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Robot

 

Libero Tronocozzo     (17 giugno 2016) 

 

 

C'è una cosa che molti di voi ignorano e che io ho recentemente scoperto solo grazie al mio acuto spirito di osservazione: qualcuno -non so chi- ha introdotto tra la nostra popolazione -non so a quale scopo, probabilmente sperimentale- un elevato numero di robot; proprio loro, i robot, le macchine antropomorfe dei racconti di fantascienza.
Ma, ripeto, non è semplice riconoscerli; non hanno spie luminose al posto degli occhi, né tenaglie o tentacoli alle estremità degli arti, né parlano con la voce gracchiante e monotona che si addice alla loro specie: sono del tutto simili a noi, il che rende ardua la loro identificazione.
Hanno capelli neri, biondi, castani, proprio come noi; esternamente sono ricoperti di un materiale, certamente risultato di pluriennali ricerche di laboratorio, di cui ignoro la composizione, in tutto simile alla nostra pelle: con le sue imperfezioni, i suoi arrossamenti, le sue venature, che lasciano supporre la presenza di un liquido, simile al sangue, all'interno dell'involucro.
Vestono, naturalmente, come noi, forse badando un po' di più alle variazioni della moda; parlano, camminano, "vivono" come noi.
Ogni volta che ne incontro uno non posso trattenermi dal rivolgere un pensiero d'ammirazione ai loro geniali costruttori, verosimilmente i membri di un'équipe di formidabile eccellenza nell'ingegneria meccanica e biogenetica; i quali, a mio avviso, solamente in un particolare -gli occhi- non hanno raggiunto la perfezione propria della natura (ma non si poteva, poi, pretender questo!); gli occhi, infatti, a ben guardare, sebbene siano, come i nostri, mobili, variamente colorati, adorni di ciglia che sembrano vere ciglia e protetti da palpebre che sembrano vere palpebre, hanno qualcosa che non va: i loro sguardi sono freddi, le occhiate rapide ed oblique; perché gli occhi sono lo specchio dell'anima, ed essi non hanno un'anima, ma soltanto viti, bulloni e circuiti elettronici.
Facendo bene attenzione a questo particolare anche voi potrete scoprirli, e resterete stupiti dal loro crescente numero, dalla loro massiccia presenza in tutti i settori della nostra vita quotidiana; giacché si sono intrufolati dappertutto, abili come sono nel presentarsi, stringere alleanze vantaggiose, occupare posti di prestigio.
Grazie a queste incontestabili capacità e ad una sorta d'istinto di razza che li spinge a favorirsi l'un l'altro hanno raggiunto quasi tutti elevate posizioni sociali, dalle quali lavorano al consolidamento del proprio potere e di quello dei propri accoliti, dando luogo ad un processo reiterato che sembra non avere mai fine.
La mia indagine su questi misteriosi alieni, con tutte le difficoltà oggettive che comporta, è solamente agli inizi, ma ho la pretesa d'aver individuato alcune caratteristiche che spero possano fornire la base per studi futuri più approfonditi.
«Siamo tutti uguali!» affermano dalle loro posizioni di potere, sfoggiando un sorriso osceno sulle repellenti labbra artificiali.
«Siamo in democrazia e tutti possono esprimere il proprio pensiero, purché non in contrasto col nostro!» amano ripetere gettando all'interlocutore un'occhiata sfuggente, secondo il loro costume, quasi temessero di lasciar trapelare attraverso la vitrea pupilla la propria matrice meccanica.
«Noi siamo pacifisti, per questo è necessaria la guerra a chi non lo è» recitano con frequenza cercando di convertire gli umani alle proprie tesi.
Non so perché sia stata immessa tra la nostra popolazione questa enorme quantità di robot, né se si finirà e quando.
Voglio sperare che i nostri responsabili scienziati sappiano quello che fanno; a volte però non posso impedirmi di chiedermi con angoscia e privo del conforto di una reale conoscenza dei fatti: se questa maledetta stirpe di macchine dovesse avere il sopravvento e proliferare, la nostra vecchia razza umana sarebbe per questo destinata all'estinzione?

Libero Tronocozzo   (17 giugno 2016)