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Riflessioni sul PDL e Berlusconi: un "regime", ma di che tipo?

Note dedicate ai fascisti e agli antifascisti, caldamente consigliati di rivolgersi (per i rispettivi motivi) altrove…

   
Enrico Galoppini e Antonio Grego   

Uno degli argomenti preferiti degli avversari di Berlusconi è quello che lo dipinge come una specie di "ducetto", che sotto sotto, mentre straparla di "libertà", mira ad instaurare un "regime" sostanzialmente "antilibertario". Berlusconi, in poche parole, sarebbe l'incarnazione di un "nuovo Fascismo".
L'idea che ci siamo fatti è che tale "accusa" è, in apparenza, fondata, nella sostanza, infondata. Ed una serie di equivoci e malintesi, essenzialmente dovuti all'idea di "fascismo" che i più si sono fatti, incombe sia sulla parte "fondata" che su quella "infondata" dell'"accusa" rivolta a Berlusconi d'instaurare un "regime" (fascista).

Ma prima di tutto va detta una cosa: a molti italiani Berlusconi piace. Piace perché dà un'immagine -alla quale corrisponde anche una sostanza, poiché un fenomeno così complesso e duraturo non può reggersi sulla sola apparenza- di "uomo di successo" (che "ha fatto i soldi"), di persona animata da una forte "volontà", che ha dei sogni che vuole "realizzare", che vuol "fare" anziché "dire". E delle "chiacchiere" molti in Italia non ne possono più.
Un'altra cosa importate da dire subito per meglio contestualizzare il fenomeno, è che il popolo italiano sessant'anni fa ha subito, oltre che una sconfitta militare ed una conseguente occupazione americana, un vero e proprio trauma psicologico collettivo. Si è parlato molto della "morte della Patria", ma poco o nulla del fatto che gli italiani, da quando il cadavere di Benito Mussolini -per volontà degli americani- è stato appeso (ad un distributore della Esso!) a Piazzale Loreto, sono sostanzialmente "orfani del padre".

Chi ha favorito l'ascesa politica del Cavaliere -che, non lo si dimentichi, data dall'indomani di "Mani Pulite"- non poteva non considerare questo antefatto. E non poteva ignorare che sebbene tutto (intellettuali, scuola, media ecc.) remi contro, agli italiani -meglio se non politicizzati- il Fascismo piace perché è esattamente l'espressione del loro "genio". Certo, il "genio" al quale ci riferiamo è soprattutto quello degli italiani usciti dalla Prima guerra mondiale e da una temperie che aveva forgiato un "carattere", ma non si deve sottovalutare la potenza di determinati archetipi (che vanno al di là del Fascismo quale fenomeno storico), né la sostanziale refrattarietà del profondo degli esseri umani ad ogni possibile e persistente campagna di "lavaggio del cervello". In poche parole, chi realmente vuol fare "politica" oggi non può ignorare che insistere sull'antifascismo significa non andare contro Forza Nuova o la Fiamma Tricolore, ma remare contro il popolo italiano nel suo complesso, poiché l'antifascismo è stato ed è lo strumento ideologico utilizzato dai nostri padroni e dai loro lustrascarpe per attuare una sistematica politica antinazionale[1].

Chi ha incoraggiato la "scesa in campo" di Silvio Berlusconi queste cose le sa. E sa che, sebbene negli anni, con un lavoro certosino e molto più faticoso da realizzare rispetto a quello che -quasi dall'oggi a domani- ha prodotto lo sfaldamento del fronte comunista[2], sia stata epurata dall'area post-fascista tutta la sua "sinistra", esiste un bacino di consenso "fascista" molto più ampio di quanto la propaganda vuol farci credere. Un'iniziativa come quella del ministro Bondi di patrocinare un'iniziativa in favore dei "reduci della Repubblica Sociale Italiana" dà conto della consapevolezza di questo Esecutivo che esiste un consenso per le attività volte a rispettare la memoria di quel che, ufficialmente, sarebbe il "Male assoluto". Senonché tutto dev'essere fatto confluire in maniera innocua verso un rafforzamento del regime liberaldemocratico filo-atlantico[3].

