Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Il decreto Mastella. Chi è la vittima?
 

Giorgio Vitali


«La Terra non può sopportare le sue parole» ("Bibbia", Amos).
«Il pestilenziale contagio dell’eresia si è talmente diffuso, che ha gettato la discordia fra coloro che erano uniti, dividendo, ahimè, la moglie dal marito, il padre ed il figlio, la suocera e la nuora. Persino quelli che sono rivestiti del sacerdozio sono corrotti dalla sua infezione… si negano ostinatamente la creazione dell’uomo e la resurrezione della carne …» (da una lettera [1209] del Conte di Tolosa a papa Innocenzo III a proposito dei Catari).
«Sapete bene che l’intolleranza produce solo ipocriti o ribelli: quale funesta alternativa! E infine vorreste sostenere con i carnefici la religione di un Dio che i carnefici hanno fatto morire?» (Voltaire, "Trattato sulla tolleranza")

Secondo Machiavelli, in politica il successo è «di quello che riscontra al modo del procedere suo con le qualità dei tempi». Se i tempi sono scanditi ai ritmi dell’Italia d’oggi, dobbiamo dedurre che nulla è cambiato in questo paese rispetto alle epoche più triste della sua travagliata storia.
Ma cerchiamo di porre ordine (è per questo che scriviamo) a quest’ingarbugliata vicenda.
Va premesso, pertanto, a scanso d’equivoci, che uno dei princìpi costanti della politica vaticana è stato quello di garantirsi la piena tranquillità finanziaria. È quest’esigenza primaria che ha caratterizzato nei secoli la politica di questa potenza e di riflesso la storia del nostro paese. Ed anche in quest’occasione, specificatamente col decreto Mastella, si può vedere con precisione lo zampino confessionale.
Infatti, i governi repubblicani, in particolare quelli della cosiddetta "Seconda Repubblica", non nascono dalle urne ma vengono in precedenza "calibrati" sulle esigenze del ruolino di marcia precedentemente fissato. Il caso specifico dell’attuale governo è emblematico. Il fatto stesso che sia stato costituito su di una maggioranza molto risicata, tale da dover ricorrere al voto della "opposizione" ogni volta che serve (o dei "senatori a vita" che fa lo stesso), com’è accaduto di recente, e proprio in occasione di un voto che doveva sancire l’obbedienza al padrone, dovrebbe aprire gli occhi anche agli sprovveduti. Ma c’è di più. Come abbiamo molte volte suggerito, il messaggio nemmeno troppo criptico sulla reale consistenza di questo governo è stato dato dagli autori della messinscena mediatico-elettorale quando, inspiegabilmente, e mentre gli esponenti della cosiddetta "maggioranza" si apprestavano a festeggiare, dallo spoglio delle urne è cominciata a piovere una grandinata di schede favorevoli al centro-destra. Insomma, chi doveva e poteva capire ha capito.
Date queste elementari premesse, è chiaro che i ministeri vengono assegnati -in precedenza- a personaggi che devono svolgere un ruolo particolare. Infatti, non è possibile pensare che un Mastella, del quale conosciamo le eccelse doti politiche, posizionato nel Ministero di Grazia e Giustizia, non sia stato ivi insediato per conto di qualcuno. E questo non può essere stato altro che il Vaticano. Prova ne sia (una delle prove, in verità) è la polemica sulle "coppie di fatto". In un altro caso siamo stati gli unici a notare una strana designazione allo stesso ministero (Giovanni Maria Flick), ed è quando sarebbe dovuto scoppiare il "caso Priebke". Pertanto, quale che sia l’origine vera del decreto Mastella, dietro vi figura il Vaticano. Con la precisione dello storico di professione, che non ci azzecca nemmeno dopo decenni, [ma anche dopo secoli] vedi il caso in questione, cioè la persecuzione degli ebrei, non potremmo formulare alcuna ipotesi, mentre dando libero esercizio alla nobile <«arte delle congetture» rischiamo di avvicinarci di molto alla verità.
Un fatto è comunque certo. Pur essendo le norme di legge contro i "negazionisti" già presenti in altri paesi dell’Unione Europea, all’origine della precipitazione con la quale è stato presentato il decreto Mastella è la "questione polacca".
Dobbiamo all’attenta decifrazione da parte di Guglielmo Lolli Ghetti dei messaggi che a notte alta vengono trasmessi dalle Radio nazionali le informazioni necessarie per comprendere la gravita dei fatti polacchi. Al grande pubblico italiano sono giunte notizie frammentarie relative alle dimissioni di Wielgus, che sarebbero state determinate dalla scoperta che questo prelato era in contatto coi servizi segreti comunisti. A parte il fatto che sarebbe assurdo pensare che un esponente del clero polacco, in regime comunista, non abbia avuto contatti coi servizi e non abbia dovuto dare le apposite garanzie, perciò pare evidente che questa storia sia una scusa, tutta la faccenda origina da ben altre vicende. Tant’è vero che i vescovi polacchi si oppongono giustamente ad una «Lustracja», in latino «Lustratio», priva di princìpi chiari, giacchè essa può arrecare un grave torto alle persone oneste.
In concreto, ciò che realmente spaventa il Sistema Mondialista, i cosmocrati del sottosviluppo turbocapitalista, è quanto va emergendo dalle trasmissioni della famosa Radio Maria, sostenuta proprio da Wielgus, circa il ruolo degli ebrei polacchi nel secondo conflitto mondiale, impegnati tanto da una parte quanto dall’altra. Cioè: tanto coi bolscevichi quanto coi nazisti, operanti agli ordini di Hans Frank, impiccato poi a Norimberga sicuramente per farlo tacere. Un’altra questione che sta emergendo proprio grazie a Radio Maria dopo un inspiegabile silenzio di oltre mezzo secolo, è quella relativa a Katyn. Nei dintorni di quella zona, infatti, furono seppelliti non soltanto i militari polacchi assassinati dopo l’invasione della Polonia Orientale da parte dell’Armata Rossa, ma anche svariate diecine di migliaia di anticomunisti durante gli anni precedenti (guerra russo polacca, guerra civile russa, etc.), sterminati dalle varie CEKA, GPU, NKVD. Il caso delle fosse di Katyn, scoperte dai tedeschi nell’aprile del 1943, aveva già creato forti guai nei rapporti fra il governo polacco in esilio a Londra ed il governo inglese. Questi dissapori erano stati momentaneamente silenziati con la morte in una strano incidente aereo del generale Sikorski e della di lui figlia (4 luglio 1943). In buona sostanza, il pressing sulla memoria di Auschwitz è stato impostato per "coprire" la memoria di Katyn.
La faccenda che maggiormente confermerebbe queste ipotesi riguarda i documenti privati di Wojtyla. Infatti, l’ex-segretario privato del papa polacco, Stanislao Dziwisz, che ha di recente scritto un libro di memorie, ha dichiarato che distruggerà tutte le carte private del papa "solo" dopo la conclusione del processo di beatificazione. Una strana decisione che sa molto di ricatto. È da chiedersi, infatti, la ragione della distruzione di documenti di un papa che, essendo beato, non dovrebbe aver nulla da nascondere.

