Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Riflessioni in punta di penna riguardo

alcuni articoli pubblicati su "Rinascita"

 

Giorgio Vitali


 

Niky Vendola. Un esteta per Governatore.
Con tutto rispetto per esteti autentici come Gabriele d'Annunzio, maestro in proclami populistici, od Oscar Wilde, supermaestro in battute al vetriolo, dirompenti a tutt'oggi anche se indirizzate alla pudibonda società inglese di fine ottocento, non posso che qualificare il neo eletto candidato al governatorato della Puglia per il Centro-Sinistra Niky Vendola, con la definizione che maggiormente gli si attaglia, cioè quella di "esteta", scegliendola fra le poche altre disponibili, anche perché da qualche tempo in qua il termine di "esteta" si usa attribuire a personaggi con particolari inclinazioni sessuali di tipo,
appunto, "artistico". Non siamo brutali e non vogliamo fare del machismo razzistico e quindi ci atteniamo scrupolosamente ai documenti che ci permettono di inquadrare il personaggio. Questi documenti ce li fornisce nientemeno che Giampaolo Pansa su un recente numero de "L'Espresso", che riporta alcune definizioni di Niky stampate su "Liberazione" nella sua rubrica "Il dito nell'occhio". Le citazioni riguardano l'annata 1999. Nel pieno della "guerra di liberazione" della Serbia dal dittatore Milosevic. Scrive il Vendola alcuni giudizi su personaggi del Centro-Sinistra dei quali riportiamo quelli su Cossutta, Max D'Alema, Umberto Ranieri, Gad Lerner, e, per finire dell'ineffabile Emma Bonino.
Armando Cossutta: (...) Il cappellano militare. Un esempio di cinismo incarnato nella liturgia levantina del mentire. L'ipocrisia eletta a scienza, a metodo, a progetto politico. Nessuno, come lui, sa tradire se stesso, la propria storia, i propri compagni, senza neppure inarcare il sopracciglio, senza abbassare il volume della tromba... Mi chiedo come ho potuto condividere giorni ed anni della mia vita con queste maschere che non fanno ridere.
Max D'Alema: (...) Gravemente atlantico. Cinicamente spoglio di dolore. Goffamente demagogico. Spocchia da statista neofita. Disinvoltura da giocoliere. Un dire frigido e maestoso. Un D'Alema livido come i neon del metrò.
Umberto Ranieri, altro vip dei Ds: (...) parla come un caporalmaggiore della NATO.
Gad Lerner: (...) fa una squallida contro-pulizia etnica (...) è un Pinocchio che ci diffama, definendoci amici di Milosevic ed alleati delle più torbide destre scioviniste.
Emma Bonino: (...) Emma è un uomo di rara furbizia e di rocambolesco cinismo (...) si veste come un monaco tibetano ma ragiona come un funzionario modello della CIA (...) Lui, il Bonino, ama la guerra condita con ironiche citazioni di Gandhi (...) Commissario della polizia europea, predica la non violenza dei Mirage e dei B52 (...) Gli piacciono le stragi ornamentali e le carneficine umanitarie (...) È un terrorista dell'UCK o della Casa Bianca, travestito da carmelitano scalzo con il paracadute (...) una vipera con la faccia di colombella, il soldato Emma Bonino, con la tessera della NATO in tasca e con il cuore nel portafoglio...
In quanto a giudizi, non c'è male. Azzeccati, azzeccatissimi. ma illanguiditi da un compiacimento di tipo letterario estetizzante, o meglio, ove il gusto estetico della frase ben cesellata alla fine ha il sopravvento comunicazionale sull'idea che deve trasmettere. Un esercizio fine a se stesso. Tipico degli "esteti" della categoria di Vendola.
Definizioni pseudolapidarie che solo da lontano possono richiamare i giudizi definitivi di un Leo Longanesi, Mino Maccari. Quelli si, veramente definitivi e politicamente costruttivi. C'è chi crede alle apparenze. Sono stati riempite intere pagine di quotidiani per commentare la vittoria di Vendola alle primarie in Puglia.
C'è chi ha addirittura ipotizzato che la maggioranza ottenuta dall'esteta sia dovuta al voto di elementi disturbatori del centro destra, evento peraltro probabilissimo, tanto sono aleatorie, in Italia, queste votazioni.
In realtà, chi conosce bene la politica italiana, sa che questo exploit è del tutto autentico, brogli compresi.
In questa elezione non c'è rilevanza politica, ma puro spettacolo. Il sistema è rigido e perfettamente sotto controllo. Rifondazione non è mai stato un partito alternativo al sistema. Si tratta di una facciata che serve per allettare i gonzi, e questa elezione, con la inconsistenza del candidato, serve solo per trasmettere qualche brivido ai borghesucci di provincia. ma si tratta pur sempre di un brivido epidermico, puramente estetico.