Per comprendere le ragioni che sottostanno alla manovra in atto, resasi ancor più evidente con la creazione del PdL (e del PD), bisogna comprendere che:

1) stiamo vivendo una crisi epocale, non solo economica, bensì "di civiltà". Il cosiddetto "Occidente" è al capolinea. Siamo sull'orlo dell'abisso, per di più scavato con le proprie mani da una "classe dirigente" compiaciuta in quotidiano un gioco al massacro. Mentre l'"Occidente" cerca di salvare se stesso irretendo l'Europa nella NATO e nelle sue "guerre umanitarie", questo senso di spaesamento genera nella gente un disperato bisogno di sicurezza, di una guida, di qualcuno che governi con il "populismo" e uno stile "paternalistico", rassicurante. Di qualcuno che finalmente faccia funzionare qualcosa. A tutti questi bisogni dà una "risposta" Berlusconi, che si presenta sia come persona "di successo" che "si è fatta da sé" (a differenza dei vari politici di professione dallo stesso Berlusconi paragonati alla stregua di parassiti)[4], sia come persona attenta alle istanze "sociali" (quasi "socialiste", infatti viene ricordato come "amico di Craxi"), sia come "uomo forte" decisionista (non è così, ma questa è l'immagine che gli è stata creata, sopratutto dalla sinistra deficiente), addirittura amico e "maestro" di Putin (quasi un rapporto maestro-allievo che ricorda quello Mussolini-Hitler)[5]. Capita l'antifona, altri si buttano su questa strada, facendo appello a quel sentimento di "simpatia per il Fascismo", a dimostrazione che non è Berlusconi ad essere "fascista", ma è la società che va in quella direzione, che ha bisogno di nuovo di quella "soluzione", che però viene proposta in maniera artatamente contraffatta per il semplice motivo che il Fascismo è l'antitesi e del liberal-capitalismo e del comunismo, che postulano, nella loro visione materialista ed economicista, l'uomo quale "fattore della produzione" da sacrificare sull'altare del 'monoteismo' del Mercato inteso come unica realizzazione e fine dell'uomo[6].

2) Esiste altresì in questo Governo la consapevolezza che per presentarsi effettivamente come "novità", voltando pagina con la "politica delle chiacchiere" e delle "inutili contrapposizioni", per l'"unione di tutti gli italiani", è conveniente rifarsi ad un lessico in un certo senso "fascista", senza disdegnare alcune "pose" tipiche di quell'epoca rimasta -come osservavamo- nel 'cuore profondo' degli italiani.
Basti dare una lettura alla "Carta dei valori" del PdL: http://www.forzaitalia.it/notizie/arc_15346.htm
Non possono non colpire gli incipit dei vari capoversi: "NOI VOGLIAMO...".
Se poi si va alla pagina principale del sito di Forza Italia (http://www.forzaitalia.it/) si nota che tra le immagini in alto, che si succedono a rotazione, ve n'è una intitolata "La rivoluzione della libertà" che ritrae Berlusconi in una posa da "ducetto": "Lui" replicato due volte, sia sul podio da cui parla che nel maxischermo alle spalle, simmetricamente centrato rispetto ad una massa anonima di gente presa di spalle che converge verso di lui. Una cosa impressionante, da "raduni di Norimberga", con quel tocco di 'anarchia' che fa sì che la folla che sta a sentirlo non sia ordinata perfettamente come i seguaci del Fuhrer. Un'altra piccola foto, in basso, lo fissa mentre si produce in una specie di "saluto fascista"!