La repressione nasce dalla paura e la paura aumenta la repressione.
È fuori discussione che la situazione per gli sterminazionisti, che sostengono, inutile precisarlo, gli interessi economico-finanziari di Israele, il momento non è dei più propizi. Il mondo si sta ribellando al potere dell’Usura e la letteratura negazionista fa progressi mentre le stesse cause (e relative condanne …) comminate agli scrittori che si oppongono al dogma hanno destato su tutta la questione un interesse maggiore di quanto non si potesse in precedenza supporre. Tuttavia, mentre da parte sionista cresce la preoccupazione, documentata anche da un’intervista di Wlodek Goldkorn allo storico Dan Diner dell’Università di Gerusalemme, pubblicata su "l'Espresso" del 18 gennaio scorso, secondo il quale la Shoah, contrariamente a quanto si pensa, non è stata mai assorbita nella memoria europea, è pur sempre vero che la massa digerisce ogni credenza le sia presentata da chiunque assuma una qualche autorità. Prova ne sia un documento singolare, relativo nientemeno che a san Giovanni Bosco, uomo tutt’altro che sprovveduto. Secondo Don Bosco i romani di Tito avrebbero ucciso (meritatamente scrive lui) nella sola Gerusalemme non meno di un milione e centomila ebrei. (Formidabile il dettaglio dei centomila). E va tenuto presente che questa cifra ha circolato impunemente fino ad oggi! Questa è la ragione per cui il gioco delle cifre resterà sempre aperto, malgrado le pubblicazioni di storici che si ostinano a fare riferimento alla razionalità delle grandi agglomerazioni umane. D’altronde le religioni nascono proprio dal desiderio di credere, ed ogni pretesto è buono. Va ulteriormente aggiunto che è in essere un tentativo assecondato anche da gerarchie ecclesiastiche romane, di riassorbimento del cristianesimo nel giudaismo, come brillantemente documentato di recente da Maurizio Blondet. E forse le manovre in atto sono state prese per facilitare ulteriormente questo progetto. Sempre dall’intervista a Diner emergono due dati: il primo è costituito dalla preoccupazione di riuscire in tempo utile ad imporre una visione escatologica del "sacrificio sacrificale" della razza ebraica, (il concetto di razza è implicito, come sempre nei loro pensieri, in questa dichiarazione perché in questo caso quello che viene messo in gioco non è il gruppo etnico, ma la "razza" («Non sono stati uccisi esseri umani generici, sono stati annientati gli ebrei perché erano ebrei»), [c’è, infatti, da chiedersi come vengono considerati, se lo sono, gli zingari e le altre etnie coinvolte nella presunta strage].
Il secondo è la progressiva scomparsa dal cuore delle masse della tensione verso la religiosità. («Nel discorso postmoderno non c’è più verità, ci sono solo narrazioni. Ed ogni narrazione equivale ad un’altra»). [Ed anche in questo caso c’è da chiedersi per quale ragione una narrazione dovrebbe essere diversa da un’altra].

