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Venditori di fumo

Giorgio Vitali
 

Il recente decreto governativo ci concede, se ce ne fosse ancora bisogno, ulteriore prova del livello di arretratezza culturale della Sinistra ufficiale. Sono state varate norme di stampo ultraliberista che riguardano molti settori della vita civile, fra cui le professioni (grande rebus italiano), con esclusione, chissà perché, di medici e giornalisti. La gravità di queste "soluzioni" ai problemi del nostro paese è inoltre confermata dagli articoli encomiastici che troviamo sui Media, anche quelli "impegnati" a sinistra, che ne ignorano volutamente o per mancanza di elementare cultura politica, il vero significato. Per quanto riguarda alcune affermazioni di politici governativi, è sicuro che sarebbero state dichiarate per lo meno poco intelligenti da periodici di sinistra agli albori del novecento.
Non si tratta, peraltro, di geniali intuizioni, ma di interventi che ricalcano qualcosa di già visto in molti paesi europei, ove non hanno risolto alcun problema serio, e così, mentre in quei paesi vanno trovando il modo di correggere il loro eccessivo liberismo, in Italia (e non è la prima volta), ci viene presentato come innovativo un pacchetto che è vecchio di secoli.
Le balle relative al “risparmio” per i clienti, che la vendita dei medicinali nei supermercati potrebbe innescare, fanno ridere tutti coloro che sanno riflettere, oltre che quelli, e non sono pochi, che hanno soggiornato in Inghilterra o negli USA. E tutti conoscono, se non altro per averlo visto al cinema, il sistema che usano quelle popolazioni quando prendono i farmaci. A manciate.
Infatti, i medicinali nei supermarket non avvantaggiano i clienti, oggi chiamati “truppe carrellate”, che invece dovrebbero essere portati dal Sistema Sanitario, cioè dallo Stato, ad aver cura della propria salute, come prevedono molte leggi italiane ed europee, prima fra tutte la Legge 833/78, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Queste truppe carrellate sono sempre più lasciate in balia delle industrie del farmaco, come è dimostrato non soltanto dagli scandali a catena che leggiamo sui Media, scandali che dopo l’esplosione mediatica finiscono nel solito dimenticatoio, ma anche dalla sempre più vasta letteratura internazionale. Il «Mercato della Salute» infatti, miete annualmente molte più vittime di qualsiasi catastrofe, malattie comprese.
Dunque, a trarne vantaggio non sarà il consumatore-bue, indotto quanto prima all’acquisto non più di scatolette ma di bidoni di pillole come chiunque può ammirare nei negozi di integratori per culturisti, ma le multinazionali del farmaco, da sempre alla ricerca di ampliamento dei loro mercati, come dimostrato di recente anche da due importanti libri tradotti anche in Italia, sulla «invenzione delle malattie». Contrariamente a quanto dichiarato da qualche esponente di questo governo, le multinazionali del farmaco hanno la possibilità, una volta apertosi il canale, di bombardare l’ignara vittima con la pubblicità televisiva, come avviene in America anche per i farmaci con obbligo di ricetta. È documentato che questo bombardamento ha prodotto utili enormi, con un ritorno altissimo rispetto alle cifre investite, per cui le pressioni per ottenere sempre maggiori spazi di vendita sono finalizzate a questo semplice ed elementare scopo.
Che nella questione ci sia ben poco di semplice o di innocente, come vanno cianciando coloro che plaudono al presunto calmiere dei prezzi, è dimostrato dallo sforzo davvero impressionante che le multinazionali del farmaco stanno compiendo anche in Italia per imporre l’uso degli psicofarmaci ai bambini. Oltre alle industrie ne saranno avvantaggiati solo i farmacisti non titolari, i quali avranno maggiori sbocchi per una occupazione certamente non molto esaltante.
Non vediamo altri vantaggi per i cittadini dalla cosiddetta liberalizzazione di altre professioni, per la ragione che conoscono tutti quelli che ragionano. A proposito di avvocati, invece di interferire sui livelli minimi degli onorari, sarebbe stato molto meglio che qualcuno avesse posto mano alla riforma della Giustizia, giunta a livelli di totale sopraffazione del più debole. Per quanto riguarda altri obblighi, apparentemente presi per combattere l’evasione fiscale, chi ha l’occhio lungo può vedere molto bene che si tratta soltanto di un moltiplicatore di conti correnti bancari. Pertanto, invece di contestare, peraltro a nome delle leggi vigenti anche in Italia, gli abusi che dette banche esercitano sui clienti “ignari”, l’attuale governo continua a favorirle proprio contro gli interessi dei clienti. Per non parlare poi delle interconnessioni fra potere politico e potere finanziario internazionale, di cui molti esponenti di questo governo sono diretta emanazione.
In buona sostanza, è evidente che le iniziative governative si muovono in controtendenza rispetto alle vere esigenze di una società che stenta ancora a modernizzarsi.
Oggi, in Italia, serve competenza, serietà professionale, aggiornamento permanente. Serve una «cultura della professionalità» che manca in troppi settori della vita civile, perché nessuno, a livello governativo ed a livello degli Enti che dovrebbero introdurre questa cultura, se ne preoccupa. Prova ne sia che c’ è ancora gente, a livello politico, che crede di risolvere i problemi dei rapporti fra professionisti e cittadini mettendo in concorrenza economica fra di loro i professionisti meno affermati. Cioè la concorrenza deve essere fatta sui soldi e non sulla qualità della prestazione. Medici esclusi, beninteso, sennò i baroni s’incazzano.
Eppoi è bene ricordare che la professionalità si misura sulla singola persona del professionista. Se ci deve essere responsabilità professionale, qualità che troppi fra i politici di professione non conoscono, ci deve essere qualcuno che ne risponde personalmente. Ma questo è un discorso lungo.
Basti in questo caso ricordare che ciò che si vuole raggiungere con questo ed altri decreti è lo scardinamento di un sistema giuridico a favore di un altro nel quale hanno esclusivo potere le società finanziarie, essenzialmente “anonime”.
Nel nostro paese, sostanzialmente sbracato, chiacchierone, superficiale, stanno rallentando intenzionalmente uno degli ultimi collanti della società civile.
 

Giorgio Vitali
Vice presidente European Consumers. Roma