E poi il Berlusconi col casco da volontario della Protezione civile e il cappello da capostazione, quello con giacca e cravatta e quello con la maglietta stile Armani, fino a quello con la bandana.
Un particolare, tra tutti questi atteggiamenti 'cesaristi' non può essere sfuggito: il 23 marzo (che era un lunedì), con lo stesso Berlusconi a bordo, il treno "superveloce" Milano-Roma è arrivato "in orario"… E col "piano casa" siamo alle "città di fondazione"... o no? Città "satelliti" di ogni capoluogo di provincia! Ad un certo punto, non sapendo più che pesci prendere, Franceschini ha detto che il "piano casa presentato da Berlusconi il 23 marzo è fallito". E perché non ha detto "una settimana fa" e basta? No, ha nominato espressamente la data fatidica... Ciò significa che c'è chi ha mangiato la foglia e "tiene d'occhio" il capo del PdL.

In questo pseudo-fascismo, l'opposizione diventa sempre più svalutata, perciò inutile, vittima anche della sua spocchia. Se questa per accettarti ti fa l'esame del DNA (sei "di sinistra"? quindi "antifascista", "antirevisionista" ecc.?), il PdL imbarca "tutti", anche uno che ha fatto il sindaco per il PCI, o Ciarrapico che "fa il saluto fascista", né da FI viene espulso chi tiene blog revisionisti sull'Olocausto. A pensar male si direbbe che le dimissioni di Veltroni, già direttore del "l'Unità"[7], siano giunte ad orologeria, per facilitare il compito di chi ha in serbo, da anni, un progetto di "rinascita nazionale", che non a caso è da sempre il capo d'accusa più virulento, nei suoi echi "resistenziali" e "antifascisti", di chi grida al "regime" che Berlusconi intende instaurare. Un regime, per costoro, indubbiamente "fascista"[8].
La questione del "Piano di rinascita nazionale" è in effetti rivelatrice di tutto l'equivoco che grava su questa Repubblica nata sulle macerie della sconfitta militare nel 1945 e la conseguente "Liberazione"[9]. Considerato che l'Italia è un Paese occupato da oltre 100 installazioni e basi militari USA-NATO, fa sorridere chi pensa -nel bene o nel male- che una "rinascita nazionale" sia possibile in simili condizioni. Tuttavia chi pensa "male", non pensando geopoliticamente, non considera che a causa dell'ineluttabile crisi degli USA quote di mercato sempre più consistenti passeranno in Italia ad altri attori, tra cui la Russia, con la conseguenza che si produrrà un ridimensionamento della sfera d'influenza degli USA. Chi, invece, pensa nel "bene" potrebbe essere tentato dall'idea di mantenere questo Paese in uno stato di "americanizzazione senza l'America", instaurando una sorta di monopartitismo votato alla diffusione di un modello di vita economicista filiazione di quello americano del "Mercato": insomma, i fautori del "partito americano" che tentano di sopravvivere all'America, senza fare i conti fino in fondo con la geopolitica che, spingendo l'Italia verso l'Eurasia, ci ricorda che non moriremo tra le braccia del 'Dio Mercato'.

Sullo pseudo-fascismo va poi aggiunto dell'altro. Leggendo la rivista ufficiale del PdL, "L'Ircocervo" (http://www.ircocervo.it/)[10] si nota che nella rubrica della cultura ci sono soprattutto anticomunismo e islamofobia, due cose che traducono, da una parte, un atteggiamento fondamentalmente "antistatale", dall'altra, una posizione geopolitica suicida rispetto a quella che, in virtù della posizione geografica, della storia e della cultura dell'Italia, consiglierebbe ben altro atteggiamento verso il mondo arabo-musulmano che non quello "consigliato" da un Carlo Panella autore di libri sul "Fascismo islamico" ed altre trovate ad effetto[11]. Si tratta, ad ogni modo, di una rivista da leggere tutta d'un fiato perché, scrivendovi molti personaggi di spicco del PdL, c'è da imparare.

