È mio dovere dare una spiegazione al titolo.
Ho ricevuto una mail da un amico, C.P. che mi incita a dare
una risposta ad un Cialtrone. Apro il dizionario De Agostani
e leggo alla voce Cialtrone: «persona moralmente
riprovevole, priva di scrupoli».
Il Sig. C.P. ha allegato nella sua mail il testo di una
critica storica riguardante il rapporto che ci fu fra gli
ebrei e (appunto) lo Scudo Protettore. Credo proprio di non
aver chiarito nulla; di conseguenza proverò ad essere più
chiaro. Se andiamo a consultare il testo dello storico ebreo
Léon Poliakov Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, pag.
219, 220, leggiamo: «Ovunque penetrassero le truppe
italiane, uno schermo protettore si levava di fronte agli
ebrei (…) Un aperto conflitto si determinò tra Roma e
Berlino a proposito del problema ebraico (…) È significativo
il fatto che i tedeschi non sollevarono mai il problema
degli ebrei in Italia (…) Appena giunte sui luoghi di loro
giurisdizione, le autorità italiane annullavano le
disposizioni decretate contro gli ebrei …».
Qualche lettore meno esperto in storia si può chiedere:
«Roma… Berlino..? L'Infame?». Proverò ad essere ancora più
chiaro. L'Infame (che, poi, tale non è, ma è un semplice
ignorante, come più avanti vedremo) avrebbe accusato in un
suo scritto, Benito Mussolini essere stato, nel periodo
bellico, complice dello sterminio degli ebrei.
«Roma… Berlino?» Caro lettore, a Roma c'era il Governo. Come
«Che c'entra?»; c'era il Governo Mussolini! Bene! Proverò ad
essere ancora più chiaro. George L. Mosse era un altro
storico, anch'egli ebreo docente dell'Università ebraica a
Gerusalemme, il quale nel suo libro "Il Razzismo in Europa",
a pag. 245 ha scritto: «Il principale alleato della
Germania, l'Italia fascista, sabotò la politica ebraica
nazista nei territori sotto il suo controllo (…) Come
abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il
principio discriminare non perseguire. Tuttavia l'esercito
italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il
tacito consenso di Mussolini …».
Ecco, vedo che (finalmente) il lettore comincia a capire
qualcosa, ma desidera sapere: «Che diamine ha scritto
l'Infame?».
Ha scritto delle cosucce un po' pesatine, anche offensive.
Come ad esempio: «Mussolini vista un documento dove viene
richiesto il nullaosta alla consegna degli ebrei croati,
documento dove esplicitamente viene fatto riferimento alla
"eliminazione", il documento è del '42 …». Ho letto da
qualche parte che qualcuno ha scritto che enunciare una
mezza verità equivale a proferire una menzogna intera.
Infatti il signor Infame ha dimenticato di aggiungere
l'altra mezza verità, che qui trascrivo. E vero che
Mussolini firmò il nullaosta richiesto dal Ministro
Ribbentrop (e questa è la mezza verità), la seconda ricorda
che appena partito von Ribbentrop il Duce convocò il
generale Robotti e gli confidò. «È stato a Roma per tre
giorni e mi ha tediato in tutti i modi il Ministro
Ribbentrop che vuole a tutti i costi la consegna degli ebrei
jugoslavi. Ho tergiversato, ma poiché non si decideva ad
andarsene, per levarmelo davanti, ho dovuto acconsentire, ma
voi inventate tutte le scuse che volete per non consegnare
neppure un ebreo. Dite che non abbiamo alcun mezzo di
trasporto per portarli sino a Trieste via mare, dato che via
terra non è possibile farlo». Così avvenne: mai un ebreo, di
qualsiasi nazionalità fosse, fu consegnato ai tedeschi.
Ora, ecco una nuova mezza verità. Il signor Infame scrive:
«Per inciso, nel 1944 l'intera aeronautica della RSI fu
incorporata nelle forze armate del REICH, con tanto di
giuramento a Hitler …». …E ci riprovano! Questa non è
neanche una mezza verità, è una menzogna intera, e molto
offensiva. Mai nessuna formazione militare della RSI si
abbassò a prestare alcun giuramento a Hitler. La prima è di
nuovo una mezza verità; vediamo l'altra mezza mancante.
