Italia - Repubblica - Socializzazione


Cronistoria della
Federazione Nazionale Combattenti della RSI (FNCRSI)

 

Il giorno 5.9.1947, in Roma, presso lo studio del notaio Arcuri, un gruppo di combattenti della RSI, costituì la FNCR, Federazione Nazionale Combattenti Repubblicani, il cui statuto fu registrato il successivo giorno 13 con n° 3727, volume 744.

Il lavoro iniziale di organizzazione, a causa delle difficoltà obiettive in cui si trovava ciascun combattente e per le ovvie reazioni politiche a soli due anni dal XXV aprile, fu durissimo.

Il 14 ottobre, in seno alla FNCR, che era governata temporaneamente da una Reggenza Nazionale, veniva costituito il Gruppo Mutilati e Invalidi; il 15 ottobre il Gruppo Aeronautico; il 5 novembre il Gruppo Famiglie Caduti e Dispersi della RSI e, il 12 dicembre, il Gruppo Marina.

Nel giugno del 1948, la Federazione aveva già sostenuto e vinto difficili vicende giudiziarie ed aveva assunto dimensioni notevoli: il Gruppo Provinciale di Rovigo, ad esempio, contava 2.000 iscritti. I combattenti e le donne della RSI, ausiliarie e non, si prodigarono con ardore ed abnegazione ammirevoli nei primi compiti di assistenza morale e materiale ai camerati in carcere, a quelli ricoverati negli ospedali e alle famiglie dei Caduti. Ad opera soprattutto dei gruppi dell'Ispettorato Alta Italia, furono recuperate e fu data onorata sepoltura a migliaia di salme di Dispersi.

In quei tempi, non v'erano discordanze di vedute politiche tra la FNCR e il MSI, del quale anzi i combattenti della RSI erano stati dovunque fondatori e primi sostenitori. Al 30 aprile 1949, la Federazione comprendeva:

ispettorati 10

gruppi provinciali 79

sezioni comunali 135

sezioni estere 2 (Barcellona e Madrid)

corrispondenti (Argentina, Brasile, Cile, Canada, Uruguay).

 

Tessera FNCR del Legionario Angelo Faccia

   

Il giorno 16.12.1951, il Maresciallo Graziani, da poco uscito dal carcere, assunse con pieni poteri la presidenza della Federazione; coadiuvato da una Consulta Nazionale, Egli diede nuovo impulso e un più alto prestigio all’Organizzazione. Il Maresciallo venne a mancare l'11.1.1955; il suo funerale fu una commossa, travolgente manifestazione d'affetto e di fede, un'autentica apoteosi. Fu sostituito dai due vicepresidenti, Renato Ricci e Junio Valerio Borghese.

Nel 1956, le Ausiliarie della RSI, sempre distintesi per fede e per spirito di sacrificio, costituirono nel seno della Federazione, l'ANSAF, Associazione Nazionale Servizio Ausiliario Femminile. Nello stesso anno, venuto a mancare anche Renato Ricci, indimenticabile figura di organizzatore, di comandante e di uomo d'indiscussa dirittura morale, fu eletto presidente della Federazione J. V. Borghese, coadiuvato da due vicepresidenti, i generali Amilcare Farina e Edoardo Scala.

Sempre nel 1956, l'Organizzazione assunse l'attuale denominazione di Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana, FNCRSI.

Alle elezioni generali del maggio 1958, di contro al parere minoritario del comandante Borghese, la Federazione invitò iscritti e simpatizzanti a votare scheda bianca. Il 17.5.1959, a seguito dei deliberati dell'Assemblea Nazionale di Firenze del 26.4.1959 -nel corso della quale si era verificata una profonda lacerazione al vertice dell'Organizzazione- la Direzione Nazionale decise l'espulsione del comandante Borghese e la nomina a presidente di Giorgio Pini, già direttore de "Il Popolo d'Italia" e sottosegretario agli Interni della RSI, a vicepresidente di Giuseppe Stasi e a segretario nazionale di Bruno Ripanti.

