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da Stupratori nel mondo: Assange e Berlusconi Ugo Gaudenzi (14 gennaio 2011)
E così, ci tocca difendere Berlusconi. È incredibile. Il Cavaliere -come peraltro i suoi predecessori tutti, Prodi in primis...- dovrebbe essere combattuto, sospeso, mandato a casa, per quello che ha affermato sulla Fiat, per il regalo dell'Alitalia ai privati, per le dismissioni di questa o quella industria strategica, per l'assalto al Lavoro, per i doni privatistici della scuola all'Oltretevere o della ricerca alle multinazionali, e, invece, viene combattuto, per essere sospeso e mandato a casa, da un'accolita di inquisitori che attendevano ansiosamente il pronunciamento della cosiddetta "Suprema Corte" per sferrare senza vergogna alcuna i loro colpi sotto la cintura. In un'Italia di scandali veri, di porcherie infinite commesse dai notabilati crassi e potenti (e ve ne sono molti, in ogni ordine: nella politica e nella economia, in ogni angolo di sottopancia istituzionale, magistratura compresa), di attacchi dell'usura finanziaria ad ogni livello civile, di assalti agli ultimi residui presidii dello Stato nazionale e sociale, di veleno sparso a piene mani da un culturame ignobile, di rovesciamento e arretramento di civiltà; in un'Italia come questa che ci ha regalato un dopoguerra senza fine, senza futuro, senza unità nazionale, senza sovranità alcuna... un manipolo di "vigilanti" togati si permette -poche ore dopo il verdetto di una Corte partitocratica formata ad hoc da una maggioranza di Illustri Signori Critici del cavaliere per motivi di casa e casacca- di imporre un ultimatum ad un capo di governo, per forzarlo a giustificare un suo intervento, penalmente, di fatto, più che irrilevante, a favore di una Ruby qualsiasi. Altro che "fumus persecutionis": qui è in marcia da anni una precisa strategia anticavaliere, ritenuto troppo "indipendente", una variante impazzita del clan liberista occidentale. Quel manipolo di giudici protagonista del nuovo "fronte antiCav", in fondo una ristretta e faziosa rosticceria partita lancia in resta nello sfruttamento di qualsiasi buccia di banana pur di far fuori il Cavaliere, non è che uno dei tanti avamposti in armi messi in piedi dai veri nemici di Berlusconi per far cadere lui e il suo governo, non gradito né a Washington, né a Londra, né a Tel Aviv. Bettino Craxi fu fatto fuori da McNamara (quello di Transparecncy International, quello della Banca Mondiale, quello che, ministro della Difesa, aveva pensato di risolvere la guerra del Viet-Nam con una bomba atomica su Hanoi) perché i suoi conati di sovranità (Sigonella, moratoria dei debiti del Terzo Mondo, affari bilaterali dell'Italia con i Paesi Arabi e del Golfo) non rispettavano il ruolo di "pulcinella" delegato all'Italia dai vincitori della seconda guerra mondiale. Furono sufficienti, allora, dei "fondi neri" dei quali, secondo l'allora manipolo di inquisitore, "non poteva non sapere", delle grida «ladro, ladro» e delle monetine gentilmente sparse dagli amici di Greganti e dai vertici delle Botteghe Oscure, per impalarlo, costringerlo all'esilio e lì lasciato morire. Mutatis mutandis adesso la storia si vuole ripetere con Berlusconi. Magari non un «ladro», ma «stupratore» sì. Che forse ha le spalle più quadrate ed è duro a crollare, ma che, dai e dai, alla fine potrebbe anche mollare tutto e ritirarsi altrove (tanto la sua casa è il mondo: è un capitano di ventura con capitali globalizzati). Quello che indigna è il metodo, e quello che c'è dietro, il complotto. Svelato anche -per noi non cen'era bisogno: sapevamo che chi tocca i profitti altrui del petrolio, da Matteotti a Mattei, da Moro a Craxi, muore- da Wikileaks di Assange (anche lui imputato di stupro...), con le varie note strategico-sessuali antigovernative (e antiPutin, e antiEni, e antiFinmeccanica) dell'Ambasciata USA a Roma. Serva Italia. Cameriera di Atlantide. Ugo Gaudenzi
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