«Il male assoluto» visto da
"Focus", ovvero: "La storia buffa"
Il "pene freddo" di
Mussolini
Filippo Giannini
(
http://www.filippogiannini.it
)
Attratto dal titolo di
"Focus storia" «Come si viveva ai tempi del Fascismo», ho comprato la rivista,
ma sin dalle prime righe ho capito di aver bruciato 4 Euro.
Nella pag. 3 il direttore Sandro Boeri fra l'altro scrive: «Fare capire a chi
ancora si dichiara fascista, quanto sia soprattutto ridicolo farlo …».
Proverò a scrivere quanto il signor Boerio sia lontano dalla realtà, riversando
sull'altra sponda il "ridicolo", cosa non difficile dati gli argomenti
presentati. Nel trattare questo caso, oltre a citare quanto scritto dai
giornalisti di "Focus", qua e là inserirò nel testo opinioni di illustri
politici, illustri storici, illustri scienziati, illustri artisti e così via;
poche citazioni fra le mille e mille che, se solo fossero state lette dagli
"storici" di "Focus", tanti strafalcioni sarebbero stati evitati. Le citazioni
di queste personalità, per differenziarle da testo, saranno evidenziate in
maiuscolo. Ecco la prima:
«Mussolini è il più grande uomo da me conosciuto e senz'altro fra i più
profondamente buoni: al riguardo ho troppe prove per dimostrarlo» (Pio XII,
1952).
Prima di iniziare vale la pena di citare una "perla" (pag. 61): «Uomini che
avete il pene freddo (sì, ho scritto "pene freddo"), nessun timore, la soluzione
viene fornita dalla signora Silvia Bragagia», che assicura: «Un modello (di
mutanda) molto amato da Mussolini aveva un taschino foderato di pelo di coniglio
per scaldare il pene». C'è da domandarsi perché certi "storici" non si
forniscono di un cappuccio di "pelo di coniglio" nel quale, estate e inverno,
infilavi la testa.
«Opereremo dimostrando obbedienza e fiducia a Mussolini che con tanta
consapevolezza di responsabilità ci governa e ci guida» (mons. Adinolfi, 1935).
Il signor Aldo Carioli inizia la "sua storia" (pag. 6 e seguenti) con questa
domanda: «È possibile darne (della storia del Ventennio, N.d.A.) una visione
distaccata basata sui fatti e sulle esperienze degli italiani che vissero quegli
anni senza farsi condizionare dall'ideologia, o peggio cadere (?!) nel
revisionismo?».
Ecco riapparire il mostro, il demone, la parola mefistofelica: "Revisionismo".
"Revisionismo" è la nonna di cappuccetto rosso che divora il lupo. La domanda di
Carioli è stata posta ad uno storico, il più avvelenato fra gli antifascisti,
addirittura a Vittorio Foa (alla faccia della "visione distaccata"); e la
risposta di Foa non poteva che essere all'altezza della sua fama: le violenze
squadristiche nere. Certamente Foa "ha dimenticato" le violenze degli squadristi
rossi, messe in atto soprattutto contro i contadini della bassa padana per
mantenere nella zona il predominio delle cooperative rosse; e questo, diversi
mesi prima che nascesse il movimento fascista. Foa "ha dimenticato" le violenze
rosse commesse a danno dei reduci dalle trincee, che causarono anche morti e
feriti. Parcibal Phillips, corrispondente del "Daily Mail" che visse molto tempo
in Italia scrisse: «Essi (i fascisti) combattevano il terrore rosso con le
stesse armi …».
Di non dissimile parere era lo stesso De Gasperi ("Il Nuovo Trentino" 7 aprile
1931): «Il fascismo fu sugli inizi un impeto di reazione all'internazionalismo
comunista che negava la libertà della Nazione (…) Noi non condividiamo il parere
di coloro i quali intendono condannare ogni azione fascista sotto la generica
condanna della violenza. Ci sono delle situazioni in cui la violenza anche se
avesse l'apparenza di aggressione, è in realtà una violenza difensiva, cioè
legittima».
