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Scandali e corruzione nel carrozzone del calcio

 

Maurizio Barozzi      
 

Si potrà discutere all'infinito, si potranno valutare i pro (pochi) e i contro (tanti), ed esternare tutta la possibile riprovazione circa la passione o infatuazione degli italiani per il gioco Calcio, ma resta il fatto che, volenti o nolenti, il "pallone" non è soltanto lo sport nazionale del nostro paese, ma rappresenta anche una "valvola di sfogo", quasi una ragione esistenziale di vita, per tante persone.

Ovviamente il fenomeno è analogo anche ad altre Nazioni, ma qui ci interessa considerare l'Italia dove, tra tante peculiarità, c'è anche quella di avere una antica tradizione di "campanilismo" che contribuisce ad esasperare il tifo verso le squadre di calcio.

Del resto se consideriamo che oramai viviamo tutti in una specie di orwelliana società, virtuale e consumista, non possiamo meravigliarci che un fenomeno di questo genere abbia raggiunto tali livelli parossistici e demenziali.

Psicologi e sociologi hanno anche fatto notare il particolare per cui una gran massa di tifosi, se la propria squadra vince, affrontano la giornata con spirito positivo ed energie rinnovate. Facile immaginare le conseguenze che un fenomeno del genere può innescare.

Era inevitabile quindi che attorno al calcio, dove girano soldi grossi (nel 2011 il calcio europeo, in continua crescita, ha raggiunto i 16,9 miliardi di euro di ricavi), si costituisse un coagulo di interessi vari, di traffici economici di ogni natura, insomma di "potere".

Un Carrozzone, con tanto di Palazzo di governo, di sindacato, di "magistratura", di leggi e ordinamenti propri, di finanza, di strutture e organizzazioni di comando e funzionamento del carrozzone stesso del quale, sia pure a latere, ne fanno parte anche gruppi di Ultrà di tifosi e il mondo del giornalismo sportivo, tutti cointeressati, in qualche modo, al pallone.

Soldi e mega interessi, quindi, di varia natura che girano tra Presidenti, dirigenti, calciatori, procuratori, agenti vari, televisioni, sponsor, merchandaing, impiegati in settori di ogni genere e tipo. E non solo.

Possiamo allora meravigliarci se, in una società come la nostra, dove le cronache di ogni giorno mostrano episodi di corruzione e di speculazione in ogni ambito politico e sociale, anche questo carrozzone che avrebbe invece dovuto rappresentare l'espressione della lealtà e di una sana disciplina sportiva, sia infestato da corruzione?

No davvero, però quello che colpisce è la sfacciataggine con cui questa corruzione viene reiterata nel tempo e la dimensione che ha assunto (addirittura, da quello che è emerso, a Bari, anche degli ultrà di tifosi facevano pressione sui giocatori per alterare le partite su cui volevano scommettere). Dobbiamo quindi dedurne che, in pratica, il "Carrozzone", non faccia nulla, per risolvere la situazione, tranne il fatto che gli alti vertici della Federcalcio e del CONI esternino moniti e minacce a parole, che più che altro ci danno il senso di una attitudine gattopardesca usa al "cambiare senza cambiare".

Ma gli scandali delle scommesse clandestine non riguardano soltanto un certo numero di calciatori "sfigati", come si tende a definirli, sminuendo il fenomeno allo stesso tempo, che si sono fatti scoprire ad alterare partite e neppure riguarda solo le Agenzie di scommesse le quali, nonostante questi "salassi" illeciti, si moltiplicano di continuo a dimostrazione che gli utili dei loro bilanci, grazie all'indifferenza dello Stato e ad una marea di accaniti scommettitori, aumentano vertiginosamente.

Questi scandali, è lecito presupporlo, hanno invece anche una dimensione, ancora non esplorata, che è interna ed al tempo stesso trascende il sistema calcio stesso, tocca interessi di natura sportiva, ma anche di altra natura a livelli internazionali (organizzazioni criminali, riciclaggio, ecc.).

