Italia - Repubblica - Socializzazione

 

da "Rinascita", domenica 11 febbraio 2001

 

Cinquantasette anni fa il decreto della RSI
nel pieno dell’invasione nemica

 

Socializzazione delle Imprese.
Un atto rivoluzionario

 

Questo lunedì, 12 febbraio 2001, ricorre il 57° anniversario dell'emanazione da parte del Governo della Repubblica Sociale Italiana delle norme giuridico-sociali che hanno preso il nome di Socializzazione delle Imprese, le quali divennero operanti a partire dal 30 giugno 1944, vale a dire in quell’epico scorcio di tempo che vide entrare nella linea di fuoco contro il nemico invasore le leggendarie divisioni della. RSI. L'abrogazione di quel decreto, voluta dal CLNAI, ha dato luogo a violazioni gravissime dei diritti acquisiti dai lavoratori, ad esclusivo vantaggio dei capitalisti.

Basilare rettifica-integrazione dell'esperienza corporativa, e strumento di un nuovo governo di Popolo, la socializzazione è la forma di partecipazione più profondamente umana fra quante ne siano state pensate e attuate. Essa simboleggia le aspirazioni dei migliori italiani di tutti i tempi (ivi compresi non pochi di coloro che hanno preso parte alla resistenza). Recando la rigorosa prescrizione di lavoro-dovere sociale e della funzione esclusivamente sociale della proprietà, la Socializzazione delle Imprese rappresenta un autentico primato italiano e un prezioso patrimonio spirituale che abbiamo il dovere di trasmettere correttamente alle giovani generazioni, poiché costituisce parte integrante dell'evento più significativo e rivoluzionario del XX secolo: la guerra del sangue contro l'oro.

Con la socializzazione, il fascismo repubblicano dava compimento all'aspetto spirituale più importante, della sua dottrina: una «nuova qualità umana», l'uomo nuovo (dal giusto pensare-sentire-agire), teso ad un'esistenza improntata di: «... atti nei quali nessun motivo economico -lontano o vicino- agisce», per una vita «alta e piena: vissuta per sé, ma soprattutto per gli altri vicini o lontani, presenti e futuri» (Dottrina).

Innalzando il Lavoro ad unico fattore dell'umano divenire, la socializzazione registra la sua presenza nella storia come radicale negazione e superamento sia della concezione materialistica della storia, la quale sostiene essere le azioni umane determinate esclusivamente da moventi economici, sia di quella liberaldemocratica, che vede nel capitale il motore dello sviluppo incentrato sul conseguimento di sempre più alti profitti e sul neoschiavismo, implicante la cinica necessità di disporre di masse anonime che non possiedano niente altro che la capacità di lavorare per i padroni del capitale medesimo.

L'ultima dichiarazione del PFR (5 aprile 1945) afferma infatti: «Il sistema sociale fascista non rappresenta una via di mezzo tra la conservazione capitalistica e il comunismo. È un sistema nuovo a sé stante, il quale non si ferma al di qua del comunismo, sibbene lo supera così come supera la società capitalistica».

Tale stato di cose non poteva essere tollerato dalle forze della reazione mondiale, le quali, temendo, che quel sistema si affermasse anche presso altre nazioni, scesero in armi contro il nostro nuovo ordine, quando era ancora allo stato nascente. Infatti:

1) la IIª guerra mondiale fu preparata e scatenata dalle due più potenti organizzazioni materialiste, la plutocrazia, ebraico-massonica e il bolscevismo, al fine di realizzare rispettivamente un proprio governo planetario e la dittatura mondiale del proletariato;

2) nel 1945, a seguito della sconfitta delle Nazioni che si erano contrapposte ai noti progetti di dominazione globale, in luogo della presunta liberazione, i vincitori le occuparono militarmente e pretesero l'eliminazione fisica delle rispettive classi dirigenti. In un secondo tempo, gestirono e persistono nel gestire (insediando nel c.d. mondo libero classi politiche inefficienti e corrotte, dalle quali attingono governi deboli e sottomessi) un permanete conflitto, economico e politico ai danni di quelle e di altre Nazioni, servendosi anche di spietate azioni belliche camuffate da ingerenze umanitarie, seguite sempre da embarghi disumani e da drastiche limitazioni della loro sovranità.

Inoltre, valendosi del monopolio dei media, stanno ora compiendo la insidiosa opera diretta allo sconvolgimento psichico dei popoli, mediante la graduale rimozione-deprivazione delle capacità critiche della persona umana. Crimine quest'ultimo, che: «Non ha bisogno di far rotolare delle teste, le rende superflue» (B. Strauss).

Consapevoli di ciò, i Combattenti della RSI riconfermano la propria decisione di opporsi al tentativo in atto d'imporre al mondo la globalizzazione, la .distruzione delle identità nazionali, la precarizzazione del lavoro e il relativismo etico, morale e religioso.

 

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p. Il Comitato Direttivo
F. G. Fantauzzi