A cena dal Boss
La Lecciso è stata invitata a cena da Berlusconi. Non è un invito di poco conto, ma un messaggio politicamente inequivocabile. Siamo nel pieno di una particolare forma di politica nazional popolare. Un populismo decadente nell'epoca della medianità onnipervasiva. Una precisa presa di posizione contro la proposta del Centro-sinistra.
A tal punto si è ridotta la politica-immagine. Ma d'altronde, la politica è l'atto concreto di arraffare il potere, senza mezzi termini. Già la potenzialità nazionalpopolare di questa giovane donna dominata dalla smania di spogliarsi in pubblico era stata rilevata dalla Mussolini, che aveva già sperimentato questa opportunità sulle carte patinate di una nota rivista porno-elegante, ed aveva dichiarato di volerla mettere in lista. Evidentemente negli opposti schieramenti si pensa di poter ottenere il consenso mobilitando le masse abbrutite dal gossip. Dato che con il calcio non si riesce a controllare la popolazione anziana. Un gossip che ha tutta l'aria del chiacchiericcio beghinesco paesano, parolacce ed imprecazioni delle "contesse" a parte.
Un gossip che smentisce il mandato primigenio affidato a Berlusconi, auspice il craxismo, quello di diffondere attraverso canali ad hoc il costume pseudo-cosmopolita newyorchese propagandato da Hollywood come "vera America". Se lo scontro mediaticamente pregno di significati deve avvenire in terra di Puglia non ci sembra strana la contrapposizione freudiana fra Lecciso e Vendola anche perché la questione si innalza ad un simbolismo scollacciato ma sicuramente presente nel subconscio degli Italioti dati i tempi ed il clima morale: fra una parte anatomica simboleggiata dalla Lecciso ed un'altra simboleggiata dal Niky. Due considerazioni a parte. La terra di Puglia, che oggi esibisce quali "primizie" gli sgambettii infantili delle sorelle Lecciso ed i gorgheggi gallinacei di Al Bano, ultimo erede della stirpe dei Claudio Villa, Luciano Tajoli, Gastone Parigi, Sergio Bruni, Giorgio Consolini, aveva anche costituito lo sfondo della famosa "Disfida di Barletta" (in realtà di Andria), una delle prime ed esplicite manifestazioni di nazionalismo italiano, contro i nobili esponenti della cavalleria francese.
I nostri cavalieri erano stati scelti appositamente fra le diverse città italiane in modo da rappresentare interamente la nazione. Cavalieri dai nomi rimasti impressi nella coscienza popolare, fra cui: Ettore Fieramosca da Capua, Fanfulla da Lodi, Brancaleone da Roma. Dal 1503 ad oggi ci sembra che la situazione, Storia a parte, sia notevolmente peggiorata. Seconda considerazione: la Lecciso si presta alle mistificazioni mediatiche perché ha una faccia da ragazza in un corpo di "segnorina". E per "ragazza" intendo quanto scrisse Domenico Giuliotti nel lontano 1919: «La ragazza era un cosa fresca, luminosa, mezzo acerba. Faceva pensare alle mele lazzeruole ed alle pesche duràcine. C'era, quando c'era la casa, quando c'era la famiglia, quando c'era Dio. Ed era modesta e pulita; ed era pulita anche se raccattava il concio. Ma la Segnorina (mostruosità senza sesso o tutta sesso) s'è avvinghiata alla ragazza come una piovra cocainizzata e l'ha fatta cadere in un bidè».


