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Il prof. C.P. mi ha invitato a rispondere ad un cialtrone

ovvero:

un altro attacco allo scudo protettore

Filippo Giannini (14 ottobre 2010)   

È mio dovere dare una spiegazione al titolo. Ho ricevuto una mail da un amico, C.P. che mi incita a dare una risposta ad un Cialtrone. Apro il dizionario De Agostani e leggo alla voce Cialtrone: «persona moralmente riprovevole, priva di scrupoli».
Il Sig. C.P. ha allegato nella sua mail il testo di una critica storica riguardante il rapporto che ci fu fra gli ebrei e (appunto) lo Scudo Protettore. Credo proprio di non aver chiarito nulla; di conseguenza proverò ad essere più chiaro. Se andiamo a consultare il testo dello storico ebreo Léon Poliakov Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, pag. 219, 220, leggiamo: «Ovunque penetrassero le truppe italiane, uno schermo protettore si levava di fronte agli ebrei (…) Un aperto conflitto si determinò tra Roma e Berlino a proposito del problema ebraico (…) È significativo il fatto che i tedeschi non sollevarono mai il problema degli ebrei in Italia (…) Appena giunte sui luoghi di loro giurisdizione, le autorità italiane annullavano le disposizioni decretate contro gli ebrei …».
Qualche lettore meno esperto in storia si può chiedere: «Roma… Berlino..? L'Infame?». Proverò ad essere ancora più chiaro. L'Infame (che, poi, tale non è, ma è un semplice ignorante, come più avanti vedremo) avrebbe accusato in un suo scritto, Benito Mussolini essere stato, nel periodo bellico, complice dello sterminio degli ebrei.
«Roma… Berlino?» Caro lettore, a Roma c'era il Governo. Come «Che c'entra?»; c'era il Governo Mussolini! Bene! Proverò ad essere ancora più chiaro. George L. Mosse era un altro storico, anch'egli ebreo docente dell'Università ebraica a Gerusalemme, il quale nel suo libro "Il Razzismo in Europa", a pag. 245 ha scritto: «Il principale alleato della Germania, l'Italia fascista, sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo (…) Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio discriminare non perseguire. Tuttavia l'esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini …».
Ecco, vedo che (finalmente) il lettore comincia a capire qualcosa, ma desidera sapere: «Che diamine ha scritto l'Infame?».
Ha scritto delle cosucce un po' pesatine, anche offensive. Come ad esempio: «Mussolini vista un documento dove viene richiesto il nullaosta alla consegna degli ebrei croati, documento dove esplicitamente viene fatto riferimento alla "eliminazione", il documento è del '42 …». Ho letto da qualche parte che qualcuno ha scritto che enunciare una mezza verità equivale a proferire una menzogna intera. Infatti il signor Infame ha dimenticato di aggiungere l'altra mezza verità, che qui trascrivo. E vero che Mussolini firmò il nullaosta richiesto dal Ministro Ribbentrop (e questa è la mezza verità), la seconda ricorda che appena partito von Ribbentrop il Duce convocò il generale Robotti e gli confidò. «È stato a Roma per tre giorni e mi ha tediato in tutti i modi il Ministro Ribbentrop che vuole a tutti i costi la consegna degli ebrei jugoslavi. Ho tergiversato, ma poiché non si decideva ad andarsene, per levarmelo davanti, ho dovuto acconsentire, ma voi inventate tutte le scuse che volete per non consegnare neppure un ebreo. Dite che non abbiamo alcun mezzo di trasporto per portarli sino a Trieste via mare, dato che via terra non è possibile farlo». Così avvenne: mai un ebreo, di qualsiasi nazionalità fosse, fu consegnato ai tedeschi.
Ora, ecco una nuova mezza verità. Il signor Infame scrive: «Per inciso, nel 1944 l'intera aeronautica della RSI fu incorporata nelle forze armate del REICH, con tanto di giuramento a Hitler …». …E ci riprovano! Questa non è neanche una mezza verità, è una menzogna intera, e molto offensiva. Mai nessuna formazione militare della RSI si abbassò a prestare alcun giuramento a Hitler. La prima è di nuovo una mezza verità; vediamo l'altra mezza mancante. Scriviamo per prima la vera: in effetti il 25 agosto 1944 il Feld Maresciallo von Richthofen emanò un ordine tendente a far incorporare nella Luftwaffe l'Aeronautica Nazionale Repubblicana. I piloti italiani si ribellarono in quanto volevano rimanere con i propri simboli e con la propria bandiera. Ed ora vediamo l'altra mezza verità che il signor Infame ha dimenticato di riportare. I piloti italiani si appellarono a Mussolini chiedendogli non solo di far annullare quell'ordine, ma anche di far punire il Maresciallo che aveva avuto l'impudenza di impartire l'ordine. La richiesta fu accolta: non solo l'ordine fu annullato, ma il Maresciallo von Ritchthofen fu allontanato e i suoi collaboratori puniti.