Si noti anche che sul sito del PdL non c'è scritto nulla sul tesseramento. Come si fa ad iscriversi al PdL? Che si venga chiamati per cooptazione? È evidente che di "partiti di massa" non ne vogliono più sapere.

Tutti, comunque, 'ammiratori del Fascismo' alla "Libero" o suoi mistificatori alla Panella, in un modo o nell'altro sono concordi su un fatto: siamo "Occidente"[12]. Ed è qui il punto d'inciampo di questo equivoco e cosiddetto "nuovo Fascismo", perché il Fascismo mussoliniano non era affatto limitatamente "europeo", anche se fornì un "modello" a tutti i "rivoluzionari nazionali" europei che avevano capito, come lo stesso Mussolini, che sulla via di certo socialismo da salotto, parlamentare e parolaio (compresa la sua estremizzazione, che produsse le scissioni "comuniste") non si sarebbe mai arrivati a nulla, a maggior gloria dell'unico regime, "di destra" e "di sinistra" (a seconda della convenienza), liberaldemocratico. Certo, le mosse di Berlusconi in politica estera sembrano andare fondamentalmente nella direzione giusta: si pensi alla presa di posizione filo-russa sulla "crisi georgiana" e ad altre che mandano in bestia la stampa al soldo della City di Londra. Ma se queste forse non possono andare diversamente anche perché c'è l'ENI che fa quella politica estera, altre vanno in direzione opposta e traducono un atteggiamento da "servo di due padroni" che è tipico dell'italiano. La Russia, comunque, tiene d'occhio tutti in Europa, anche Berlusconi, tant'è che anche uno scoglio "indipendentista" in Sardegna non sfugge alle analisi degli esperti del Cremlino, che dopo la cosiddetta "indipendenza del Kosovo" ha promesso di rendere pan per focaccia. Frattini, intanto, va dove conviene che vada, un po' qua e un po' là, quindi anche la Siria e l'Iran diventano "interlocutori". Staremo a vedere fin dove sarà possibile fare gli Arlecchini[13].

Ma quali prospettive può avere la manovra in atto? Berlusconi ha già più di settant'anni. Quanto potrà andare avanti, anche a colpi di "elisir" e 'revisioni' varie? Alcuni pensano che Fini trami per 'fare le scarpe' al Berlusca, ammiccando alla "sinistra" per diventarne poi il leader. Niente di più sbagliato. La tattica è quella di fagocitare tutto nel "partito pigliatutto degli italiani", quindi Fini che fa il "progressista" serve a risucchiare voti dal PD, altro che "prossimo leader della sinistra"! Anche Casini è tagliato fuori. Esiste solo perché rispetto al '22 la Chiesa è molto debole mediaticamente, quindi ha bisogno di un suo "partito" dichiarato in Parlamento. La Lega farà la fine che merita: dopo il federalismo fiscale sparirà, mescolandosi con transfughi della "destra radicale", così addio anche alle "ronde" e alla "Padania".

