Risposta ad alcune
critiche
"un
camerata della FNCRSI"
Non potevo certo immaginare che un mio sfogo immediato e
spontaneo a mò di confidenza con un amico, alle tesi esposte in una intervista
pubblicata da "Rinascita" (9/2/12) di un certo R. Sestito e inserita
successivamente nel sito della FNCRSI, potesse provocare la risposta meditata e
meticolosa ma piccata dell’autore. Personalmente avrei mantenuto un dignitoso
distacco. Non sono avvezzo alle polemiche ma visto che l’autore in questione mi
degna di una risposta, inserita anch’essa nel sito della FNCRSI, allora anche io
scendo nell’agone e tanti auguri. Mi accingo in ritardo a tale risposta perché
all’improvviso ho dovuto trascorrere una forzata "villeggiatura" all’ospedale
San Camillo di Roma per un banale intervento chirurgico. Comunico questo
particolare personale solo per due motivi. Il primo è una considerazione che mi
è venuta spontanea durante la mia degenza. Si sa che il San Camillo prima della
guerra si chiamava "Ospedale Littorio". Ebbene ho pensato, "ma guarda un po’,
chi è stato uno dei principali beneficiari della caduta del Fascismo, il
Vaticano, oltre il vario antifascistume e le varie consorterie internazionali
economiche, finanziarie e massoniche". Il secondo motivo è che durante la
degenza ero in possesso di un numero speciale de "La Cittadella" e dell’ultimo
numero di "Arthos". Entrambe le riviste, curate da "evoliani" onesti ed
obiettivi, hanno dedicato numeri unici ad Arturo Reghini. Di Sandro Consolato e
di Renato del Ponte mi onoro di essere amico e sodale e di condividerne le
scelte e le ricerche storiche e tradizionali. Ebbene, la domanda che mi sono
posta è stata la seguente; «esisterà per caso un reghiniano capace di una simile
onestà intellettuale nei confronti di Evola?». Sono piuttosto scettico in
proposito, dato l’eterno rancore che cova in essi.
Veniamo al concreto. Dico innanzi tutto che manterrò l’anonimato solo perché mi
è stato richiesto dalla FNCRSI, di cui sono un aderente da vecchia data e di cui
condivido in pieno le analisi storiche, politiche e le critiche dei suoi
dirigenti. Sono pronto però ad un dialogo aperto e costruttivo.
L’autore in questione nella sua risposta mi chiama "camerata", non so se per
prendermi in giro o per insultarmi. Non ha importanza. E’ un termine che accetto
ben volentieri e con orgoglio, per cui lo ringrazio. Come definiremo, invece, il
nostro interlocutore. Vediamo un pò: ecco ci siamo: "antifascista". Gli sta
proprio a pennello. Il nostro "antifascista" implicitamente mi colloca a
"destra". Non ha capito nulla. Di destra ci sarà lui. La destra per me è
Badoglio, il re, la Massoneria, il Vaticano, l’atlantismo, il MSI, il
conservatorismo, ecc, ecc, ecc. Con i miei camerati della FNCRSI e di altri
gruppi politici, di battaglie contro la destra ne abbiamo fatte all’infinito. Si
informi. Implicitamente mi dà del nostalgico. Mi sembra il bue che da del
cornuto all’asino. Parla uno che è rimasto al 1929, cioè alla diatriba Evola -
Reghini senza aver fatto un minimo passo in avanti e all’avversione per i Patti
Lateranensi senza aver capito nulla di essi. Nostalgico di che? Uno che ha fatto
lotta politica tutta la vita e continua a farla, può essere nostalgico? Con i
miei camerati delle FNCRSI abbiamo influenzato gli eventi politici e abbiamo
fatto studi storici. Difendiamo pertanto le motivazioni realistiche di certe
scelte politiche di Mussolini. La nostra è conoscenza della storia semmai, non
nostalgismo. Non difendiamo alcuna Chiesa. Torneremo sopra su tutto ciò.
In un suo passo critico piuttosto piccato l’"antifascista" vuole dare lezione a
me per una mia frase, a proposito del Concordato, riguardante "gruppi
inconsistenti" ignorati da Mussolini. Conosco la funzione delle minoranze,
soprattutto come esperienza personale. L’antifascista deve sapere che da quando
sono nato ho militato in gruppi "inconsistenti" e minoritari, ma che con le idee
dei nostri camerati abbiamo messo in moto la storia e le azioni politiche (es.
il ’68). Figuriamoci poi che leggevo Prezzolini fin da quando ero nel ventre di
mia madre. La mia frase non era una invettiva contro i gruppi minoritari.
Tutt’altro, riconosco benissimo la loro validità.
Il gruppo di Evola e quello di Reghini (la Scuola Pitagorica, sempre valorizzata
dai miei amici "evoliani" Del Ponte e Consolato) e tanti altri gruppi, lo
dimostrano. Il mio discorso era riferito esclusivamente al fatto che Mussolini
doveva fare inevitabilmente delle scelte realistiche. Io cerco solo di capire
l’operato del Fascismo.