Viene allora spontaneo pensare che, evidentemente, ci sono tali e tanti interessi, che non possono essere toccati e quindi, più di tanto, nelle operazioni di "pulizia", tra l'altro intraprese solo perchè costretti dalle indagini e dalle denuncie della magistratura, senza le quali forse nessuno se ne sarebbe curato, non si può proprio andare.

Siamo arrivati così all'ennesimo scandalo del calcio scommesse che vede alla ribalta della cronaca (nera) giocatori e squadre di vario colore, e come al solito, i vertici del Carrozzone strillano e sbraitano che si è raggiunto il colmo e che bisogna fare pulizia una volta per tutte.

L'esperienza passata però ci insegna che niente di tutto questo potrà accadere, tranne qualche nome di calciatore noto, ma non troppo, la solita squadra di un certo richiamo e tutta una selva di squadre e personaggi minori che pagheranno per tutti, e così tra qualche anno ci risaremo di nuovo. Elementare Watson!

Come infatti si è sempre verificato, è facile prevedere che anche questa volta la giustizia (si fa per dire) sportiva, non farà piazza pulita come invece la situazione richiederebbe.

Eppure la facilità con cui, negli spogliatoi, si raggiungevano accordi per accomodare le partite, già da sola dovrebbe far sospettare che il numero dei giocatori coinvolti fosse enormemente superiore a quello emerso e che molti dirigenti delle società non potevano essere all'oscuro di questi traffici.

Più di una trentina di anni addietro il calcio aveva certe regole e certe leggi. Non che fosse "pulito", per carità pulito non lo è mai stato e anche allora condizionamenti serpeggiavano sottobanco, in massima parte a vantaggio delle tre grandi squadre del Nord che, rette da facoltosi presidenti, avevano un certo peso nel potere del Palazzo.

Queste regole, per esempio, dicevano che se un giocatore o un arbitro, era reo di essersi venduto una partita, e per dimostrarlo addirittura bastava un minimo di prova, doveva essere radiato. Del resto come giusto che sia perchè un farabutto del genere che ha ingannato tutti e soprattutto i tifosi che con i loro soldi lo hanno arricchito, non si capisce perchè dovrebbe poi riprendere a giocare quando invece un comune operaio o impiegato, se sorpreso a rubare in azienda viene immancabilmente licenziato, fedina penale macchiata e possibilità di altri lavori ridotta al lumicino.

La regola prevedeva poi, per la "responsabilità oggettiva", che la squadra di appartenenza dei giocatori infedeli, anche se ignara, venisse pesantemente penalizzata e in casi gravi retrocessa. Anche qui come giusto che sia, perchè la giustizia sportiva, non avendo la possibilità di obbligare il teste a confessare o a incriminarlo penalmente, senza la responsabilità oggettiva potrebbe chiudere bottega, con il risultato che, teoricamente, i dirigenti delle squadre, d'accordo con qualche giocatore, potrebbero alterare le partite e nel caso siano scoperti, riversare la responsabilità, magari con un gioco della parti, sui giocatori stessi e dichiarare di non saperne nulla, facendola franca.

Ma dopo che nel 1980 accadde il primo grande scandalo del calcio scommesse, il Carrozzone si accorse che data la gran massa degli implicati, squadre, presidenti e giocatori (eppur si parla di tanti altri che furono "salvati"), sarebbe stato meglio cominciare a fare dei distinguo, ad attenuare le pene, a riconsiderare le radiazioni.

Come se non bastasse poi, nel 1982, approfittando dei mondiali di Calcio un bel colpo di spugna riportò sui campi di gioco giocatori che non avrebbero mai più dovuto calcarli.

Negli scandali successivi, uno dopo l'altro, le cose sono anche peggiorate, le pene ancor più ridotte, le vicende truffaldine sfumate dietro una miriade di cavilli e attenuanti. Da ultimo anche la "responsabilità oggettiva" ha subito sensibili attenuazioni e modifiche.

