e la spina dorsale ideologica e politica della FNCRSI era, infatti, irriducibilmente avversa ad ogni forma di collaborazione verso questo "ambiente", che considerava degenerato, anche quando magari si trattava di perseguire soltanto delle manifestazioni o delle situazioni di tipo "reducistico" e "commemorativo".
La Federazione milanese, invece, lo era un po' meno. Tutto qui.
- L'autore, nella parte finale, esprime il pensiero che alcune conclusioni del libro non sono accettabili. Crediamo che si tratti di un equivoco o del fatto che il testo del libro (che in effetti è una prestampa alla quale dovrà seguire una edizione definitiva ampliata e meglio precisata) in alcuni punti non è ben chiaro.
Ci riferiamo alla critica verso il "modernismo" per il quale gli autori intendevano soprattutto quelle degenerazioni moderniste rappresentate dalle ideologie neoradicali.
Infine, laddove si afferma «come sembra far capire uno dei compilatori, putacaso i sogni e le speranze di tali destri, reazionari e potenzialmente golpisti si fossero realizzati, essi avrebbero potuto avere una qualche "scusante"», pensiamo ci sia un equivoco, in quanto la FNCRSI si espresse sempre, senza mezzi termini, contro sogni e speranze golpiste, affermando esplicitamente, in un articolo pubblicato sul "Bollettino", nel quale si parlava della lazzaronata rappresentata dal Fronte di V. Borghese, che non solo eventuali progetti golpisti sarebbero stati confacenti alla reazione e alle forze più grette e meschine del paese, ma che in caso di un seppur improbabile successo, i primi ad essere danneggiati e perseguitati, sarebbero stati proprio i fascisti repubblicani.


Maurizio Barozzi