Il naturale epilogo della congiura di luglio, che travolse inesorabile i congiurati impauriti ed il troppo piccolo re.

Alla congiura ed all'epilogo furono estranei la partecipazione ed il sentimento del popolo nella sua totalità. Sul popolo, nella sua totalità, si riversò la somma di sventure che ebbero origine dalla viltà dei congiurati che, pronti, misero intera la pelle al sicuro.

Poi lo stordimento dei miti del servaggio. Gli Italiani furono ubriacati di democrazia e da allora furono divisi nel nome di ideologie che sono falsamente contrapposte, per gli scopi di una politica di sottomissione agli interessi del vincitore. Per celarne l'infamia, si disse quella politica «nuova», mentre di nuovo, certamente, non ebbe gli uomini, non i programmi, non i fini, questi subito identificati con gli interessi immediati dei pochi che si dividono il potere.

Il regime che ne è sorto -il sistema- perpetua quella divisione, per gli stessi scopi infami, creando dal nulla falsi problemi a copertura delle mene del prete e di quelle dello straniero. Non hanno altro significato le polemiche insorte e quelle che sorgeranno a proposito del Divorzio, del Trattato del Laterano, del Trattato del Nord Atlantico, ecc.; non avranno altro significato le cortine fumogene degli sproloqui sulla libertà e la democrazia con i quali le fazioni politiche legalitarie -tutte, da quella missista a quella comunista- nascondono il vuoto assoluto, essendo tutte d'accordo col e sul sistema, del quale ambiscono al massimo di porsi come dirigenza.

Il tutto sugli interessi e sulla pelle dei popolo, nella sua totalità, (chi si ricorda più dei lavoratori del Biafra?) in maniera certamente non meno pesante di quella imposta ai tanto compatiti cecoslovacchi.

È così che l'ombra del tradimento infame, con il quale si volle chiusa la prima fase della Guerra degli italiani, si allunga ancora sinistramente sulla vita dei popolo italiano, mai come oggi tenuto estraneo dalla difesa del proprio destino.