Interferenze fra femminilità ed omosessualità
È noto che quando nella società, per le ragioni più svariate, prevale l'elemento femminile, questo si estrinseca con il cicaleccio. Spesso questo cicaleccio da "preziose ridicole" si interseca con l'equivalente e parallelo cicaleccio omosessuale. Tuttavia, la società contemporanea si differenzia dal passato per l'incidenza della pubblicità della produzione di Moda, rimasta uno dei pochi prodotti su cui puntare per l'esportazione.
Va inoltre sottolineato che l'Italian Style è gestito per lo più da omosessuali che influenzano lo stile dell'abbigliamento ma soprattutto il costume. Per rendersene conto è sufficiente sfogliare non solo l'innumerevole quantità di periodici "femminili", ma anche tutta la pubblicistica cosiddetta "economica". L'influenza della pubblicità di Moda è anche evidente in qualsiasi trasmissione televisiva dove, dalla scelta delle show girls, delle veline e di quant'altro il modello femminile proposto, anche nel fisico, è chiaramente identificabile. Questa riflessione sui programmi televisivi mi consente anche di sottolineare, finora non sembra che altri l'abbiano fatto, la crescente incidenza di personaggi che ostentano la loro omosessualità.


Una depressione provocata
In un pregevole articolo pubblicato su "Il Domenicale" del 22 gennaio scorso di Paolo Braga ed Armando Fumagalli, che hanno analizzato i contenuti subconsci del messaggio di Moda, si sottolineano alcuni elementi interessanti: «La comunicazione diffusa dalle case di moda più affermate sembra promettere non prodotti, ma emozioni. Lo fa in modo ripetitivo, ridondante, insistente, ossessivo...» I modelli Armani paiono detentori di un supposto, segreto sapere esistenziale. «Gli investimenti nella pubblicità di Moda sono così elevati da aver innescato diseconomie di sistema (...) L'alternativa emozionale della pubblicità di moda propone una personalità narcisistica alla ricerca di qualcosa che non può trovare (...) La comunicazione di moda agisce indisturbata come vettore di globalizzazione e di omologazione consumistica (...) sarebbe ingenuo ritenere la moda un fenomeno sociale spontaneo (...) la gente subisce passivamente la pressione della moda: comprare prodotti di moda rassicura sul non essere esclusi dalla società»...
La nostra conclusione è che la pervasività della pubblicità di moda agisce subliminalmente su una buona fetta della popolazione, in prevalenza femmine ed omosessuali, quelli che vengono maggiormente suggestionati dalla "emotività visiva". Basta infatti una atteggiamento, una posizione, una espressione magistralmente comunicati da "maestri" della fotografia per determinare un comportamento individuale e di massa, una filosofia politica, una propensione al voto.