Sempre Foa, che è uno storico e quindi deve sapere di affermare un falso; ha
detto: «Il duce ordinò l'impiccagione pubblica, a Bendasi, di Omar al-Muktar,
solo per mostrare la propria forza>. Il Duce non ha mai ordinato l'impiccagione
di al-Mukhtar, né di altri. Il fascismo, salito al potere, si trovò in eredità
dal precedente regime anche la Libia fucina di sommosse e barbari massacri. Omar
al-Mukhtar era l'animatore di stragi; egli stesso ammise di aver ordinato
l'uccisione di alcuni prigionieri italiani, fra i quali gli aviatori Hunerter e
Beali e la carneficina di donne e bambini nell'accampamento dei beduini di
Slauta. L'8 novembre 1930 ordinò l'eccidio di una pattuglia di "Zapié"
(carabinieri indigeni) al comando del brigadiere Stefano Ramorino. Il 12
settembre 1931 al-Mukhtar venne catturato e processato il 15 e condannato alla
pena capitale «non per aver animato la ribellione, ma per aver ordinato,
incoraggiato atrocità contro la stessa popolazione indigena».
«Varcato il Brennero, trovammo che se i bavaresi piangevano di gioia, gli
italiani si prosternavano non davanti al duce fondatore dell'impero, ma
all'angelo della pace» (Filippo Anfuso, 1956).
A pag. 8 e 9 un'altra dimostrazione che l'estensore, anche se è in buona fede,
non ha capito nulla della materia che tratta. Infatti ha scritto: «Per definire
il fascismo fu coniato il termine totalitarismo». A questa concezione risponde
De Felice: «Il Fascismo fu un regime con tendenze totalitarie, retto in forma
autoritaria da Mussolini, moderato dalla tolleranza e l'intelligenza dell'uomo
(…) Il termine "totalitario" in riferimento al regime fascista non significa
adesione alla teoria del "totalitarismo", ma deriva dall'uso dell'applicazione
che il fascismo faceva dell'aggettivo "totalitario", riferendosi alla propria
concezione dello Stato».
»Non credo che ci siano in Europa uomini di eccezione come Mussolini» (Stanley
Baldwinn, Primo Ministro inglese).
Adesso leggiamo una didascalia che meriterebbe di essere inserita nello
stupidario mondiale: «Il palazzo dell'INA all'EUR, decorato con bassorilievi in
stile classico. Nonostante le apparenze, la struttura è in cemento armato, il
marmo fu impiegato solo (?) per realizzare i rivestimenti interni». Forse
l'Autore sarebbe stato più contento se le strutture portanti fossero state in
marmo e il cemento usato per i rivestimenti. Questa trovata si allinea a quanto
scrisse Bruno Zevi su "l'Espresso" del 2 settembre 1995 in merito a l'E42, cioè
l'odierna EUR: «Tutti sanno (?) che questo quartiere ha determinato lo sfascio
(!?) urbanistico della capitale, imponendo una espansione verso il mare, e
quindi favorendo una crescita a macchia d'olio. I Piani Regolatori successivi,
anzitutto quello magistrale (è pazzia pura, N.d.A.) del 1962 segnato dal genio
di Luigi Piccinato, hanno tentato di riassorbire, con l'asse attrezzato e nuovi
centri direzionali, il bubbone EUR». Balordaggini molto simili a tante altre,
come la seguente: «Il prosciugamento delle paludi dovute al regime fascista fu
un danno ecologico». Certamente per le zanzare lo fu.
"Mussolini à un superuomo" (Mahatma Gandhi, 1934).
Leggiamo a pag. 19 «(Nel Ventennio) il w.c. in casa era un miraggio, figurarsi
la vasca da bagno! Si mangiava poco e si soffriva il freddo». Infatti il
"tiranno", preso il potere, come primo atto fece demolire tutti i w.c. e le
vasche da bagno che i precedenti governi avevano fornito in abbondanza alla
cittadinanza. E ancora: «Poche cose erano democratiche, ma fra queste vanno di
sicuro annoverati i geloni». Fu la prima realizzazione del fascismo: i geloni,
prima sconosciuti, furono imposti per legge.