La scelta di Mussolini, inevitabile e realistica, è stata dettata dal motivo di
avvicinare le masse al Fascismo e di far penetrare il Fascismo nel popolo,
mettendo nel contempo, un bel cappio al collo del Vaticano. Cappio, che se il
Fascismo fosse durato un altro po’, si sarebbe sempre più stretto. Il Vaticano,
che lo ha capito molto bene, quando ha avuto l’occasione per liberarsene, la
guerra, se ne è liberato ben volentieri, alleato con i suoi amici Massoni.
Reghini non si è mai espresso cosi stupidamente contro il Fascismo e il
Concordato, come ha fatto invece l’antifascista, perché aveva capito che
bisognava dare tempo al tempo e che la battaglia ideologica era all’interno del
Fascismo o parallela al Fascismo, non certo contro il Fascismo. È stato coerente
sino alla fine. Altri hanno preferito tradire. Su questo argomento torneremo
sopra. Pertanto non difendo assolutamente l’identità Chiesa - Fascismo, perché
di fatto questa identità non è mai esistita. La Chiesa ha sempre mal sopportato
questi patti, perché ha sempre avvertito la corda al collo e ha sempre rosicato
quando sentiva i Balilla marciare al "Passo Romano" e cantare "Fuoco di Vesta".
Per quanto riguarda il "tradimento" della Massoneria e dei massoni dal ‘39 al
‘45 è inutile che l’antifascista si nasconda dietro un dito e finga di non
sapere. La Massoneria e i massoni hanno vergognosamente tradito, compresi
personaggi purtroppo vicini a Reghini come G. Parise e altri, in contatto con i
servizi segreti anglo americani e rifugiati guarda caso in…. Vaticano. Io
conosco solo il nome di un reghiniano ortodosso, il quale ha coraggiosamente e
coerentemente aderito alla RSI: Aniceto del Massa (pressoché ignorato dal nostro
amico). Inoltre quello di un massone fedele al Fascismo: R. Farinacci, che
guarda caso è stato eliminato breviter alla fine di Aprile del ’45. Gli altri
hanno obbedito alla Gran Loggia Madre di Londra, tradendo cosi l’Italia, il
Fascismo, la Tradizione, l’Imperialismo Pagano, la guerra, le conquiste sociali
e tutto il resto, con tanti ringraziamenti da parte del Vaticano e dell’Alta
Finanza Massonica Internazionale.
Per quanto riguarda il comportamento di Reghini, ammetto di essermi espresso
male. Non era mia intenzione. È stato uno spiacevole refuso dovuto alla fretta,
che mi ha fatto parlare di lui intendendo in realtà altri. Faccio ammenda e me
ne vergogno. (Chissà se l’antifascista apprezzerà questa mia onesta umiltà). È
vero è rimasto fedele e coerente sino alla fine nella sua Budrio. In cuor mio
non ho mai avuto alcun dubbio. Su ciò torneremo sopra.
A proposito poi di Massoneria e Vaticano, ma è mai possibile che l’antifascista
all’età che ha, ancora non ha capito che tra loro vi è una finta
contrapposizione? Ancora non ha capito che sono come i ladri di Pisa; di giorno
litigano e di notte vanno a rubare insieme. Si sono spartiti le competenze. Alla
Chiesa le anime, alla Massoneria i soldi. Cioè potere "spirituale" (si fa per
dire) e potere politico finanziario. Senza pestarsi i piedi. Entrambi però sono
nemici acerrimi di qualsiasi autorità, di qualsiasi concetto di patria e di
autonomia nazionale. Solo i gonzi cadono in questa diatriba. Ecco perché sia
Evola che Reghini erano avversati sia dalla Chiesa che dalla Massoneria per le
loro idee autenticamente tradizionali e romane (Reghini da buon idealista
credeva in una Massoneria ideale, in pratica inesistente, ed odiava quella reale
esistente, definita "pozzanghera").
L’antifascista fa cenno inoltre alla famosa quaestio tra Evola e Reghini, della
quale, a parte alcuni aspetti esteriori, in realtà non si sa nulla di preciso.
Ecco come si esprime N. M. Di Luca (dal numero unico interamente dedicato a
Reghini de "La Cittadella" pag.106/7): «Evola ebbe più volte modo di
rammaricarsi della rottura…», e poi: «Purtroppo, devo segnalare con un pò di
fastidio che vi è chi sembra voler fare durare in eterno la querelle
Evola-Reghini, ovviamente a danno di Evola, come se si trattasse di cosa di
attualità in cui tutto l’odierno ambiente degli studi esoterici debba sentirsi
coinvolto e parteggiare, e non invece di una brutta vicenda, certo esiziale per
la storia dell’esoterismo italiano, da ricostruire e valutare sine ira ac
studio. R. Sestito pretende di aver formulato sulla questione "un giudizio
scevro da preconcetti", ma si è solo fatto prendere la mano da P. Fenili e D. L.