Sceneggiate elettoralistiche
Sono in molti ad aver notato che nel nostro paese le elezioni sono in funzione di chi comanda negli USA.
Recentemente, su "Panorama", un noto commentatore politico di centrodestra ha ritenuto necessario intervenire sull'argomento, dichiarando che si tratta di "pura casualità". E certamente è del tutto casuale che il primo governo Berlusconi cada nel 1994 per crisi interna, sostituito dal governo di Lamberto Dini, con Clinton che va al potere nel 1993, mentre la Casa delle Libertà vince il 14 maggio del 2001 in concomitanza della vittoria di Bush.
Figuriamoci quindi se, dopo la "strepitosa" recente vittoria di Bush, quest'ultimo non voglia continuare a trattare con governi gestiti da vecchi "amici". Pertanto, la sicurezza ostentata dal Centro Destra non è un bluff.
Anzi, l'impressione netta è che il centro sinistra si stia organizzando per perdere le elezioni. In questo senso il sistema bipartitico è l'ideale per meglio truffare i popoli. Siccome i due schieramenti, le cui componenti sono selezionati ad hoc, si trovano in una situazione elettorale di equilibrio, basta togliere un elemento dalla bilancia e spostarlo sull'altro piatto, per determinare il risultato elettorale. Questa è la ragione per cui i due schieramenti sono politicamente equivalenti. Ciò non toglie che, per ragioni interne, alcune forze politiche precedentemente infeudate nel PCI, non intendano recuperare le vecchie tendenze egemonico-culturali mobilitando gli omosessuali. (È noto che il PCI imbarcava omosessuali nella stessa proporzione con cui il vecchio MSI imbarcava mitomani). Questione che, invece di cambiare in meglio, peggiora il quadro generale. Ciò che appare del tutto evidente è l'asservimento dell'Italia, paese la cui classe dirigente non intende sfuggire nè da mezzo secolo in qua è mai sfuggita ad ogni interessata tutela esterna pur di mantenersi libera anche a costo di duri sacrifici.
Inutile chiedere a questi scagnozzi morali di valutare alla sola luce dell'opportunità nazionale la migliore convenienza della propria gravitazione geopolitica. D'altronde, la figura di Berlusconi, emersa dopo "tangentopoli", esprime l'assenza totale di idealità morale in nome dell'efficientismo di mercato. Fare soldi, assicurare a qualsiasi prezzo una collocazione economicamente propizia all'entità che si rappresenta a livello mondiale è l'unico fine.
In questo senso è giusto che, come oggi per esprimere un clima morale si parli di giolittismo, di velleitarismo Crispino, in futuro questa situazione venga definita col termine di berlusconismo. Il palcoscenico è tutto suo.


Auschwitz o la nascita di una religione
Già da qualche decennio era possibile decifrare le reali intenzioni di chi sta manovrando i media a livello globale.
È inutile e superfluo in queste poche righe analizzare compiutamente le operazioni effettuate fino ad oggi ed il vero perché -di stampo prettamente religioso- vengono immessi nel circuito mediatico (radio e TV) in quello editoriale (libri e giornali) alcune suggestioni che man mano vanno perdendo gli elementi della concretezza per giungere a livelli di astrazione che escludono qualsiasi forma di razionalità. E non vale, a questo punto, la dimostrazione razionale dell'impossibilità degli avvenimenti narrati. la dimensione religiosa esclude la razionalità per una questione di principio. Un evento, se accettabile perché effettivamente avvenuto, non è più un evento religioso. Ed è qui che si vuole arrivare.
Stupisce che gli esponenti più acuti del cristianesimo non abbiano ancora capito (o non vogliono capire, o non possono capire) che è contro il cristianesimo che si svolge tutta la strategia. Stupisce anche perché quelli che sono stati incaricati della difesa di Pio XII non replichino a dovere all'accusa che il papa era connivente con i persecutori, e si limitino a dire che non è vero, citando benemerenze di varia estrazione.
Possiamo ragionevolmente pensare che ci siano anche interessi finanziari di non poco conto a tarpare le ali a chi, all'interno della Chiesa, vorrebbe replicare a tono. Ma ci sembra elementare ricordare che la mancanza di adeguate risposte alle provocazioni alla fine portano alla sconfitta totale. E'questo che si vuole?
C'è anche nella Chiesa chi porta avanti il progetto di sostituire la devozione dello Shoa a quella del Cristo? In sostanza si tratta della stessa cosa. da una parte si venera una persona, Cristo, figlio di Dio, sacrificato per i nostri peccati, dall'altra a questa persona viene sostituito un popolo. Questo progetto è tutt'altro che pazzesco, come potrebbe pensare qualche laico, perché coloro che portano avanti un progetto di dominio basato sulla religione non sottostanno a critiche basate sulla ragione.