Qui mi piace riportare quanto ha scritto Francersco d'Auria, figlio del capitano pilota della RSI Giovanni d'Auria in merito a questa vicenda: «I piloti impugnavano il loro diritto a servire l'Italia e non la Germania. Volevano essere soldati in servizio della Patria italiana e, come tali, difendevano la loro divisa, il loro onore, la loro indipendenza, la loro bandiera». Francesco d'Auria non può evitare di far seguire questa considerazione: «Tale posizione d'orgoglio e dignità e anche di coraggio, andrebbe raffrontata con la strisciante umiltà, acquiescenza e servilismo che rappresentarono la caratteristica costante dei rapporti fra il governo Badoglio, il Re e gli ufficiali cobelligeranti e gli arroganti vincitori».
Ma non è un caso isolato; infatti il signor Infame, poco più avanti scrive: «Kappler testimone al processo Eichmann dichiarò testualmente che "le autorità fasciste avevano dato ordine alla polizia, agli iscritti al partito fascista e persino ai civili, di arrestare tutti gli ebrei che si potessero trovare"». Strano, a me risulta una cosa esattamente contraria ed avvenne proprio nel corso del citato processo Eichmann, il Procuratore Generale Husner affermò: «La Nazione più cara a Israele è l'Italia: per quello che le autorità civili, diplomatiche e militari hanno fatto per sottrarre alla deportazione masse di ebrei di Francia, Grecia, Croazia; per l'atteggiamento assunto dalla popolazione verso gli ebrei stessi italiani, per l'aiuto dato ai rifugiati ebrei d'ogni parte d'Europa che furono concentrati in varie direzioni geografiche. Passare nella zona italiana, tanto in Grecia che in Francia, era andare verso la salvezza».
Mi pare di vederlo, il signor Infame sgranare gli occhi soddisfatto ed esclamare. «Ecco, visto! Tutti, ma non Mussolini». Signor Infame, rispondo, non si ingrifi prima del tempo, ho dinanzi ai miei occhi un documento che ho recuperato in modo avventuroso, è scritto in ebraico e in italiano. Glielo leggo. «Ad Alberto Calisse - Console Generale d'Italia che applicando le direttive del suo governo agli Ebrei residenti e rifugiati nella zona di occupazione italiana in Francia ha dato alta nobile prova di umanità e di giustizia. Omaggio di perenne riconoscenza. Nizza, 10 maggio 1943». Ed il documento è firmato da otto Rabbini.
Caro lettore, non ti far raggirare: è ovvio che sia il Procuratore Husner che gli otto Rabbini si riferivano all'Italia di Mussolini e non a quella di Badoglio (che oltretutto non è mai esistita) che agli ebrei ha portato solo disgrazia e deportazioni. Infatti, se fino a quando il Duce ebbe il potere, mai un ebreo fu consegnato ai tedeschi. La caccia all'ebreo avvenne, invece, quando, grazie ad un colpo di Stato, lo Scudo Protettore fu imprigionato. Se il signor Infame mi volesse smentire, lo invito a controllare le date delle deportazioni, che poi, furono molto limitate rispetto alle nazioni occupate dalle truppe tedesche. E questo perché Mussolini riprese -per quanto era possibile, dato che la presenza tedesca era divenuta ingombrante, dopo il colpo di Stato del 25 luglio '43 e la capitolazione dell'8 (3) settembre successivo- riprese, ripeto, la stessa politica precedente.
Il signor Infame continua citando le azioni dei partigiani i quali non portando apertamente le armi, non indossando una divisa riconosciuta dal nemico, non dipendendo da ufficiali responsabili, non riconoscendo le Leggi di Guerra, come invece imponevano le Convenzioni Internazionali di Guerra dell'epoca, erano dei fuorilegge, anche se, con artifizi e raggiri, con leggi retroattive, trasformarono i fuorilegge in eroi.
Vedi, caro lettore, sono cinque pagine con tante cattiverie che per confutarle tutte avrei necessità di scrivere un altro libro. Però l'ultima cattiveria te la voglio proprio trascrivere. Il signor Infame scrive: «Testimonianza di Frida Misul in Rugiardi, livornese, deportata ad Auschwitz nel 1944, dichiara che il convoglio fu scortato da "uomini delle SS ed elementi delle Brigate Nere" i quali durante il viaggio preferivano gettare ai cani gli avanzi del loro cibo piuttosto che passarli a noi».
