Un chiarimento necessario.
Daniele Scalea, redattore di "Eurasia", ha pubblicato su "Rinascita" di domenica
18 giugno un importante articolo quale contributo alla discussione sul futuro di
quell’ ambiente umano solitamente definito “Area”. Mentre rinviamo i nostri
lettori alla lettura dell’articolo, che è di notevole portata, proponiamo in
questa sede un documento che abbiamo inviato alla redazione di "Rinascita".
Concordo con Daniele
Scalea
Di recente, il giovane studioso Daniele Scalea
ha scritto un prezioso intervento su una tematica omai datata ma sempre attuale:
quella costituita dalla cosiddetta "Area".
Le sue considerazioni sono quanto mai efficaci e vanno prese nella massima
considerazione. [Sono poi intervenuti su "Rinascita", Aldo Guarino ed Eriprando
Della Torre che hanno esposto un condivisibile progetto politico, dimostrando
così che una base comune per il superamento definitivo di un discutibile passato
è rintracciabile]. Ma, prima di intervenire nello specifico delle argomentazioni
di Scalea, occorre delimitare la circonferenza di questa benedetta "Area".
Date le premesse cronachistico-politiche, perché sempre di cronaca si tratta,
per "Area" deve intendersi un ambiente di attivismo legato in un modo o
nell’altro al MSI. Si tratta di attivismo missistico. Non sta al sottoscritto
illustrare quest’attivismo. La stessa parola lo delimita nelle forme e nella
sostanza. Chi in qualche modo ha avuto nel tempo a che fare, anche solo
frequentando per amicizia qualche suo esponente, con quest’attivismo, (che ha
elaborato una vera e propria filosofia attivistica, attingendo molto
arbitrariamente al mito squadristico del fascio primigenio) sa perfettamente che
non si tratta di un fenomeno politico; semmai, pre-politico. Funzionale a
spiccioli interessi di quel partito (il MSI) che ha gestito una sua particolare
presenza nel quadro parlamentare postbellico sfruttando mitologie di facile
preda al fine di svolgere un ruolo che si è dimostrato di supporto del sistema
antifascista più o meno tinto di atlantismo. Non credo ci sia molto da
aggiungere. Può sembrare, questo, un giudizio a posteriori, ma si tratta di una
valutazione fatta da un ambiente politico che ha sempre seguito con attenzione
le vicende nazionali degli ultimi decenni, analizzandone tutti gli aspetti,
compresi gli “opposti estremisti” e gli “anni di piombo”. [Per una maggiore
informazione, consultare: http://fncrsi.altervista.org]
Una presenza insignificante
Dopo la cosiddetta svolta di Fiuggi, che svolta non è stata perché si è trattato
di una presa d’atto, in un certo senso anche coraggiosa, del ruolo reale svolto
fin lì dal MSI, buona parte di quest’attivismo (divenuto “Area”) si è trovato a
vivere in una situazione di incertezza, preso in mezzo fra un’ideologia
apparentemente “antagonista” ed un “mandante” che non giocava più al
compromesso, essendosi tolto una volta per tutte la maschera. Fino allora,
l’attivista tipo poteva permettersi di giocare con se stesso una partita
piuttosto puerile. Fingere di credere ai messaggi contraddittori che gli
giungevano dagli scranni della destra parlamentare. Dopo Fiuggi tutto ciò non è
stato più possibile, mentre buona parte dei referenti politici locali, gli
esponenti provinciali del MSI, inseriti nelle amministrazioni pubbliche locali e
nazionali, non avrebbero mai abbandonato posizioni di rendita acquisite qualche
decennio prima, per seguire una molto ipotetica “purezza ideologica”.
Di concreto si è visto ben poco. L’ambiente è asfittico e l’unico protagonismo
mediatico cui abbiamo assistito è la sceneggiata di Alessandra Mussolini in
relazione alle intrusioni pre-elettorali da parte di ambienti alleanzini.
Ragazzate. E tuttavia queste storielle sono riuscite a distrarre l’attenzione di
tanti giovani che avrebbero potuto costituire una solida base per un reale
movimento politico. Ma oggi è inutile recriminare. Quella situazione è
irrecuperabile. L’ultima scelta elettoralistica di questi gruppi ha dimostrato
la loro incapacità anche nel raggranellare un pugno di voti, senza tener conto
che tanto più la facciata è riconoscibile come neofascista più si dimostra
falsa.