Ruolo del cardinale Lustiger
Non posiamo stabilire al momento quale ruolo sia stato affidato a questa persona. Sicuramente si tratta di un ruolo molto importante, perché è stato eletto a cardinale di Parigi. Si tratta di un sacerdote di origine ebraica che ha salito rapidamente la scala gerarchica della Chiesa di Francia. Conoscendo la storia della Chiesa francese, la questione non appare di poco conto. Certamente la sua conversione, di cui ignoriamo al momento le ragioni, (non crediamo faccia parte di quei bambini ebrei battezzati di nascosto su cui si è soffermata di recente l'attenzione mediatica) non è assimilabile a quella di altri "conversi", uno fra tutti il rabbino della comunità romana Israele Zolli, che si convertì nell'immediato dopoguerra e prese il nome di Eugenio in onore di Eugenio Pacelli, Pio XII. Di questi conversi anzi si cerca di far sparire le tracce.
Il cardinale ha rilasciato alcune dichiarazioni che comprovano alcuni dubbi: ha detto, tra l'altro, «Gli ebrei sono il popolo del messaggio». Ha definito i tribunali internazionali «... una felice creazione di questi ultimi anni». [Infatti, in questi tribunali sono giudicati gli sconfitti Milosevic, Saddam Hussein, e non il boia Sharon].
Ha detto anche, [attenzione!]: «Nella Shoa si è cercato di uccidere il messaggero per uccidere il messaggio». Ha minacciato gli storici revisionisti: «Il negazionismo: una grande falsificazione della storia come il nazismo ed il comunismo», cioè due movimenti politici che si sono trovati un certo momento a combattere contro l'ebraismo, anche se molti ebrei militavano nei movimenti in questione. Ed anche questo è un argomento da riprendere...
Molto più esplicito è il cardinale in un suo recente libro: "La promesse" del 2002, che raccoglie una serie di conferenze tenute dal porporato. In questo libro, a pag. 51 e 75, si legge: «... il peccato dei cristiani è quello di deicidio riguardo alla sorte che hanno riservato al popolo ebraico... la vittima assoluta, di cui Gesù è solo un simbolo, è Israele» ed a pag. 162: «la teologia della sostituzione cristiana è una appropriazione abusiva e blasfema dell'elezione di Israele».
Ma per comprendere appieno il significato di queste poche frasi, assieme a tante altre da lui dette in questi tempi, occorre tenere presente che il cristianesimo, nell'ottica biblica, rappresenta una fondamentale rottura.
Il Cristo rappresenta la nuova Alleanza con Dio. Al popolo ebraico, attore dell'alleanza in virtù di sangue o di DNA, si sostituisce il popolo cristiano in virtù dell'accettazione della fede in Cristo e dei riti di iniziazione e di comunione. Fino a poco tempo fa, anzi, il popolo ebraico era considerato dai cristiani nientedimeno che "deicida" per aver crocifisso il figlio di Dio. Ma di recente anche Giovanni Paolo II ha rilasciato una dichiarazione secondo cui il popolo ebraico, malgrado la discesa in terra di Gesù, resta il popolo eletto [in virtù della razza].
A questo punto è lecito chiedersi se si tratta di "aperture" o invece di eresia. E, se di eresia si tratta, dove questi attori sul proscenio intendono arrivare.

