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William Scott Ritter  a Roma

 

Giorgio Vitali

 

Su invito di ICS, Consorzio Italiano di Solidarietà, e di altre associazioni quali "Tavola della pace", che organizza la Marcia Perugia-Assisi, "Un ponte per ...", "Fondazione Beato Angelico" del noto padre Benjamin, ARCI e Fazi Editore, si è svolto, nei giorni 23, 24, 25, 26 novembre, il tour italiano  di W. Scott Ritter (vedi "Rinascita" del 25/11).

Scott Ritter è l'ispettore ONU in Iraq dal 1991 al 1998 che ha dato, pur essendo americano, assieme ad altri ispettori, le dimissioni dall'ONU per protesta contro le pressioni statunitensi che volevano avvalersi delle informazioni da loro raccolte per  fare assassinare Saddam.  Le giornate di Scott Ritter sono state dense di impegni e di incontri, anche con i vertici del Parlamento italiano, non posso immaginare con quali conseguenze, essendo, da questo punto di vista, la politica nazionale abbastanza impenetrabile.

Ho partecipato alla Conferenza pubblica presso la sala parlamentare di Palazzo Marini.

Prima di Scott Ritter hanno preso la parola esponenti delle varie Associazioni promotrici dell'iniziativa, dei quali esprimo succintamente i concetti essenziali.

Il giorno otto dicembre verrà presa la Risoluzione ONU n° 1441, che gli USA utilizzeranno comunque per scatenare la guerra.  Il giorno 10 dicembre ci sarà nel mondo, in occasione del 54° anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani una mobilitazione politica per affermare le ragioni del Diritto Internazionale. Oggi esiste una Dottrina dei Diritti Umani a "geometria variabile", mentre la guerra è la principale forma di violazione dei diritti umani, per cui è assolutamente necessario demistificare le menzogne ed a questo punto occorre battersi per una "legalità internazionale" attraverso la «Giustizia Penale Internazionale».  Dai sondaggi finora esperiti risulta che il 60,70% degli italiani è contrario alla guerra contro l'Iraq, ma questi dati non vengono resi pubblici, mentre è evidente che la guerra annunciata è in realtà una guerra contro l'Europa che proprio in questi giorni sta dandosi un nuova Costituzione. Per Bush non c'è posto nel mondo per l'Unione Europea. Ci si augura che in questa nuova Costituzione venga recepito anche l'articolo 11 della Costituzione Italiana, che ripudia la guerra come soluzione dei conflitti., per cui l'attuale governo italiano si muove, con gli USA,  su di un piano di collateralismo sconsiderato. Ci sono pertanto ragioni etiche, politiche, di verità per incontrarci contro la guerra.

I veri disobbedienti sono Bush e quanti non si attengono alle decisioni dell'ONU. Ciò che sta per accadere è conseguenza di dieci anni di geopolitica Atlantica, che ha comportato ben 31.000 voli bellici contro l'Iraq dal 1998 ad oggi, cioè in nemmeno quattro anni e 12 anni di embargo decretato dopo una guerra terrificante, mentre il Mossad stesso ha recentemente dichiarato che l'Iraq è estraneo al terrorismo. L'Iraq è una società laica -il suo vice primo ministro è cristiano- che finora ha garantito il rispetto delle religioni non maggioritarie, fra cui l'ebraismo. Era anche la società islamica a più basso tasso di mortalità infantile, paragonabile a quello delle società avanzate dell'occidente, mentre oggi è il paese con la più alta mortalità infantile. Tuttavia, proprio grazie all'azione statunitense si sta scatenando l'estremismo islamico. Come ha citato padre Benjamin, recentemente è stata uccisa una suora cattolica.  Saddam è diventato eroe islamico per eccellenza perché simbolo della resistenza araba contro il cristianesimo. La  guerra americana non sarà facile perché Saddam ha armato i cittadini. Richard Butler, spione americano in veste di ispettore ONU, ha sempre rifiutato un pubblico confronto con Scott Ritter. Per quanto riguarda la presa di posizione europea, Francia e Germania, cioè l'asse dell'Unione, hanno dichiarato congiuntamente che «un cambiamento di regime a Baghdad non è auspicabile».

Nel documento di 33 pagine sulla "Sicurezza nazionale USA", che è in realtà l'aggiornamento della "Dottrina Monroe", è reperibile la nuova dottrina planetaria  statunitense e la codificazione della  guerra.