Avevo un caro amico, Mario Sorrentino che dopo la Campagna di Russia si arruolò volontario nella Repubblica Sociale Italiana; egli mi ha lasciato un suo "Diario", nel quale, fra l'altro ha scritto: «… La notte passò lenta e all'alba uscimmo tra i binari in attesa del nostro treno che si stava formando. Qualche cosa di strano colpì la nostra attenzione fino ad assorbirla completamente. La sera prima un lungo convoglio di vagoni merci era stato portato sulla linea. Tutte le carrozze erano chiuse, sigillate. Un rumore oscuro partiva da esse, tale che noi credemmo si trattasse di trasporti di bestiame. Uscendo insonnoliti, al mattino vedemmo il treno ancora lì, e incuriositi ci avvicinammo. Era scortato da Ustasha, quei terribili soldati croati eredi di tutta la crudele anima balcanica. Le finestrelle in alto erano sbarrate da fil di ferro. Erano una trentina di vagoni, gremiti di serbi deportati dai croati. Quelli che potevano se ne stavano arrampicati alle sbarre delle finestrelle e leccavano su di esse l'umidità delle notte. Si tenevano su a forza di braccia e il loro collo lasciava vedere i tendini tesi che sembravano spezzarsi da un momento all'altro. I loro occhi esprimevano lo spasimo. Dall'interno giungeva sino a noi, nel fetore opprimente della promiscuità, l'eco selvaggio della sofferenza e della miseria. Accenti lamentosi di bimbi, grida isteriche di donne, voci rauche di uomini resi folli dalla paura e dal tormento. Inferno dantesco lasciato indovinare dalle pareti dei vagoni, sorde e mute. "Cavalli 8 - Uomini 40". In tutte le lingue del mondo, su tutti i vagoni merce. E su quelli, centinaia di infelici a braccicare nello sterco e nel buio. L'odore della carne ammassata e sudante faceva torcer la testa e stimolava i conati del vomito. Ho visto una volta un autocarro di pecore traversare una via della mia città. Erano ingabbiate e in ordine e avevano il loro strame; compiansi quelle bestie. E quelli erano uomini. Di quell'umana specie di cui, da secoli si proclama la dignità e la libertà. Ed altri uomini li avevano rinchiusi lì dentro. Gli uni si chiamavano serbi, gli altri croati, e nessuno più uomo. Lo sgomento e lo sdegno erano nei nostri cuori. Avevamo vent'anni e andavamo a combattere perché fosse resa giustizia al popolo italiano. Stavamo attoniti dinanzi al vagone. Qualcuno di quei disgraziati ci scorse, lesse nei nostri occhi, riconobbe la nostra uniforme e la pietà che non aveva dai fratelli, la chiese a noi, ai nemici. Una voce lamentosa, disse in un rantolo: "Bono taliano, Vode". Gli italiani hanno dipinta sul volto la loro bontà o dabbenaggine. Tutto il mondo, quando non ci opprime o deruba, quando ha bisogno di noi, dice "Bono taliano". Quella voce aveva un accento di bestia. Quella parola acqua incendiò il vagone, e subito, lungo tutto il convoglio, fu un solo tremendo coro, una allucinate richiesta: "Vodé, vodè", "acqua, acqua". Non bevevano, in luglio da tre giorni. "Bono taliano, vodé, vodé". E questi "boni", stupidi italiani, che son sempre tali con gli altri e mai con se stessi, questi "boni taliani" che eravamo noi sedici, venimmo alle mani con la scorta, la sopraffacemmo e demmo a quei Cristi sulla Croce, quasi tutti ebrei, non aceto, ma acqua. Lavorammo come invasati un'ora e più. Li vedemmo bere e bere. Vedemmo i figli strappare l'acqua da sotto la bocca dei padri, vedemmo una mamma che serbava un po' d'acqua nel portasapone per il suo bambino. Demmo acqua e poi acqua, coi secchi e con le boracce. Loro si attaccavano al collo avidi, ed era più la perduta che la bevuta. Continuammo finché fu necessario, portando acqua, bestemmiando la nostra pietà e la crudeltà degli Ustasha, finché tutti ebbero bevuto, finché vedemmo i loro occhi, a poco a poco, farsi chiari, tornare umani, le loro facce distendersi. Qualcuno vomitava e vomitava acqua. Mentre il nostro treno si avvicinava, uno di noi, il romano Donati, che più degli altri aveva lavorato e imprecato, prese, prima di allontanarsi, la sua razione di viveri a secco e la gettò su di un vagone. Tutti facemmo così, e rimanemmo digiuni, mentre sui vagoni si contendevano a morsi e a pugni, le nostre gallette. Povero Donati, chi ti ammazzò, un anno dopo, se non gli stessi, o i figli o i fratelli degli stessi, cui tu avevi dato la tua galletta? Ti uccisero… "Porco taliano"».
Dal Diario di Mario Sorrentino
Volontario G.N.R. nella R.S.I.