Ed a proposito di eresia...
A volte, anzi quasi sempre, le coincidenze interferiscono nella interpretazione dei fatti, e quindi della conoscenza.
In ultima analisi è di queste coincidenze che si avvale il progresso scientifico. Alcuni fatti che cadono abitualmente sotto la disattenta osservazione, qualora collegati con altri aspetti in un'improvvisa illuminazione, sono alla base delle scoperte innovative. In questo caso, proprio grazie a quanto dichiarato dal cardinale, all'assenza di qualsiasi compassione (in senso buddista) per i milioni di individui sacrificati dagli anni quaranta ad oggi, che improvvisamente mi è apparsa l'associazione di idee con un altro grande cardinale di origini ebraiche. Nientemeno che il Torquamada, rimasto nella storia come impersonificazione della intolleranza religiosa culminata in Spagna con la persecuzione di islamici ed ebrei e con l'espulsione di questi ultimi. L'associazione di idee andrebbe anche
applicata ad altri personaggi della storia recente, sui quali per il momento occorre sorvolare. Occorre pertanto chiedersi quale è il movente ultimo di certi atteggiamenti. Spesso si tratta di qualcosa di sostanzialmente contrario di quanto appare. Forse tutta la pressione psicologico-mediatica di questi giorni non è indirizzata verso i gentili, che sono sollecitati a sostituire la "Via crucis" con una "Via Auschwiz", forse il vero bersaglio di tutta questa sceneggiata sono proprio la maggioranza degli ebrei israeliani e della diaspora, che non intendono più prestarsi ai progetti di dominio mondiale del fondamentalismo talmudico impersonato dall'estrema destra sionista che comanda in Israele e negli USA tramite i neocons.
Un caso esemplare, pur nella sua limitatezza, ci viene dato dalla situazione venutasi a creare nella comunità milanese. La faccenda è talmente importante che ne ha dovuto trattare financo "Panorama". La nave ammiraglia della comunicazione berlusconiana. Si tratta di una comunità di circa 10.000 anime, ma fra queste la maggioranza diserta, non ne vuol sapere delle imposizioni del rabbino Laras che fino ad oggi ha cercato di imporre «una maggiore ortodossia da parte degli ebrei milanesi, in ossequio ai dettami del rabbinato israeliano». Oltre a questa alta percentuale di laici, sono presenti in Milano anche altre due "confessioni": quella degli ebrei riformati, retta dalla rabbina Barbara Aiello e quella ultraortodossa dei Lubavitch.
È significativo che il rabbino Laras, impegnato nel dialogo interreligioso, in strettissimo rapporto col cardinale Martini, non abbia finora mai voluto incontrare la rabbina riformata. E con questo, ricordando che per far andare ebrei in Palestina occorre creare delle situazioni i incertezza nella terra di residenza, chiudiamo la riflessione invitando i lettori a continuarla nel loro intimo.


Volubilità papali
Nel giro di un secolo, tempo insignificante per una istituzione millenaria, i papi hanno rilasciato dichiarazioni che si antagonizzano. Così infatti descriveva il mondialismo del suo il papa Pio XI: «Non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, d'una dispotica padronanza dell'economia in mano a pochi e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari ed amministratori del capitale, di cui però dispongono a loro grado e piacimento (...) sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare (...) non meno funesto ed esecrabile, l'internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene».
E d'altro canto, "Civiltà cattolica" scriveva nel 1898: «perocché la strapotenza alla quale il diritto rivoluzionario li ha (gli ebrei - N.d.R.) oggi innalzati, viene scavando loro, sotto i piedi, un abisso pari nella profondità all'altezza in cui sono assorti. E se scoppia il turbine che essi, in Francia ed in Germania, nell'Austria, nella Romania, nell'Italia, con questa loro strapotenza, vengono provocando, traboccheranno in precipizio, che sarà per avventura senza esempio...».
Ricordiamo inoltre, alla luce di un libro recentemente pubblicato (W. Brandmuller, "L'Olocausto nella Slovacchia e la Chiesa cattolica", Libr. Edit. Vaticana) che nel 1939 a capo della Slovacchia c'era Jozef Tiso, parroco e professore di teologia morale. Ucciso dai russi a fine guerra, che si era pesantemente impegnato in una politica repressiva nei confronti degli ebrei.