Il documento segreto.
Il parlamentare europeo Daniel Cohn-Bendit, esponente molto citato della cosiddetta "contestazione" quando questa era funzionale alla destabilizzazione d’Europa in un momento particolare per la nascita di una Unione Europea con forti tinte indipendentiste, secondo la spinta degollista, dal bipolarismo russo-americano, ha pubblicato sul suo sito un importante documento apparentemente segreto. Si tratta di un contributo aggiuntivo alla "Policy Recommandation n. 9", 25 giugno 2004, della European Commission against racism and intolerance, che ha già dato le più ampie istruzioni sulla penalizzazione di tutto ciò che può cadere sotto la definizione di antisemitismo. Il portavoce dell’Ente che ha preparato questo documento, (EUMC, con sede a Vienna), John Kellock, ha dichiarato che i documenti prodotti e proposti alla servile attenzione degli stati europei sono elaborati in collaborazione con l’American Jewish Committee ed altri organismi internazionali con il fine di porre le basi di «chiari criteri per definire l’antisemitismo come delitto».
I punti essenziali per la definizione del delitto sono:
1) Accusare gli ebrei come popolo di essere responsabili di malefatte, reali o immaginarie, commesse da un singolo individuo o singolo gruppo ebraico.
2) Negare il fatto, la vastità o i meccanismi (ad esempio le camere a gas ) o l’intenzionalità del genocidio del popolo ebraico da parte del Nazionalsocialismo e dei suoi sostenitori e complici.
3) Accusare gli ebrei come popolo o Israele come Stato di inventare o esagerare l’olocausto.
4) Accusare cittadini ebrei di essere più leali ad Israele che agli interessi delle proprie nazioni.
5) Negare al popolo ebreo il diritto di autodeterminazione.
6) Richiedere allo Stato di Israele comportamenti che non sono richiesti ad altri Stati democratici.
7) Paragonare la politica attuale di Israele a quella del Nazismo.
8) Ritenere gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni di Israele.
È interessante notare come sia oggi possibile che un qualsiasi ente privato possa con tanta presunzione pensare di imporre a 25 Stati apparentemente sovrani una normativa così limitativa dell’elementare diritto di ragionare con la propria testa, ed in un momento nel quale si inneggia mediaticamente alla «libertà di pensiero», senza contemporaneamente esser certo (almeno fino ad oggi) di avere il potere reale di imporre quanto richiesto.
Dovrebbe essere pertanto un obbligo per chi si interessa di azione politica nella concretezza della situazione mondiale, riuscire a scoprire quale sia il punto debole attraverso il quale riesce a concretizzarsi quest’imposizione. Noi pensiamo che il grimaldello sia costituito dal Vaticano. Tenuto sotto scacco col ricatto economico-finanziario (nomina di Kissinger a consigliere del papa) e con l’aggiunta dello scandalo preti-pedofili i cui risvolti economici sono, ancorché non evidenziati adeguatamente dai Media, imponenti. Questa ipotesi è documentabile con una sequenza di comportamenti papali che di seguito elenchiamo.
Prima però intendiamo inserire Link, che riguardano le procedure con le quali abitualmente un Sistema dominante tende ad eliminare interferenze fastidiose.