Su tutto questo, inoltre, aleggia la sensazione che non abbia alcun senso "essere contro". Contro per "chi"? Per "cosa"? Ad essere "contro" tutta la vita si finisce per diventare patetici, come chi campa di rendita come "icona del '68" o "reduce del '77", o come quei babbei che in America vanno davanti a Capitol Hill coi cartelloni per rivendicare i "diritti civili". Un'appendice pittoresca e al limite utile per il rapporto annuale del min. dell'Interno.
E se la parola "rivoluzione" ("rivoluzione della libertà") la usa anche Berlusconi è chiaro che non ha più alcun senso per chi intende essere "contro"[14]. È diventata inservibile. Anche lo slogan "al di là della destra e della sinistra" è obsoleto, perché LORO per primi ci dicono, col "partito pigliatutto", che siamo ben OLTRE la "destra" e la "sinistra"[15].
Vale quindi la pena di gettare uno sguardo sugli ambienti che si adoperano contro il PdL. Ed anche in questo caso le analogie con quanto accadde ai primi del Novecento sono interessanti. Le "forze occulte" nemiche di ogni sovranità, di ogni vera indipendenza, che si mobilitarono contro Mussolini sono praticamente le stesse che si mobilitano contro Berlusconi, strillando al "ritorno del regime". Tuttavia è presente anche un vasto movimento di infiltrazione di queste "forze occulte" anche all'interno del PdL: si pensi alla pletora di candidati massoni ed ebrei, sionisti più o meno accesi, presenti nelle sue liste, esattamente come accadde anche all'inizio del Fascismo quando aderirono vari massoni ed ebrei (il Fascismo, strada facendo, si sarebbe reso conto dell'incompatibilità, prima, tra l'essere sia massone che fascista, poi, tra l'essere sionista e fascista). Probabilmente si tratta di un atteggiamento misto tra il "salire sul carro del vincitore" e il "controllare dall'interno", per evitare che il PdL prenda una piega sgradita e pericolosa per i poteri forti di cui sopra, sia in politica interna che, soprattutto, estera (quella dalla quale, presumibilmente, giungeranno le condizioni propizie per un ristabilimento della sovranità di questo martoriato Paese).Tuttavia, si ravvisano già alcuni segnali di nervosismo: l'abbandono del PdL da parte dell'ultrafilosionista Guzzanti è un segnale che questa strategia di "infiltrazione" sta subendo alcune battute d'arresto poiché forse non è stato ottenuto il risultato che si sperava.

Al termine di questa disamina, un lettore disattento potrebbe arguire che la nostra tesi è che il PdL e il berlusconismo sono una nuova forma di "fascismo". Ma ogni dubbio al riguardo va dissipato, e non perché non abbiamo nulla a che vedere con quell'antifascismo fanatico che affratella gli intellettuali delle università e i "collettivi" da essi sponsorizzati per "giocare alla rivoluzione", né con quell'altro antifascismo dei girotondini radical-chic che a ogni piè sospinto elevano "appelli alla Costituzione" e ai magistrati.
I motivi essenziali per cui Berlusconi non ha nulla a che vedere con una 'reincarnazione di Mussolini' sono due:
1) Manca la sostanza umana che rimpolpava i ranghi dei fascisti storici: la società è completamente degradata da decenni di propaganda occidentalista, laicista, libertaria, che incita all'individualismo e al disimpegno. Anche e soprattutto grazie all'azione dei media in mano allo stesso Berlusconi. Non esistono gli "arditi", uomini disposti a "rischiare" per un ideale. La maggior parte dei giovani sono una massa di bulletti che sognano l'ultimo tipo di telefonino o di effeminati che si fanno le lampade. Non esistono "valori" su cui fare leva per realizzare un "uomo nuovo", non esiste più alcuna religione virile (il Cristianesimo è ridotto a moralismo e la Chiesa ad ente caritatevole), mentre ogni autentico legame comunitario è stato distrutto.
2) Berlusconi ideologicamente si sente "americano", essendo cresciuto con quel mito: impresa, "libero mercato", società dei (e "libertà" nei) consumi. Non è pensabile che a settant'anni cambi idea e divenga la negazione di se stesso e di ciò che rappresenta per chi lo ammira in quanto "uomo di successo". A differenza dei politici di professione avrà anche lavorato, ma s'è anche rimpinzato di quattrini ad un livello patologico, mentre Mussolini, anche a capo all'ingiù, dimostrò fino all'ultimo che le sue tasche erano pulite...[16].
Mussolini aveva in mente un chiaro progetto politico per il popolo italiano, socialista e nazionale, anche se all'inizio dovette appoggiarsi a forze che, in seguito, l'avrebbero in gran parte tradito. Il consenso che raggiunse alla metà degli anni Trenta era plebiscitario. Il lascito di Mussolini agli italiani sta nel "Fascismo di pietra" che resiste alle scosse di terremoto e in quello "Stato sociale" inviso ai liberaldemocratici d'ogni ordine e grado che da "Mani Pulite" lo stanno smontando pezzo dopo pezzo. Berlusconi, a livello interno, difende gli interessi di una parte della "casta" (piccole e medie imprese, artigiani, liberi professionisti) contro quelli di un'altra parte (dipendenti statali, grande industria e finanza, media non sotto il suo controllo) che tifa PD. Tutto quello che sta facendo ora in politica estera si spiega perché è costretto dagli eventi, così per pragmatismo deve prendere delle iniziative che vanno all'opposto di quel che gli consiglierebbe la sua ideologia. Provvidenzialmente, è proprio la sua attenzione agli "interessi" che gli fa prendere una direzione interessante, soprattutto in politica estera, con importanti conseguenze geopolitiche.