Due religioni in stato nascente
Sembra ovvio ricordare che il Cristianesimo, quantunque espressione di una civiltà complessa venutasi a creare nell'Area mediterranea all'epoca ed in conseguenza della pacificazione augustea, ha impiegato circa 500 anni per determinarsi e costruire una dottrina profonda, basata sulla filosofia italico-ellenistica, nella quale ll giudaismo ellenizzato ha fornito prevalentemente elementi mitico-narrativi. Lo scontro con l'altra religione emergente, quella del Dio Mitra, quantunque molto diffusa in tutto l'Impero, non aveva le potenzialità di elaborazione dottrinaria nella quale si gettarono a capofitto i "padri della Chiesa". L'incontro fra Atene-Roma-Gerusalemme è avvenuto in realtà sulla base di una analisi platonico aristotelica elaborata nei secoli dal pensiero teologico, cioè filosofico, almeno fino all'Aquinate (morto a Fossanova nel 1274). L'elaborazione filosofico-dottrinaria in seno al Cattolicesimo peraltro continua anche al giorno d'oggi e l'influenza del giudaismo non ci sembra essenziale.
Per questa ragione troviamo del tutto pleonastica e fuorviante l'occasione dello statuto dell'UE per lamentare l'esclusione del richiamo al giudeo-cristianesimo. Il cristianesimo, semmai, è conseguenza della tradizione classica che i contestatori dello statuto europeo hanno pregiudizialmente ed intenzionalmente ignorato.
Stanti queste permesse, parrebbe che una delle due neo-religioni in lizza, la New Age, possa avere la meglio nel tempo.
Infatti, la New Age si basa su una sincretismo che accoglie tutti gli elementi di scienza e spiritualità emersi nei due ultimi secoli, comprese le forme di spiritualità importate in Europa dall'Oriente più o meno mitizzato. Poiché non stiamo scrivendo un trattato, ma cerchiamo di illustrare alcune evidenze, quanto finora descritto ci sembra più che sufficiente.
Da qui l'esigenza da parte dei fautori della religione dello Shoa di affrettare i tempi, prima che un ribaltamento dei rapporti di forza nel mondo non annulli all'origine qualsiasi tentativo in tal senso. Si tratta comunque della interpretazione del concetto di religiosità. Alla religiosità newage che si basa sulla sintesi di tutti i fattori mentali ed emotivi emersi in questi tempi, la religione dello Shoa intende contrapporre una tipologia religiosa caratterizzata da Papini sul "Leonardo" nel 1903: «La religiosità è indubbiamente un carattere primitivo: i barbari e le donne sono le razze più religiose che si conoscono. Ogni tribù ha il suo feticcio ogni donna il suo rosario: è una legge quasi generale che non distruggono né le dubbie popolazioni areligiose né le rare libere pensatrici che sono, a loro modo, delle bigotte».
È su questo terreno emotivo-sentimentale-irrazionale, già ampiamente arato dai messaggi subliminali oltrechè dalla precedentemente analizzata pubblicità estraniante della Moda, che i programmatori del Mito intendono imporre la religione dello Shoa.