A pag. 21: «Ma, soprattutto, si volle favorire il riconoscimento precoce dei
malati e il loro ricovero (gratuito) nei sanatori, fatti costruire apposta».
Però, c'è sempre un però, eccolo: «Come ha scritto lo storico della medicina
Domenico Preti, si trattava spesso di una vera e propria reclusione».
«Quando nel 1931 mi recai con la famiglia in Italia a presentare il film "il
campione", mi presentai spesso in maglietta nera, in onore e simpatia per
Mussolini! Mussolini grande! Italia bellissima! Italiani simpaticissimi! evviva
l'Italia! evviva Mussolini» (Wallace Beery, attore, 1933).
Una piccola serie di "acute osservazioni", senza commento: «La virilità si
misurava dal colore giallo che le sigarette lasciavano sulle dita», pag. 21.
Invece a pag. 22: «Anche la campagna integrale dei territori paludosi, lanciata
nel '28, si rivelò soprattutto una operazione propagandistica». «(Nei discorsi
del Duce) sono evidenti i simbolismi sessuali ("spade levate" e "fecondazione")
che confermano i caratteri tipici (e ovviamente virili) del leader». A pag. 52:
«Il cuoio fu rimpiazzato da un misto di cellulosa e cartoni compressi. Erano
fatti così anche gli scarponi dei soldati che intrapresero la campagna di
Russia. Il risultato fu che si sciolsero anch'essi come la neve». A pag. 66: «A
partire dal 1928 il regime istituì la Befana fascista che però, come ricorda
un'anziana signora triestina: "no iera dada a tuti, ma solo alle famiglie
bisognose"». A pag. 60: «Mussolini ordinò che da giornali e riviste sparissero
le foto di donne troppo magre». Pag. 96, leggiamo quanto riguarda i gelati: «Il
cremino ai piccoli e la coppa per le signore, cui era vietato (?) per decoro, il
cono da passeggio».
L'autore di queste note si chiede: «Anche se ero poco più che bambino, in quegli
anni, dove vivevo?». Indubbiamente questi giornalisti hanno una fantasia non
comune e si infischiano altamente di cadere nel ridicolo: «d'altra parte i
lettori non capiscono niente». Infatti a pag. 52: «Per risparmiare sul ferro
presente nel cemento armato si pensò di alleggerire le strutture degli edifici
utilizzando pietra pomice, al posto dei mattoni». Chissà se il "geniaccio" che
ha fatto questa scoperta ha mai sentito parlare di "coibentazione degli
edifici"?
A pag. 92 la didascalia riporta: «Le vacanze al mare, nel Ventennio, erano
riservate a pochi fortunati». È necessario che il direttore della rivista
controlli meglio i suoi giornalisti; infatti a pag. 117 arriva una smentita:
«I treni popolari domenicali di sola terza classe, introdotti nel 1931-32 furono
un successo. Finalmente gli italiani potevano passare una giornata al mare o ai
monti».
«L'ammirazione di Lenin per Mussolini, la convinzione leninista che Mussolini
fosse l'unico leader rivoluzionario italiano di grande statura è facilmente
riducibile con la scienza del poi: Mussolini è uno sconfitto e gli sconfitti
hanno sempre torto… è il caso, intanto, occuparsi seriamente di Mussolini e del
mussolinismo (insomma per intenderci, non alla "Focus", N.d.A.). Lo odiavamo e
lo amavamo a un tempo» (Giorgio Bocca, 1982).
È inutile aggiungere che Bocca parlava di sé stesso: il primo sentimento
"l'odio", come per tanti altri, subentrò quando per il fascismo le cose
cominciarono ad andar male, non davvero per un onesto ravvedimento politico. Per
essere più chiari, un certo antifascismo emerse solo dopo il 25 luglio 1943, per
opportunismo e non per convinzione.
