Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Del menare il can per l'aia
La regola del Sistema e dei suoi adepti

Giorgio Vitali


«Nihil tam incertum, nec tam inaestimabile est quam animi multitudinis»
(Livio, Hist.,31,34)

Non è un caso se la donna assassinata dallo zingaro mentre attraversava a piedi e da sola una zona buia e pericolosa che avrebbe (giustamente) preoccupato tante donne romane, fosse una valdese dedita ad opere di bene.

I buonisti in generale (ma ci sono anche persone più accorte) credono alla bontà dell’umana natura. Ed immaginano se stessi come protetti da un’aura di santità. Ma tutto ciò sarebbe poco se tale atteggiamento lo riservassero esclusivamente per loro. Macché. Lo vogliono trasferire anche agli altri. Per cui ci troviamo, adesso come in passato una miriade di volte, preda delle fluttuazioni storiche perché costretti dal potere in mano ai buoni a subire vessazioni d’ogni genere per ottemperare ad un imperativo di bontà. L’esempio più calzante è costituito dalla barzelletta sul boy-scout che dovendo compiere la buona azione giornaliera costringe una vecchietta riluttante ad attraversare la strada. L’accentuazione del fenomeno, peraltro dilagante come documentato dai Media, va anche legato all’aumento medio della vita, ed alla bassa percentuale di giovani. Tuttavia, quest’aspetto antropologico non spiega una mentalità perdente che invece è precipua di una società profondamente in crisi d’identità. Si tratta beninteso di «crisi d’identità» perché una società con una forte identità non accetta di essere trattata com’è trattata da decenni da truppe d’occupazione di varia nazionalità nel tempo succedutesi. E gli zingari sono una di queste.

La risposta d’Internet
Posti di fronte all’accaduto, una buona fetta di internettisti, dimentichi che pochi mesi prima era stata uccisa nella Metro col punteruolo "ad hoc" di un ombrello una giovane che si era ribellata ad uno scippo messo in atto da due zingare prostitute, si è indignata per l’abbattimento coi bulldozer -stile Israele- della bidonville dove abitava lo zingaro assassino. Veltroni il buono (oltreché «Principe dell’Azione Inconcludente») parafrasando il noto "Totò il Buono", racconto di Cesare Zavattini (Miracolo a Milano) è stato accusato di razzismo per aver infierito sugli «ultimi fra gli ultimi». Si è anche stigmatizzato il comportamento degli "sgherri" al soldo del Veltroni stesso (o di chi per lui). In ogni caso, però, ci si è dimenticati di segnalare che si trattava di una messa in scena per accontentare i gonzi, perché poco tempo prima eran state raccolte 5.000 firme d’abitanti che segnalavano i rischi connessi con l’arrivo in zona dei nuovi inquilini. Come peraltro è da ascriversi alle stesse preoccupazioni d’immagine la "spedizione punitiva" di qualche giorno prima che lascia comunque intatti gli equilibri preesistenti. Sono manovre calcolate per accontentare le masse imbufalite, come la fascia nera al braccio dei giocatori del derby capitolino a vittima ancora in vita. (Un bell’auspicio davvero!). La promessa di provvedimenti urgenti si è dimostrata l’ennesima beffa ai danni degli italiani, perché le espulsioni in massa sono vietate dalle norme europee mentre il deficit di giustizia è soltanto nostro. Nulla è pertanto cambiato. Nemmeno la prassi giudiziaria che lascia il più debole sempre più alla mercé del forte. Magistratura consenziente. È recente la notizia, per chi non la conoscesse, di un tale di oltre sessant’anni che per una causa di lavoro si è sentito assegnare la prima udienza nel 2020. Insomma un sistema giuridico e politico molto vicino ad una giungla disordinata e loquace, perché la società, qualsiasi società, si riorganizza sempre attorno all’inefficienza della Giustizia. (Vedi le sentenze sul Vajont, su Mestre o sull’uranio impoverito, di fronte alle quali gli zingari presi con le mani nel piatto per la centesima volta vengono per la centesima volta rimessi in libertà su due piedi).
Ma non è questo un articolo scritto per trarre delle conclusioni operative a breve. Ci limitiamo a comunicare informazioni. Nel marasma di notizie sconcertanti, NON ha suscitato sconcerto il fatto che il magistrato Clementina Forleo abbia rifiutato la scorta. All’origine della (motivata) decisione, la poca fiducia del GIP nei confronti non solo dei suoi colleghi magistrati, ma anche degli eventuali membri della scorta stessa. La Forleo, che essendo un’investigatrice di tutto rispetto, conosce i suoi polli, ha motivato i suoi atteggiamenti con il fatto che gli "investigatori" pugliesi si sono dimostrati piuttosto inerti nell’investigare sulla morte dei propri genitori, deceduti nel corso di un "classico" incidente stradale, dopo aver visto distrutta dal fuoco la proprietà agricola. Se riferiamo queste notizie con fare ironico non significa che intendiamo sottovalutare un aspetto precipuo della società nazionale. Infatti, un paese nel quale è possibile ad un magistrato impegnato ad indagare gravissimi reati di politici e ministri, ipotizzare di essere a "rischio vita" proprio attraverso la scorta che è proposta, è un paese completamente alla deriva e sarebbe obbligo di tutti coloro che si sentono partecipi di una convivenza civile intervenire in tutte le maniere possibili per riportare detto paese alla civiltà. Ad un popolo abituato a dimenticare, occorre ricordare l’angoscia di quei giorni segnati dalle stragi di Falcone e Borsellino, e relativa scorta, ai tragici inverosimili silenzi, omertà, ben descritti dalla famosa intervista di Giorgio Bocca al generale Dalla Chiesa nella prefettura di Palermo.
Intendiamoci: non sarebbe una novità.
Ad esempio, Ettore Muti fu assassinato a tradimento, su disposizione di Badoglio da un sicario aggregato ad un reparto di carabinieri. Quel famoso assassinio fu all’origine della guerra civile italiana, ma possiamo con la massima tranquillità collocarlo all’origine dell’attuale Sistema che sopravvive nell’humus ideologico del tradimento, dell’assassinio e della menzogna.
Che si tratti del sistema della menzogna è comprovato non solo dalla falsificazione storica sul nostro passato, elaborata con cinica condiscendenza da "storici" prezzolati, ma anche dalla prassi comune. Ad esempio, il fatto che nei dibattiti televisivi gli zingari siano chiamati da tutti i partecipanti «rumeni», è una chiara indicazione dei condizionamenti cui sono sottoposti i partecipanti. Non è possibile, infatti, che manchi una sola persona capace di ribellarsi a quest’obbligo. C’è chi arriva perfino a dichiarare candidamente che ci sono anche rumeni onesti! La risposta ovvia sarebbe che tutti i rumeni che lavorano in Italia sono onesti. Ma per l’appunto NON sono gli zingari. È veramente ingiurioso, ma per tutti noi, che un’intera popolazione, a noi molto vicina come quella romena, possa essere trattata in questo modo senza un intervento diretto dell’ambasciatore, il quale invece è costretto a rispondere degli atti commessi dagli zingari che, come altre popolazioni "nomadi" non hanno patria, d’infrazioni commesse in Italia grazie al permissivismo tipicamente italiano. [Ci sembra doveroso ricordare che solo la Romania ha dato al mondo, in questo dopoguerra, una diaspora culturale ed intellettuale di tutto rispetto in alternativa ad altre diaspore molto vicine al potere economico finanziario internazionale. E si tratta di Mircea Eliade, Vintila Horia, Eugenio Ionesco, Emilio Cioran, tanto per fare alcuni nomi].