Elementi mitologici (accenni)
L'elemento mitologico, già ridondante nella Bibbia sotto forma di epopea di un popolo prediletto da Dio, si concretizza e personalizza nei Vangeli, sicuramente sotto l'influsso del pensiero classico. Sono molti infatti gli studiosi che hanno analizzato il diffondersi dell'evangelizzazione alla luce della diffusione del Mito socratico (il giusto che muore per obbedire alle Leggi superiori ancorché ingiustamente condannato). Questo concetto è alla base del platonismo e non a caso la patristica è intrisa di platonismo. In due libri recentemente pubblicati (Silvano Villani, "Il mistero del sepolcro vuoto" e Jacques Duquesne "Il vero Dio di Gesù") viene trattato l'argomento resurrezione. Sorvoliamo sul significato esoterico che ben si integra nella complessità della Dottrina, ma poiché si insiste ancora sulla veridicità documentale dell'avvenimento, non si può non rilevare la similitudine fra la dichiarazione dei testimoni, il becchino del cimitero che ha seppellito Gesù e Maria Maddalena e, poniamo, la fondamentale testimonianza del principale responsabile del lager il quale, dopo atroci torture ha "confessato" un numero spropositato di morti, probabilmente per inviare un messaggio nemmeno troppo criptico sulla realtà della situazione. Purtroppo a livello irrazionale i sottili messaggi razionali non passano ed il povero Hoss (la banalità del male), ha finito i suoi giorni, dopo aver elargito questo bel servizio ai suoi aguzzini, appeso ad un cappio.
Involuzione in atto da una religiosità illuminata dalla ragione ad una religione primordiale fondamentalista illuminata dal cabalismo.
L'avvento del Sionismo bellicista in Palestina combacia con la presa del potere negli USA del gruppo dirigente neocon ampiamente descritto dalla letteratura contemporanea. Pochi hanno però sottolineato che la maggioranza dei ruoli guida del partito neocon è costituita da ebrei della seconda immigrazione.
Quella, per intenderci, di fine ottocento, proveniente dai paesi dell'est europeo. Questa è profondamente intrisa di fondamentalismo, messianismo, cabalismo e si scontrò subito con la comunità ebraica americana proveniente per lo più dall'Europa centrale, sostanzialmente laica ed illuminista. Il sopravvento delle comunità provenienti dall'est europeo è stato possibile attraverso la saldatura con il fondamentalismo evangelico sostenuto ed aizzato dai predicatori televisivi, che controllano una vasta popolazione statunitense. In pratica la maggioranza degli abitanti di quel paese, sostanzialmente diversi dalla società nuovayorkese e cosmopolita descrittaci dalla cinematografia hollywoodiana. Noi ci troviamo pertanto oggi di fronte ad un baratro di cui non abbiamo coscienza.
La stessa manipolazione praticata dalle sètte evangeliche dovrebbe balzare agli occhi. Le vecchie chiese protestanti, caratterizzate da personaggi austeri di stampo seicentesco si vanno svuotando, mentre proliferano le organizzazioni religiose o pseudo tali fanatizzate da sedicenti predicatori, spesso controllati dalla CIA, come nel caso del reverendo Jim Jones, quello del suicidio collettivo di Jonestown del 1978, grande elettore e finanziatore di Nixon, fra l'altro.
Tutto il quadro internazionale si presenta, agli occhi di un analista attento, come un regresso al manicheismo pre-classicità. La mancanza di qualsiasi "pietas", dimostrata nelle recenti rievocazioni rituali, nei confronti non solo della popolazione non ebraica dei lager, ma anche delle diecine di milioni di vittime della guerra è indicativa.
Ciò costituisce la diagnosi di una perenne malattia, vera ed atavica malattia, quella di aprirsi alla realtà variegata e complessa del mondo, che non è il deserto biblico, e l'incapacità di considerare gli altri esseri viventi, come facenti parte di un unico universo.
Questo atteggiamento è stato recentemente ancora dimostrato da un paio di storici israeliani i quali, scrivendo la storia di Israele, hanno documentato le sofferenze dei palestinesi ma hanno altresì affermato che le sofferenze di questi ultimi non vanno paragonate a quelle degli ebrei.
Il sottinteso è sempre quello: siccome il popolo ebraico si identifica con la divinità, la sofferenza di questo popolo è assoluta perché inflitta ad un dio. Si tratta di un concetto del cristianesimo, qui però invertito, come documentato dagli scritti del cardinale Lustiger.


Necessità del ritorno alla Classicità
La Classicità è espressa dal pensiero e dalla prassi greco-romana. L'unica antitesi nei confronti del regresso manicheistico di stampo pre-classico è una ripresa vigorosa dell'antitesi Atene-Roma-Gerusalemme descritta in un episodio poche volte citato.
Nel capitolo 22 degli Atti degli Apostoli, San paolo viene condotto nella fortezza per essere interrogato.
Quando lo legano con le cinghie, Paolo chiede al centurione presente: «Vi è lecito flagellare un cittadino romano che non è stato ancora condannato?» Scoperta la sua cittadinanza, il tribuno che ha dato l'ordine «ebbe paura perché l'aveva fatto legare». In seguito, il sommo sacerdote di Gerusalemme si lamenta col governatore romano, Festo, perché non ha incarcerato Paolo; e nel capitolo 25 Festo risponde con una lezione sui diritti di Legge: «Non è usanza dei Romani imprigionare un uomo prima di averlo messo a confronto con i suoi accusatori ed avergli dato l'opportunità di difendersi dalle accuse».
Quello che sta accadendo oggi, sotto l'imperio delle forze che conosciamo, messo a confronto con la lezione di diritto sulla quale si è imperniata la grande ed imperitura lezione di Roma, ci spiega tutto. Il resto è, o dovrebbe essere, silenzio.

 

Giorgio Vitali