Scriviamo per prima la vera: in effetti il 25 agosto 1944 il
Feld Maresciallo von Richthofen emanò un ordine tendente a
far incorporare nella Luftwaffe l'Aeronautica Nazionale
Repubblicana. I piloti italiani si ribellarono in quanto
volevano rimanere con i propri simboli e con la propria
bandiera. Ed ora vediamo l'altra mezza verità che il signor
Infame ha dimenticato di riportare. I piloti italiani si
appellarono a Mussolini chiedendogli non solo di far
annullare quell'ordine, ma anche di far punire il
Maresciallo che aveva avuto l'impudenza di impartire
l'ordine. La richiesta fu accolta: non solo l'ordine fu
annullato, ma il Maresciallo von Ritchthofen fu allontanato
e i suoi collaboratori puniti.
Qui mi piace riportare quanto ha scritto Francersco d'Auria,
figlio del capitano pilota della RSI Giovanni d'Auria in
merito a questa vicenda: «I piloti impugnavano il loro
diritto a servire l'Italia e non la Germania. Volevano
essere soldati in servizio della Patria italiana e, come
tali, difendevano la loro divisa, il loro onore, la loro
indipendenza, la loro bandiera». Francesco d'Auria non può
evitare di far seguire questa considerazione: «Tale
posizione d'orgoglio e dignità e anche di coraggio, andrebbe
raffrontata con la strisciante umiltà, acquiescenza e
servilismo che rappresentarono la caratteristica costante
dei rapporti fra il governo Badoglio, il Re e gli ufficiali
cobelligeranti e gli arroganti vincitori».
Ma non è un caso isolato; infatti il signor Infame, poco più
avanti scrive: «Kappler testimone al processo Eichmann
dichiarò testualmente che "le autorità fasciste avevano dato
ordine alla polizia, agli iscritti al partito fascista e
persino ai civili, di arrestare tutti gli ebrei che si
potessero trovare"». Strano, a me risulta una cosa
esattamente contraria ed avvenne proprio nel corso del
citato processo Eichmann, il Procuratore Generale Husner
affermò: «La Nazione più cara a Israele è l'Italia: per
quello che le autorità civili, diplomatiche e militari hanno
fatto per sottrarre alla deportazione masse di ebrei di
Francia, Grecia, Croazia; per l'atteggiamento assunto dalla
popolazione verso gli ebrei stessi italiani, per l'aiuto
dato ai rifugiati ebrei d'ogni parte d'Europa che furono
concentrati in varie direzioni geografiche. Passare nella
zona italiana, tanto in Grecia che in Francia, era andare
verso la salvezza».
Mi pare di vederlo, il signor Infame sgranare gli occhi
soddisfatto ed esclamare. «Ecco, visto! Tutti, ma non
Mussolini». Signor Infame, rispondo, non si ingrifi prima
del tempo, ho dinanzi ai miei occhi un documento che ho
recuperato in modo avventuroso, è scritto in ebraico e in
italiano. Glielo leggo. «Ad Alberto Calisse - Console
Generale d'Italia che applicando le direttive del suo
governo agli Ebrei residenti e rifugiati nella zona di
occupazione italiana in Francia ha dato alta nobile prova di
umanità e di giustizia. Omaggio di perenne riconoscenza.
Nizza, 10 maggio 1943». Ed il documento è firmato da otto
Rabbini.
Caro lettore, non ti far raggirare: è ovvio che sia il
Procuratore Husner che gli otto Rabbini si riferivano
all'Italia di Mussolini e non a quella di Badoglio (che
oltretutto non è mai esistita) che agli ebrei ha portato
solo disgrazia e deportazioni. Infatti, se fino a quando il
Duce ebbe il potere, mai un ebreo fu consegnato ai tedeschi.
La caccia all'ebreo avvenne, invece, quando, grazie ad un
colpo di Stato, lo Scudo Protettore fu imprigionato. Se il
signor Infame mi volesse smentire, lo invito a controllare
le date delle deportazioni, che poi, furono molto limitate
rispetto alle nazioni occupate dalle truppe tedesche. E
questo perché Mussolini riprese -per quanto era possibile,
dato che la presenza tedesca era divenuta ingombrante, dopo
il colpo di Stato del 25 luglio '43 e la capitolazione
dell'8 (3) settembre successivo- riprese, ripeto, la stessa
politica precedente.