Tutto ciò premesso, se veramente di "regime" trattasi, probabilmente sarà un "Fascismo come lo hanno da sempre descritto gli antifascisti", ovvero un "regime di destra"[17] sicuramente più "nazionalista" di quello che sin qui ha governato l'Italia, ma scevro da ogni ambizione di forgiare "l'uomo nuovo" e castrato di ogni moto spirituale e sociale. Sarà un "regime di destra" che regnerà su una massa informe (si ricordi la citata immagine della folla di fronte a Berlusconi) di cittadini-consumatori il cui unico bisogno è quello di "ordine e sicurezza". La famiglia continuerà ad essere vilipesa (ma "difesa" a parole) e la scuola sarà sempre più tutto tranne che quel luogo di formazione di un "carattere" che dovrebbe essere. Un lavoro stabile sarà sempre più chimerico, in nome della "flessibilità" teorizzata da "giuslavoristi di sinistra" senza scrupoli. I poveri si riconosceranno, come in America, dai denti bacati. Probabilmente le "libertà individuali" verranno ridotte, la massa verrà ammaestrata sempre più con i media e anche ad internet imporranno dei bavagli, tutto in nome della "sacra unità nazionale", ma a differenza del Fascismo storico, quando lo Stato aveva un'etica, queste limitazioni non verranno controbilanciate da una serie di misure in campo sociale, assistenziale e culturale[18] che ne costituirono la giustificazione, poiché mancherà un riferimento ideologico e spirituale in grado di dare uno scopo alla vita degli uomini e al loro "vivere insieme" che vada oltre l'orizzonte del "Mercato" e del tipo umano che informa.

La nostra conclusione è che nonostante la situazione richieda un intervento politico deciso, rivoluzionario (nel senso prima specificato), ovvero un "fascismo" nel senso originale e vero del termine (il "fascio di forze"), ci ritroviamo ad avere un Berlusconi che nonostante ambisca (forse) a passare alla storia come un 'nuovo Mussolini', in realtà non è altro che il capo, populista e paternalista, di un regime liberaldemocratico che CON IL FASCISMO NON HA NIENTE A CHE VEDERE. In buona sostanza, siamo in presenza di una manovra volta ad evitare -come sempre, del resto, in regime liberaldemocratico- che dalla "crisi" in atto e dai correlati ed epocali sommovimenti geopolitici possa prodursi una situazione in grado di restituire l'Italia alla sua naturale fisionomia sociale e politica -frutto del "genio" del suo popolo- e alla sua funzione geopolitica mediterranea e di ponte verso l'Eurasia.

Enrico Galoppini e Antonio Grego     

NOTE:

1) Illuminanti, in merito, sono alcuni articoli di Maurizio Blondet sull'azionismo, Amendola, Spinelli ed altri «padri fondatori della Repubblica» scritti sul sito "Effedieffe.com".

2) Nei suoi elementi residuali completamente inebetito, in modo da esaltarne l'inutilità agli occhi dei potenziali elettori, da parole d'ordine sui «diritti dei gay» ed altre cose davvero «fondamentali» nella vita ordinaria dei "lavoratori".

