Italia - Repubblica - Socializzazione

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E dopo la monnezza arriva la Cavalleria

Paolo Signorelli

 

Immonditia Felix

L'articolo che pubblichiamo trova tutta la nostra approvazione. Si tratta di una pagina NON nuova nella storia nazionale. Gaetano Salvemini, esattamente un secolo fa, aveva emesso alcuni giudizi fulminanti sulla realtà della Campania. Sono passati cento anni. Tanta Storia ha solcato quelle contrade, ma quel mondo è rimasto lo stesso.
Non potrebbe essere diversamente. date le premesse.
Non che qualcuno non ci abbia provato a cambiare il quadro generale. Il fatto è che questo cambiamento è stato tentato, con uno sforzo titanico, in uno stretto ambito temporale.
Dagli anni venti agli anni quaranta. Napoli, come tutta l'Italia, ha resistito con tenacia e coraggio contro l'aggressione atlantica, costituita da bombardamenti terroristici. Ma dopo la resa dell'8 settembre, come per uno sbracamento generale, Napoli ed il circondario sono diventati, e lo sono rimasti per tutto il periodo del regnicolo, un bordello a cielo aperto. Una viscera scoperta della decadenza europea ma, attenzione, non in senso malapartiano. Napoli è stata l'espressione della decadenza, non che la decadenza fosse generalizzata. La decadenza, come in un quadro d'autore, si è presentata nella forma napoletana, ma buona parte dell'Europa, e soprattutto l'Italia centro settentrionale, presentava un quadro del tutto antitetico a quello napoletano.
E ciò dovrebbe far riflettere qualcuno che non sia esponente dell'attuale classe dirigente camorristico-politica che dal traffico dei rifiuti (venduti alla Germania che li ricicla con tecniche d'avanguardia che anche l'Italia potrebbe adottare) ricava buona parte dei suoi proventi.
Noi non pensiamo che queste forme di rivolta popolare possano portare allo scollamento di questo ignobile sistema. È troppo corrotto per cadere. Tutto ciò che è marcio è di difficile smaltimento. Resta però un'indicazione di massima. Un "avviso" che la parte più fragile d'Italia manda al mondo e, possibilmente all'Unione Europea.
Attenzione!! La caduta è dietro l'angolo.


Giorgio Vitali

 

Strano destino quello dei Napoletani. Da sempre costretti ad arrangiarsi ed abilissimi nel farlo. E da sempre disposti a delegare alla camorra la difesa dei loro interessi. Gestiti, dalla "caduta" del Reame, prima dai galantuomini -di cui è ben nota la provenienza camorristica- e, quindi, da una casta politica composta di furbi, di ladri e di cialtroni. Non solo tollerati ma spesso, troppo spesso acclamati. Per fame, per disperazione, per pigrizia ma anche per guadagno. «Io te dò 'na cosa a te, tu me dai 'na cosa a me», come perfettamente rappresentato nell'icona cinematografica di "Carosello napoletano".
Ma andiamo all'«emergenza-scandalo rifiuti». I gazzettieri, i politologi, i sociologhi, i tuttologhi e gli amministratori del nulla e dell'inganno continuo si sono ben guardati per più di un decennio di denunziare lo scandalo. Per omertà e per interesse. Talvolta per ignoranza. Sindaci, governatori, commissari, parlamentari locali e nazionali hanno recitato menzogne lucrando nel frattempo in prebende e in danaro grazie alla predazione vergognosa attuata in nome del popolo ma di fatto per fotterlo. C'è con l'«emergenza rifiuti» chi finanzia, chi comanda e chi esegue, chi lucra e chi rischia la salute e la pelle a seguito del micidiale inquinamento ambientale. Una filiera infame lucidamente e scientificamente studiata da Franco Ortolani, ordinario non-conforme di Geologia nell'Università "Federico II", alla cui analisi (www.napoLibera.eu) vi rinviamo.
A noi interessa cogliere altri aspetti dell'«emergenza»: quelli più propriamente politici. Quelli che hanno condotto alla sollevazione degli attossicati, immersi nel liquame della monnezza.
I rappresentanti delle cosche del potere -che ora si azzuffano tra loro per cercare un'improbabile salvezza d'immagine e di poltrona- dinanzi all'insorgenza manifestatasi a Pianura e nei centri costretti ad ospitare discariche imposte hanno reagito accusando inesistenti infiltrati della camorra e le frange estreme (FISS) degli ultràs partenopei. Come da copione. Mentre a tutti era dato vedere i crani di "normali" cittadini aperti dalle manganellate della democratica polizia.
Non vogliamo attardarci oltre nel raccontare ciò che anche "visivamente" è noto. E però qualcosa dobbiamo aggiungerla: quelle donne, quei bambini, quegli uomini, quei ragazzi -Popolo, insomma!- mostrano la determinazione di chi non è più disposto a tollerare il sopruso del Potere che, a ben vedere, s'identifica con la Camorra. Quella vera, fatta di mescolanze d'interessi politico-malavitosi che da sempre operano sullo sfondo di costruite emergenze e di disperazione autentica.
Vi ricordate quanto da me sostenuto in un articolo che tanto scandalizzò i benpensanti (che sono quelli che stanno in coda per ore per accaparrarsi i saldi griffati)? Meglio "terroristi" che borghesi, laddove i "terroristi" di nuova leva venivano identificati, dall'ineffabile Ministro di Polizia Giuliano Amato, con i ragazzi delle curve che insorgevano contro la sbirria dopo l'assassinio (già dimenticato?) di Gabriele Sandri? In quell'occasione una Ultrà scrisse: «Quando non si gioca più, quando le cose si fanno serie queste stesse persone sono capaci di attaccare le guardie blindate degli oligarchi… Per reclamare il loro essere parte di un Popolo, non reietti, non "terroristi"… Quando non si gioca più il potere ha paura».
E staremo a vedere cosa accadrà quando scenderà in campo alla guida dell'Esercito (operante ovunque: in Afghanistan come a Pianura) Custer-De Gennaro (alias Caino, alias Dick Tracy, costruttore di pentitifici e creatore della polizia segreta chiamata DIA) nominato da Prodi a Commissario Straordinario dei Rifiuti in Campania. Con il plauso della destra e della sinistra, anche quella sedicente radicale.
Staremo a vedere. Comunque noi stiamo con gli Indiani.

Paolo Signorelli