E così abbiamo visto personaggi coinvolti, seppur non gravemente, tornare ad arbitrare o giocare dopo qualche mese di squalifica, magari passata dorante la sosta estiva, ed abbiamo anche assistito alla farsa del cosiddetto scandalo della "Cupola" di Moggi.

Per carità, lungi da noi il pensiero che Moggi & Co. fossero estranei alle imputazioni che gli sono state sollevate (richiedere oggi la restituzione di un paio di scudetti giustamente revocati alla Juventus è il colmo della sfacciataggine, anche se sicuramente uno di quei scudetti non andava assegnato ad un altra squadra, l'Inter, visto che, come sembrerebbe poi emerso, anche se il processo non si è potuto fare, questa forse del tutto estranea a quell'andazzo non era).

Il fatto è, come hanno mostrato ulteriori registrazioni, che non erano mai state prese in esame, forse perchè in quel momento "sciupavano" il bel teorema della "Cupola", questa piovra non era "una", ma era almeno "trina" e con l'aggiunta di qualche "pesce" piccolo, tutti a partecipare a quell'andazzo dove ognuno cercava di influenzare, a secondo della sua consistenza di potere nel Palazzo, e con le complicità dei vertici del pallone, le partite.

Vogliamo dire che Moggi, per la Juve, faceva la parte del leone? Diciamolo pure, ma gli altri non sembrano proprio estranei, innocenti e puliti.

Ancor più ridicolo è stato poi il fatto che tra gli arbitri, più che altro, ha pagato per tutti Massimo De Santis, e per altri versi Vincenzo Paparesta (anche se magari qualcun altro è poi stato messo prudentemente a riposo), come se in quel gran numero di partite "alterate" e soprattutto continuate nel tempo, potevano esserci soltanto un paio di responsabili!

E siamo così arrivati agli ultimi scandali del calcio scommesse, quello dello scorso anno e quello attuale.

Cosa salta agli occhi in questi ultimi scandali? Niente più e niente meno che il solito film già visto: incriminazioni, avvisi di garanzia che vengono sparati da ogni parte e in genere hanno qualche nome di tesserato o squadra abbastanza famosi, che fanno notizia sui media. Mass media che, non si sa come, forniscono anticipazioni su certi sviluppi dello scandalo e neppure dopo poche ore che si è concluso un interrogatorio, già ne hanno tutti i particolari e li danno in pasto al pubblico, condizionando tutta l'inchiesta e ponendo una pesante ipoteca sul tipo dei provvedimenti che saranno poi presi dalla giustizia sportiva.

Non indifferente è poi l'uso della spettacolarità nel procedere delle inchieste, ad esempio, che senza aveva la clamorosa perquisizione a Coverciano, con tanto di Televisioni lì presenti, del camerino di un giocatore (Criscito)? Cosa si presupponeva di trovare dopo mesi dalla sua presunta partecipazione agli imbrogli sportivi?

I vertici della Federcalcio e del CONI, ovviamente non perdono occasione per strombazzare a destra e a manca che "questa volta" sarà applicato il massimo della severità.

E infatti si è già visto: dalla Nazionale (a proposito con quale faccia va agli Europei?), non potendo farne a meno, si caccia un calciatore (Criscito) che ha ricevuto un avviso di garanzia, ma se ne lascia un altro (Bonucci, a meno che nei prossimi giorni le proteste non montino troppo) che, di fatto, trovasi più o meno nella stessa situazione, appellandosi a un cavillo di forma nella procedura.

Il portiere titolare della Nazionale, additato per aver fatto grosse scommesse sulle partite di calcio, anche se non gli si imputa di averle alterate, che resta a difendere i pali della porta dell'Italia come se nulla fosse.

Su Buffon però occorre anche dire come e con quale tempestività sia stato buttato in pasto allo scandalo, ovvero solo dopo che con un certo coraggio, merce veramente rara in quel mondo, aveva giustamente denunciato che magistratura e stampa di fatto pilotano questi scandali sui mass media, e questo anche grazie ai giornali che vengono messi al corrente di anticipazioni e verbali di interrogatorio che dovrebbero essere secretati.