Le analisi di Scalea
Sono quasi tutte condivisibili. Compreso il superamento della posizione
neofascista, che però non si può chiedere ad un neofascista istituzionale.
Importante è anche la definizione di fascismo come “contenitore” nel quale
convissero fino alla fine, nature e culture diverse. Importante è anche la
considerazione che il fascismo è un fenomeno storico e non dottrina e quindi
come fenomeno storico dovrebbe essere affrontato. Ma da questa constatazione
dovrebbe scaturire proprio il ripudio di ogni posizione assurdamente
dottrinaria, propria del settarismo dei gruppuscoli di estrema sinistra e di
estrema destra. Compreso il fatto, innegabile, che i gruppuscoli di estrema
sinistra sono capaci di analisi profonde e molto acute della situazione sociale,
salvo poi rinnegare nella prassi quanto elaborato dai loro intellettuali,
proprio a causa dei presupposti esclusivamente dottrinari, quando non del tutto
astratti, del loro agire.
Sono pertanto condivisibili i temi trattati nei sottocapitoli: il patriottismo
senza nazionalismo, neosocialismo, socialismo internazionale e non solo
transnazionale, relativismo culturale, democrazia diretta. Su quest’ultima
occorrerebbe puntare maggiormente l’attenzione perché si tratta della soluzione
di problemi sempre più sentiti dai gruppi sociali, non molti per la verità, che
si pongono il problema e potrebbero abbracciarne la causa. L’Italia è un paese
in costante crisi economica e di questa si avvalgono i gruppi di potere interni
per tenere la popolazione sotto controllo.
Aggiungo due considerazioni:
Svincolarsi dalle ideologie
Nella storia più che bimillenaria delle popolazioni che hanno abitato queste
contrade, l’azione politica ha quasi sempre preceduto la riflessione, e la
riflessione, quando c’è stata, proveniva da persone che si chiamavano, di volta
in volta, Giulio Cesare, Costantino, Giustiniano, Guicciardini, Machiavelli,
Vico, Oriani. Senza con ciò dimenticare che la presenza della Chiesa cattolica
nel nostro paese è stata, e continua ad essere, innanzitutto una presenza
politica.
In un sistema dominato dalle ideologie è chiaro che la popolazione si sente
ingabbiata in un meccanismo patogenetico che annulla la riflessione politica a
favore di una partecipazione ideologica (la sequenza di elezioni degli ultimi
mesi lo ha ampiamente dimostrato). Il fine è di portare gli individui a votare,
instillando in loro un “senso di appartenenza” basato su concetti astratti. Per
tornare all’argomento iniziale, vale la pena di definire la cosiddetta “Area”
come artefatto ideologico. Composta per lo più da giovani condizionati dal mito
e dall’ideologia, i quali agiscono non per convinzioni scaturite da analisi
politiche o geopolitiche, ma dall’impulso di adeguare il proprio comportamento
al mito fatto proprio. Dal punto di vista esistenziale, in questi casi non ci si
chiede cosa si debba fare per affrontare il presente ma, al contrario, cosa si
deve fare per dimostrare a se stessi di essere coerenti col mito. Nulla di più
impolitico. Occorre sempre ricordare che il Fascismo fu un episodio particolare
per un paese di panciafichisti, prodotto dalla grande sofferenza del primo
conflitto mondiale, vinto con travolgente veemenza ma dopo l’onta di Caporetto.
Questo riscatto produsse un’ ondata di entusiasmo patriottico e di fiducia nelle
potenzialità anche belliche del popolo italiano, sulla quale visse il regime
mussoliniano, fino alla definitiva presa di coscienza del 1943.
Pertanto, la pena di riferirsi nuovamente alla “svolta di Fiuggi” per ricordare
che proprio quella svolta, con le sue adesioni totalitarie, ha dimostrato
l’inconsistenza delle motivazioni ideologiche sbandierate per decenni dal MSI, e
la loro utilizzazione strumentale. Sostanzialmente diverso è stato il caso delle
adesioni alla RSI, perché motivate da fattori molto concreti, con pesanti
risvolti esistenziali, che vanno dalla rivolta morale per l’onore tradito alla
prosecuzione della guerra contro un nemico ritenuto tale, al rischio vissuto
coerentemente, dato il clima di guerra civile instaurato dai comunisti, per la
sopravvivenza propria e della famiglia.
Il quadro geopolitico
Dal punto di vista geopolitico, la situazione va maturando di giorno in giorno.