Claude Ferrare era uno scrittore francese, eletto all'Accademia francese a marzo 1935 e morto nel 1957. Il suo giudizio sul Duce del fascismo è assolutamente positivo, ma anche piuttosto amaro su quello degli italiani: «Il mio giudizio su di Lui (maiuscolo nel testo, nda) non è cambiato, Benito Mussolini nella storia d'Italia viene subito dopo Giulio Cesare. Il bene che Mussolini ha fatto all'Italia è, malgrado tutto, incommensurabile. Mussolini fu tradito, assassinato e in maniera così ignobile che il massacro della intera famiglia dello Zar impallidisce di fronte agli orrori che hanno accompagnato la fine del Duce e a quelli che sono stati riservati al Suo (maiuscolo nel testo, nda) cadavere. Alcuni italiani si sono vendicati di un Capo troppo grande per loro, le cui stesse benemerenze apparivano troppo gravose. E tutti i governanti d'Europa, anche se non osarono approvare apertamente, gioirono in segreto. Dinanzi a quell'Uomo erano afflitti da un complesso di inferiorità insopportabile, come era accaduto tempo prima con Napoleone. Duemila anni orsono per le stesse ragioni, venne ucciso Giulio Cesare».
Concordo pienamente con il giudizio dell'intellettuale francese. Mussolini aveva proposto un nuovo sistema di vita e non tutti furono in grado di recepire il suo messaggio. E difficile essere Fascista, non tutti hanno la capacità di esserlo. Troppi signori Infami pullulano su questa terra…
Caro lettore, capisco la tua curiosità, ma come ho detto poco sopra non posso andare oltre anche se avrei tanto, ma ancora tanto da dire. Se vuoi approfondire la storia su quel particolare argomento, perché non leggi il mio volume "Gli Ebrei nel Ventennio Fascista"? L'invito va esteso anche -e soprattutto- al signor Infame. E mi spiego. Il libro è composto di 348 pagine di cui un buon terzo sono documenti. In questo modo chiunque può contestare su basi documentarie. So bene che faccio della facile pubblicità al mio lavoro; ma anche se così fosse…?
Termino con una domanda al mio lettore: se quanto ho scritto è verità (ho la documentazione di ciò che ho attestato) per la buona memoria futura a cui il Duce tanto teneva, ha fatto bene a interferire come Scudo Protettore, oppure avrebbe dovuto disinteressarsi e lasciare che il destino prendesse il suo corso senza interferire?
A te la risposta.
 

Filippo Giannini

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