Tutta la "storia" interpretata da "Focus" è, insomma, una serie di artifizi da
cortile. Si pensi alla trovata che «Mussolini giocava di nascosto a tennis» e
che non aveva «il rovescio perché noi italiani tireremo sempre dritto». Pag.
130, un'altra trovata: «Ma quanto c'era di vero nella tanto sbandierata
supremazia tecnica dell'Italia fascista? "I trasporti nel Ventennio conobbero un
progresso generalizzato". Ma non fu certo merito della "ferrea volontà del
Duce". Era l'Europa intera, in quegli anni, a vivere un'epoca di grandi
innovazioni». Alessandro Mezzano ha osservato: «A parte le pochezza di una tesi
indimostrabile che, come tale evidenzia la malafede ed il pregiudizio di un
tentativo poco intelligente negare l'evidenza, basterebbe la mole, l'importanza
e la brevità dei tempi occorsi alle riforme per dimostrare che queste sono
avvenute non a caso, ma per la ferma volontà di Benito Mussolini e di tutto il
Fascismo, stante anche la loro perfetta coerenza con la dottrina del Partito
Nazionale Fascista!».
Si ripete, anche su questo periodico, pag. 118, una mascalzonata: «Il generale
Graziani ricorse anche alle armi chimiche e a Debra Libanos trucidò 2.000 copti.
Per l'ONU fu un criminale di guerra». Ci siamo già occupati dell'argomento su "StoriaVerità"
del marzo 1997. Quando l'Italia affrontò quell'impresa, Francia e Inghilterra
(che l'avevano preparata con una serie di provocazioni, nella speranza di un
clamoroso fallimento, tale da portare al rovesciamento del Fascismo)
profetizzarono che, qualora il nostro Paese fosse riuscito a vincerla, quella
guerra sarebbe durata non meno di cinque anni e con perdite inimmaginabili.
Grande fu lo scorno della "Perfida Albione" quando quel conflitto si risolse,
invece, per noi vittoriosamente e in una manciata di mesi. Ecco, allora, la
reazione allo scorno: «Hanno vinto perché usarono i gas asfissianti».
Per evidenziare quanto la menzogna faccia parte della cosiddetta storia di oggi,
Angelo Del Boca, lo "storico" autore del volume "I gas di Mussolini", ha
ritenuto di avvalorare la sua tesi scrivendo (a pag. 45): «Montanelli, ad
esempio ha finalmente (?) ammesso l'impiego dei gas in Etiopia». Ma Montanelli
il 12 gennaio 1996 su "Il Messaggero" ha affermato: «Se la guerra a cui ho
partecipato corrisponde a questi connotati, vuol dire che io ne ho fatta
un'altra. Che non c'ero. Ma quali gas?». Alla domanda: «Lei continua a non
credere nei gas?». Montanelli: «Vorrebbe dire che ero cieco, sordo, imbecille.
No, guardi, di quelle cose non v'era traccia. Una cosa sono le carte, che
possono anche essere scritte per la circostanza, un'altra le testimonianze
vissute».
E vediamo altre "testimonianze vissute". Pietro Romano, "Il Giornale" del
18/2/96: «… Posso assicurare che i gas non furono mai usati». Il colonnello
Giuseppe Spelorzo ("Il Giornale d'Italia" del 18/3/96): «Ho buona sensazione che
altri cretinissimi italiani ne sappiano molto meno di me. Già, io ho avuto la
ventura di percorrere tutto l'Impero AOI, mai sentito parlare di gas». Sempre
Spelorzo in data 12/6: «I gas! Nessun militare del nostro esercito era dotato di
maschere antigas». Segue l'interessante dichiarazione del signor Giovanni De
Simone su "Il Giornale d'Italia" del 23 febbraio 1996: «In AOI non vennero usati
i gas. Facevo parte del "Centro Intercettazioni" di Forte Bracci; un vero libro
aperto per noi in possesso di "decifratori". Mai rilevato una parola sui gas».