Con soddisfazione noto che quanto previsto dal sottoscritto molti anni orsono
come evoluzione fatale del quadro mondiale si sta avverando e che
l’accelerazione degli eventi è tipica dei momenti di crisi, perché di crisi
mondiale si tratta. Crisi di crescita, ovviamente. Perché la Guerra per il
petrolio e per altre fonti energetiche fossili non è dovuta alla loro scarsità,
ma al solo fatto che i detentori di queste fonti energetiche, sulle quali
costituiscono il loro potere, stanno disperatamente difendendosi contro la NUOVE
TECNOLOGIE, già pronte da qualche tempo, che sono in possesso degli antagonisti
(europei ed asiatici). L’avvicinamento sempre più stretto tra Russia ed Europa,
in previsione della nascita di Eurasia, che porterebbe all’autarchia energetica
del nostro continente, ha recentemente costretto Bush a compiere un viaggetto al
muro di Berlino, prontamente criticato da Putin, nel tentativo di imitare
Kennedy, come se la divisione di Yalta non fosse stata concordata a fine guerra
dalle superpotenze al solo scopo di dividere l’Europa. La strategia imperiale
statunitense non si è resa palese solo oggi. La si conosce da tempo. Basterebbe
la lettura di un libro come: "Alibi Imperiali", di Stephen Rosskamm Shalom,
pubblicato in Italia dalle Edizioni Synergon nel 1995. Oggi libri dettagliati
sulle strategie statunitensi sono reperibili ovunque e di facile lettura. Solo
gli ignoranti e gli incoscienti rifiutano d’informarsi e di riflettere.
Cito qui di seguito alcuni volumi in mio possesso pubblicati di recente che vale
la pena di leggere: Loretta Napoleoni: "La nuova economia del terrorismo", Marco
Tropea; Phil Rees: "A cena con i terroristi". Nuovi Mondi Media; Emmanuel Todd:
"Dopo l’impero". Net; Giorgio Bertolizio: "Breve storia degli USA e getta".
Edizioni Clandestine; Noam Chomsky: "Due ore di lucidità". Baldini e Castoldi;
Mark Hertsgaard: "L’ombra dell’aquila. Perché gli Usa sono così amati e così
odiati". Garzanti. Michele Paolini: "La guerra del petrolio", Editrice Berti.
Questi libri da soli sono sufficienti a dare un quadro della situazione
generale. Gli USA sono in perdita. Perdono terreno ovunque, nuove realtà stanno
nascendo sulle rovine della società americano centrica. E non si tratta soltanto
di posizioni geostrategiche. Alla religione del denaro, sviluppata dal
liberismo, le Masse asiatiche e sudamericane rispondono con nuove forme di
religiosità di tipo anche spiritualista che promuovono riunioni oceaniche ed
ottengono “audience” all’ONU ed in altri Enti internazionali. C’è una Umanità
che preme alle porte del cosiddetto Occidente, ma non chiede la carità, bensì
cerca di imporre nuovi valori e nuove prese di coscienza. E non saranno i
theocons fondamentalisti evangelico-talmudici a tenere a bada, con la violenza e
la minaccia di armi mostruose, questa marea umana.
Gli armamenti non sono più prerogativa dei soli USA, anzi: è la tecnologia
europea che oggi si trova all’avanguardia in questo settore, ancorché nel
massimo silenzio per non spaventare il presunto ”alleato”. Di fronte alla
pressione del mondo islamico Israele, avamposto statunitense nel Mediterraneo,
sta meditando una tempestiva “resa onorevole”, mentre il presidente dell’Iran ha
attaccato a fondo il Mito fondante del potere ebraico-statunitense dell’ultimo
secolo. Fino a poco tempo fa non sarebbe stato possibile.
È logico ed è naturale, e lo sanno benissimo i vari Kissinger, Brzezinski,
Ledeen, Luttwack, che lo scontro in atto è fra Eurasia ed USA (privata però del
giardino di casa), mentre CINDIA osserva con aria apparentemente distaccata.
Tuttavia non è possibile passare sotto silenzio gli accordi russo-tedeschi per
l’applicazione dell’alta velocità alla Transiberiana, mentre, tranquille
tranquille, le due Coree danno vita alle linee ferroviarie che collegano Seoul a
Pyongyang, arrivando poi alla Transiberiana per l’Eurasia ed alla Transmongolica
per la Cina.