La genesi di tali decisioni risiede nell'azione politica verticistica e unilaterale del MSI; politica che non rispondeva alle istanze ideali e culturali della base e che, dopo circa un decennio di strisciante conflittualità, non riusciva più a governarne le tensioni. In buona sostanza, nella primavera del 1958, le premesse per una rottura dalle ripercussioni significative e durature c'erano tutte. Il precario equilibrio instauratosi nel medesimo ambiente umano (di per sé composito), fra due tendenzialità diverse e organizzativamente separate, a partire dalla decisione della Federazione di votare scheda bianca, produsse una vera e propria contrapposizione dualistica. L'una forza conseguiva i vantaggi offerti dal mondo antifascista per una collaborazione sapientemente propiziata; l'altra, invece, in quanto portatrice di una cultura non subalterna e di una propria inconfondibile concezione del mondo, si sottraeva a siffatta collaborazione e riguadagnava l'indipendenza mediante la riaffermazione delle idealità fasciste del repubblicanesimo sociale. 

Anche le successive polemiche con il comandante Borghese non vanno riduttivamente interpretate alla stregua di un fazioso allatrare magnitudinem eius, bensì alla luce della inconciliabilità di due opposte mentalità: conservatrice la prima, rivoluzionaria la seconda. Infatti, il comandante Borghese diede vita ad una propria organizzazione combattentistica.

Dopo qualche anno, a seguito delle dimissioni di G. Pini, la presidenza della Federazione fu affidata al generale Amilcare Farina e, successivamente, ai due vicepresidenti, Rinaldo Barbesino e Bruno Ripanti, rispettivamente responsabili degli ispettorati Alta Italia e Italia Centromeridionale. A Milano si stampava "La Legione", il primo periodico della Federazione, con contenuto prevalentemente patriottico-reducistico, e a Roma, il quindicinale "FNCRSI - Notizie", il mensile "Corrispondenza Repubblicana", il trimestrale "Azimut", il foglio giovanile "Controcorrente", con caratteristiche e contenuti prevalentemente politico-culturali.

Nel dicembre 1971 (si avvertivano tutti gli effetti della "strategia della tensione"), a causa di contrasti circa la linea politica da seguire, la guida della Federazione fu temporaneamente affidata, in funzione di commissario alla presidenza, a F. G. Fantauzzi, con lo specifico compito di tentare la riconciliazione dei due gruppi intorno ad una linea politica unitaria. Fallito il tentativo, i due tronconi si separarono definitivamente. Si ebbero quindi due presidenze: R. Barbesino a Milano e P. F. Altomonte a Roma, con i due rispettivi segretari nazionali, Bruno Casalboni e Bruno Ripanti.

Anche per la scomparsa del comandante Barbesino, dopo un paio d'anni, la Federazione di Milano cessò ogni attività, mentre quella di Roma rimase efficacemente operante. Nel 1974, in occasione del referendum per il divorzio, quest'ultima, pur evidenziando la necessità di rigorose ed urgenti misure a salvaguardia della famiglia, svolse una notevole attività di propaganda contro la proposta mirante ad abrogare la vigente legge istitutiva del divorzio.

A seguito di pesanti provvedimenti giudiziari e mentre la «strategia della tensione» sfumava negli «anni di piombo», la Federazione chiuse le proprie sedi, ma non cessò mai di svolgere l'opera di orientamento etico-politico dei suoi aderenti.

Al di là delle polemiche contingenti, la FNCRSI si è sempre distinta nella difesa dell'indipendenza nazionale (contro la NATO e il Vaticano); ha invitato a votare scheda bianca o ad astenersi dal voto (contro tutte le destre e tutte le sinistre); ha tenacemente propagandato la Socializzazione delle Imprese, quale fattore essenziale per l'auspicata costituzione di una nuova forma di democrazia diretta: lo Stato di Popolo vagheggiato da Mussolini. Devesi notare, inoltre, che i Combattenti della RSI inquadrati nella Federazione si sono sempre comportati non come portatori di una bandiera dimessa, bensì come alfieri di insegne pronte ancora al combattimento, con la dignità e la fierezza dei giusti colpiti dall'avversa sorte.

La FNCRSI, retta temporaneamente da un Comitato direttivo, continua a svolgere i propri compiti statutari nella riaffermazione della perenne attualità rivoluzionaria della RSI.

Il cospicuo archivio degli atti compiuti dalla sua fondazione a tutt'oggi, documenta quanto sopra esposto.

 

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