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Una consuetudine che non muore

Giorgio Vitali
 

Contrariamente alle nostre abitudini, che finora non ci hanno permesso di perdere il tempo dietro a fenomeni inutili, questa volta intendiamo spendere qualche parola su un avvenimento che, per la sua presunzione, ci costringe ad intervenire nella speranza di illustrare a chi non ha ancora ben afferrato il nesso, quanto certe operazioni mediatiche sappiano di falso e di stantio.

Lo facciamo anche perché siamo stati invitati ad una manifestazione che a prima vista appare del tutto normale.

Dunque, l’invito riguarda una manifestazione di ben cinque giorni indetta a Roma per i giovani di Alleanza Nazionale dal titolo emblematico: «Aggredire il declino».

Diciamo subito, perché si tratta del primo appunto da fare, che non ci si dice di quale declino si tratta e chi ne sia la causa. A noi, che non siamo nuovi a questi problemi, sembra che il declino sia concausa e conseguenza allo stesso tempo della presenza di una forza politica come Alleanza Nazionale che, agli occhi di qualsiasi osservatore intelligente, costituisce un’organizzazione politica rappresentativa del declino sociale, civile e, non ultimo, demografico del nostro paese. Infatti, nulla dell’attività del partito che ha ai suoi vertici personaggi come Fini, Alemanno, Storace, Tremaglia, Matteoli, Gasparri, La Russa, tanto per fare alcuni nomi, è capace di evocarci una sensazione d’energia, di voglia di fare, di intervenire, di proporre, di costruire. Se soltanto pensiamo all’incredibile numero di città, dicesi città, che l’energia costruttiva del fascismo ha saputo realizzare in brevissimo tempo, al processo di modernizzazione, corretto però da un senso d’equilibrio che nessun altro popolo ha saputo finora dispiegare nel medesimo processo, e lo paragoniamo alla melensaggine di un partito politico, tipica espressione di ceti impiegatizi e parassitari del centro e del sud, che continua a percepire voti che risalgono alla propaganda incentrata sulla nostalgia, c’è solo da mettersi le mani nei capelli.

 

Il vizio è lo stesso

Il vizio è lo stesso perché le abitudini basate sul vizio sono sempre uguali a se stesse. Dal depliant illustrativo della manifestazione il messaggio, o meglio, le intenzioni del messaggio, emergono con forza prepotente.

Come sempre peraltro, perché la propaganda fine a se stessa, il messaggio apparentemente subliminale, mostra come sempre la sua origine ambigua. Si nota chiaramente un autocompiacimento da «esperto di marketing» che ha scoperto una parola che dovrebbe colpire e «motivare» i giovani: la parola è aggressione, aggredire. Aggredire il declino, aggredire l’oppressione, aggredire l’egemonia, aggredire i privilegi, aggredire l’inerzia, aggredire lo sfruttamento, aggredire l’ingiustizia sociale, aggredire l’omologazione, aggredire l’indifferenza, aggredire il qualunquismo. Sono tutte tematiche d’altrettanti convegni che caratterizzati anche dalla presenza di teatranti del calibro di Fini, Berlusconi ed altri personaggi tipici del panorama contemporaneo. Proprio quelli che dovrebbero essere aggrediti qualora i giovani si svegliassero da un torpore cinquantennale.

Una sequela di «aggressioni» che non lasciano scampo. E che, a nostro avviso, rappresentano solo l’aggressione all’intelligenza ed al buon senso, oltreché alla «scienza del marketing». Il marketing, infatti, ignora le ripetizioni retoriche, i riflessi condizionati consuetudinari, le citazioni sapute, la pseudocultura dei copiazzatori. Un esempio, che fu tipico del MSI, l’appropriazione di parole che hanno già avuto un loro successo, che girano per conto loro e per forza propria. Come la parola "Casta" che designa i pagliacci della ribalta politica, in primo piano proprio gli esponenti alleanzini, e che viene proposta ai «giovani di AN» come un feticcio da combattere e da abbattere. Con quale attendibilità è lecito chiedersi. Queste esibizioni di «parole inutili» ma descrittive di uno specifico ambiente, ci ricordano certi esponenti di un cattolicesimo d’avanguardia che, nell’intento di rendersi accessibili alla «massa», chiamavano «cena» la «messa».

Robetta e robaccia. Penosità. Foto di una cruda realtà. Impotenza, vecchiaia, adinamia. Non interverremmo se non sapessimo che si tratta di malattie ereditarie ma anche facili a trasmettersi.
 

Giorgio Vitali