Dal canto suo, Fukuyama, l’intellettuale statunitense di origine giapponese, sta
prendendo le distanze da quanto pubblicato in precedenza, ed ha dato alle stampe
un libro edito in Italia da Lindau: "America al bivio. La democrazia, il potere
e l’eredità dei neoconservatori" con il quale critica il vizio di “esportare” la
democrazia con le armi e la violenza.
Pertanto, qualsiasi movimento politico che faccia proprie le istanze di
indipendenza e di unificazione continentale in senso eurasiano è destinato al
successo, tenendo conto soprattutto che l’Italia attuale è gestita (per conto
terzi) da una gerontocrazia che da sola è la denuncia di un fallimento epocale.
Tale gerontocrazia, costituita da vecchie cariatidi incancrenite in pratiche di
sottogoverno e di traffici parlamentaristici, è di recente scesa in campo per
difendere una Costituzione che nel lungo periodo di sessanta anni essa stessa
non ha mai applicato. Scalfaro, in particolare, ha messo di suo anche
l’assassinio di tre fascisti, fra i quali il prefetto Vezzalini. Non credo che
possa essere espressa altra sentenza su questa realtà sociale che non sia
un’implacabile condanna storica di DECADENZA.
Questi trogloditi politici, anzichè essere processati (e debitamente condannati)
per non aver applicato la Costituzione alla quale si dimostrano tanto...
"legati", anzi per averla sistematicamente TRADITA, in questi giorni ricevono
una specie di "premio" già sufficientemente sputtanato nel tempo come premio
relegato a conventicole politicamente condizionate, il cosiddetto "Premio
Strega", dal nome di un liquore dolciastro e femmineo. Non si sa bene chi sia il
più rincoglionito, fra questi due CORNI del sistema postbellico italiano. I
politici o gli intellettuali. In ogni caso, l'intero popolo italiano è destinato
ad essere bollato come popolo incapace di darsi regolamenti popolari,
soprattutto se paragonato ai popoli francese, spagnolo, tedesco.
L'innovazione lo spaventa, si nasconde dietro scuse di bottega pusillanimi. Un
noto film, di recente ripresentato in TV: "In nome del Papa Re", mostra in
maniera inoppugnabile un quadro di decrepiti Cardinali che condannano a morte
due giovani patrioti nazionalisti italiani. La cinica crudeltà della condanna
espressa dai volti di queste mummie ancora in vita, tutte vestite di ricchi
drappi color rosso fuoco, anch'essi condannati nel breve periodo a MORTE CERTA,
fanno da necessario contrasto alla vigoria giovanile di chi lotta per il nuovo,
per la gioventù, per la rivoluzione. Ma queste mummie, detto fra noi, risultano
più simpatiche delle facce di Andreotti, Ciampi, Scalfaro.
A questo punto un'ulteriore considerazione. per colpa di un eccessivo
garantismo, la RSI rinunciò a promulgare la propria Costituzione, peraltro già
pronta. Si trattava solo di dibatterla in una sede idonea. Grave errore, come
dimostra la Costituzione della Repubblica Romana del 1849. Tutti gli atti della
politica devono essere ufficializzati oltrechè realizzati nei fatti, e fatti
rispettare con la massima determinazione.
Giorgio Vitali
... e l'intervento di
Roberto Sestito
Sul "Corsera" di sabato 24/giugno è apparso un
articolo intitolato "Lite sulla destraccia" che mi dà lo spunto di inserirmi nel
dibattito sull'area politica che ha governato l'Italia sotto l'usbergo di
Berlusconi e sulle occasioni perdute.
Il dibattito è destinato ad ampliarsi e a colpire sui fianchi del corpo politico
italiano, tenendo conto che l'area culturale di destra ha perso l'occasione più
ghiotta di questo secondo dopoguerra: quella di dare spazio e opportunità di
lavoro (in termini pratici e non astratti) ai tanti gruppi e movimenti culturali
(la maggior parte dei quali presenti e attivi in rete e pertanto facilmente
reperibili) che costituiscono il grande deposito e il vero tesoro della nostra
tradizione nazionale.
Ciò non è avvenuto perchè la destra governativa ha scansato (qualcuno dice
tradito) questa corsia privilegiata, preferendo operare scelte di carattere
culturale e politico in stridente contraddizione se non proprio antagonistiche
con la tradizione italiana e mediterranea.