Link n. 1: il caso Giordano Bruno.
Oggi tutti coloro che hanno studiato conoscono qualcosa di Giordano Bruno. Ma la figura di questo grande rinascimentale è emersa dall’oblio storico soltanto a fine ottocento, Il caso del Bruno è un esempio di come sia possibile blindare lungo i secoli una figura scomoda. Scomoda per due ordini di ragioni. In primis per la fine che i «buoni» gli hanno fatto fare eppoi perché il possente pensiero bruniano si pone come sintesi dei valori rinascimentali e del pensiero platonico, come rilevato dagli esponenti dell’Idealismo italiano, Spaventa, Pareto e Gentile, secondo i quali Bruno partecipa al lascito del Rinascimento all’Europa come liberazione dall’oppressione dottrinaria. Perché Bruno fu il filosofo degli infiniti mondi particolari ed il poeta dell’immanentismo che illustrò con toccanti, intensi versi poetici.
Solo al 1950 risale, infatti, la scoperta degli atti dei due processi. E dal processo finale emergono alcuni elementi piuttosto interessanti. Presidente del tribunale era san Roberto Bellarmino. Bruno negò l’intenzione ereticale. I giudici romani, che prima di allora non avevano nemmeno letto i testi, (ancora oggi si perpetuano gli stessi caratteri inquisitoriali) decisero di acquisirli agli atti processuali fra il 1594 ed il 1597. Il tribunale, come tutti i tribunali inquisitoriali (vedi il caso Irving) voleva l’abiura totale. Bruno, sapendo di arrecare, negando l’abiura, il massimo danno al tribunale stesso, non accetta. Viene pertanto condannato come eretico impenitente, pertinace ed ostinato, indegno di misericordia, e consegnato al Magistrato Secolare con la richiesta (solita sottile ipocrisia) di «mitigare la pena». Infatti, tanto per mitigare la pena, fu condannato al rogo, ove il nostro vi giunse con la mordacchia il 17 febbraio, a Campo dei Fiori, contornato dalla folla di spettatori che nulla sapevano di lui, e tormentato da preti che con petulante insistenza tentarono di estirpargli una finale conversione. Il silenzio su Bruno fu nei secoli aggravato dal fatto che la scienza, impostata su basi dualistiche da Galileo e da Cartesio, e sulla quale si impiantò l’Illuminismo, rifiutava i princìpi platonici della visione unitaria dell’Universo. La Chiesa stessa, sulla base dell’aristotelismo tomistico, aveva sposato la scienza ed aveva rigettato ogni memoria platonica. Ancora nel 1940 un tal monsignor Mercati definiva «strampalate» le tesi bruniane.
Durante la battaglia per il monumento al martire del «libero pensiero», così fu classificato dal pensiero massonico, battaglia che durò dal 1877 (il 9 giugno 1889 avvenne l’inaugurazione) al 1929, anno in cui fu definitivamente accettata dal Vaticano la presenza dell’ingombrante presenza in Campo dei Fiori, volarono parole grosse. Si arrivò perfino a negare il rogo. E fu necessario rintracciarne la documentazione negli atti dell’epoca.
Tuttavia, malgrado queste incredibili circostanze, i libri di Giordano Bruno continuarono sempre a circolare anche se in poche copie fino alla riscoperta ad opera dei teosofi londinesi, a maggiore scorno di chi voleva tacitarlo per l’eternità.