Padre Benjamin ha infine presentato la nuova edizione del suo libro, che è corredato di un CD. Egli ha denunciato di averne inviate ben 120 copie a giornali e media televisivi e nessuno lo ha citato.    

Ha infine preso la parola William Scott Ritter, il quale ci ha dettagliatamente illustrato l'azione svolta fino ad oggi dagli ispettori dell'ONU in Iraq. Secondo lui, il momento è positivo perché gli ispettori possono operare con tranquillità se l'Iraq collabora, e la comunità internazionale potrebbe conoscere la verità. Secondo l'amministrazione Bush l'Iraq avrebbe programmi di guerra nascosti e secondo Cheney gli ispettori sono degli incapaci. La realtà è il contrario! Nel 1991 la risoluzione 687 dell'ONU aveva imposto il disarmo dell'Iraq ed il resoconto completo dell'armamento dell'Iraq.

L'Iraq aveva dichiarato di possedere poche armi chimiche, zero missili, energia atomica di pace.

Gli ispettori iniziarono la loro attività, aiutati dalle segnalazioni dei satelliti americani.

Scott Ritter ci ha raccontato dettagliatamente le schermaglie tra loro e gli esponenti governativi iracheni, i funzionari dei vari ministeri, gli scienziati, le aziende, in prevalenza tedesche, committenti per la fornitura di materiale chimico. 

In conclusione, entro il 1996 era stato valutato con  alto grado di precisione il potenziale bellico, chimico, biologico, fisico dell'Iraq. La certezza era, se non del 100%, sicuramente del 95%. I dati relativi non sono stati forniti dal governo iracheno, ma sono stati ottenuti dalla sola ricerca esperita dagli ispettori. Non è stato un lavoro facile, ma oggi è possibile dichiarare che quel paese è completamente privo di quanto gli viene addebitato e se ci fosse qualche rimanenza della vecchia produzione chimico-biologica questa avrebbe del tutto perduto la sua funzione nociva per scadenza di efficacia anche se fosse stata tenuta in ottime condizioni di conservazione. Anche i missili a lunga gittata, forniti dalla Russia, risultano esser stati distrutti perché i loro resti sono stati recuperati ed analizzati.

In conclusione, all'Amministrazione USA poco interessava la condizione degli armamenti, ma come poter far fuori Saddam Hussein. E pretendeva che gli ispettori fornissero le informazioni utili e necessarie per attuare una eventuale strage a palazzo. La cosa si presentava comunque molto difficile perché il raìs si è da tempo circondato da una guardia personale fedele ed efficiente. Oggi gli USA si avvalgono di aerei spia, di squadre a terra che intercettano tutte le comunicazioni ed anche di agenti infiltrati, per cui gli ispettori che hanno preso servizio recentemente, se agissero come spie americane, avrebbero sicuramente una maggiore possibilità di successo. I vecchi ispettori non furono mai cacciati dall'Iraq, ma vennero ritirati unilateralmente nel 1998, 24 ore prima dell'offensiva USA.

Sono quattro anni che gli ispettori mancano dall'Iraq. Cosa può essere cambiato in soli quattro anni e con un embargo devastante? In ogni caso saranno solo gli ispettori a scoprirlo.

Attualmente, esistono tre condizioni per garantire la legalità:
1) Che l'Iraq obbedisca all'ONU.
2) Che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU sappia imporre a tutti la sua volontà.
3) Che gli USA non interferiscano.

Particolarmente disarmanti sono state le conclusioni:

Solo gli USA costituiscono un pericolo per la pace nel mondo, occorre pertanto una coesione di tutti i paesi del mondo contro gli USA ... temo che tutti i paesi del mondo non abbiano la forza di opporsi alla violenza americana.

 

Questa relazione merita un breve commento:

Gli USA hanno oggi una responsabilità gravissima nei confronti del mondo intero.

Hanno mandato all'aria la convenzione sulle armi biologiche, mentre effettuavano illegalmente esperimenti con le proprie.

Hanno rifiutato di concedere agli ispettori dell'ONU l'accesso ai propri laboratori ed hanno annientato per lungo tempo i tentativi di inviare gli ispettori in Iraq. Hanno stracciato il trattato sui missili antibalistici e sono pronti a violare il trattato sulla messa al bando degli esperimenti nucleari. Hanno permesso agli squadroni della morte della CIA di riassumere la copertura di certe operazioni che in passato hanno incluso l'assassinio di Capi di Stato esteri (a cominciare da Francisco Madero). Hanno sabotato il trattato sulle armi leggere, ostacolato la Corte Penale Internazionale, rifiutato di firmare il protocollo sul cambiamento climatico e tentato di immobilizzare la convenzione internazionale sulla tortura, allo scopo di tenere gli osservatori stranieri lontani dai campi di prigionia di Guantanamo.