Un esempio valga per tutti: la discutibile scelta filo-sionista, neo-atlantica e
filo-americana ha finito per marginalizzare i vivaci gruppi culturali che si
sforzano di capire e interpretare i
cambiamenti geo-politici in atto ricercando idee e soluzioni sganciate da
condizionamenti ideologici e da pregiudizi settari. Gasparri, nell'articolo su
citato ha affermato: «sono stato io... a favorire un progetto sulla Brigata
ebraica che partecipò alla resistenza»; e dei trucidati di Codevigo chi ne
parla? e di quel galantuomo di Bulow, Arrigo Boldrini presidente dell'ANPI, chi
ne svela i misfatti?
Buttiglione, Bertinotti?
Ma che cosa è mancato della destra al potere? Una profonda riflessione critica,
non tanto sul fascismo storico che è compito degli storici e sulla
socializzazione che è quanto di più moderno e attuale che il fascismo
repubblicano abbia ideato, ma sul ruolo del neo-fascismo a partire dalla
fondazione del MSI ad oggi, ruolo in più occasioni dimostratosi sconfortante e
contraddittorio, dove l'atlantismo dominante di volta in volta è stato utile ai
celerini di Scelba, al SIFAR di De Lorenzo ed ai massoni della P2.
Noi giovani ci infiammavamo ai discorsi fiume di Almirante alla Camera dei
deputati, discorsi il più delle volte retorici e propagandistici, e ci eravamo
lasciati convincere che il nemico di ieri era adesso nostro amico, cosa
francamente assurda ed impossibile, e tentarono di farci mandar giù anche i
colpi di stato patrocinati dalla CIA e fatti passare per meravigliose azioni
fasciste.
Adagiarsi senza reagire su queste falsificazioni: ecco la grande responsabilità
dei neo-fascisti che hanno permesso un capovolgimento di idee, di parole, di
termini, di locuzioni che dovevano essere impedite e mantenute nel loro giusto
valore.
Agli internauti è noto che gli uomini di cultura di destra e gruppi culturali
considerati di destra si trovano su posizioni più vicine alle scelte
geopolitiche, europeistiche ed euroasiatiche della sinistra che allo scellerato
e acritico filo-sionismo e filo-americanismo dei cosiddetti neo-fascisti di
origine missista. Ciò vuol dire che le idee del socialismo nazionale e della
destra politica italiana non transitano (e forse non hanno mai transitato) dai
banchi del governo di centro-destra e quando la generazione dei nostalgici che
votava per la fiammella del pibigas senza neanche pensare, si sarà estinta, le
nuove generazioni si terranno ben lontane dalle sedi sdoganate da Berlusconi e
si troveranno sicuramente più in sintonia con gruppi e associazioni che si
interessano di Chavez, di Morales del Medio Oriente.
Ma su quale fronte la critica culturale di destra al governo è stata più
ostacolata? Vediamone qualcuno.
La marginalizzazione, per non dire di peggio, di gruppi, piccoli editori, centri
culturali che hanno promosso dibattiti e revisionismi intelligenti da posizioni
di frangia non allineati al pensiero acritico e ingessato della destra
governativa, del cattolicesimo militante, del sionismo debordante, esclusi oltre
che dal confronto, dalle fonti di finanziamento pubblico, ha impedito quella
circolazione di idee e quel risveglio culturale che è l'unica speranza per la
modernizzazione e il futuro dell'Italia.
A sinistra, come a destra, in un riflesso speculare, si pensa ancora in termini
idolatrici erigendo a idoli personaggi e simboli che andrebbero invece
sottoposti a un severo apparato critico avendo come punti di riferimento per la
cultura italiana il patrimonio classico, la tradizione romana, il rinascimento e
il risorgimento.
In questo immensa fucina di esperienze e di idee che hanno reso unica la realtà
italiana c'è posto per quanti ,senza pregiudizi e soprattutto senza dogmatismi
orientali, possono dare un contributo vero al rinnovamento politico italiano.
Così non è stato e la destra (una vera destraccia) ha fallito e ha tradito
l'occasione storica che le si è presentata.
Peccato, da un lato. Meglio così, dall'altro. È finito per sempre un equivoco e
mi auguro che i giovani abbiano capito che con quella destra non si va oltre il
Vaticano, Tel Aviv e il Pentagono, ovverosia al di là dell'unico polo (quello di
Berlusconi è solo una parodia) che ha voluto la sconfitta dell'Italia nel
passato e che non potrà volerla vedere rinascire nel futuro.
Hasta la vista!
Roberto
Sestito
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