Link n. 2: appunto sull’essenza della mitologia.
La nascita e lo sviluppo dei miti sono stati studiati da Jung e Kerény. Secondo questi autori, la mitologia si spiega da se stessa e spiega inoltre tutto ciò che è al mondo, non perché inventata appositamente per fornire delle spiegazioni, ma perché essa possiede in sommo grado la qualità d’essere esplicativa. Insomma, la mitologia è una realtà essenziale della vita umana, e ciò malgrado i tentativi del razionalismo di cancellarla.
«I Miti non spiegano mai nulla, in alcun senso; essi confermano sempre un precedente, in quanto ideale, e impegnano qualcuno per la loro continuazione», scrive Malinowski, mentre Kerény commenta: «Noi abbiamo perduto il contatto immediato con le grandi realtà del mondo spirituale -di cui fa parte tutto ciò che è vera mitologia- ed è precisamente la scienza, sempre pronta ad intervenire e ricca dei suoi rimedi, che è la causa di questa perdita».
È interessante notare, a questo punto, come la nascita di una nuova mitologia, perfettamente percepibile a chiunque osservi con attenzione gli avvenimenti, si trovi la strada molto facilitata dal vuoto spirituale provocato dal positivismo scientista su cui si accalcano molte religiosità supplementari.
Per facilitare la comprensione del movimento in corso citiamo dal libro della psicanalista Caroline Eliacheff: "Le Temps des victimes": «Perché le vittime occupano una tale posizione nella nostra società? Fin dove arriveremo in questa vittimizzazione della società tutt’intera? Nel momento in cui la nostra società promuove il culto del vincente, la figura della vittima è arrivata ad occupare quella dell’"eroe". La mediatizzazione delle catastrofi ha rivelato che l’unanimità compassionevole sta diventando l’ultima espressione del legame sociale». È facile pertanto capire che, se la "vittima" è il mediatore del legame sociale, e la religione è il sistema rituale che rinforza tale legame, il mito delle vittime sacrificali (olocausto) diventa automaticamente il mito costitutivo della nuova religione.

Link n. 3: mitologia classica e mitologia giudeo-cristiana.
La cultura classica non aveva paura di vedere nel mito l’espressione della creatività del pensiero. Scrive infatti l’Imperatore Giuliano: «Ciò che nei Miti si presenta inverosimile, è proprio quel che ci apre la via alla verità. Infatti, quanto più paradossale e straordinario è l’enigma, tanto più pare ammonirci a non affidarci alla nuda parola, ma ad affaticarci intorno alla verità riposta». Al contrario, tanto l’ebraismo e quella parte del cristianesimo che dall’ebraismo discende hanno bisogno di pensare che l’evento mitico (salvifico) sia "realmente" accaduto in un particolare momento "storico". Di qui l’enorme sforzo per inserire il discorso mitico all’interno della narrazione storica, come se la "storia" non sia anch’essa "narrazione" che sconfina nel mitico ogni qualvolta (in pratica: sempre) qualcuno azzarda un’interpretazione personale dell’evento studiato sui libri. Di qui la profluvie dei libri per dimostrare che… la Bibbia aveva ragione o che gli storici dell’epoca (nel caso specifico: Giuseppe Flavio), avrebbero riportato notizie sull’esistenza di Gesù ed ancor peggio… l’estirpazione feroce di ogni eresia perché con i "falsi" documenti potrebbe gettare ombre su questa esistenza "reale".
In questa nostra interpretazione della complicata vicenda siamo confortati da un libro uscito di recente, contenente le considerazioni di Marco Vannini, il maggiore studioso italiano di mistica, edito da Le Lettere: "Tesi per una riforma religiosa". Vannini accusa senza mezzi termini la povertà spirituale della Chiesa indicando nella Bibbia la vera causa: «madre della superstizione» e «vera idolatria» concludendo con: «Non si può più fondare sulla Bibbia una religione con valore di verità». Non ci sembra poco per capire in quali direzioni si sta indirizzando la conflittualità religiosa.