Il signor Infame continua citando le azioni dei partigiani i
quali non portando apertamente le armi, non indossando una
divisa riconosciuta dal nemico, non dipendendo da ufficiali
responsabili, non riconoscendo le Leggi di Guerra, come
invece imponevano le Convenzioni Internazionali di Guerra
dell'epoca, erano dei fuorilegge, anche se, con artifizi e
raggiri, con leggi retroattive, trasformarono i fuorilegge
in eroi.
Vedi, caro lettore, sono cinque pagine con tante cattiverie
che per confutarle tutte avrei necessità di scrivere un
altro libro. Però l'ultima cattiveria te la voglio proprio
trascrivere. Il signor Infame scrive: «Testimonianza di
Frida Misul in Rugiardi, livornese, deportata ad Auschwitz
nel 1944, dichiara che il convoglio fu scortato da "uomini
delle SS ed elementi delle Brigate Nere" i quali durante il
viaggio preferivano gettare ai cani gli avanzi del loro cibo
piuttosto che passarli a noi».
Avevo un caro amico, Mario Sorrentino che dopo la Campagna
di Russia si arruolò volontario nella Repubblica Sociale
Italiana; egli mi ha lasciato un suo "Diario", nel quale,
fra l'altro ha scritto: «… La notte passò lenta e all'alba
uscimmo tra i binari in attesa del nostro treno che si stava
formando. Qualche cosa di strano colpì la nostra attenzione
fino ad assorbirla completamente. La sera prima un lungo
convoglio di vagoni merci era stato portato sulla linea.
Tutte le carrozze erano chiuse, sigillate. Un rumore oscuro
partiva da esse, tale che noi credemmo si trattasse di
trasporti di bestiame. Uscendo insonnoliti, al mattino
vedemmo il treno ancora lì, e incuriositi ci avvicinammo.
Era scortato da Ustasha, quei terribili soldati croati eredi
di tutta la crudele anima balcanica. Le finestrelle in alto
erano sbarrate da fil di ferro. Erano una trentina di
vagoni, gremiti di serbi deportati dai croati. Quelli che
potevano se ne stavano arrampicati alle sbarre delle
finestrelle e leccavano su di esse l'umidità delle notte. Si
tenevano su a forza di braccia e il loro collo lasciava
vedere i tendini tesi che sembravano spezzarsi da un momento
all'altro. I loro occhi esprimevano lo spasimo. Dall'interno
giungeva sino a noi, nel fetore opprimente della
promiscuità, l'eco selvaggio della sofferenza e della
miseria. Accenti lamentosi di bimbi, grida isteriche di
donne, voci rauche di uomini resi folli dalla paura e dal
tormento. Inferno dantesco lasciato indovinare dalle pareti
dei vagoni, sorde e mute. "Cavalli 8 - Uomini 40". In tutte
le lingue del mondo, su tutti i vagoni merce. E su quelli,
centinaia di infelici a braccicare nello sterco e nel buio.
L'odore della carne ammassata e sudante faceva torcer la
testa e stimolava i conati del vomito. Ho visto una volta un
autocarro di pecore traversare una via della mia città.
Erano ingabbiate e in ordine e avevano il loro strame;
compiansi quelle bestie. E quelli erano uomini. Di
quell'umana specie di cui, da secoli si proclama la dignità
e la libertà. Ed altri uomini li avevano rinchiusi lì
dentro. Gli uni si chiamavano serbi, gli altri croati, e
nessuno più uomo. Lo sgomento e lo sdegno erano nei nostri
cuori. Avevamo vent'anni e andavamo a combattere perché
fosse resa giustizia al popolo italiano. Stavamo attoniti
dinanzi al vagone. Qualcuno di quei disgraziati ci scorse,
lesse nei nostri occhi, riconobbe la nostra uniforme e la
pietà che non aveva dai fratelli, la chiese a noi, ai
nemici. Una voce lamentosa, disse in un rantolo: "Bono
taliano, Vode". Gli italiani hanno dipinta sul volto la loro
bontà o dabbenaggine. Tutto il mondo, quando non ci opprime
o deruba, quando ha bisogno di noi, dice "Bono taliano".