3) Questo regime (perché questo, Berlusconi o non Berlusconi, è un regime, nel senso deteriore del termine, che non persegue il bene comune degli italiani) anche quando ammette delle verità lo fa in modo che tutto rientri in una «cornice» rassicurante, quindi innocua. È accaduto infatti che il quotidiano "Libero", di proprietà della famiglia Berlusconi, abbia rilevato che nel recente terremoto dell'Aquila gli edifici a subire meno danni siano stati quelli costruiti durante ilo Ventennio. "Libero" è un quotidiano «di destra», non di quella "conservatrice" vecchio stampo (del resto, oggi, cosa c'è di "conservatore"?), ma di quella "anarcoide" tipo «voglio la pistola come gli americani», islamofoba in perfetto stile «crociato dello Zio Sam», "ribelle e anticonformista" alla Feltri, che reclama sempre maggiori "libertà" (d'impresa) e fanaticamente anti-Stato (in ciò sta il suo anticomunismo). Se la stessa cosa fosse stata rilevata da un "Corriere" allora sì che avrebbe avuto un altro impatto. Ma messa su "Libero" non dà noia a nessuno, e, anzi, rafforza l'idea del tutto fuorviante che Berlusconi -se i giornali da lui pagati hanno "simpatie" per il Fascismo- sia "fascista" e che perciò il suo "regime" sia una riedizione del Fascismo, con quest'ultimo condannato ad essere considerato, persino da molti suoi "ammiratori", un regime "di destra".

4) Questo è un punto molto importante, sottovalutato dai critici di Berlusconi per partito preso. I politici, di tutte le risme, lo sono «di professione», il che significa che NON HANNO MAI LAVORATO. Le studiano la notte per campare di politica tutta la vita, e questo, a pelle, alle persone comuni non piace. Invece Berlusconi non è un «politico di professione» e in questa fase di disincanto la cosa paga.

5) Sia Berlusconi che Putin sono tra i bersagli preferiti della stampa britannica, che a nessun altro leader europeo riserva analoghi virulenti attacchi.

6) Per rendersi minimamente conto dell'abisso che separa il Fascismo storico dalle sue indebite contraffazioni, si legga un libretto di A. Mezzano ironicamente intitolato "I danni del Fascismo", nel quale vengono elencate e sinteticamente spiegate le realizzazioni del Ventennio (ed. all'Insegna del Veltro, disponibile anche in rete: http://www.italia-rsi.org/zzz/cybersamizdat/idannidelfascismo.htm).

7) Curiosamente, il «Uòlter» talmente americanizzato da rinnovare, nel 1998, da Min. dei Beni culturali, l'accordo (si fa per dire) che impone il dominio della cinematografia statunitense in Italia, traghetta ogni cosa che dirige verso il… nulla.

8) Quando invece farebbero bene a dedicare i loro strali polemici alla corporazione da essi divinizzata, ovvero la Magistratura, perché non è possibile che quando non funziona più nulla -in primis la stessa Giustizia- questo settore possa essere privo di «pecche» e scheletri nell'armadio.

9) "Liberazione" che per Berlusconi fa tutt'uno con l'arrivo degli americani, poiché com'è noto il Cavaliere di Arcore s'è sempre rifiutato di celebrare il 25 aprile in chiave "partigiana". E il colmo del ricircolo è che mentre Franceschini lo esorta a partecipare al "corteo", a mo' di ricatto morale, la "sinistra estrema" minaccia 'rappresaglie' nel caso egli vi si presentasse.

10) Animale mitologico metà capra e metà cervo utilizzato per significare l'unione di realtà considerate inconciliabili. L'ha citato Marcello Pera in un suo recente saggio mirato a convincere -con tanto di approvazione del "teologo Ratzinger"- della conciliabilità tra Liberalismo e Cattolicesimo. Anche da questi segnali si evince che con buona probabilità siamo in presenza di un estremo disperato tentativo di procrastinare, con la stampella di un Cattolicesimo declinato in senso identitario ma senza la fede in Dio, l'esistenza dell'«Occidente» e dei suoi "valori", con buona pace di chi strilla al «ritorno del fascismo».