Link n. 4: cospirazioni.
In quest’analisi, peraltro necessariamente superficiale, non si può tacere della polemica in corso sulla "Teoria del complotto". Poiché è sotto gli occhi di tutti la manipolazione manifesta della pubblica opinione, non diversamente che dal passato basti pensare al ruolo dei divinatori nella Roma prisca, è sorta una nuova pubblicistica tendente ad accreditare indirettamente le menzogne che il potere economico-politico ha finora messo spettacolarmente in evidenza per giustificare operazioni di guerra e di dominio.
In questo settore capofila italiano è Umberto Eco il quale, alla luce di una (discutibile) razionalità della quale da sempre si autoproclama paladino, irride nei suoi scritti a coloro che intravedono negli eventi la mano dei "progettatori". Come se le decisioni di grande importanza geopolitica, che implicano la morte di un numero non misurabile di persone, possano essere prese in un pubblico dibattito, trasmesso per giunta in televisione. Va da sé che oggetto della critica è in primis il libro dei "Protocolli". (E già questo fatto potrebbe far nascere qualche dubbio sulla genuinità delle critiche in questione, perché è lì che si vuole andare a parare).
Ciò che maggiormente stupisce in queste prese di posizione strumentali è la pretesa di negare a priori qualsiasi ragionamento che prenda in seria considerazione gli "interessi reali" delle Classi Dirigenti. La qualcosa dovrebbe indurre anche gli scettici più istupiditi a considerare quanto di "nascosto" ci sia nella storia del mondo. Cogliamo anzi l’occasione per ricordare che tutte le decisioni politiche che riguardano direttamente ed indirettamente l’umanità, sono prioritariamente prese «in privato» in gruppi ristretti di persone.
Cogliamo l’occasione per esternare una banale considerazione: ci sembra naturale, ad esempio, che anche il Vaticano dovrebbe rendere pubbliche le sue decisioni, almeno per quanto riguarda l’interesse delle popolazioni coinvolte nei Concordati nel tempo firmati, rendendo trasparenti i Concistori, le pratiche per l’elezione del "Sommo Pontefice" e quant’altro. Si tratterebbe di un’autentica riforma in senso cristiano. L’atteggiamento nei confronti di avvenimenti dalle origini controverse è ambivalente. Sarebbe meglio e più comprensibile definirlo trasversale. Esempio ne sono due periodici. Uno è "Diario" la cui posizione a favore delle dichiarazioni del governo statunitense sugli attentati dell’11 settembre è piuttosto nota. Il secondo è "Altreconomia" che nel numero del settembre 2006 pubblica un articolo di un giornalista, Paolo Attivissimo, gestore di un popolare sito antibufala: www.attivissimo.net/antibufala, oltrechè consulente RAI, Canale 5, RTSI.
In quest’ articolo l’autore contesta quanto finora dichiarato in merito dai "cospirazionisti" (vedi l’ottimo libro: "11 settembre 2001: Inganno globale", a cura di Massimo Mazzucco. MACRO edizioni. DVD in omaggio. www.macroedizioni.it). Tuttavia, anche Attivissimo è sospettabile. Infatti, nelle sue considerazioni mancano di proposito tutte le tesi che possono dar ragione ai suoi nemici. Poiché la battaglia è in corso, anzi si tratta di un aspetto precipuo della lotta sul terreno dell’informazione, ne diamo notizia affichè sia possibile identificare le fazioni in gioco.
Fortunatamente è di recente stato pubblicato da Castelvecchi un aureo libretto, che fa pendant con il già classico: "Politica Occulta" di Marco Dolcetta, pubblicato dal medesimo editore. L’autrice si chiama Kate Tuckett, il libro è intitolato "Cospirazioni". In elenco alfabetico sono descritti tutti gli avvenimenti più importanti degli ultimi due secoli, con le ipotesi retrospettive. Un dizionario da tenere sempre a disposizione.

Link n. 5: il caso Ariel Toaff.
In questa situazione è scoppiato il caso del figlio del rabbino emerito di Roma, professore di storia in una prestigiosa università israeliana. In un suo libro, pubblicato di recente anche in Italia da "Il Mulino", questo studioso afferma che le accuse, finora considerate espressione di un acceso antisemitismo, di sacrifici rituali di bambini, erano vere.
La questione ha sollevato un putiferio, anche perché l’arrivo di questo libro sugli scaffali delle librerie di tutto il mondo in un momento in cui sono pieni di libri di autori ebrei che scrivono di tutto, non può che suscitare interesse. Va da sé che l’autore è stato subito sottoposto ad una pressione fortissima. Stigmatizzato da tutti i rabbini italiani, colpito dal rammarico del padre, lo storico, già fra i redattori di trasmissioni della TV italiana, è stato convocato dal capo rabbino israeliano Kaveh, ed avrebbe fatto una specie di ritrattazione. Avrebbe cioè ammesso che la pratica rituale si sarebbe svolta in prevalenza in Europa Centrale, sotto l’influenza, vedi caso, delle culture di quelle popolazioni. Queste pratiche sono state da tempo attribuite al "Bohemian Club", che ha come simbolo una CIVETTA, club al quale risulta appartenere Kissinger, il quale risulta inoltre aver appartenuto ad un particolare servizio segreto polacco. Le accuse motivate che sull’argomento sono state sollevate in epoche non recenti in Italia ed in Inghilterra sarebbero pertanto false.
Abbiamo citato questo caso soltanto per sottolineare il clima che si sta instaurando nel cosiddetto "Occidente", tanto da far scrivere ad alcuni intellettuali che stiamo precipitando verso un’epoca di "intolleranza".
Quest’intolleranza si mescola curiosamente con il sostanziale imperterrito compromesso della politica italiana, reso evidente dalle nuove normative sui DICO. La cosiddetta «doppiezza togliattiana» riemerge sempre dagli atti concreti dei seguaci del "Comunquismo". Per tornare al tema di fondo di questo intervento, appare evidente che tutte le norme liberticide come il "Decreto Mastella" siano elaborate ed imposte per copertura di sostanziali compromessi fra il potere clericale ed il potere predefinito "laico".