Gli aspetti della decadenza
Che di decadenza si tratti è presto dimostrabile. Tutti i segnali ci sono. Anche l’immagine dell’Italia come paese decadente, corrotto e flaccido è ben presente nell’opinione pubblica mondiale. Una corruzione, beninteso, che non si accompagna a lotte, anche feroci per il potere, come ai tempi del principe Valentino, corrotto e violento che, sia pure per interessi sostanzialmente guelfi, puntava alla realizzazione di un grande sogno: l’unificazione dell’Italia. Qui la corruzione è fine a se stessa, in un gran crogiolo dove non si salva nessuno, dal ministro di Grazia e Giustizia al preside di una delle più importanti facoltà di medicina del paese. Corrotti e prevaricatori che sciupano il tempo per imporre personalismi squallidi disinteressandosi in assoluto delle pubbliche incombenze. Una buona dimostrazione di questo stato di cose è fornita dal successo del libro di Roberto Saviano: "Gomorra". Il libro italiano più tradotto all’estero (davvero una bell’immagine del «belpaese»!) Ma anche la lettura del recente "Toghe Rotte", autore Bruno Tinti, (Chiarelettere ed.) è più che indicativa della temperie nella quale siamo costretti a navigare.
Ma non basta: tutti i parametri utilizzabili per descrivere una situazione sono concordi. Ne elenchiamo alcuni, presi dai Media che, non a caso, li pubblicano separatamente al fine di non comunicare il deludente quadro d’insieme.
Intanto, un bel libro di Marco Travaglio, "La scomparsa dei fatti", edito da Il Saggiatore, ci illustra il livello d’asservimento del sistema informativo, che si basa sull’aumento smisurato delle chiacchiere per celare la documentazione sui fatti. Per quanto riguarda gli zingari ospiti nel nostro paese, questi percepiscono dallo Stato italiano, oltre all’assistenza sanitaria e quant’altro del genere, ben 780 euro/mese fin dal 1990. Si tratta di una scelta politica di difficile interpretazione, salvo che non si tratti d’elargizioni indirette al sistema assistenziale vaticanista, perché questa "liberalità" contrasta visibilmente con un quadro desolante della nostra situazione interna, che occorre ricordare. In Italia ci sono 3.300.000 disoccupati. Che il dato sia lontano dalla realtà poco importa, perché se anche si trattasse di falsi disoccupati, è pur sempre un peso non indifferente per la collettività nel suo insieme. Cinque milioni di precari sono l’aspetto più evidente della situazione di stallo in cui versa il nostro futuro civile e sociale, mentre 850.000 pensionati a 570 euro/mese denunciano una mentalità da strozzinaggio dell’intero potere economico. [Poiché l’anziano è propenso a spendere poco, quindi non alimenta il ritmo consumista, gli diamo solo il sufficiente per sopravvivere]
Le morti sul lavoro, una vera carneficina, sono per lo più dovute a mancanza di controlli da parte degli organi pubblici per disorganizzazione e corruzione. Gli sprechi in sanità rivelano le stesse motivazioni: corruzione e cinismo. I lavoratori dipendenti italiani hanno le retribuzioni più basse di tutti i paesi europei. Si arriva al 40% in meno. È un aspetto addebitabile al Sistema ed a suoi tentacoli: in questo caso i sindacati di regime che contrattano con i datori di lavoro le promozioni ed i distacchi, si tratta di cifre da capogiro, dei propri adepti in cambio del silenzio sullo sfruttamento economico, in comune coi datori di lavoro, degli altri. A fronte della ben nota fuga dei cervelli che noi cittadini contribuiamo a formare a nostre spese, l’Italia è il paese che importa meno lavoro qualificato. Solo l'1,5% degli occupati stranieri ha un lavoro qualificato. Com’è comprensibile, esiste una competizione fra i paesi europei per appropriarsi di lavoro qualificato. Ovviamente in testa troviamo Gran Bretagna, Francia, Germania. L’Italia è ultima. Noi importiamo zingari. Sei esperti di creatività britannici hanno compilato un elenco di cento geni viventi e Dario Fo è l’unico italiano presente. Si tratta di un elenco sicuramente contestabile. Tuttavia esiste ed è stato compilato.
Per ultimo dobbiamo rilevare una considerazione recentemente pubblicata da economisti seri (ce ne sono ogni tanto) che hanno rilevato il rapporto, per noi molto stretto, fra tasso di natalità, invecchiamento medio della popolazione, e possibilità che qualche uomo politico prenda decisioni che vanno in direzione dell’innovazione, della tecnologia, delle nuove idee. Ed anche questo è strettamente correlato alla condizione di «bamboccioni» dei giovani costretti a vivere in famiglia, a subire decisioni prese da capi famiglia anziani, da una situazione economica che non permette di progettare con un minimo di tranquillità il futuro. Occorre a questo punto tenere presente che il ventennio fascista fu un miracoloso periodo denso d’opere e proiettato verso l’esterno anche perché la classe dirigente di allora poteva contare su una popolazione giovanile "svezzata" e temprata dalla guerra.