Neppure un giorno da questa sua pubblica intervista che la Guardia di Finanza si "ricorda" e diffonde certe vecchie intercettazioni e giri di assegni che proverebbero il vizietto alle scommesse di Buffon. Che tempismo! E che monito per tutti gli altri: badate che se non state a questo andazzo per voi finisce anche peggio (non a caso, poi, lo stesso Buffon, capito il messaggio, ha mestamente dichiarato: «me la sono cercata»).

Si, ma qualcuno chiederà: e le pene inflessibili che è stato assicurato saranno comminate ai truffatori?

Mah, già al primo aprirsi del processo sportivo a Roma al Foro Italico, procuratore federale Stefano Palazzi, abbiamo visto l'applicazione dei previsti sconti di pena per i cosiddetti "pentiti e abbiamo anche visto la possibilità di patteggiamenti sulle penalizzazioni da infliggere alle squadre e ai singoli incriminati insomma, sconti di ogni genere, quando poi la stessa "responsabilità oggettiva" è stata ridotta ad un elastico, con la possibilità di interpretarla diversamente a seconda di certe situazioni (per esempio se la partita truccata è stata vinta oppure persa all'insaputa della squadra incriminata).

E così vediamo che le pene da infliggere sono, nelle richieste di Palazzi, in alcuni casi a dir poco ridicole (uno o due punti, per esempio ad Empoli e Atalanta) ed in altri casi assurde (l'Albinoleffe con 25 punti). Stessa cosa per le richieste verso i tesserati che vanno da un minimo di tre mesi ad un massimo, rarissimo, di cinque anni (almeno in questa prima trance del processo sportivo). Questo senza poi contare i cosiddetti "patteggiamenti", con i quali alcuni club, per esempio il Grosseto, hanno evitato la retrocessione, mentre alcuni giocatori pesantemente incriminati hanno avuto sensibili riduzioni di pena (per esempio Carobbio e Gervasoni 1 anno e 8 mesi).

Noi non entriamo nel merito se questi richieste rispondono o meno alle leggi che ci sono e siano ad esse adeguate, può anche darsi, ma resta il fatto che, stante così le cose, teoricamente, se non intercorrono altre incriminazioni, potremmo anche rivedere tra un paio di anni giocatori, pluri incriminati per frode sportiva, che grazie al "pentimento" o al patteggiamento (ma che senso ha e come è possibile in questo ambito concedere il patteggiamento?), potrebbero tornare a calcare i campi di calcio, quando invece una certa etica e una vera giustizia sportiva dovrebbe prevedere la pura e semplice radiazione per chi ha partecipato, sia pure in piccola parte, a truccare una partita.

A questo proposito si consideri la posizione di un giocatore ancor giovane (26 anni) Andrea Masiello, in comproprietà (che dicesi nessuno vorrà riscattare) tra Atalanta e Bari), quello per capirci di cui le immagini televisive ci hanno mostrato un suo clamoroso e fraudolento autogol in un derby (Lecce-Bari), reo confesso il quale, se come prevedibile non verrà radiato, o in qualche modo "patteggerà" la pena, tra qualche anno potrebbe tornare a giocare, ovvio sempre teoricamente perchè è prevedibile che nessuno vorrà più ingaggiarlo.

Ma è proprio questa possibilità, sia pure "teorica", che non dovrebbe proprio esistere.

Noi non vogliamo per forza essere dei "forcaioli", anche se non vogliamo accettare il fatto che chi si è venduto una partita possa riprendere a giocare (ma vada a fare qualche altro lavoro!), ma qui evidentemente c'è qualcosa che non funziona perchè, oltre a non avere più la certezza delle pene e quindi del deterrente che queste punizioni potrebbero rappresentare, si ha anche la sensazione che i "pentiti", stimolati a cavarsela in qualche modo, tornino utili, non solo per chiamare in causa altri tesserati coinvolti, ma senza però avere alcuna certezza che abbiano detto tutto e di tutti, in modo da dar "corpo" allo scandalo e poi consentendo di chiudere il cerchio senza creare grossi impatti e sconquassi.