I preparativi di guerra all'Iraq, senza il mandato di sicurezza dell'ONU rappresentano un atto di disobbedienza delle leggi internazionali persino più grave dell'eventuale rifiuto di Saddam Hussein di collaborare con gli ispettori.

John Bolton, l'ufficiale statunitense in carica per il "controllo delle armi" ha dichiarato che: «Le nostre politiche ... insistono sul ribaltamento del regime di Baghdad e tali politiche non verranno alterate, sia che si verifichino le ispezioni oppure no».

Questa forma di aggressività criminale, supportata da una minaccia latente su tutti i paesi del mondo esercitata dall'incombere di un armamento devastante, non è nuova nella storia dell'uomo.

Ciò che è nuovo è il contorno di operazioni di disinformazione e di pressione psicologica tendente a far credere che la volontà di dominio statunitense non esista, che gli Atlantici  siano amanti della pace, che quella americana sia  una Democrazia (come se le democrazie fossero il paradiso ...), che negli USA viga la libertà di pensiero e di azione, che l'attuale governo, composto palesemente ed in prima persona da esponenti dell'establishment petroliero e degli armamenti, sia espressione di un voto popolare.  Ciò che lascia leggermente perplessi è la massa di imbecilli presenti nel nostro paese che non capiscono cosa stia realmente accadendo. Passi per i vigliacchi e per i venduti di professione, uomini politici in primis, pronti a schierarsi col vincitore di turno, o col presunto più forte. Ma non è tollerabile che individui che si piccano di avere una cultura umanistica, e quindi conoscenze di storia, non siano in condizione di ravvisare in quanto sta accadendo delle similitudini con situazioni precedentemente vissute dall'umanità.

È un brutto segno,  ma  è anche un buon segnale. Chi mi legge sa che amo riferire i miei ragionamenti di geopolitica alla storia della Grande Rivoluzione Francese. Uno storico italiano di grande livello, Guglielmo Ferrero, recentemente riscoperto da Settembrini e da Romano e citato da Carioti in un articolo sull'ultimo numero di Diorama, aveva scritto nel 1936 un saggio dal suggestivo titolo di "Avventura. Buonaparte in Italia, 1796-1797"

Secondo Ferrero, i gestori del potere francese, travolto l'antico Ordine feudale, si trovarono di fronte ad una grande crisi morale ed ideologica, che coinvolgeva tutto il paese evidentemente, nata dal senso di incertezza generalmente diffuso per la perdita dei tradizionali e secolari punti di riferimento che avevano retto i rapporti sociali fino ad allora.

Si erano così abbandonati allo spirito d'avventura, intraprendendo una «guerra senza regole». L'effetto, nota Ferrero, fu particolarmente traumatico in Italia, paese ricco ma fragile, che viveva da lungo tempo in uno stato di "placido torpore" sotto la cappella del papa. La guerra senza regole che sta intraprendendo l'America del Nord è l'effetto della stessa paura che l'attacco (se attacco fu) dell'11 settembre ha provocato in una società che tutto poteva aspettarsi fuorché esser colpita nei simboli stessi della sua presunta civiltà: gli uffici degli usurai. Il paragone è suggestivo, ma merita una attenta considerazione, anche perché il mondo di oggi non è l'Italia di fine settecento, e le rodomontate di Bush stanno preoccupando (ed armando) tutto il mondo. Inoltre: il problema delle armi di distruzione di massa è un problema che riguarda anche gli americani: cosa vuole l'Amministrazione Bush, la distruzione di tutto il mondo? A chi venderebbero i loro prodotti in uno scenario già ben impresso nella mente degli spettatori di films, appunto, americani?  Questa considerazione fa il paio con quel che fece Mao Tze Tung di fronte alle minacce missilistiche di Breznev: «quando mi avrai ucciso qualche centinaio di milioni di cinesi con le tue bombe ti sommergerò  con il restante miliardo».

Bush stia attento, potrebbe fare la fine di Robespierre che per eccesso di fiducia si permise di minacciare l'intero Parlamento provocando così la coalizione di tutti i suoi potenziali nemici, e fu la sua fine.

 

Giorgio Vitali