Link n. 6. il ritorno dei pagani sull’Olimpo.
Così titola un articolo di Mauro Frasca su "l'Indipendente" del 24 gennaio scorso.
La faccenda ha dell’inverosimile ma è, fortunatamente per noi, vera. Per la prima volta da quando l’Impero Romano vietò ai pagani il Culto Pubblico per opera di Teodosio (editto di Tessalonica, 380 d.c.), [a proposito di libertà!], i pagani hanno ottenuto di poter officiare riti sull’Olimpo. Ciò è avvenuto il 21 gennaio scorso. Non sono mancate le invettive. Padre Efstathios Kollas, presidente dell’associazione dei sacerdoti greci ortodossi, ha infatti dichiarato: «Un pugno di miserabili riesumatori di una religione morta e degenerata». Invettive a parte, sta il fatto che in questo momento di estremo interesse per la storia dell’Umanità, sta riemergendo qualcosa che lorsignori credevano di aver eliminato per sempre. Si tratta della "Rinascita degli Dei", da tempo auspicata da pensatori e storici ed alla quale ormai nessuno può più opporsi. Infatti, un tribunale greco ha dato ragione ai pagani greci i quali hanno rivendicato un diritto fondamentale: poiché i templi erano stati costruiti per esercitarvi le azioni rituali della religiosità classica, i pagani hanno il diritto di utilizzarli a tal fine e riprenderne il possesso. Secondo stime recenti, i pagani in Grecia sarebbero 40.000, quarta religione in quel paese, che statisticamente viene prima dei 30.000 geovisti, dei 30.000 protestanti e dei 3.000 ebrei. Problema non da poco per il cristianesimo più o meno ortodosso. Poiché buona parte delle chiese furono costruite sulle fondamenta di basiliche pagane, c’è il caso che qualcuno instauri un procedimento per ritornarne in possesso, con relativo esproprio di chiese di inestimabile valore archeologico ed artistico, fonte di ricchezze per gli ecclesiastici che le gestiscono.


Gli atti di Benedetto.
Riteniamo necessario, a conclusione dell’intervento, un breve riepilogo degli atti più recenti del papa attuale.
12 settembre 2006. In visita ufficiale a Ratisbona, il papa critica la società occidentale che ha escluso Dio dall’orizzonte della ragione (c’è da chiedersi di chi sia realmente la colpa), ed ha relegato la religione nel dominio delle sottoculture diventando così inadatta a partecipare al dialogo fra le culture. Dichiara inoltre indispensabile l’allargamento del nostro concetto di ragione e della sua utilizzazione.
Ma qui casca l’asino. Ispirandosi ad un’opera di Teodoro Khoury, sul dialogo intervenuto fra l’Imperatore d’Oriente Manuel II Paleologo ed un letterato persiano sulla questione del rapporto tra il cristianesimo e l’Islam, il papa dichiara, riferendosi alla Jihad, che è assurdo diffondere la fede con la violenza e che la violenza è in contraddizione con la natura di dio.
Non potevano mancare le reazioni del mondo musulmano. C’è da chiedersi, infatti, se questa non sia stata una provocazione ben calcolata. Difficile pensare il contrario, visti i precedenti. Ma ci permettiamo anche di fare un ulteriore commento: come è possibile che possano essere fatte dichiarazioni così impudenti-imprudenti quando da secoli il mondo musulmano è attaccato ed occupato dal mondo cristiano. Quando territori musulmani, che è superfluo elencare, sono costantemente martoriati dal mondo ebraico-cristiano, che nel solo Iraq è responsabile da decenni di incredibili atrocità.
3 novembre 2006. Viaggio in Turchia per incontrare il patriarca ortodosso di Istambul. Il presidente della Repubblica turca, Erdogan, ha trovato il modo di non incontrarsi col papa. E ciò sembra logico dato che la Chiesa si era espressa vivacemente, durante il dibattito per la Costituzione, al fine di far accettare le "radici" cristiano-giudaiche dell’Europa (Ignorando, vedi il caso, quelle ellenistico-romane). Anche in questo caso, la questione è più sottile di quanto si pensi. Apparentemente, la battaglia per imporre queste radici è più che naturale, soprattutto se si tratta di anteporle a quelle massoniche. In realtà il fine è di escludere l’Islam dall’Europa, a favore, evidentemente, di Israele.
2 febbraio 2007. Di recente, però, il papa si è pronunciato a favore del dialogo con l’Islam. È avvenuto nel corso della visita ufficiale in Vaticano della Fondazione per il dialogo e la ricerca interreligiosa fondata dal principe di Giordania Hassan bin Talal.
Il papa ha dichiarato che il dialogo con l’Islam e l’ebraismo non è un’opzione ma una necessità vitale per il nostro tempo. Gli ha però prontamente risposto il Principe giordano con una dichiarazione secca: «Il disprezzo generale che i Media occidentali dimostrano nei confronti dell’Islam peggiora la situazione». E nulla finora è fatto o proposto, aggiungiamo noi, per modificare quest’andazzo.