Sono sensazioni, ma restano appiccicate addosso, anche perchè in ogni caso è evidente che tutto sembra dimostrare che stia di nuovo finendo a tarallucci e vino. Eppure, alla fine vedrete, diranno che sono state inflitte pene severissime!

Ascoltavo in questi giorni, ad una radio locale, la telefonata di un tifoso, un signore anziano che quasi piangendo si costernava al pensiero che il tifoso paga il biglietto allo stadio, l'abbonamento alle pay per wiew, compera magliette e cappellini, si agita e soffre durante la partita, magari rischiando anche l'infarto, e spesso deve anche prendersi sfottò e lazzi dei tifosi avversari, mentre certi farabutti di giocatori, arricchiti grazie alla sua passione, si sono invece venduti la partita, e magari se la cavano con un anno di squalifica!

Sicuramente questi tifosi saranno dei poveri illusi, forse imbecilli, se volete "malati" e vittime di passioni demenziali, ma di certo non meritano un trattamento del genere.

Purtroppo, per fare pulizia nel mondo del calcio, non possiamo neppure sperare nella giustizia ordinaria dove le pene sull'illecito sportivo, solo recentemente introdotte, sono minime e difficilmente applicabili, ma soprattutto la giustizia ordinaria, per provare i capi di imputazione in sede processuale, a meno che non abbia prove oggettive del reato, troverà grosse difficoltà e gli avvocati difensori avranno buon gioco sul valore da dare alle intercettazioni e alle confessioni dei pentiti. Facile prevedere, come già accaduto, molte assoluzioni o pene di lieve entità.

E allora cari e ingenui tifosi, quelli che ancora credete che il giocatore della vostra squadra quando segna ed esulta come un invasato lo faccia per voi, mentre invece lo fa esclusivamente per la sua carriera, voi che vi innamorate di un giocatore e pensate che quello è innamorato della vostra squadra e quando poi, per quei soldi che fanno leccare le dita al giocatore, al procuratore e ai presidenti, immancabilmente vi abbandona e dirà che lo deve purtroppo fare per una scelta di vita, voi che siete continuamente presi per i fondelli, perchè in quel carrozzone del calcio tutti hanno interesse alla mangiatoia, che proprio voi tifosi gli assicurate, allora cari e ingenui tifosi, mettetevi l'animo in pace.

Nessuno potrà mai eliminare il marcio dal calcio.

Ma si ritiene possibile impedire ad un giocatore che magari non ha avuto tanta fortuna e forse si sente anche non trattato come altri, oppure ad un altro giocatore arrivato quasi alla fine della sua carriera, di vendersi le partite?

Ma cosa volete che gliene freghi, di fronte a facili guadagni, di voi, della vostra squadra, della correttezza e dell'etica sportiva, quando oltretutto ben sà che molti di coloro che lo circondano in quel mondo marcio, sono della stessa razza?

Ma quale deterrente può rappresentare per lui sei mesi o un paio di anni di squalifica, specialmente se ha superato la trentina di anni?

Certo si troverà svergognato, forse dovrà farsi qualche giorno di galera e di arresti domiciliari, perderà qualcosa nell'ingaggio, ma il desiderio di tanti soldi, subito e facili, sarà sempre più forte di tutto il resto.

A questo proposito avete mai visto un Presidente a cui uno o più giocatori, vendendosi le partite, gli hanno procurato un triplo d'anno: perdita del giocatore per gli anni di squalifica, penalizzazioni in classifica, danni economici collaterali, ecc., ebbene avete mai visto un Presidente che abbia subito questa sventura, denunciare il suo giocatore, chiederne l'immediato blocco dei beni e avanzare una adeguata richiesta di risarcimento allo stesso?

No, non mi sembra che sia accaduto e probabilmente non accadrà. Come mai?

Forse ha ragione quel proverbio che recita: cane non mangia cane?

 

Maurizio Barozzi     

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