Dalla degenerazione decadente ad una nuova civiltà
Spesso l’Italia è stata protagonista delle grandi trasformazioni storiche. È un primato ormai riconosciuto da tutti gli storici. Ma forse, (si tratta di una nostra ipotesi), questa primizia è dovuta proprio al fatto che in questo paese qualsiasi forma di coesistenza civile viene a putrefazione prima degli altri. L’istintivo bisogno d’infrangere le regole per imporre i propri personalissimi poteri crea un tale putiferio nell’ambiente circostante, composto per lo più da vili "cortigiani", da costringere i cittadini attivi a decisioni che implicano cambiamenti strutturali tali da accontentare le nuove manifestazioni delle categorie emergenti. Ecco le rivoluzioni.
Noi siamo in attesa di una nuova rivoluzione che potrebbe scaturire dall’Italia proprio perché si tratta del paese nel quale le nuove forze economiche dell’intelligenza, che prescinde dall’età anzi ne potrebbe essere rafforzata, sono le più umiliate, le più sacrificate. Noi siamo convinti che la situazione italiana sia voluta dal potere finanziario sovrannazionale, e realizzata per il tramite di questa classe politica. Infatti è troppo innaturale. Questa è la ragione per cui riteniamo che con una semplice spallata sia possibile sgretolare tutto il sistema. Ma per ottenere questo bisogna chiudere definitivamente coi qualsiasi forma di compromesso.

Giorgio Vitali