Quella voce aveva un accento di bestia. Quella parola acqua
incendiò il vagone, e subito, lungo tutto il convoglio, fu
un solo tremendo coro, una allucinate richiesta: "Vodé, vodè",
"acqua, acqua". Non bevevano, in luglio da tre giorni. "Bono
taliano, vodé, vodé". E questi "boni", stupidi italiani, che
son sempre tali con gli altri e mai con se stessi, questi "boni
taliani" che eravamo noi sedici, venimmo alle mani con la
scorta, la sopraffacemmo e demmo a quei Cristi sulla Croce,
quasi tutti ebrei, non aceto, ma acqua. Lavorammo come
invasati un'ora e più. Li vedemmo bere e bere. Vedemmo i
figli strappare l'acqua da sotto la bocca dei padri, vedemmo
una mamma che serbava un po' d'acqua nel portasapone per il
suo bambino. Demmo acqua e poi acqua, coi secchi e con le
boracce. Loro si attaccavano al collo avidi, ed era più la
perduta che la bevuta. Continuammo finché fu necessario,
portando acqua, bestemmiando la nostra pietà e la crudeltà
degli Ustasha, finché tutti ebbero bevuto, finché vedemmo i
loro occhi, a poco a poco, farsi chiari, tornare umani, le
loro facce distendersi. Qualcuno vomitava e vomitava acqua.
Mentre il nostro treno si avvicinava, uno di noi, il romano
Donati, che più degli altri aveva lavorato e imprecato,
prese, prima di allontanarsi, la sua razione di viveri a
secco e la gettò su di un vagone. Tutti facemmo così, e
rimanemmo digiuni, mentre sui vagoni si contendevano a morsi
e a pugni, le nostre gallette. Povero Donati, chi ti
ammazzò, un anno dopo, se non gli stessi, o i figli o i
fratelli degli stessi, cui tu avevi dato la tua galletta? Ti
uccisero… "Porco taliano"».
Dal Diario di Mario Sorrentino
Volontario G.N.R. nella R.S.I.
Claude Ferrare era uno scrittore francese, eletto
all'Accademia francese a marzo 1935 e morto nel 1957. Il suo
giudizio sul Duce del fascismo è assolutamente positivo, ma
anche piuttosto amaro su quello degli italiani: «Il mio
giudizio su di Lui (maiuscolo nel testo, nda) non è
cambiato, Benito Mussolini nella storia d'Italia viene
subito dopo Giulio Cesare. Il bene che Mussolini ha fatto
all'Italia è, malgrado tutto, incommensurabile. Mussolini fu
tradito, assassinato e in maniera così ignobile che il
massacro della intera famiglia dello Zar impallidisce di
fronte agli orrori che hanno accompagnato la fine del Duce e
a quelli che sono stati riservati al Suo (maiuscolo nel
testo, nda) cadavere. Alcuni italiani si sono vendicati di
un Capo troppo grande per loro, le cui stesse benemerenze
apparivano troppo gravose. E tutti i governanti d'Europa,
anche se non osarono approvare apertamente, gioirono in
segreto. Dinanzi a quell'Uomo erano afflitti da un complesso
di inferiorità insopportabile, come era accaduto tempo prima
con Napoleone. Duemila anni orsono per le stesse ragioni,
venne ucciso Giulio Cesare».
Concordo pienamente con il giudizio dell'intellettuale
francese. Mussolini aveva proposto un nuovo sistema di vita
e non tutti furono in grado di recepire il suo messaggio. E
difficile essere Fascista, non tutti hanno la capacità di
esserlo. Troppi signori Infami pullulano su questa terra…
Caro lettore, capisco la tua curiosità, ma come ho detto
poco sopra non posso andare oltre anche se avrei tanto, ma
ancora tanto da dire. Se vuoi approfondire la storia su quel
particolare argomento, perché non leggi il mio volume "Gli
Ebrei nel Ventennio Fascista"? L'invito va esteso anche -e
soprattutto- al signor Infame. E mi spiego. Il libro è
composto di 348 pagine di cui un buon terzo sono documenti.
In questo modo chiunque può contestare su basi documentarie.
So bene che faccio della facile pubblicità al mio lavoro; ma
anche se così fosse…?
Termino con una domanda al mio lettore: se quanto ho scritto
è verità (ho la documentazione di ciò che ho attestato) per
la buona memoria futura a cui il Duce tanto teneva, ha fatto
bene a interferire come Scudo Protettore, oppure avrebbe
dovuto disinteressarsi e lasciare che il destino prendesse
il suo corso senza interferire?
A te la risposta.
Filippo Giannini
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