11) Uno dei milioni di esempi dal quale si evince come questo sistema (che a detta degli antiberlusconiani sarebbe "fascista"), avvalendosi di consulenti che non hanno mai smesso la loro militanza antifascista, non disdegni di tacciare i suoi nemici (per conto terzi, s'intende) di "fascismo"!

12) Un articolo a parte meriterebbero i cosiddetti "neofascisti", che insistendo sempre più sul loro carattere "di (unica) destra" e cercando lo scontro -gradito al sistema e allo stesso PDL che li protegge- con l'«estrema sinistra», nonché impegnati in campagne «contro le moschee», si configurano come il luogo di raccolta degli «occidentali di estrema destra». Vada comunque rilevata la cosa più importante: la «riunificazione dell'Area», tormentone che da decenni circola «a destra della destra», è stata operata non da uno dei suoi leader da zero virgola percentuale elettorale, ma nientemeno che da… Berlusconi: meglio così, almeno chi vorrà raccattare le briciole che cadono dalla sua mensa dovrà dichiararsi «di (estrema) destra», col termine "fascista" che finirà d'essere ostaggio di «capetti» che non hanno neppure il coraggio di utilizzarlo, tanto sono imbarcati nella loro crociata da «estremisti di destra» dell'Occidente (croci celtiche, il pub inglese come ritrovo, i tatuaggi, per finire -novelli "radicali"- con le iniziative a sostegno delle minoranze "ribelli" contro le "dittature", guarda caso quelle sgradite all'Angloamerica).

13) L'Italia non partecipa alla "Conferenza sul razzismo" indetta a Ginevra dall'ONU perché non vi viene condannato l'«antisemitismo»… ma, arlecchinata nell'arlecchinata, si evita di recitare il rituale finto scandalo di fronte all'«antisemita» Ahmadinejad, lasciando la delegazione vaticana, che non s'è scomposta più di tanto, a «rappresentare» l'Italia…

14) D'altra parte l'unica "rivoluzione" che da sempre abbia un senso è la «rivoluzione conservatrice», che trae il suo significato dall'etimologia stessa del termine "rivoluzione".

15) Si pensi che nell'Area nazional-popolare, o "socialista nazionale" c'è ancora chi pensa di accreditarsi come resuscitatore della "vera sinistra" inneggiando al «socialismo del XXI secolo» e sbizzarrendosi in una nuova pagina d'esotismo politico, quando tutto è già abbondantemente superato; addirittura l'idea stessa di "partito", se Forza Italia ha rappresentato l'inaugurazione di un "fare politica" a partire da un'azienda che macina miliardi, mentre di "idee" ormai si discute solo nell'ambito di "fondazioni".

16) È noto che il Duce del Fascismo mantenne, anche quando avrebbe potuto concedersi praticamente tutto, uno stile di vita sobrio, tant'è che non percepiva lo stipendio di Capo del Governo poiché gli bastavano i proventi de "il Popolo d'Italia", quotidiano da lui fondato.

17) È molto istruttivo rilevare che sin dal '22 gli antifascisti strillavano al «regime di destra», per cui esiste una continuità tra costoro (che poi furono coerentemente messi dagli anglo-americani sul carro del vincitore nel '45) e chi, nel dopoguerra, si adoperò con il MSI-Destra Nazionale a far intendere che il Fascismo fosse un fenomeno «di destra». Se ogni cosa è riconducibile a "destra" e "sinistra" il sistema è salvo.

18) S'invita vivamente a sfogliare le riviste culturali del Ventennio per rendersi conto che all'epoca c'era un dibattito culturale molto più elevato e variegato di quello proposto attualmente in regime liberaldemocratico
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