UGL, la caduta
Giannino Stoppani (1
febbraio 2017)
Prendiamo a prestito il titolo di un
famoso film di qualche anno fa (La Caduta, diretto da Oliver Hirschbiegel), per
descrivere gli ultimi avvenimenti in casa Unione Generale del Lavoro. La caduta
trattata nel film è rievocativa degli ultimi giorni dell'eroica difesa di
Berlino e della fine, per debellatio, del Nazionalsocialismo.
Quella odierna qui evocata, disonorevole e ignominiosa e da noi impropriamente
accostata all'altra, ma solo per quanto attiene al titolo, riguarda invece il
tristissimo epilogo morale della storia della ex Cisnal. Infatti, la notizia
pubblicata dal Corriere della Sera del 26 gennaio scorso e, via via, rimbalzata
sugli altri quotidiani, anche on line (Il Fatto Quotidiano, Libero, L'Ultima
Ribattuta, Affari Italiani, ecc.), riguardante "l'avviso all'indagato della
conclusione delle indagini preliminari" emesso dalla Procura della Repubblica di
Roma, a termine delle indagini iniziate nel 2014, nei confronti del duo
Polverini-Cetica (ex segretari UGL e tuttora facenti parte della stessa
organizzazione; la Polverini membro del Consiglio Nazionale, il Cetica
presidente ENAS, l'ente di patronato della UGL), indagati per reato di cui agli
art. 81 cpv., 110, 646, 61 n. 11 c.p., ha riacceso l'attenzione e la nausea di
chi, forse troppo frettolosamente, aveva già archiviato l'inchiesta "Giovanni
Centrella & C." (stando sempre alle notizie di stampa, l'ex segretario generale
Centrella avrebbe ora scelto il patteggiamento) nel più recondito angolino del
classico dimenticatoio.
Anche se nessuno può essere ritenuto colpevole fino a condanna definitiva, resta
comunque tanta la vergogna e immenso lo sconcerto tra gli associati del
sindacato suscitati dalla penosa vicenda, a partire appunto dagli addebiti che i
magistrati romani hanno mosso ai vertici di Botteghe Oscure (utilizzo di fondi
del sindacato "per impieghi di carattere strettamente personale"), fino
all’arcinota faida tribale, che non ha uguali nella storia del sindacalismo
italiano del dopoguerra.
Ma ancora più sconcertante e riprovevole è il fatto che, nel Consiglio Nazionale
di sabato 28 gennaio u.s., nessun provvedimento di sospensione da parte della
Segreteria Generale e del Consiglio stesso sia stato preso nei confronti dei due
indagati (sulla vicenda cfr. l'ottimo e dettagliato articolo di Massimo Visconti
su L'Ultima Ribattuta:
http://www.lultimaribattuta.it/59515_ugl-un-consiglio-nazionale-scontato-ma-anche-sordo-e-cieco).
Anzi, richiamandosi a un comodo e sospetto concetto di garantismo, tutto pro
domo sua, si è elegantemente glissato su tre punti fondamentali: 1) avviso della
Procura; 2) ricariche delle famose carte di credito effettuate dal conto del
sindacato; 3) incompatibilità palese, prevista dall'art. 1 dello statuto della
stessa UGL, tra appartenenza al sindacato e contemporanea assunzione di cariche
all'interno di organizzazioni datoriali (l'on. Polverini è stata da poco eletta
presidente onorario dell'organizzazione padronale ES.A.AR.CO).
Un "silenzio-assenso" che ha reso il Segretario Generale Paolo Capone e il
Consiglio stesso sordi, ciechi e muti, a parte qualche voce coraggiosa ma
isolata e subito tacitata, di fronte ad una palese violazione dello statuto e
dei più elementari principi di etica. In più, una mancanza totale di rispetto e
di considerazione verso i lavoratori associati che versano i loro contributi al
sindacato.
Notando, dunque, quanto accaduto fino ad oggi, è lecito affermare che fummo sin
troppo facili profeti quando, anni fa, prevedemmo il peggio per questo
sindacato. Non per magia o per scienza divinatoria, ma semplicemente osservando
e annotando con cura e attenzione quanto avveniva all’interno
dell’organizzazione, a partire proprio da quel "fatidico" anno 2006 in cui ci fu
il passaggio del testimone sindacale dalle mani di Stefano Cetica a quelle della
signora Renata Polverini.
Uno sfascio, quello dell'ex Cisnal, lento, progressivo, ineluttabile. Causa
principale, al di là delle vicende interne, la sua sciagurata politica sociale,
portata avanti assieme ai suoi sodali - Cgil, Cisl, Uil - che ha visto, passo
dopo passo, mortificare i bisogni, le istanze sociali, le aspettative del mondo
del lavoro, dei disoccupati e dei pensionati italiani. Accordi a perdere, sia
nel settore pubblico che in quello privato, riduzione delle garanzie e delle
libertà personali in tutti i posti di lavoro, introduzione sempre più massiccia
della regolamentazione di tipo privatistico dei rapporti di lavoro, assenza
totale di conflittualità e di lotte sindacali (tranne i casi passati e oramai
rientrati della Fiom Cgil).
Il tutto nel nome di un consociativismo di scambio, chiamato eufemisticamente
"concertazione", dal quale il sindacato ha saputo trarre solo vantaggi per la
propria nomenklatura. Una spudorata e famelica ricerca di spazi
politico-carrieristici all'interno del caravanserraglio partitico nazionale, che
hanno fruttato privilegi e riconoscimenti economici per cariche istituzionali
per sé e per gli intimi del proprio clan. Un obiettivo perseguito con
"diabolica" pertinacia, sfruttando abilmente kermesse e manifestazioni sindacali
a fini meramente elettorali e partecipando, per farsi sdoganare dai poteri che
contano, ai più ributtanti raduni politico-demenziali, come quelli a fianco
degli impresentabili corifei italioti del sionismo nazionale contro gli stessi
interessi economici e sociali dell'Italia. Valga per tutti quello grottesco
contro la presenza a Roma del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad,
organizzato sulla piazza del Campidoglio il 3 giugno 2008, dove l'UGL, guidata
dalla sig.ra Polverini, sventolava orgogliosa le sue bandiere accanto a quelle
dei sodali della Cisl, dell’Arcigay, dei radicali e di Israele.
L'attuale mortificante conclusione va di pari passo con l'inesorabile calo di
consenso dell'UGL tra i lavoratori, con la sua marginalizzazione sempre più
evidente nelle trattative, con la perdita consistente di rappresentatività
sindacale e con la fuga dei suoi quadri. Gli ultimi della serie hanno rassegnato
le proprie dimissioni proprio all'indomani del Consiglio Nazionale. Cocente è
stata la delusione per il "non accaduto" percepito come tradimento.
Insomma l'incessante faida per il controllo del sindacato e delle sue finanze,
le voci che si rincorrono di "accomodamenti" segreti tra i vertici sindacali in
lotta, nonché i guai giudiziari dei principali attori sul palcoscenico di
Botteghe Oscure, sembrano spingere inevitabilmente l'ex Cisnal verso il fatidico
capolinea.
Forse il "tanto peggio tanto meglio" o, se preferite, il "muoia Sansone con
tutti i Filistei" suona già da preludio alla sua ineluttabile caduta.
Giannino Stoppani (1 febbraio 2017)
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