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La zecca e il gigante
 

Filippo Giannini
 23 marzo 2008

 

dal dizionario De Agostini:

 «Zecca: piccolo parassita che si attacca ai mammiferi per succhiare il sangue»


Paul Gentizon, il più noto giornalista svizzero: «Tutto ciò che ha fatto il Fascismo è consegnato alla storia. Ma se c'è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini»

 

La zecca: ignorante uno

Desiderosi di un po’ di sole, di riposo e di cultura la scorsa settimana (dal 10 al 17 marzo. La data è importante), con mia moglie ci recammo in Egitto. Il 13 scorso, viaggiando tranquillamente su una “feluca” (classica barca a vela egiziana) nel bel mezzo del Nilo, squillò il cellulare; era una nostra cara amica, che oltretutto ha lasciato un’impronta di sé nella storia dello scorso secolo: la signora Elena Curti. Mi chiese informazioni circa un quesito formulato nella trasmissione “Chi vuol essere milionario”, quesito che riguardava Benito Mussolini. La ricezione col cellulare risultava difettosa, ma riuscii a capire che la signora Curti mi aveva spedito una e-mail e non avendo ricevuta risposta mi aveva contattato, appunto, con il cellulare. Non riuscii a capire bene la domanda, ma assicurai la signora che appena rientrato a casa mi sarei interessato immediatamente; cosa che ho fatto.
La signora Curti nella e-mail, fra l’altro ha scritto:

a) figlio di un fabbro;

b) è stato direttore de "l’Avanti!";

c) è stato militare;

d) ha sposato Rachele Guidi.

 

La risposta: «è stato militare, perché per non fare il militare è scappato in Svizzera».
Ovviamente la Signora Curti ha terminato la e-mail con amare considerazioni sulla trasmissione.


Nel 1902 il giovane socialista Benito Mussolini, alla ricerca di un buon lavoro, si trasferì in Svizzera. Nel 1908 il futuro Duce rientra a Predappio e inizia, anzi continua, la sua attività di acceso socialista, e come tale, prese parte attiva ad azioni contro la partenza dei militari italiani inviati nei vari fronti di conquista. È superfluo rievocare tutte le vicende che portarono Mussolini a comprendere che il velleitarismo barricandiero socialista di marca marxista non portava (come non ha portato) a nulla e a concepire un «socialismo senza Marx».
Per tornare alla trasmissione in oggetto, le quattro domande sono tutte vere, nessuna è falsa. Una falsità c’è ed è improntata all’eterno tentativo di intorbidire quel nome «che rimarrà puro e immacolato» nella storia. Infatti il conduttore ha indicato come risposta corretta che Mussolini NON fece il militare. Il conduttore accompagnò questa menzogna con un sarcastico: «Capito? Armiamoci e partite».

Quando scoppiò la guerra 1915-18 Mussolini si presentò al Distretto come volontario, ma la sua domanda non venne accolta perché dagli schedari risultava essere un antimilitarista. Dovette attendere qualche settimana per partire militare, quando, cioè gli giunse la cartolina precetto. Fu incorporato nell’arma dei bersaglieri, fu ferito dallo scoppio di una bomba da mortaio e solo gli ignoranti, o persone che «ciurlano nello sporco manico» possono non aver visto mai le decine di fotografie che riportano Benito Mussolini, ferito, con le stampelle o sulla carrozzella per invalidi. Quindi, signori di "Canale 5", se è stata solo una “svista”, rivedete la vostra cognizione storica.


La zecca ignorante due

Sempre in Egitto ebbi la “fortuna” (che fortuna!) di sintonizzarmi su un canale italiano. La trasmissione era imperniata sull’impossibilità di una normale famiglia di avere figli, per "motivi finanziari". Era ospite alla trasmissione una giovane signora che appunto si trovava in quelle condizioni. Ma il dramma è accresciuto dal fatto che era in attesa del terzo figlio e, pur desiderando portare a compimento la terza maternità si vedeva costretta ad interromperla.
Sì, a questo ci ha portato l’odierna democrazia.