Il signor Giulio Del Rosso ("Il Giornale d'Italia" del 29/4/96) dopo aver
scritto di aver preso parte a combattimenti sui vari fronti etiopici, termina:
«Non ho mai sentito la parola "gas"». Lo stesso Winston Churchill nella sua "La
Seconda Guerra Mondiale", a pag. 210 esclude l'uso dei gas nei seguenti termini:
«I gas asfissianti sebbene di sicuro effetto contro gli indigeni non avrebbero
certo accresciuto il prestigio al nome dell'Italia nel mondo». Lo stesso Dennis
Mac Smith, storico scozzese fortemente antifascista, ha sostenuto che «l'impiego
dei gas e la vittoria con atrocità illegali avrebbero danneggiato il prestigio
fascista».
In occasione del citato articolo su "StoriaVerità", l'autore, sempre alla
ricerca di testimonianze probanti, contattò il generale Angelo Bastiani, il
quale alla domanda sull'uso dei gas, rispose: «È una vigliaccata, rieccoci con
le carognate. Io e i miei indigeni eravamo le avanguardie di ogni assalto, ci
avrebbero almeno date le maschere antigas. Alla battaglia conclusiva di Mai Ceu,
al lago Ashraghi, partecipò anche il Negus: perché lui che ne avrebbe avuto
tutto l'interesse mai disse che lo combattemmo coi gas?». Bella domanda! Perché
il Negus che era di casa alla Società delle Nazioni, mai accusò l'Italia
dell'uso dei gas?
Se Sergio De Santis, autore dell'articolo "sull'uso dei gas", vuole andare alla
ricerca dei "criminali di guerra", non ha che l'imbarazzo della scelta: vada ad
indagare su tutti i Presidenti USA, a partire dalla seconda metà del XIX secolo
sino ai giorni nostri. Ci rassicuri il signor De Santis su alcuni dubbi: la
bomba atomica fu un'arma convenzionale?
Con la stessa tecnica della "artata menzogna", a pag. 40, è scritto: «Era
l'ultima volta che qualcuno criticava l'operato del regime. Passate le feste,
Mussolini gettò la maschera, si assunse la responsabilità politica della morte
di Matteotti e instaurò la dittatura». "Artata menzogna" perché si estrapola da
un discorso una proposizione per dimostrare l'opposto di quel che Mussolini
intendeva dire. Infatti sono stati omessi i tanti "se" e gli "invece" che
arricchiscono il discorso del Duce. Mai una volta, invece, che venga citato il
deputato fascista Armando Casalini, assassinato su un tram dinnanzi agli occhi
della figlioletta.
"Mussolini ha compiuto una trasformazione che rassomiglia a un miracolo. il
governo di Mussolini ha portato a termine un'impresa apparentemente impossibile"
("Daily Mail", 1932).
«Gli storici scriveranno il suo nome nel tempio della fama". ("Daily News",
1926).
A pag. 132 una foto illustra gli effetti di un bombardamento eseguito dai
"liberatori", ma la didascalia è piuttosto ambigua: «Conseguenze chimiche.
Alcuni pompieri tentano di spegnere le fiamme del porto di Bari dopo il pesante
bombardamento tedesco del 2 dicembre 1943 che sprigionò anche sostanze
tossiche». No, la verità è completamente diversa da quel che si tenta di far
credere: quel giorno i bombardieri tedeschi colpirono alcune navi
anglo-americane ancorate nel porto di Bari. Una di queste trasportava un gas
venefico, probabilmente "iprite". La nave, centrata da una bomba si incendiò, e
diffuse il gas letale nel centro abitato causando centinaia di morti. Ancora
oggi, non solo vige il massimo silenzio su quell'episodio, ma sussiste il
fondato timore che nel fondo del mare esistano, attive sostanze chimiche che,
quando il contenitore sarà corroso, potrebbe causare un danno ecologico di
dimensioni catastrofiche.