Conclusione.
Da questo brevissimo excursus può dedursi facilmente che, contrariamente a quanto si possa pensare in merito, lo scopo del decreto Mastella non è solo un attacco indiretto l’Islam, ma una complessità dei fattori di carattere sociale e culturale da tenere sotto stretto controllo. Attendiamo ulteriori conferme.
 

Giorgio Vitali

 

 

Post-Scriptum
Le strane coincidenze.

 

Giorgio Vitali



Invece di discutere sui pro ed i contro di quanto è emerso dagli studi del prof. Ariel Toaff, nel suo libro "Le pasque di sangue" edito da "Il Mulino", sarebbe più opportuno riflettere su una strana coincidenza alla quale finora nessuno ha fatto riferimento, anche perchè in questo paese ben pochi di coloro che sproloquiano su libri, riviste e giornali conoscono l'argomento sul quale si cimentano.
Riassumiamo brevemente la vicenda: Il dibattito è iniziato sul "Corsera" il 6 febbraio con la recensione di Sergio Luzzatto.
Il giorno stesso i maggiori rabbini d' Italia hanno emesso un comunicato in cui definiscono aberranti queste tesi. Due giorni dopo, Anna Foa, su "Repubblica", ha accusato Toaff di avallare lo stereotipo antisemita e di muovere accuse infondate.
Su "il Giornale" del 10 febbraio Fiamma Nirenstein ha sostenuto che lo storico ha compiuto un passo politico. Su "Libero" dell'11 febbraio, Dreyfus ha difeso Toaff sottolineando i rischi della censura. (In questo caso da chiamarsi col suo vero nome: Inquisizione talmudica).
Ancor più di recente Toaff ha concesso un'intervista televisiva ad Enrico Mentana. Per inciso, si tratta sempre di giornalisti ebrei. Infine,dopo un'operazione di pressing psicologico ed economico, di attacchi concentrici da tutto il mondo, tra cui la minaccia rappresentata dai finanziatori "americani" dell'Università israeliana Bar Ilan, che lo vorrebbero far licenziare, Toaff ha ceduto, bloccando la ristampa del libro e cedendo i profitti di "Pasque di sangue" nientemeno che alla Anti-Defamation League.
Premetto che questa storia di sacrifici di bambini non mi impressiona più di tanto. È una pratica di stampo titanistico, ancor oggi ampiamente praticata, sebbene sotto falso nome e col concorso attivo di tanti chirurghi ultrasofisticati. Ma il fine è sempre lo stesso: la sopravvivenza del corpo fisico. Oggi si chiama trapianto di organi ieri era un rituale del quale permangono tracce evidenti nella letteratura ad ambientazione miteleuropea. (Boemia in primis,vedi: "Il Golem", di Meyrink). Tant'è vero che si parla spesso della sopravvivenza di un "Bohemian Club",al quale sarebbe affiliato lo stesso Kissinger.
Ma c'è dell'altro. Pochi sanno e molti fingono di non sapere che a fine guerra ci fu a Roma una straordinaria conversione. Si tratta di quella di Eugenio Zolli, predecessore di Elio Toaff al rabbinato romano, che passò al Cattolicesimo assumendo il nome del papa stesso (Eugenio Pacelli). Poichè sono convinto che, come ha sottolineato la Nirenstein, donna che sa quello che dice, il figlio del rabbino emerito d'Italia ha compiuto un passo politico (viene definito nell'Università ove lavora "rabbino rosso"), attendiamo con molta attenzione gli ulteriori risvolti della questione, che di sicuro non finisce qui.

Giorgio Vitali