Se io fossi stato presente alla trasmissione, avrei ricordato che ANCHE situazioni del genere erano state risolte nel «mai sufficientemente deprecato, infausto Ventennio». Avrei ricordato ai signori presenti e agli italiani in ascolto, che già nel 1937 (attenzione, parlo di settantun anni fa) Mussolini, che considerava da sempre la famiglia come il fulcro dello Stato da lui concepito, intervenne a favore dei nuclei familiari in difficoltà. Con apposite leggi si offrì ai giovani che si sposavano entro il venticinquesimo anno un assegno nuziale di 700 lire. L’assegno nuziale era, inoltre, corredato da un prestito senza interessi non inferiore alle 1.000 lire né superiore alle 3.000, che veniva elargito a quanti, sposati entro i 25 anni, che guadagnavano meno di 1.000 lire lorde al mese. A sei mesi dalla concessione, il prestito si cominciava a restituire nella misura irrisoria dell’uno per cento al mese. Alla nascita di ciascun figlio la restituzione veniva sospesa per un anno e il prestito si riduceva del 10 per cento del totale al primo figlio, del 20 per cento al secondo, del 30 al terzo, del 40 al quarto, dopo di che veniva completamente condonato. Alle madri con almeno sette figli Mussolini inviava, o consegnava personalmente a Palazzo Venezia, 5.000 lire più una polizza di assicurazione di 1.000 lire. Altre facilitazioni, come, per esempio, la tessera gratuita per l’uso di tutti i mezzi pubblici cittadini. I capifamiglia con prole numerosa godevano di privilegi straordinari negli impieghi statali, nei contratti collettivi di lavoro, nella concessione di prestiti a interesse e di forti sconti nell’affitto degli appartamenti. Anche gli assegni familiari (inutile dirlo: intuizione e attuazione di quel regime) erano ragguardevoli: 3,60 lire la settimana per gli operai con un figlio, 4,80 per quelli con due o tre figli; 6 lire da quattro figli n su. E così di seguito.

Ora vorrei chiedere a quella povera signora che vuole abortire perché non potrà sostenere la spesa del terzo figlio: lei sapeva quanto fece oltre settant’anni fa quell’«infausto regime»? La risposta sarebbe sicuramente negativa, non ne sapeva nulla.

Non può saperne nulla, ed è ovvio che sia così. Altrimenti le “zecche” come potrebbero percepire gli stipendi di cui godono, le telefonate, il teatro, il cinema, lo stadio, i viaggi, l’appartamento al centro di Roma per “il pisolino pomeridiano”, ecc. ecc. tutto gratis? E le pensioni astronomiche?

Cara signora disperata: tutto quello che fu fatto in quell’irripetibile periodo, che fu il vero socialismo umano, possibile, fu attuato da un Uomo che fu gigante e tale rimarrà nella storia. Lei non ne sapeva niente, perché le “zecche” che detengono il potere NON vogliono che certe notizie possano trovare spazio, altrimenti come potrebbero continuare a succhiare il sangue alle madri disperate, quando tutto quello che fu concepito settant’anni fa potrebbe ancora oggi essere valido? Ma questo, cara signora che vuole abortire, significherebbe la fine dei privilegi delle “zecche”.

E allora: viva la democrazia, viva la libertà e, in una unica parola: viva le “zecche”.

 

Filippo Giannini

 

P.S. Oggi, sabato 22 marzo 2008 alle ore 19,05 mia moglie che stava vedendo la trasmissione “Chi vuol essere milionario” mi ha informato che il conduttore si è scusato con il pubblico avvertendo che la risposta su Benito Mussolini era sbagliata, si è corretto: il Duce FECE il militare. Però avrebbe dovuto pure scusarsi anche per l’ambigua frase (armiamoci e partite), perché, chi conosce la storia, sa bene che al contrario degli «eroi dell’ultimo secondo», non si rifugiò in nessuna sagrestia, non abbandonò i suoi fedeli, nonostante le pressioni che questi fecero e morì con loro.

Mentre ringraziamo il conduttore per questa precisazione, attendiamo altre mille e mille scuse verso quell’uomo che come hanno attestato tanti storici (seri e onesti) sarà «un gigante nella Storia».

 

Filippo Giannini

 

NOTA

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Giorgio Vitali