Thomas, che sulla rivista "Politica Romana" hanno più volte suggerito l’idea che
la lite con Reghini sia stata per Evola l’inizio di una scalata a posizioni di
vantaggio intellettuale ed economico entro il Regime e, addirittura di una
conversione ad una presunta "filosofia cattolico-germanica" funzionale ai
disegni sia del Vaticano sia del pangermanesimo, il che è stato clamorosamente
smentito proprio su "La cittadella" da uno studioso, già appartenuto al pari di
Sestito all’Associazione Pitagorica degli anni ‘80, e quindi assolutamente
vicino alle idee di Reghini, come G. D’Uva, nel suo ampio e documentato saggio
Il fascismo pagano di Julius Evola».
Poi l’antifascista dà del nostalgico a me e accusa certi ambienti di "destra" di
essere incapaci di compiere revisionismi storici. Un po’ di umiltà, prego. Il
delirio dei suoi ispiratori è palese e il nostro antifascista è caduto nella
loro trappola con tutte le scarpe. Mi sembra di ricordare un certo libro di
Collodi in cui Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe o di assistere al film
"Odio continuo" o "La mistificazione dei fatti". Lasciamo perdere.
L’antifascista non ha capito che la contrapposizione Evola-Reghini è funzionale
al sistema. Funziona come in politica con gli opposti estremismi. Chi ne trae il
vantaggio è il regime. In questo caso Massoneria e Vaticano. Essa è una polemica
fuorviante; serve solo ai nemici dell’Italia.
Prosegue il Di Luca: «… bisognerebbe riconoscere che entrambi facevano parte
della medesima "razza dello spirito", ed io ho trovato bella e vera la chiusura
(…) che associa il 1945 viennese di Evola, in strada e non nei rifugi tra la
massa , a quello di Reghini che in un analogo scenario romagnolo di devastazione
rimane al tavolo di lavoro tra i suoi numeri pitagorici (…) indifferente alle
bombe che piovevano non lontano dalla su casa di Budrio».
Quanta differenza tra queste parole di amore e di pace e quelle subdole dei due
amanti della Massoneria e dell’Inghilterra, di cui sopra. Qualcuno ha
addirittura supposto che tra Evola e Reghini ci fosse un tacito accordo; come
dire "tu continua dentro, io continuo fuori del Regime". Ciò è possibile, perchè
in fin dei conti sia Evola che Reghini hanno detto e fatto le medesime cose.
L’antifascista invece si è fatto trascinare nel vortice dell’odio e del rancore
nel quale ancora sta precipitando, mentre il Gatto e la Volpe se la ridono alla
grande.
Reghini comunque aveva capito che con la caduta del Fascismo qualche cosa era
precipitato verso quella civiltà anglosassone, tanta amata dai due amici
dell’antifascista, ma tanto odiata da lui. Scrive il Reghini ("La Cittadella",
pag.123) a proposito: "….essendo ostili al convertirci allo spiritualismo e a
renderci tributarii della civiltà americana, giacchè noi siamo pagani; di questo
superidealismo anglo-sassone non ci fidiamo; ed esortiamo gli Italiani ad
arginare questi tentativi di infiltrazione che si ripercuotono in tutti i campi,
politici ed economici ed a non permettere che l’equilibrato idealismo italico
venga contaminato da nuove correnti esotiche." Sembra di sentire anche Evola. Ma
dove è questa rivalità?
Un atteggiamento tipico dell’antifascista è quello di apparire e di sentirsi il
"proprietario" di Reghini. Lui decide tutto di Reghini e su Reghini. Lui decide
chi Reghini avrebbe scelto per suoi discepoli. Un vero e proprio maestrino. Ma
non si rende conto l’antifascista che con le sue
analisi fuorvianti e le sue interpretazioni rancorose ha fatto più male lui a
Reghini di tutta la Chiesa Cattolica? Forse Reghini avrebbe rinunciato proprio a
lui come discepolo; se tanto mi da tanto!
Personalmente ho imparato ad apprezzare e ad amare Reghini da amici "evoliani" e
non sarà certo lui, il "proprietario", a farmi cambiare idea. Lui rischia solo
di farlo odiare, con il suo atteggiamento da "unto dal signore". Come del resto
tanti evolomani che con i loro atteggiamenti da pedissequi scolaretti maniacali
hanno ottenuto il risultato di fare odiare Evola.
Ho avuto una visione. Reghini ed Evola insieme abbracciati nel paradiso degli
dei romani che se la ridono bellamente di evolomani e reghinomani.
Un consiglio all’antifascista; rinunci al Gatto e alla Volpe, rinunci alla
destra, alla nostalgia, a tutti gli anti… e al rancore; compia un atto eroico di
revisione storica e si avvicini ai "camerati", quelli veri. Insieme si può fare
tanta bella strada.
"un
camerata della FNCRSI"
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