UNA
QUESTIONE DI FIDUCIA
Il futuro dell'America Latina
Thomas Jefferson, uno degli ideatori e firmatari della Dichiarazione
d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America ebbe a dire una volta: «Vogliamo
una nazione fondata sulla fiducia reciproca dei suoi cittadini».
In tal modo il celebre presidente americano poneva la questione della fiducia
come un punto fermo nel rapporto tra Nazione e cittadini, una questione non di
poco conto. Il cittadino deve avere fiducia prima in se stesso, poi nel suo
vicino e infine nello Stato.
L'affermazione di Jefferson sembra passare inosservata nella maggioranza dei
popoli specialmente in quelli che vivono nei paesi dell'America Latina i cui
governi e le cui amministrazioni pubbliche abusano e molto dei poteri loro
concessi dalla burocrazia.
Apriamo una parentesi e facciamo un esempio, apparentemente banale.
Chi non ricorda di aver visto in alcuni film americani lo sceriffo (carica
elettiva) rivolto al gangster gridare: «Vattene dalla mia città ...!»? Le
parole «mia città» cui nessuno fa caso tradiscono invece un uso e abuso
personale del potere.
In America Latina la cui burocrazia imita molto quella nordamericana, l'uso e
abuso del potere tocca livelli ancor più bassi da parte di sindaci e
governatori che nel corso del mandato loro conferito dagli elettori non hanno
pudore di intestare scuole, ospedali, strade a se stessi o ai loro familiari,
come se fossero aziende di famiglia.
In tal modo la fiducia del cittadino nella cosa pubblica non può che diminuire
e quando la situazione politica di una nazione si fa critica, non è difficile
immaginare il direttore di uno stabilimento prendere per mano il suo operaio e
mettersi in salvo dal gran pericolo che li minaccia entrambi, come avviene
naturalmente nella savana durante un incendio quando il leone e l'antilope
corrono insieme per sfuggire alla morte.
Il fallimento della ENRON a causa delle frodi contabili, seguito dalla
WORLDCOM può mettere in ginocchio l'economia americana, con conseguenze più
devastanti di quelle dell'11 settembre.
Negli USA in fin dei conti tutti i risparmiatori investono i loro soldi in
azioni. La base dell'economia americana è nel mercato, nel capitalismo aperto
e libero, fondato sulla fiducia. Il venir meno della fiducia, con lo
spergiuro, la falsificazione e la menzogna potrebbe creare gravi problemi che
vanno ben di là dal semplice effetto giudiziario.
Oltre tutto il sogno di Karl Marx si è realizzato proprio negli USA perché i
2/3 dell'economia americana sono basati sui fondi di pensione in possesso dei
lavoratori. Gli stessi fondi che amministrano i risparmi dei lavoratori e che
investono in azioni scommettono sul lucro delle imprese prescelte. Nessuno
vuole perdere. Perciò l'elemento fiducia è di somma importanza poiché
l'acquisto di azioni si basa sul bilancio contabile dell'impresa e sul
controllo delle società di revisione. Le persone hanno fiducia in quei numeri
e nelle statistiche. E se questi non fossero più veritieri? Chi investirebbe
più in azioni?
Le valute seguono in linea di massima la stessa sorte. In modo generale la
forza di una moneta esprime la salute economica, sociale e politica di un
Paese. Quando i risparmiatori vanno alla ricerca di una moneta più forte,
anche a detrimento di quella del proprio paese, è perché non hanno fiducia
nella propria. È il caso dell'Argentina e potrebbe essere fra breve quello del
Brasile, la cui moneta continua a perdere valore rispetto alla quotazione del
dollaro, moneta di riferimento.
C'è una crisi di fiducia nel mondo e c'è una crisi d'integrità. Nell'economia,
nelle relazioni affettive, negli scambi commerciali, nei rapporti sociali e
finanche nello sport.
Qualcuno ancora crede nella Formula 1 dopo il Gran Premio d'Austria o nella
Coppa del Mondo dopo aver visto le partite dell'Italia e della Spagna?
E chi crede più nella giustizia dopo il processo e la condanna di un alto
magistrato della Suprema Corte Federale in Brasile?
E che dire della politica? Per avere un'idea di dove sia andata a finire la
fiducia, basti sapere che i candidati alle prossime elezioni presidenziali in
Brasile debbono pagare in anticipo e in contanti tutti i servizi richiesti per
la campagna elettorale.
Molte persone confondono onestà con integrità e, prevalendo la legge dei furbi
nella certezza che con i soldi si risolve tutto perché tutto ha un prezzo,
finiscono nella pattumiera i fondamenti etici e morali della fiducia. Nessuno
ha più fiducia in niente e in nessuno.