Quanto sin qui scritto è solo una parte delle falsità e delle corbellerie
contenute nelle 137 pagine del periodico "Focus". Qualcuno, dopo aver letto
queste note potrebbe chiedere il motivo di tante menzogne e tanto odio contro
quel "tiranno e quel regime". La risposta potrebbe essere molto semplice:
stabilire un serio paragone fra "quel tiranno e quel regime" e il periodo
precedente al 1922 e quello successivo al 1945, risulterebbe rovinoso per questa
"Repubblica nata dalla Resistenza".
Proprio in questi giorni si paventa una grave crisi incombente che investirà il
nostro Paese, ecco come il pericolo è stato risolto: il Parlamento democratico
«ha votato all'unanimità e senza astenuti un aumento di stipendio per i
parlamentari pari a circa 1.350 Euro al mese». Nell'"infausto Ventennio"
deputati e senatori godevano solo di un gettone di presenza e il "tiranno"
rifiutò sempre ogni ricompensa.
Una ventata di aria pulita la proponiamo con questa citazione:
«Mussolini è il più notevole uomo vivente: la sua figura si profila gigantesca
fra i grandi uomini della storia» (Emil Ludwig, storico, 1940).
Ed ecco come venne giudicato Mussolini da un uomo che "di certe cose se ne
intendeva": «Con la morte di Mussolini scompare un grande uomo politico cui si
deve rimproverare di non aver messo al muro i suoi avversari». (Giuseppe Stalin,
1945).
Filippo Giannini
NOTA
Pubblichiamo con piacere questo documentato
articolo perchè è indicativo di quanto sia necessaria una costante
messa a punto delle IDIOZIE che vengono fatte circolare sul conto di
Mussolini e del Fascismo.
Tanto su Mussolini quanto sul Fascismo, valgono molto di più i
commenti a tali idiozie di quanto non si faccia per dimostrare
quanto in pochissimi anni gli italiani, ben guidati, hanno potuto
CREARE di IMPERITURO per la storia del nostro paese.
Il FATTO che torme di disperati trovino CONFORTO alla propria
sofferta NULLITÀ prendendosela con Mussolini a sessant'anni dalla
morte, è la migliore dimostrazione di quanto di valido sia stato
fatto in quel ventennio che, come sottolineato da storici seri, durò
molto di meno, tenendo conto del TEMPO PERSO per il caso Matteotti,
personaggio che va annoverato fra le morti dovute alla GUERRA per il
PETROLIO, come quella di Mattei, di MORO e di GARDINI-CAGLIARI, con
addentellati tipo De Mauro, Dalla Chiesa, Calabresi, del duo
Borsellino-Falcone, P. P. Pasolini e tantissimi altri.
COMPRESA la «crisi del 1929», nata nell'America delle speculazioni
finanziarie messe in atto per il dominio del mondo, tal quale
l'attuale ancor peggiore mostruosità speculativa puramente
finanziaria, programmata dagli STESSI personaggi di allora (o, per
meglio dire, dai loro figli e nipoti), che costrinse il Fascismo ad
una serie di decisioni di NON FACILE realizzazione ma che, per la
fortuna dell'Umanità a seguire, (se sarà in condizione di capirle e
di realizzarle), dimostreranno l'inesauribile vitalità del GENIO
ITALICO, se ben guidato.
Napoleone fu aspramente criticato in vita, maledetto ed esecrato
durante la prigionia inglese, ed a tutt'oggi sono ancora tanti i
suoi critici. Tuttavia, Napoleone resta Napoleone. Una quercia nei
confronti dei funghetti velenosi (gli speculatori della City che lo
combatterono e lo tradirono ...).
Pur in una dimensione minore, ma NON perchè il genio del romagnolo
fosse da meno di quello del «Grande Italo-Corso», Mussolini resta
nella STORIA del MONDO, come è dimostrato dai tanti studiosi che
cercano nella sua vita la chiave per comprenderne le realizzazioni
in così poco tempo, ma soprattutto nel LIVORE ACIDO della verminaia
umana, che ringraziamo sempre quando prende la penna per scrivere
idiozie che dimostrano in modo inequivocabile INVIDIA, struggimento
interiore per un AMORE represso ed eunucizzante.
Giorgio Vitali
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