Dietro la crisi della fiducia v'è allora la crisi dell'integrità e dell'onestà
e v'è la crescente corruzione dei funzionari della pubblica amministrazione.
Lo Stato è l'insieme delle persone che lo dirigono e lo rappresentano e quando
si accusa lo Stato d'inefficienza e di immoralità in realtà ad essere accusati
sono gli individui che invece di servirlo se ne servono per i loro fini
privati.
Soltanto il funzionamento limpido, pronto e integro delle istituzioni, create
con base nella fiducia dei cittadini e nel contratto sociale d'illuminata
memoria può ristabilire l'ordine delle cose ricreando un ciclo di fiducia
nella società tutta.
Senza però una preventiva epurazione, una riconversione delle funzioni e una
riorganizzazione dei ruoli sulla base di un nuovo modello politico ed
economico, non avremo più istituzioni integre né nel Brasile della Coppa del
Mondo, né nell'Italia della Ferrari e tanto meno negli USA della ENRON.
E non avremo di conseguenza istituzioni internazionali come l'OMC e l'ONU,
destinate per statuto ad infondere nei cittadini nel mondo intero, in persone
cioè diverse per razza, cultura, religione, sistemi politici, un senso di
fiducia e di sicurezza che nel rispetto delle loro diversità li facciano
vivere in pace e in mutua relazione.
La prima risposta che le persone per bene immaginano come causa di tutto ciò è
l'avidità (o ricerca spasmodica del profitto). Non bisogna però dimenticare
che l'avidità è un difetto esclusivamente umano. E tutti i difetti sorgono da
una causa che può essere patologica o indotta. Credo che gli squilibri
generati dalle grandi trasformazioni attraverso cui l'umanità è passata in
così poco tempo, con le numerose opportunità e opzioni, provocano
paradossalmente, per colmare i vuoti che si stanno aprendo, più bisogni
rispetto a quelli sentiti dai nostri antenati.
Soltanto 50 o 100 anni fa la vita era calma e ogni fatto occupava la mente di
una persona per molti giorni. Oggi ogni fatto occupa pochi secondi e così la
superficialità domina sui più nobili sentimenti.
Prospera quindi l'avidità come modo di riempire i vuoti creati, per mancanza
di una solidità filosofica e di una solida visione del mondo. L'avidità si
manifesta nelle più diverse forme, sia in un comportamento edonista che spinge
al consumo delle droghe, sia nel potere politico e finanziario, sia nel
consumismo più sfrenato.
Da parte delle istituzioni occorre che siano prese iniziative urgenti al fine
di servire (e non più farsi servire) le popolazioni in tutto il mondo, un po'
come hanno fatto i movimenti ecologici a favore di una causa comune
all'umanità intera; deve essere una lotta per la presa di coscienza dei valori
veri, senza il "politicamente corretto", una bestialità manichea frutto della
superficialità regnante che impedisce la più elementare e lucida analisi dei
fatti.
I numeri che
angustiano il Brasile (Fonte:VEJA)
(*) Oggi
(**) Nel passato
Disoccupazione
(%)
(*)
7,7
(**)
3,4 (1989)
Investimenti
stranieri diretti: (in Miliardi di dollari)
(*)
18
(**)
33,3 (2000)
Crescita del PIL
(%)
(*)
2
(**)
14 (1973)
Rendita media
mensile (In real - 1 real = 0,50 ?)
(*)
784
(**)
1206 (1997)
Rischio Brasile
(in punti)
(*)
1715
(**)
626 (2000)
Una nuova visione della realtà
politica, con governi ed istituzioni alla ricerca di un'integrazione diretta
con la società, possibile soltanto con la partecipazione viva e consapevole
della società alla gestione del potere: ecco ciò che serve.
L'attuale concetto di rappresentatività ci ha regalato l'allontanamento della
società dalle istituzioni diventate centri di egoismi di ogni tipo, dopo aver
minato la preziosa fiducia di ognuno di noi. Il cattivo esempio è seguito
dagli individui poiché è un attributo umano imitare i modelli esistenti, buoni
o cattivi che siano. E dagli individui il morbo passa ad infettare la società
tutta fino ad attingere i centri vitali di un popolo e di una nazione.
Senza più la fiducia si finisce col perdere quel poco d'integrità che ancora
resta e si corre il rischio di soccombere tutti in un selvaggio processo
auto-distruttivo.
Senza più fiducia finisce anche ogni incantesimo della vita e alla fine ci si
chiede: senza incantesimo, varrebbe ancora la pena di vivere?
(Mystes)